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    Il Distretto di Economia Solidale Teoria e prassi

    L'espressione "Distretto di Economia Solidale" è stata creata e definita per la prima volta, in Italia e nel mondo, nell'anno 2002 all'interno di un gruppo di lavoro che ha creato la "Carta per la Rete Italiana di Economia Solidale"
    19 ottobre 2009 - Loris Asoli (Redazione Rees Marche)

    I CONCETTI DI DES e RES

    L'espressione "Distretto di Economia Solidale" è stata creata e definita per la prima volta, in Italia e nel mondo, nell'anno 2002 all'interno di un gruppo di lavoro che ha creato la "Carta per la Rete Italiana di Economia Solidale" (RES Italia), visionabile sul sito www.retecosol.org.
    Questo gruppo è evoluto nel "Tavolo nazionale RES", disciplinato da un regolamento, visionabile sullo stesso sito e attualmente in fase di revisione.
    Il concetto di DES viene collegato con quello più ampio di RES, Reti di Economia Solidale. Le RES sono volte a creare
    Per introdurre i DES si dice che
    Si riportano qui di seguito alcuni stralci sul concetto di DES espresso nel seguito della Carta.

    - le imprese dell'economia solidale e le loro associazioni
    - i consumatori e le loro associazioni
    - i risparmiatori-finanziatori delle imprese e delle iniziative dell'economia solidale e le loro associazioni o imprese
    - i lavoratori dell'economia solidale
    - le istituzioni (in particolare gli Enti Locali) che intendono favorire sul proprio territorio la nascita e lo sviluppo di esperienze di economia solidale.

    I Distretti mirano a valorizzare le risorse locali e a produrre ricchezza in condizioni di sostenibilità ecologica e sociale. Più precisamente, per DES intendiamo una realtà territoriale, economica e sociale che persegue la realizzazione dei seguenti 3 principi:

    - Cooperazione e reciprocità
    - Valorizzazione del territorio
    - Sostenibilità sociale ed ecologica

    Tale modalità partecipativa si attua attraverso la partecipazione diretta dei soggetti agli organi di gestione del distretto. Essa presuppone da parte dei soggetti la disponibilità a confrontarsi e a condividere con altri idee e proposte su progetti definiti di volta in volta dai diversi soggetti.

    Dopo l'uscita e la condivisione sociale della "Carta dell'economia Solidale" sono nati in Italia tanti percorsi partecipativi che lavorano alla creazione di Reti e Distretti di ES.

    Per RES si intende il collegamento relazionale organico fra soggetti che intendono partecipare al progetto delineato nella carta, finalizzato alla creazione dal basso di una nuova economia con le caratteristiche sopra riportate. Le RES sono riferite principalmente alla dimensione nazionale, regionale e provinciale.

    I DES sono invece gli strumenti territoriali di base attraverso i quali le RES realizzano sui territori singoli il progetto dell'economia solidale. Attraverso il collegamento organico di tutti i DES si creerà la nuova economia solidale anche ai livelli provinciale, regionale e nazionale. Si può anche dire che il DES è una RES di base, una RES con la dimensione territoriale più limitata, in cui si sperimenta concretamente la realizzazione dei principi e delle pratiche dell'economia solidale, attraverso il dialogo e lo scambio, culturale ed economico, fra tutti i soggetti del territorio disponibili a fare questo percorso. I DES rappresentano la realizzazione concreta, sui singoli territori locali, dei principi delle RES.

    LA DIMENSIONE TERRITORIALE

    La dimensione territoriale di un DES è in via di sperimentazione. Certamente sarà bene che sia più ristretta di quella provinciale e che, quindi, in ogni provincia si costituiscano più distretti. Occorre basarsi sui principi di contiguità territoriale, facile raggiungibilità operativa, collegamento geografico e storico, tradizionalità di scambi commerciali e culturali.
    In un primo tempo è ipotizzabile una ripartizione della provincie in distretti che coinvolgono più comuni contigui e collegati. Con il crescere dell'economia solidale, le zone distrettuali potranno restringersi e ogni primitivo distretto potrà suddividersi in più distretti territorialmente più limitati, fino al livello comunale. Per le grandi città il discorso è ancora diverso e la dimensione di un DES potrà essere anche quella di un quartiere.

    IL DES IN PRATICA

    Un DES è un territorio dove prendono importanza, crescono e si affermano sempre più alcune pratiche virtuose già esistenti.
    Lasciando ai singoli territori libertà di scelta, fra esse si potrebbero includere le seguenti:
    * il Consumo critico (Gruppi di acquisto solidale e iniziative analoghe)
    * la Finanza etica e il finanziamento diretto delle imprese e iniziative locali
    * l'Agricoltura biologica
    * il Commercio equo e solidale
    * l'economia cooperativa e collaborativa
    * il Turismo responsabile
    * il Software libero
    * le Energie rinnovabili
    * la Bioedilizia e bioarchitettura
    * le numerose produzioni attente all'ecologia dei processi e dei prodotti
    * l'attenzione alla qualità dei prodotti, dei servizi e del lavoro
    * la salvaguardia e miglioramento dell'ambiente
    * l'opposizione agli Ogm e al nucleare
    * la riduzione dei rifiuti e il loro riciclo
    * l'attenzione alla piena occupazione lavorativa
    * l'uso prioritario dei prodotti e servizi locali
    * l'attenzione alla sovranità alimentare, idrica, energetica, logistica
    * le sperimentazioni di "monete" locali
    * l'attenzione a benvivere, cultura, arte, salute
    * la didattica scolastica favorevole allo sviluppo equilibrato della persona e dei suoi talenti e capacità
    * le pratiche rivolte alla prevenzione delle malattie
    * le medicine "olistiche", che non considerano la sola componente fisica della malattia
    * la solidarietà sociale e la cura verso i soggetti più deboli (bambini, anziani, donne in maternità, disoccupati, diversamente abili, persone in difficoltà)
    * la politica sociale mirante a prevenire il disagio e la marginalità sociale
    * la politica di equilibrata integrazione degli immigrati
    * la cooperazione sociale diretta, con progetti dai "paesi in via di sviluppo"
    * la democrazia partecipativa
    * l' informazione indipendente, veritiera e accessibile a tutti
    * l'associazionismo ecologico o a finalità comunitarie e sociali
    * le pratiche virtuose degli enti pubblici (acquisti verdi, ecologia, retta gestione dei rifiuti, bilancio partecipato, ecc)

    L'aspetto essenziale di un DES è che queste pratiche virtuose crescano non indipendentemente le une dalle altre, ma in una più efficace ottica di rete, organizzata e consapevole, democratica e orizzontale, sostenendosi e rafforzandosi reciprocamente sul territorio del DES, e con un'ampia partecipazione della comunità dei cittadini e con il fine di creare dal basso una nuova economia ecologica e solidale.

    Da quanto sopra si può anche dedurre che un DES è, in realtà, un insieme coordinato di distretti settoriali. E' cioè (o dovrebbe diventare), contemporaneamente, un distretto di agricoltura biologica, un distretto di finanza etica, un distretto di commercio equo, un distretto di turismo responsabile, un distretto di energie rinnovabili, un distretto OGM free, ecc..

    Premessa alla possibilità di attivare un percorso di costruzione di un DES è che sul territorio sia presente un buon numero di soggetti che realizzano le pratiche virtuose che stanno alla base dell'economia solidale e che alcuni di essi si prendano il compito della iniziale promozione. Sarà anche utile se già prima si sarà creata una rete regionale o provinciale di economia solidale volta a mettere collegare i vari soggetti e a tessere rapporti positivi fra di essi, e che abbia già costruito una cultura e una sensibilità verso le pratiche dell'economia solidale.

    IL TAVOLO DISTRETTALE DELL'ECONOMIA SOLIDALE

    Si può parlare di DES solo dopo che sia stato creato un Tavolo distrettuale dell'ES, cioè un ambito in cui le persone e le imprese possano incontrarsi regolarmente e che assuma il compito di sviluppare l'economia solidale sul territorio del distretto con tutti i soggetti disponibili a dare un contributo allo sviluppo delle pratiche virtuose sopra descritte, per la creazione di una nuova economia e una nuova socialità sul territorio. E' bene che la partecipazione al Tavolo sia prevista con criteri di ampia apertura al territorio e ai suoi soggetti.

    Il Tavolo distrettuale è una cabina volontaria di regia nella costruzione della nuova economia a livello del territorio distrettuale. Si può anche dire che il Tavolo è un organo di governo del territorio distrettuale, volto a far sviluppare l'economia solidale, intesa come economia ecologica, equa, partecipata, collaborativa, trasparente, solidale. Il "governo" si realizza sia con il fornire indirizzamenti e linee di azione a tutti i soggetti economici del territorio orientati all'economia solidale e agli enti pubblici locali, sia con l'impegno in primo luogo dei partecipanti al Tavolo di mettere in pratica quanto collettivamente elaborato da loro stessi. Il Tavolo può essere anche visto come un organismo di pianificazione, comunitaria e volontaria, dell'economia solidale del territorio, fatta non dall'esterno dell'economia, ma dagli stessi soggetti economici del territorio: i produttori, i lavoratori, i consumatori e i finanziatori e gli enti locali disponibili.

    Quando abbiamo, in dialogo e in accordo fra loro, i finanziatori, la persone che vogliono lavorare con responsabilità e impegno nella produzione e nei sevizi locali, i talenti creativi in grado di dirigere bene la produzione e il lavoro, anche avvalendosi del lavoro d'equipe, e i consumatori o fruitori dei prodotti e servizi, abbiamo tutto ciò che occorre per creare una nuova economia dal basso.

    GLI SCAMBI FRA TERRITORI

    Vero è anche che non si può pensare di limitarsi ai soli scambi interni ad un territorio ristretto. In esso avremo delle eccellenze. Perciò il distretto "esporterà" le proprie eccellenze e "importerà" ciò che non produce ma di cui necessita. Su questo aspetto, dello scambio fra territori, possiamo individuare tre orientamenti di fondo:
    1. Per primo il distretto cercherà di avvicinarci quanto più possibile alla "sovranità economica", cercando di produrre tutto ciò che è giusto produrre al suo livello di territorio distrettuale. Per esempio il pane, gli ortaggi, il formaggio, la carne, l'acqua, l'energia, i sevizi basilari alla persona, la sanità di base, l'istruzione di base, la viabilità interna, ecc. Questo va fatto senza alcun fanatismo, perché il distretto si procurerà anche ortaggi da fuori, da dove maturano prima o dopo, si procurerà anche tipi di formaggi diversi da quelli della zona, e tanto altro ancora. Ci si adeguerà cioè ai bisogni reali dei cittadini e consumatori del territorio, cercando comunque di stimolare comportamenti virtuosi. Per quanto riguarda le città è chiaro che esse non potranno essere autosufficienti in prodotti agricoli e che dovranno collegarsi con dei distretti rurali, in uno scambio equo e virtuoso.
    2. Il secondo orientamento è quindi che, pur cercando il massimo di "sovranità economica", il singolo distretto si collegherà con altri distretti per scambiare le eccellenze, per usufruire delle differenze di clima e di vocazione dei vari territori e per usufruire dei talenti creativi di altri gruppi di persone.
    3. Il terzo orientamento è che il singolo distretto si coordini con gli altri distretti per produrre insieme, a livelli territoriali più alti (quello provinciale, o regionale o nazionale o internazionale), a seconda del prodotto o servizio di cui si tratta, quello che non è sensato cercare di produrre a livello del singolo territorio (per esempio l'automobile). E' il principio della sussidiarietà economica dal basso verso l'alto. Anche queste produzioni sovra-territoriali, dovranno comunque essere allocate sul territorio di un distretto e questo andrà fatto con accordi specifici, anche, per esempio, suddividendo fra più distretti, la produzione della componentistica di un prodotto finito.

    L'organo di pianificazione del distretto dovrà occuparsi quindi anche di orientare e favorire rettamente il commercio: il flusso delle eccellenze da e verso altri territori, l'acquisto dei prodotti mancanti o carenti, il flusso per la diversificazione e la maggiore scelta, ecc. E dovrà occuparsi anche della co-progettazione di produzioni comuni con gli altri distretti.
    Si noti che tutto questo non è riferito a tutte le attività del territorio, ma solo a quelle che si riconoscono nell'Economia solidale. In un primo tempo si tratterà quindi di una parte del tutto minoritaria del economia del territorio distrettuale. La nascita del DES servirà però a fra crescere sempre più la parte dell'economia del territorio che si sposterà nella prassi dell'Economia solidale.

    COMPITI DEL TAVOLO DISTRETTUALE

    Il Tavolo distrettuale è chiamato ad essere il propulsore dello sviluppo della economia solidale locale. In generale, fra i suoi compiti possono rientrare, per esempio, i seguenti:
    * favorire la realizzazione di tutte le pratiche virtuose sopra descritte
    * favorire, in generale, lo sviluppo economico etico e solidale locale
    * individuare i bisogni del territorio per il loro soddisfacimento
    * elaborare piani di sviluppo dell'economia solidale locale
    * valorizzare le risorse locali
    * promuovere sul territorio la finanza etica e il consumo critico
    * promuovere un maggiore sviluppo delle aziende partecipanti
    * promuoverne il finanziamento
    * promuoverne i prodotti e servizi
    * promuovere l'avvio di nuove aziende etico-solidali
    * promuovere l'occupazione lavorativa nei settori dell'economia solidale locale
    * aiutare a gestire la flessibilità interaziendale del lavoro
    * aiutare a promuovere la formazione dei lavoratori
    * collaborare alla soluzione dei problemi delle aziende partecipanti
    * favorire le sinergie fra produttori, consumatori, finanziatori e lavoratori
    * curare i rapporti, economici e culturali, con gli altri distretti
    * favorire l'interscambio di conoscenze e tecniche produttive
    * promuovere l'ecologia dei processi produttivi
    * monitorare le attività formative, per la salute, e per solidarietà sociale
    * promuovere la nascita e sviluppo dei Gruppi di lavoro tematici o settoriali
    * tutto quello che occorre per l'affermazione dell'Economia solidale

    In un periodo storico e congiunturale fortemente caratterizzato dalla globalizzazione economica e finanziaria liberista, che concentra arbitrariamente la ricchezza e il potere in poche mani e che, nel nostro paese e nel mondo, sta portando difficoltà, povertà, disoccupazione e distruzione delle economie locali, uno dei compiti prioritari dei DES sarà anche quello di difendere le economie e le produzioni locali e di operare per la piena occupazione. In questo contesto una delle novità importanti che dovrebbero portare i DES è l'apparire di un nuovo tipo di imprese. Mentre ora le imprese nascono solo dall'iniziativa e dal rischio individuale, di un singolo o di più imprenditori, con i DES appariranno imprese che nascono dalla volontà collettiva del territorio e che da esso saranno promosse, finanziate e sostenute attraverso gli acquisti dei consumatori locali e l'eventuale promozione verso l'esterno.

    I GRUPPI DI LAVORO TEMATICI

    Il primo strumento essenziale del DES è il Tavolo distrettuale, il secondo i suoi gruppi di lavoro tematici o settoriali. Per esempio, quando il tavolo sarà cresciuto in esperienza e partecipazione, alcuni temi potranno essere: studio dell'economia del territorio, produzione e artigianato, agricoltura biologica, commercio equo, rete distributiva, consumo etico o critico (gas), finanza etica, scuola etica, medicina etica, bioedilizia e bioarchitettura, uso del territorio e ambiente, cultura e arte e ricerca, lavoro e occupazione.

    I compiti del Tavolo sono ampi, importanti e diversificati e per questo esso dovrà essere fortemente partecipato e dovrà affrontare i suoi vari temi di responsabilità con elaborazioni ed azioni efficaci attraverso i suoi gruppi tematici di lavoro In questi gruppi potranno partecipare anche soggetti che non partecipano ai lavori del Tavolo. I gruppi di lavoro dei vari DES potranno collegarsi fra loro per scambiarsi le loro esperienze e per coordinarsi.

    Il Tavolo distrettuale e i Gruppi di lavoro tematici hanno il grande compito non solo di favorire il diffondersi delle pratiche virtuose che stanno alla base dell'Economia solidale, ma anche di realizzare il passaggio da una economia individualistica intrinsecamente conflittuale al una economia sociale e comunitaria, intrinsecamente collaborativa, pur basata sulle capacità, sulle specificità e sui talenti delle singole individualità.

    IMMAGINE SINTESI

    Se vogliamo ora riassumere tutti questi discorsi sul DES con l'immagine principale che può suscitare in noi, essa potrebbe essere il Convivio, il convenire in gruppo intorno a un tavolo e il parlarsi ragionevolmente e in amicizia, per realizzare insieme quanto condiviso, sia che si tratti degli incontri del Tavolo distrettuale che di quelli dei vari Gruppi tematici. Un'immagine in cui ciascuno possa esprimersi e portare il proprio contributo nel gruppo. E' un'immagine comunitaria, un'immagine che converge verso il trovare accordi a partire da valori comuni e condivisi, da una nuova cultura e sensibilità emergente. E' un'immagine di arricchimento reciproco. Un'immagine realistica, perché parte dai soggetti già attivi sul territorio. Un'immagine attiva e volitiva, perché gli incontri puntano all'azione e alla trasformazione dal basso della realtà economica e sociale, per un ben vivere collettivo. Un 'immagine di progettualità creativa, volta all'evoluzione sociale e alla realizzazione dei sogni positivi di ciascuno. E' un'immagine festosa perché l'incontro e la condivisione armoniosa non può che tradursi in festa!


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