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    RETI E DISTRETTI DI ECONOMIA SOLIDALE

    L'economia solidale si definisce come economia delle reti e delle relazioni orizzontali e non gerarchiche tra operatori, basate sulla condivisione delle conoscenze, dei mercati, delle informazioni, delle risorse, ecc. Le reti integrano diversi settori e realtà territoriali che si arricchiscono reciprocamente valorizzando le specificità locali e la diversità: maggiore diversità significa maggiore forza della rete, della sua tessitura, della qualità dei legami tra i componenti.

    (Mance E. A., La rivoluzione delle reti. L'economia solidale per un'altra globalizzazione, EMI, Bologna, 2003).

    La Rete dell'Economia Solidale (RES) è costituita da un insieme di realtà molto diversificate, accomunate da principi, obiettivi e metodi condivisi. All'interno della Rete gli individui e i gruppi assumono un ruolo attivo e decisionale attraverso i comportamenti relativi ai consumi, ai modelli produttivi e alla finanza, con l'obiettivo di dare risposte concrete e "di relazione" ai problemi che riguardano sia le scelte economiche quotidiane, sia gli squilibri indotti dalla globalizzazione economica (consumo critico, finanza e assicurazioni etiche, produzione biologica, energie rinnovabili, scambi non monetari e monete locali, turismo responsabile, commercio equo, etc.) Le reti sono costituite da nodi di produzione, distribuzione e consumo, dalle loro interconnessioni e da flussi relazionali di tipo materiale (tecnologie, prodotti, servizi) e immateriale (informazioni, conoscenze, saperi locali, valori). Nel corso del 2003 la RES ha promosso e sostenuto la sperimentazione di Distretti di Economia Solidale (DES), circuiti economici a base locale capaci di valorizzare le risorse territoriali secondo criteri di equità sociale e sostenibilità, per la creazione di filiere di produzione-distribuzione-consumo di beni e servizi. I soggetti attivati o attivabili per la costruzione del distretto sono sia quelli già operanti all'interno della Rete delle Economie Solidali, sia quelli esterni ad essa, ma le cui pratiche siano riconducibili a principi di sostenibilità socio-economica e ambientale (piccoli agricoltori che lavorano non solo per la produzione di merci di qualità ma anche per la tutela e la salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio, gruppi di interesse o di vicinato organizzati per la gestione collettiva di alcune questioni e servizi comuni, gruppi di affinità che sperimentano forme di vita basate sulla proprietà indivisa e sul mutuo scambio, etc.). Nella Carta della Rete Nazionale dell'Economia Solidale (maggio 2003) "i soggetti dei distretti" vengono, a titolo esemplificativo, identificati con:

    • - le imprese, i lavoratori dell'economia solidale e le loro associazioni (cooperative e microimprese di produzione di beni e servizi, consorzi di produttori, piccoli agricoltori biologici, artigiani, commercianti, ecc.);
    • - i consumatori e le loro associazioni (gruppi di acquisto solidale, associazioni del consumo critico e del commercio equo); - i risparmiatori-finanziatori delle imprese e delle iniziative dell'economia solidale e le loro associazioni o imprese (Mag, Banca Etica, associazioni per il microcredito, assicurazioni etiche);
    • - le istituzioni (in particolare gli enti locali) che intendono favorire sul proprio territorio la nascita e lo sviluppo di esperienze di economia solidale.

    Il progetto di attivazione dei distretti si è sviluppato attraverso dibattiti, incontri e confronti costituenti tra i soggetti interessati. In varie zone d'Italia si sta proponendo o sperimentando la nascita di un distretto. Le esperienze in corso, di cui sono reperibili notizie e documenti sul sito www.retecosol.org .

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