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    18 settembre 2006 - Michele Altomeni
    Fonte: Comportamenti Solidali

    Finanza e assicurazione etica

    L'altraeconomia, valorizzando l'economia non monetaria, non pretende di abolire il denaro, ma di ridimensionarne il ruolo. Così, all'interno dell'altraeconomia trova anche spazio un'altra finanza che vanta già esperienze interessanti e che viene solitamente identificata come finanza etica.
    La finanza dovrebbe rispondere a due esigenze: conservare i soldi risparmiati per necessità future e fornire prestiti a chi ha un bisogno immediato. Nelle pagine precedenti abbiamo visto quali sono i guasti ed i problemi del mercato finanziario, e a questi problemi la finanza etica cerca di dare una risposta presentandosi come alternativa concreta per il cittadino solidale che vuole fare una scelta consapevole nell'affidare i propri soldi ad un istituto di credito.
    Le organizzazioni della finanza etica si basano su principi profondamente diversi da quelli che caratterizzano il mondo della finanza tradizionale. Pur dovendo ottenere dei guadagni che ne garantiscano la sostenibilità economica, esse privilegiano operazioni che abbiano il valore aggiunto della solidarietà e della responsabilità. Questo aspetto viene garantito dalla trasparenza in quanto il risparmiatore viene informato sull'utilizzo che viene fatto del suo denaro. In certi casi esso può addirittura partecipare alle scelte esprimendo la propria preferenza per un determinato settore o progetto rispetto ad altri, e può anche scegliere un tasso di interesse più basso per sé al fine di garantire condizioni migliori a chi otterrà finanziamenti.
    La finanza etica nasce anche per agevolare l'accesso al credito a quelle realtà che, pur avendo un alto valore etico, non ottengono finanziamenti dal sistema bancario tradizionale. Si tratta spesso di associazioni, cooperative sociali e altre organizzazioni di volontariato e solidarietà. Più che garanzie patrimoniali è necessario un buon progetto di utilità sociale ed economicamente sostenibile.
    Per chi ha dubbi sulla "sicurezza" dell'investimento nella finanza etica basti sapere che il tasso di sofferenze (prestiti non restituiti) è molto più basso di quello delle banche convenzionali.

    Mutue per l'autogestione

    Le prime esperienze di finanza etica in Italia risalgono al 1978 ad opera delle mutue per l'autogestione (MAG), cooperative finanziare che raccolgono i risparmi dei propri soci per prestarli a chi si trova in difficoltà o proporre progetti a valenza sociale. Nella valutazione della concessione del prestito verificano l'impatto sociale ed ambientale dei progetti realizzati piuttosto che le garanzie patrimoniali degli affidatari. Grande importanza viene data alle relazioni ed al rapporto fiduciario tra i soci.
    Le MAG intervengono in particolare su progetti di inserimento di soggetti svantaggiati o disabili nel mondo del lavoro, raccolta differenziata e riciclaggio dei rifiuti, agricoltura biologica e naturale, depurazione e riequilibrio ambientale, medicina e terapie naturali, cultura ed informazione, attività di promozione e animazione sociale e culturale.
    Si tratta di imprese capaci di stare sul mercato e le spese di gestione sono sostenute con la differenza tra il tasso di interesse concesso ai risparmiatori e quello pagato sui prestiti.
    Lo sviluppo delle MAG, costante e rapido fino agli anni '90, viene rallentato da alcuni interventi legislativi che limitano l'attività di impiego del denaro solo alle organizzazioni che possiedono un capitale sociale pari o superiore ad un miliardo di lire. Queste limitazioni diventano anche uno stimolo al lavoro di costituzione di una vera e propria banca etica. Tuttavia, anche in seguito alla nascita della nuova banca, le MAG presenti in Italia continueranno ad operare caratterizzadosi come strumento di finanza etica strettamente legato al territorio.

    Banca Popolare Etica

    Banca Popolare Etica nasce grazie allo sforzo di una fitta rete di organizzazioni del terzo settore (cooperazione, associazionismo e volontariato) convinte della necessità di creare uno strumento di finanza etica capace allo stesso tempo di offrire garanzie al risparmiatore sulla qualità sociale degli investimenti e di finanziare lo sviluppo dell'economia solidale e civile. Così, 22 organizzazioni senza scopo di lucro, danno vita nel dicembre del 1994 all'Associazione "Verso la Banca Etica" che nel giugno 1995 diventa cooperativa con l'obiettivo di raccogliere 5 miliardi di lire di capitale sociale che poi dovranno essere elevati a 12,5 per motivi legislativi. Parte una efficace campagna informativa e promozionale, che vede impegnate organizzazioni di base e gruppi di soci sparsi su tutto il territorio nazionale. La cifra viene raggiunta nell'aprile del 1998 e il mese successivo la cooperativa si trasforma in Banca Popolare Etica, che inizia ad operare l'8 marzo 1999.

    Il microcredito

    La finanza etica è particolarmente attiva anche nei paesi del sud del mondo dove è molto diffusa la formula del microcredito. In questi paesi spesso bastano piccoli capitali per avviare attività economiche capaci di produrre reddito e posti di lavoro, ma per chi non ha garanzie materiali da offrire diventa impossibile ottenere anche cifre minime. Per far fronte a questo problema sono nate apposite organizzazioni finanziare che concedono prestiti di piccola entità a famiglie o piccole comunità.
    Pioniera in questo settore è stata la Greemen Bank, fondata in Bangladesh da Mohammad Yunus. L'economista, dopo la carestia che colpì il suo paese nel 1974, cominciò a dubitare delle teorie economiche classiche e ad interrogarsi sulle alternative. Compì un sopralluogo in un'area comprendente 42 famiglie alle quali domandò di quale cifra avessero bisogno per riavviare la loro attività. Il totale di questa inchiesta ammontò a 27 dollari. Così decise di fondare un'organizzazione che avrebbe concesso piccoli prestiti proprio a quelle persone a cui nessuno avrebbe dato fiducia, a partire dalle donne. Oltre al denaro avrebbe offerto assistenza tecnica e finanziaria chiedendo in cambio solo un buon progetto sull'utilizzo della somma. Oggi la Grameen Bank è la seconda banca del Bangladesh, con più di 2,5 milioni di clienti e 2 miliardi di dollari di movimenti, ed ha aperto sedi in numerosi altri paesi poveri. Ha solo il 2% di "tasso di sofferenze", crediti cioè difficilmente rimborsabili, contro il 5% del sistema mondiale e più del 10% di quello italiano.
    Numerose altre organizzazioni di microcredito sono sorte in tutto il mondo, e non solo nei paesi poveri. Ad esempio a Milano opera la Fondazione San Carlo che fornisce piccoli prestiti nel capoluogo lombardo dove, accanto alla ricchezza, crescono anche sacche di povertà e situazioni in cui il microcredito può essere la via per uscire dall'emergenza o avviare attività di riscatto sociale.

    Diffidare dalle imitazioni

    Dopo le prime esperienza pionieristiche, come spesso accade, la finanza etica è diventato un segmento di mercato interessante anche per le imprese tradizionali. Così, una serie di banche e società finanziarie hanno inventato proposte per attirare risparmiatori critici, o almeno per non perdere i clienti che "minacciavano" di spostare i propri risparmi verso destinazioni più etiche.
    Le proposte di "finanza etica" delle grandi banche sono spesso specchietti per le allodole: a volte sono conti in cui il risparmiatore può decidere di devolvere una parte degli interessi ad un'organizzazione di valore sociale, ma non si sa dove i soldi siano investiti; altre volte sono fondi che vengono investiti in attività sociale, ma per il resto la banca continua a comportarsi nel peggiore dei modi.

    L'assicurazione etica

    In Italia operano 249 compagnie assicurative di cui le prime 10 aggregano quasi la metà del totale dei premi raccolti, mentre le prime 40 società raggiungono quasi l'80%. In pratica siano di fronte ad un oligopolio a tutti gli effetti, dove creare cartelli a scapito dei cittadini è estremamente facile e consueto. Le caratteristiche più comuni delle polizze assicurative sono aumenti incontrollati, clausole capestro e scarsissima trasparenza.
    In seguito alle positive esperienze di finanza etica, un gruppo di sognatori si è messo al lavoro per creare una proposta alternativa anche rispetto al mercato delle assicurazioni. Così, agli inizi degli anni Novanta nasce la Cooperativa Assicurativa Etico Solidale, che nel dicembre 2001, a Varese, assieme a varie altre organizzazioni della società civile, da vita al Consorzio Sociale CAES (Consorzio assicurativo Etico Solidale - http://www.consorziocaes.org).
    Per ora CAES non è una vera e propria compagnia assicurativa, ma la sua funzione è promuovere un movimento per l'acquisto di prodotti. In pratica si tratta di aggregare la domanda per dare forza ai consumatori consapevoli per ottenere da una o più compagnie assicurative convenzionali polizze convenienti, trasparenti ed eque.
    Uno dei criteri più importanti adottati da CAES è la trasparenza, a partire dalla composizione del premio pagato (imposte, provvigione CAES e importo spettante alla compagnia) che viene stabilito secondo criteri di equità, ossia determinato in base ai dati oggettivi e non deciso arbitrariamente dalla compagnia utilizzando parametri non verificabili. Questo è possibile proprio grazie alla contrattazione collettiva che permette a CAES di ottenere condizioni migliori dalle compagnie a cui si rivolge, anche perché queste sanno di avere di fronte persone esperte difficili da fregare con clausole capestro. Come ulteriore garanzia di trasparenza, chi si rivolge a CAES diventa socio e quindi ha diritto di conoscere nel dettaglio l'operato del consorzio.
    CAES offre qualsiasi servizio assicurativo, con l'eccezione delle polizze sanitarie e delle polizze vita a risparmio. Nonostante le polizze offrano una copertura spesso più ampia rispetto alle tradizionali compagnie (ad esempio per l'auto) sono tra le più convenienti.

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