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    Tossico dipendenza da pesticidi: come l'agricoltura industriale danneggia il nostro ambiente (rapporto greenpeace)

    Per quasi mezzo secolo il sistema agricolo globale ha fatto affidamento sull’applicazione diffusa di milioni di tonnellate, e centinaia di tipi, di pesticidi chimici di sintesi per ridurre le perdite di raccolto.
    Per gran parte degli agricoltori trattare i raccolti con una varietà di pesticidi è una routine, anziché l’ultima risorsa in rari casi di gravi infestazioni.
    31 ottobre 2015 - Redazione Rees Marche
    Fonte: greenpeace

    Per quasi mezzo secolo il sistema agricolo globale ha fatto affidamento sull’applicazione diffusa di milioni di tonnellate, e centinaia di tipi, di pesticidi chimici di sintesi per ridurre le perdite di raccolto. Oggi le colture sono regolarmente irrorate con diverse sostanze chimiche, di solito applicate più volte su ogni coltura durante l’intera stagione di crescita. Per gran parte degli agricoltori trattare i raccolti con una varietà di pesticidi è una routine, anziché l’ultima risorsa in rari casi di gravi infestazioni.

    Il rapporto di Greenpeace “Tossicodipendenza da pesticidi” esamina la letteratura scientifica disponibile sull’uso dei pesticidi chimici di sintesi in agricoltura e rivela che i pesticidi sono una grave minaccia per la biodiversità, sia perché mettono in pericolo le specie, avvelenandole e alla fine uccidendole, sia perché alterano gli ecosistemi, per esempio provocando il collasso della catena alimentare.

    Gli impatti che i pesticidi hanno su singole specie, su interi ecosistemi e sulla biodiversità nel suo complesso pongono interrogativi urgenti sul modo in cui queste sostanze chimiche vengono valutate, autorizzate e regolamentate nell’Unione europea.

    In sintesi

    L’attuale modello di agricoltura industriale dipende da un uso elevato di sostanze chimiche pericolose, in particolare i pesticidi.

    I dati dimostrano che l’impiego di pesticidi è in continuo aumento nell’Unione europea.

    I pesticidi si trovano ovunque nell’ambiente, sono usati in molti modi e possono danneggiare anche ecosistemi e organismi che si trovano a grandi distanze dal loro punto di applicazione.

    La contaminazione da pesticidi è raramente collegata a una singola sostanza. I monitoraggi ambientali rilevano la frequente presenza di miscele o di cocktail di pesticidi.

    La tossicità acuta dei pesticidi è spesso il più evidente effetto pericoloso, ma sono rilevanti anche gli effetti sub-letali che possono avere impatti sul sistema immunitario e sulle funzioni endocrine, lo sviluppo, l’orientamento, la riproduzione o l’attività di foraggiamento di numerosi organismi, compresi gli insetti impollinatori.

    I pesticidi mancano il bersaglio: non sono uno strumento preciso diretto verso singoli parassiti e possono provocare gravi danni alle popolazioni di altri organismi, spesso utili.

    I pesticidi causano perdita di biodiversità riducendo le popolazioni di molti organismi negli ecosistemi agricoli, anche di specie ad alto livello trofico, come i rapaci.

    I pesticidi possono causare gravi effetti indiretti sugli ecosistemi, come la compromissione di reti alimentari e la distruzione di habitat. Sono stati collegati al declino di varie specie di uccelli delle aree agricole e delle popolazioni di artropodi, dei quali molti organismi si nutrono.

    I pesticidi possono compromettere in modo significativo servizi ecosistemici fondamentali come l’impollinazione, il controllo naturale dei parassiti, il ciclo dei nutrienti e la fertilità del suolo.

    I meccanismi di controllo comunitari, dall’autorizzazione al monitoraggio, presentano troppe mancanze:

    - “l’effetto cocktail” delle miscele di pesticidi non viene adeguatamente valutato;

    - gli effetti negativi, in particolare quelli sub-letali, sono troppo spesso trascurati, anche quando riguardano importanti impollinatori come le api;

    - vengono valutati solo i principi attivi dei pesticidi, non le formulazioni commerciali, che contengono molte altre sostanze realmente impiegate;

    - le interferenze endocrine non vengono adeguatamente valutate, pur essendo un criterio per bloccare le autorizzazioni di pesticidi sin dal 2009;

    - la valutazione degli effetti sub-letali è insufficiente;

    - il processo autorizzativo non è trasparente ed è dominato dalle informazioni fornite dall’industria;

    - gli studi indipendenti spesso non vengono presi in considerazione, anche se dimostrano impatti su determinate specie o sull’ambiente;

    - i modelli matematici, spesso usati per prevedere i livelli di contaminazione da pesticidi nell’ambiente, non di rado sottovalutano le reali concentrazioni ambientali di queste sostanze (successivamente misurate in natura) generando così le premesse per pericolosi errori nel processo di autorizzazione;

    - per molti pesticidi il monitoraggio ambientale non è nemmeno previsto, poiché gli elenchi delle sostanze autorizzate (come detto, additivi e altri componenti, non sono mai considerati) non sono tempestivamente aggiornati.

    È urgente e necessario un adeguato sostegno politico e finanziario per sostenere il passaggio dall’attuale modello agricolo industriale – dipendente dalla chimica – verso un’agricoltura veramente sostenibile.

     

    Raccomandazioni

     

    Una mole notevole di dati fornisce prove inconfutabili sugli impatti ambientali dei pesticidi, confermando l’urgenza di abbandonare la dipendenza da sostanze chimiche di sintesi, tipica dell’agricoltura industriale. L’unico modo per evitare i rischi dei pesticidi è eliminare gradualmente il loro impiego in agricoltura. Sono già disponibili alternative per la gestione dei parassiti che non dipendono dalla chimica di sintesi: hanno solo bisogno di sostegno, sia politico che finanziario,

    per decollare.

    Soltanto riducendo l’uso di pesticidi e convertendo i sistemi di produzione a pratiche agricole ecologiche sarà possibile affrontare i crescenti problemi – ecologici ed economici – che oggi affliggono l’agricoltura europea.

     

    Al fine di guidare il necessario cambiamento è prioritario attuare le

    seguenti misure:

     

    - Rompere il circolo vizioso imposto dall’uso dei pesticidi,

    concentrandosi sull’agro-biodiversità funzionale come elemento chiave

    di una rivoluzione agricola europea. Scegliere varietà naturali resistenti

    e adattate alle condizioni locali, pianificare seri programmi di rotazione

    delle colture, diversificare i sistemi agrari a livello sia di campo che di

    paesaggio, migliorare i metodi di gestione del suolo e l’attuazione del

    controllo dei parassiti con metodi naturali in grado di sostituire l’uso dei

    pesticidi in agricoltura: sono tutte scelte possibili e necessarie.

    - Garantire la corretta attuazione della direttiva sull’uso

    sostenibile dei pesticidi.

    Come previsto dalla normativa Ue, gli Stati membri devono definire e perseguire misure e obiettivi concreti per una sostanziale riduzione dell’uso di pesticidi.

    - Revisionare le normative sui controlli e sulla valutazione dei

    rischi dei pesticidi.

    In particolare, si devono indagare e monitorare gli effetti dell’esposizione a cocktail di sostanze chimiche sulla salute umana e sull’ambiente. Le formulazioni chimiche specifiche utilizzate in campo – e non solo le sostanze attive – devono diventare oggetto di rigorosa verifica e valutazione scientifica. Inoltre, tutta la letteratura scientifica indipendente disponibile deve esere presa in considerazione come parte integrante dei processi di valutazione del

    rischio, e tutti gli studi e i dati usati per le valutazioni devono essere resi

    pubblici. Una volta che l’autorizzazione è stata concessa, nuove prove scientifiche che dovessero mettere in discussione le conclusioni del processo di valutazione del rischio dovrebbero indurre un’immediata revisione della valutazione della sostanza attiva e delle formulazioni già autorizzate.

    - Dirottare verso l’agricoltura ecologica e sostenibile il sostegno politico e finanziario che oggi tiene in piedi un sistema fallimentare e pericoloso.

    La ricerca pubblica deve essere indirizzata verso pratiche agricole ecologiche e la selezione delle piante deve soddisfare le esigenze degli agricoltori, ovvero fornire varietà robuste e adattate alle differenti condizioni locali, in collaborazione con gli stessi agricoltori. Allo stesso tempo, bisogna abolire quei sussidi che favoriscono il mantenimento di pratiche agricole industriali: miliardi di euro dei contribuenti a sostegno di un sistema malato che continua a causare gravi impatti ambientali ed economici. Ciò significa

    riformare radicalmente la Politica Agricola Comune dell’Ue (PAC) per una graduale eliminazione delle sovvenzioni e delle agevolazioni fiscali che promuovono pratiche distruttive per l’ambiente, e subordinare i sussidi per lo sviluppo rurale, e la fiscalità del sistema, allo sviluppo e all’applicazione di metodi di coltivazione ecologica.

    - Eliminare in modo graduale i pesticidi chimici di sintesi, a cominciare dalle sostanze con proprietà particolarmente pericolose.

    Ciò significa vietare i pesticidi dannosi per le api e gli altri impollinatori, quelli cancerogeni, mutageni o tossici per la riproduzione o che interferiscono con il sistema ormonale (sostanze che alterano il sistema endocrino), così come le sostanze neurotossiche.

    - Introdurre misure fiscali che scoraggino l’uso dei pesticidi e

    promuovano l’attuazione di pratiche agricole ecologiche.

     

     

    Leggi rapporto in italiano

    Leggi rapporto integrale in inglese





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