Grande partecipazione per il secondo incontro organizzato dall’Associazione AltraEco sul tema “Perché finanza etica?”

Breve resoconto della conferenza organizzata da Altra Eco sul tema della Finanaza Etica
24 marzo 2014 - Fabrizio Di Giulio

Dopo la prima conferenza sulla salvaguardia del territorio e della salute con la scelta dell’agricoltura biologica, nel secondo incontro del 21 marzo al Salone del Popolo di Recanati sul tema “Perché finanza etica ?“ l’Associazione AltraEco ha proposto un confronto sulla “salvaguardia“ dei nostri soldi con la finanza eticamente orientata.
È stato all’inizio proiettato un video in cui Andrea Baranes, presidente della Fondazione culturale Responsabilità Etica, in parole semplici ha spiegato i meccanismi della finanza e le sue degenerazioni. La finanza dovrebbe essere il mercato dei soldi. Se voglio delle mele, vado al mercato, luogo di incontro tra il contadino che le vuole vendere e chi desidera acquistarle. Analogamente, le banche sono nate per raccogliere denaro e per erogare prestiti a chi ne ha bisogno. La finanza dovrebbe quindi essere uno strumento al servizio dell'economia e dell'insieme della società. Oggi la finanza si è trasformata in un fine in se stesso per fare soldi dai soldi nel più breve tempo possibile. Secondo i dati di Banca d'Italia, nel 2000 il valore nazionale dei derivati in Italia ammontava a 1.400 miliardi di dollari. A giugno 2009 si era passati a 10.397,3 miliardi di dollari. Un aumento di qualcosa come il 642% nel giro di nove anni. Nello stesso periodo il PIL italiano è passato dai 1.207 miliardi di euro del 2000 ai 1.520 miliardi del 2009, un aumento del 26%. In Italia i derivati sono cresciuti 25 volte più velocemente dell'economia reale.
Come funziona la speculazione? Che fine fanno i nostri soldi?
La speculazione consiste nel guadagnare sull'oscillazione dei prezzi di un qualsiasi titolo o bene. Compro un'azione, una valuta o un titolo di Stato, spero che il prezzo salga e lo rivendo subito dopo. Una scommessa su un evento futuro. La speculazione avviene oggi in primo luogo tramite i derivati, cioè dei contratti finanziari che permettono di comprare e vendere qualsiasi cosa in una data futura, ma a un prezzo deciso già oggi. Complessivamente quattro banche controllano un ammontare di derivati intorno ai 200.000 miliardi di dollari. "L'eccessivo" debito pubblico italiano, una delle prime dieci economie del pianeta, è circa l'1% di questa cifra! Questo sistema è responsabile dell’attuale crisi, il cui costo ricade sui cittadini e sulle fasce più deboli della popolazione, in termini di maggiore disoccupazione, perdita di diritti acquisiti, piani di austerità che vanno a colpire la spesa sociale e i servizi essenziali.
Quali soluzioni ? Le proposte sono diverse. In primo luogo occorre un nuovo sistema di regole e di controlli per limitare lo strapotere della finanza, per evitarne i peggiori eccessi. In concreto, come ha ulteriormente chiarito nel suo intervento Paolo Ranzuglia, responsabile della filiale di Ancona di Banca Etica, occorre diminuire la leva finanziaria, separare le banche commerciali da quelle di investimento, tassare le transazioni finanziarie (“Tobin tax”), chiudere i paradisi fiscali, regolamentare i derivati e altro ancora. Nella maggior parte dei casi non ci sono difficoltà tecniche. È unicamente una questione di volontà politica!
Mentre "dall'alto" servono regole e controlli, "dal basso", serve un impegno diretto di tutti noi in quanto risparmiatori e clienti delle banche. Quanti di noi presterebbero i propri soldi a chi volesse giocarseli al casinò? Quanti li darebbero a chi li volesse investire in un traffico di mine anti-uomo ? Eppure quanti di noi domandano alla propria banca, quale utilizzo viene fatto del nostro denaro? Abbiamo il diritto, e per molti versi il dovere, di chiedere come vengono utilizzati i nostri risparmi ed esigere una piena trasparenza. Servono a finanziare l’economia del nostro territorio, o finiscono in qualche paradiso fiscale? Servono a sostenere l’agricoltura biologica o produzioni inquinanti? La finanza etica considera come parametri di riferimento, oltre il rischio ed il rendimento, anche il riflesso dell’investimento sull’economia cosiddetta “reale”; perciò finanzia tutte le attività che si muovono in un’ottica di sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile. La partecipazione dei soci secondo il criterio “una testa un voto“, è garanzia di democraticità.
Ranzuglia ha sinteticamente illustrato i “ numeri “ di Banca Etica che in questi giorni festeggia i 15 anni di attività. Dal 1999 sono stati deliberati crediti per 1 miliardo e 800 milioni di euro a favore di 23.800 progetti di famiglie e imprese sociali. Risorse che hanno contribuito a far crescere in quantità e qualità i servizi di assistenza per le persone più fragili; promuovere l’arte, la cultura e lo sport come strumenti per migliorare la qualità di vita di tutti; difendere la legalità; ridurre le emissioni di anidride carbonica a salvaguardia dell’ambiente e della salute; diffondere l’agricoltura biologica; rilanciare progetti di cooperazione internazionale e commercio equo e solidale. Il 70% dei finanziamenti sono andati ad enti non profit (contro l’1% della media del sistema bancario italiano); il 50 % a richieste non approvate da altre Banche; i tassi di interesse praticati sui prestiti alla clientela (famiglie, enti non profit, imprese sociali) sono mediamente più bassi rispetto al resto del sistema bancario; Banca Etica ha registrato una costante crescita di fiducia da parte dei risparmiatori: nel 2013 la raccolta diretta è cresciuta dell’11% mentre per le altre banche si è registrata una contrazione complessiva del -1,9%.
In conclusione la sintesi del messaggio della serata ci sembra possa essere questa:
Informarsi: per comprendere le opportunità che abbiamo per influire sulla destinazione dei nostri risparmi.
Condividere e diffondere le informazioni.
Spostare i nostri investimenti è infine il messaggio decisivo rivolto al sistema finanziario.

Allegati

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