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    Una agricoltura più moderna e naturale risolve i problemi che affliggono il pianeta

    Una nuova ricerca conferma come il cambiamento nel nostro modo di gestire i terreni agricoli potrebbe aiutare a ridurre le emissioni di gas serra prodotti dal nostro pianeta di almeno il 25%.
    20 luglio 2009 - Redazione Rees Marche
    Fonte: greenplanet.net - 06 luglio 2009

    Una nuova ricerca conferma come il cambiamento nel nostro modo di gestire i terreni agricoli potrebbe aiutare a ridurre le emissioni di gas serra prodotti dal nostro pianeta di almeno il 25%. Il suolo rappresenta il terzo più grande deposito naturale di Co2 (dopo gli oceani e i giacimenti di combustibili fossile), ovvero dove "stoccare" naturalmente uno dei gas che maggiormente incidono sul drammatico problema dei cambiamenti climatici. L'utilizzo dei terreni, principalmente a livello agricolo, determina il rilascio di anidride carbonica per almeno il 30 % del totale dei gas serra.


    Secondo la ricerca prodotta dall'Worldwatch Institute e Ecoagriculture Partners, intitolata "Come ridurre i cambiamenti climatici attraverso il cibo e l'utilizzo dei terreni" (Mitigating Climate Change Through Food and Land Use), sarebbero almeno 5 le modalità da rinnovare, in ambito agricolo, per ottenere una riduzione del CO2 liberato nell'atmosfera.

    La prima opzione riguarda lo stoccaggio che si potrebbe sviluppare riducendo l'estensione agricola, il consumo di fertilizzanti, aggiungendo nel terreno carbone agricolo (biochar). La seconda prevede una maggior diffusione di colture perenni; la terza, invece, l'adozione di un approccio più sostenibile nell'allevamento di bestiame, riducendo la rotazione e i pascoli. La quarta soluzione consiste nel proteggere il contesto naturale, riducendo i rischi di incendi limitando la deforestazione, infine, una maggior attenzione alle risorse idriche, come i bacini idrografici e gli acquitrini.

    Misure, queste, coerenti con le tecniche dell'agricoltura biologica. 'L'agricoltura biologica - spiega a l'Ecologist Clio Turton della Soil Association - svolge un ruolo più importante nel sequestro di CO2 nel suolo rispetto alla convenzionale che si basa sull'utilizzo di prodotti chimici invece che sul recupero di anidride carbonica nel terreno."
    Gli allevamenti bio dei bovini garantiscono invece una maggior deposito dei gas nei terreni grazie alla nutrizione a terra, nei pascoli e nei prati permanenti, ha aggiunto. Così come le tecniche di rotazione delle colture e l'aggiunta di materia organica nel terreno che svolgono "un ruolo chiave nel sequestrare il carbonio."

    Il Dipartimento per l'Ambiente, l'alimentazione e gli affari rurali britannico (Defra) riconosce che l'agricoltura industriale ha un impatto negativo per l'ambiente ed è per questo che sta correndo ai ripari promuovendo campagne di sensibilizzazione che prevedono, nel concreto, incentivi e soluzioni come lo scambio di quote di emissioni.

    In una ricerca (ITC) del 2007 prodotta da FiBL, spiega l'Ecologist, si evidenziava come l'agricoltura biologica possa contribuire in maniera significativa alla capacità di sequestro del carbonio del suolo. Attuando le trasformazioni necessarie ad una conversione diffusa, nel nord Europa, come l'uso di concime animale, verde e le tecniche di compostaggio rotazionale dei pascoli si tradurrebbe in un aumento della materia organica del suolo fino a 400kg per ettaro ogni anno, durante i primi 50 anni. Raggiungendo in 100 anni una condizione ottimale e stazionaria.


    Un rapporto dal programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) propone un approccio più naturale per la riduzione delle emissioni. I suoi autori affermano che alberi e terreno potrebbe portare ad un sequestro fino al 50.000 tonnellate di carbonio nel corso di pochi decenni, una soluzione ben più efficace ed economica.

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