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    L'informazione è libera?

    La libertà di espressione o è libertà di critica o non è. Non può essere confusa con la libertà di applauso: per quella bastano i cortigiani. La libertà di opinione, di espressione e di informazione non è a rischio. Era a rischio: ormai è compromessa gravemente.
    31 agosto 2009 - Redazione Rees Marche
    Fonte: www.byoblu.com - 30 agosto 2009

    La libertà di espressione o è libertà di critica o non è. Non può essere confusa con la libertà di applauso: per quella bastano i cortigiani. La libertà di opinione, di espressione e di informazione non è a rischio. Era a rischio: ormai è compromessa gravemente.

    Qui di seguito viene riportata una intervista di Reset Radio a Cluadio Messora e Piero Ricca


    Matteo Reset: Benvenuti su Reset Radio. Questo è il nostro spazio dedicato all'approfondimento. Quest'oggi un approfondimento un po' particolare: ieri il blog di Claudio Messora, Byoblu.Com, è stato oggetto di un atto di sequestro preventivo, probabilmente in seguito ad una querela. Oggi abbiamo ai microfoni di Reset Radio proprio Claudio Messora. Come stai?

    Claudio Messora: Come sto? Sono in uno strano sortilegio, un incantesimo in cui fluttui, lieviti in un oceano di dubbi, di domande. Aspettiamo lunedì per avere qualche risposta. Da un lato c'è paura, perché sai di muoverti contro elefanti che sanno benissimo di essere degli schiacciasassi nei confronti di fini granellini di sabbia, ma la rete ha proprio il pregio di riunire questi fini granellini di sabbia e farne una sorta di cemento armato, quindi speriamo che questa coesione, questo collante tra la gente aiuti a superare tutti i tentativi di imbavagliamento. Dall'altro lato c'è l'elettrificante sensazione di cominciare a fare un po' di paura. Le querele sono proprio indice della paura che certe cose vengano a galla, quindi siamo sulla strada buona.
    Molti chiedono: ma come si fa a fare informazione? Bisogna avere il tesserino di giornalista? Io dico che l'informazione è quella che si fa al bar, sotto casa, nel supermercato, parlando con un amico in piazza, ovunque... ed è molto semplice: basta limitarsi a riferire quello che accade. Purtroppo non succede più, perché i media tradizionali hanno ormai assunto una tale gerarchizzazione, una struttura piramidale di potere per cui le informazioni vengono distorte, strumentalizzate a seconda delle correnti politiche, delle ideologie: bisogna raggiungere l'obiettivo imposto da una strategia. Ma così non deve essere. Non bisognerebbe raggiungere nessuna strategia. L'informazione è semplicemente il transito di un corpuscolo che deve passare da chi comunica a chi recepisce la comunicazione perché ognuno abbia la possibilità di valutare con trasparenza, e poi mettere le tessere nel mosaico a seconda della sua personale sensibilità. Quando questo meccanismo viene distorto si assiste alla fine dell'informazione. Quindi fare informazione in realtà è molto semplice: basta guardare e riportare. Tutto qua.

    Matteo Reset: Ecco, la parola informazione, che ci porta a INTERNET FOR GIULIANI, pare avere movimentato non poco l'opinione pubblica, almeno quella in rete, perché hanno affermato che tu sei stato l'unico che ha voluto approfondire il discorso di Giampaolo Giuliani, il tecnico de L'Aquila che studia da tanto tempo il gas radon che probabilmente scaturisce dalla terra poco prima di un terremoto e balzato agli onori della cronaca poco prima dei tragici avvenimenti del 6 aprile 2009. Giuliani è stato oggetto di fortissime critiche. E' stato messo in un angolo e ha anche ricevuto una denuncia. In rete si sa che Messora è stato l'unico che è voluto andare a fondo perché ha provato a mettere affianco Giuliani e il suo più acerrimo critico. Ci vuoi parlare di INTERNET FOR GIULIANI, che tra l'altro in questo periodo stai registrando, perché mi pare tu sia proprio a L'Aquila in questo momento?

    Claudio Messora: Sì, sono a L'Aquila. Ho sentito parlare di Giuliani per la prima volta il giorno dopo la notte del terremoto. Mi ero recato a L'Aquila e mi si è avvicinato un operatore della RAI con una videocamera in spalla da qualche milione di dollari. Io ne avevo una che al confronto sembrava una pulce. Mi ha detto: "Ma tu sei Claudio Messora, di Byoblu.Com? Guarda, io sono un operatore della RAI. Con una piccola troupe, la settima scorsa [ndr: la settimana prima dell'evento] siamo andati a intervistare un signore che lavorava nella previsione dei terremoti e che diceva che stava montando un evento catastrofico, e ci diceva di fare stare la gente in guardia. Ma quando siamo tornati in sede, non ci è stato permesso di mandare in onda il servizio".
    Da lì ho cominciato a capire che qualcosa non andava. Parliamo di un signore che compie una ricerca, che può essere giudicata attendibile oppure no, che è giudicata molto attendibile da molti ricercatori nel mondo ma che ovviamente finché non passa tutti i vari gradi di pubblicazione scientifica non può essere considerata validata, ma in ogni caso un ricercatore che lavora nei laboratori dell'INFN, sul Gran Sasso, occupandosi di particelle cosmiche, un signore che lavora in maniera assidua sui terremoti - e tutto questo gli è riconosciuto dai suoi concittadini che testimoniano a gran voce sulla bontà delle sue sperimentazioni - e che viene censurato, viene proditoriamente tacciato di essere un ciarlatano. Superquark fa degli speciali sul radon, manda delle troupe in america, con i soldi pubblici, a intervistare ricercatori d'oltreoceano ma non manda un operatore con una videocamera in mano, a 100 km di distanza, a parlare con un signore che studia il radon e di cui parla tutto il mondo, un signore che è stato invitato a relazionare alla più importante conferenza sui terremoti, nel prossimo dicembre a San Francisco, e che in Italia nessuno invita neppure in uno studio televisivo. Allora c'è qualcosa che non va. Tutto questo afferisce allo stesso concetto di distorsione dell'informazione di cui parlavo prima. Io non è che sono dalla parte di Giuliani. Io non lo so se Giuliani ha ragione o no, e non ho le competenze per valutarlo. Io sono dalla parte dell'informazione libera. Io so che se qualcuno avesse detto agli aquilani: "guardate che secondo le mie ricerche questa settimana sembra stia montando un evento catastrofico, per favore fate attenzione, anziché mandare in giro qualcuno - come è stato detto dalla signora Stefania Pace - a dire alla gente di tornare nelle loro case perché non c'era nessun pericolo, poco prima della scossa fatale, forse qualcuno si sarebbe messo in salvo. Allora questa censura, questo autoritarismo dell'informazione, messo in atto dai media italiani, non fa del bene.

    Matteo Reset: Claudio, dacci i tempi, così diamo le ultime informazioni sul dvd INTERNET FOR GIULIANI. Quando sarà pronto?

    Claudio Messora: Inizialmente l'idea era quella di pubblicarlo entro la prima metà di settembre, anche perché poi c'è la presentazione del libro di Giuliani a Bologna e sarebbe stato interessante presentare anche il DVD. In realtà, mi rendo conto che con l'ampliamento dei contenuti anche alla voce del mondo accademico e scientifico, per dare più ampio respiro alla trattazione, forse ci vorrà qualcosina in più. Io credo che entro la fine di settembre lo avremo disponibile.

    Matteo Reset: Ringraziamo tantissimo Claudio per essere stato ai microfoni di Reset Radio, e parliamo dell'ordinanza di sequestro di Byoblu.Com con uno dei blogger italiani più famosi che fu oggetto, qualche tempo fa, di un provvedimento simile: Piero Ricca. Cosa ne pensa?

    Piero Ricca: Intanto aspetto di conoscerne con più chiarezza i contorni. Per adesso c'è questo annuncio del nostro amico Byoblu, e vedremo di che cosa si tratta. Certamente qualcuno l'ha querelato, e probabilmente non l'ha querelato un pinco pallino qualsiasi, un comune mortale, ma qualche appartenente al sistema di potere italiano. Per questo poi alcune querele muoiono subito, in qualche armadio, quelle che facciamo noi per esempio nei confronti di qualche parlamentare o di qualche ministro, mentre quelle che fanno loro nei nostri confronti invece mettono le ali ai piedi, volano, hanno tempi record quasi che la giustizia italiana fosse quella svizzera, rapida, efficientissima, severa. La procedura penale nel nostro paese presenta questa ingiustizia proprio ai nastri di partenza: le nostre querele raramente arrivano a processo, le loro querele partoriscono immediatamente degli atti di indagine, o addirittura dei sequestri preventivi della nostra libertà di parola. La libertà di espressione o è libertà di critica o non è. Non può essere confusa con la libertà di applauso: per quella bastano i cortigiani. Quindi i blogger, i cittadini attivi, i giornalisti indipendenti interpretano la libertà di espressione come libertà di critica. A volte la verità fa male, ma non per questo è querelabile. Noi per primi sbagliamo, anche se mai per conto terzi. Ma non siamo noi ad essere esagerati: è esagerata la realtà, non il tono di voce di chi critica questa realtà fatta di abusi, di inciuci, di menzogne, di questo poterucolo italiano di tipo castale, oligarchico se non neofeudale.
    La libertà di opinione, di espressione e di informazione non è a rischio. Era a rischio: ormai è compromessa gravemente. C'è un documentario che andrà fra qualche giorno a Venezia: Videocracy. Racconta l'Italia berlusconiana di questi trent'anni. Il sesso come linguaggio di mercificazione del corpo, dei sentimenti, delle emozioni fondamentali. Il potere che si identifica con la televisione, il potere economico e televisivo che diventano governo della realtà. La capacità di manipolazione delle opinioni, la deformazione delle coscienze attraverso meccanismi profondi di condizionamento. E' un tentativo di racconto di questa realtà col video. Ebbene: hanno chiesto di avere dei trailer sulla Rai e su Mediaset. Ovviamente Mediaset gli ha risposto di no e la Rai, servizio pubblico, ha risposto che per mandare in onda quegli spot di quel documentario ci voleva il contraddittorio. Cioè la Rai, servizio pubblico, diventa servizio del governo, cioè del governo berlusconiano. C'è questa confusione fondamentale tra stato e governo: la negazione della possibilità di amplificare il messaggio di un documentario critico non nei confronti di una persona, ma nei confronti di una involuzione di una società che è diventata in gran parte una società di teledipendenza.
    Un altro esempio: le querele. Io ho due amici del gruppo QuiMilanoLibera che prima della pausa di agosto sono stati querelati da Pecorella, ex avvocato di Berlusconi, tuttora parlamentare, presidente di Commissione, e perché? Perché gli avevano fatto una domanda. Pecorella aveva dichiarato che Don Diana, martire dell'antimafia, ucciso quindici anni fa a Casal di Principe, in realtà era un colluso con la camorra, uno che nascondeva le armi della camorra a casa sua. Questi ragazzi gli hanno chiesto un chiarimento e lui li ha querelati per violazione della privacy. Poi per fortuna quella storia è andata sui giornali, ci sono state delle risposte fortissime da parte della società civile, si è svegliato anche il PD, che ha chiesto le dimissioni di Pecorella e quindi quella storia si è rivelata un boomerang politico e mediatico per Pecorella. Però intanto quella querela ha prodotto una indagine e un magistrato ha spedito la polizia a casa di uno di questi ragazzi all'alba, a sequestrare una videocassetta. Quindi lo strumento della querela diventa una forma ulteriore di intimidazione del pensiero, della critica, dell'espressione da parte di una centrale di potere affaristico e politico che già detiene la gran parte dei flussi di condizionamento dell'opinione.

    Matteo Reset: Quali sono, in conclusione, le attività che usate per diffondere il vostro pensiero?

    Piero Ricca: Per fortuna oggi abbiamo un mezzo di comunicazione e di interazione forte, in crescita, che prima non c'era. Si chiama internet. Se usato con contenuti originali, validi, è già provato che c'è un fortissimo potere di passaparola. I numeri cominciano ad essere consistenti, ma soprattutto la capacità di creare relazioni con le persone e con i gruppi. Questa esperienza può essere ripetuta, replicata da tanti altri. I modi per essere protagonisti come cittadini, come giornalisti indipendenti, come attivisti di opposizione ce li abbiamo. Sta a noi però metterci il carburante, e il carburante è la nostra convinzione, la nostra rabbia, la nostra preparazione, cioè la nostra volontà di esprimere, mettendo in gioco in prima persona la volontà di vivere in un paese ispirato da valori diversi, profondamente alternativi.

     

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