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    Per una svolta politica nelle Marche

    Appello ai partiti del centrosinistra nelle Marche.
    Il dovere di cambiare ci interpella oggi, nel quadro politico regionale, come un’urgenza ineludibile per ogni cittadino responsabile. E interpella i partiti del centrosinistra. Essi devono prendere atto non solo delle inadempienze rispetto al programma con il quale si era giunti a ricevere il mandato del governo delle Marche, ma di un ritardo culturale di fondo nel pensare il volto della nostra Regione e nell’impostare l’opera del governo regionale.
    3 febbraio 2010 - Davide Guidi

    Il dovere di cambiare ci interpella oggi, nel quadro politico regionale, come un’urgenza ineludibile per ogni cittadino responsabile. E interpella i partiti del centrosinistra. Essi devono prendere atto non solo delle inadempienze rispetto al programma con il quale si era giunti a ricevere il mandato del governo delle Marche, ma di un ritardo culturale di fondo nel pensare il volto della nostra Regione e nell’impostare l’opera del governo regionale. Ritardo che si è manifestato non solo nell’inadeguatezza di adottare un metodo politico di democratizzazione a tutti i livelli della vita pubblica, ma soprattutto nell’incapacità di assumere le istanze dei soggetti meno tutelati come riferimento e prospettiva dell’azione di governo. Ciò si è tradotto nella residualità delle politiche rivolte ai soggetti più vulnerabili. Il cuore del governo regionale l’abbiamo visto attento, partecipe e sensibile quando le istanze erano supportate dai soggetti forti; pauroso, impacciato, timido, quando si è dovuto rispondere alle esigenze ed ai diritti dei marginalizzati.

    La responsabilità di offrire un’alternativa alla politica del centrodestra richiede oggi non una gestione sedativa dei problemi o una politica di “riduzione del danno”. Serve invece un autentico risveglio, una rivoluzione culturale, ideale e nonviolenta. Ecco le svolte che riteniamo ineludibili

    La svolta della restituzione, cioè l’opera di piena riattribuzione dei diritti negati e dei doveri elusi. I processi di restituzione, così intesi, sono l’anima e la sostanza di ogni politica realmente e credibilmente democratica”. Giustizia e solidarietà non sono un aiuto concesso a chi sta male, sono la base per la vita di tutti. In questo senso chiaramente visibile deve essere la scelta a favore delle persone meno tutelate, legando gli obiettivi ai finanziamenti. I buoni propositi non seguiti da atti amministrativi si traducono in una insopportabile propaganda che non possiamo più accettare. Occorre quindi un’azione di governo che abbia come riferimento i deboli e non i forti. È necessario seguire un modello di ascolto diffuso e sistematico che permetta di leggere correttamente i bisogni di tutti ed in particolare delle persone più in difficoltà.

    La svolta della stabilità, cioè la costruzione di quel quadro di condizioni di vita affidabili che include la fine della precarizzazione, la preparazione del futuro secondo la più lucida coscienza e le migliori aspirazioni di una comunità civile, il dialogo tra le generazioni, forme di innovazione orientate a quell’armonia che è il bene comune. Ciò richiede una coerenza con i programmi elaborati e presentati che non può continuamente essere messa in discussione da tatticismi o strategie volte all’immediato consenso.

    La svolta dello stile comunitario, cioè lo sviluppo sistematico di una cultura grazie a cui la società matura un’etica diffusa capace di vedere in ognuno un valore prezioso. Lo stile della comunitarietà è estraneo a localismi, settarismi e razzismi, anzi non concepisce l’esclusione o la discriminazione, né la privatizzazione della vita intera. Questo stile genera cura del bene comune, ospitalità, collaborazione con altre comunità vicine e lontane, preferisce la cooperazione alla competizione. In questo senso deve essere ripensata la partecipazione delle organizzazioni dei cittadini che non possono essere considerate come ratificatori di decisioni già prese. Rifiutiamo la logica secondo cui la società civile possa divenire funzionale a tattiche orientate da dinamiche di potere, tutte interne ai partiti e alle coalizioni.

    La svolta della coerenza, cioè l’impegno ad assumere sempre il criterio dell’interdipendenza tra persone, metodo, programmi. Servono persone protagoniste della politica, e dunque anche candidate alle prossime elezioni, che siano credibili interpreti di un metodo intrinsecamente democratico e di un programma finalmente strutturato attorno alle priorità essenziali delle nostra Regione. Non basta dirsi di sinistra per essere portatori di una cultura diversa. Occorre che la prospettiva del bene comune sia chiaramente visibile nelle prassi. Ciò richiede una chiara presa di distanza da arroganti logiche spartitorie e di potere lontane dalle esigenze delle persone.

    Chiediamo, quindi, alle forze politiche del centrosinistra di scegliere il cambiamento e di impegnarsi nell’attuazione di queste svolte, dando vita una proposta di governo delle Marche capace di dare risposte adeguate ai bisogni delle persone e di innalzare la qualità della convivenza civile e sociale.

    Roberto Mancini, Università di Macerata, Civitanova Marche (MC)
    Fabio Ragaini, Gruppo Solidarietà, Poggio San Marcello (AN)
    Giuseppe Forti, Responsabile servizi culturali e sociali Comune di Sant'Elpidio a Mare (FM)
    Roberto Frullini, Unione italiana lotta distrofia muscolare, Ancona Franco Alleruzzo, Presidente, Cooperativa Labirinto, Pesaro
    Vittorio Ondedei, Responsabile area formazione, Cooperativa Labirinto, Pesaro Sergio Labate, Università di Macerata, Macerata
    Anna Paola Fabri, Cooperativa Progetto Solidarietà, Senigallia Luca Spegne, Insegnante Falconara Marittima (AN)

    Per sottoscrivere la petizione
    http://sottoscrizione.altervista.org/petizione.php?id=1


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