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    Michele Altomeni
    Fonte: Comportamenti solidali

    Mangiare e bere

    Nella nostra società il cibo è diventato semplice merce; l’atto di nutrirci è stato degradato ad un’azione meccanica che cerchiamo di incastrare tra un impegno e l'altro, a volte, una vera e propria scocciatura. Così, la società del "benessere" e dell'abbondanza è diventata la culla dei disturbi e delle malattie alimentari. Una migliore qualità della vita non può prescindere dal recupero di un diverso rapporto con il cibo, che torni a dare peso alla scelta, al modo in cui viene trattato dall'industria e da noi stessi in cucina, al legame tra questi aspetti e il nostro benessere psicofisico.
    I ritmi della vita moderna, le mode, la pubblicità e gli interessi economici hanno portato al consumo di alimenti industriali sempre più elaborati, con sapori definiti e standardizzati da aromi provenienti per lo più da laboratori chimici.
    Il cittadino solidale, rispetto al cibo, si pone domande sulla salubrità, l’ambiente e la qualità sociale. La prima riguarda la qualità dei prodotti in rapporto alla salute e il rispetto delle basilari regole nutrizionali; la seconda si riferisce alle condizioni ambientali in cui il cibo è stato prodotto e le conseguenze che la sua produzione e trasformazione hanno sull'ecosistema; la terza ha a che fare con le condizioni di vita e di lavoro delle persone che hanno prodotto, trasformato e commerciato un alimento.

    Salubrità

    Le conseguenze sanitarie dell’alimentazione sono spesso sottovalutate, il che non dispiace alle grandi imprese alimentari. La maggior parte dei tumori e delle malattie degenerative tipiche della società occidentale (arteriosclerosi, ipertensione, infarti, cirrosi…) sono direttamente o indirettamente correlate con la qualità e la quantità della nostra dieta. In Italia si contano 4 milioni di obesi, il 9,1% della popolazione adulta e il 10-12% tra i bambini; la spesa sanitaria per malattie legate all’obesità è di 22,8 milioni di euro.
    All’aspetto puramente dietetico (alimentazione sbilanciata) si aggiunge il problema della qualità degli alimenti che vengono consumati nella nostra società: prodotti sempre più sofisticati e addizionati di ogni tipo di sostanza chimica che, se nell'immediato possono sembrare innocue, nel lungo periodo causano problemi di vario genere.
    Noi occidentali mangiamo, in media, molto più di quello che ci serve in termini di valori nutritivi, e la nostra alimentazione è spesso sbilanciata. Una regola basilare è variare il più possibile gli alimenti in modo da assumete tutte le sostanze necessarie all'organismo, in particolare le vitamine e gli oligoelementi (come ferro, magnesio, selenio), che risultano carenti in alimenti raffinati e conservati. L'uso di alimenti ricchi di fibra, indigeribile e saziante, e con bassa "densità calorica", come frutta e ortaggi, può aiutarci a ingerire un numero più basso di calorie.
    Variare alimentazione non è così facile perché la biodiversità si sta riducendo anche nei nostri piatti. Ogni anno, in un supermercato, entrano migliaia di nuovi prodotti, ma verificando la composizione si troveranno sempre le stesse materie prime: frumento, mais, grasso di palma, latte vaccino e suoi derivati, sale, fiocchi di patata. Sempre più varietà di frutta e verdura vengono escluse perché, per dimensione, forma e conservabilità, non sono in linea con i meccanismi della grande distribuzione.
    Numerose controindicazioni derivano dall’uso dei prodotti chimici in agricoltura. L'intossicazione da fitofarmaci può provocare cancro, abbassamento delle difese immunitarie, malattie e malformazioni nel feto, allergie, sterilità e danneggiamento nella trasmissione degli impulsi nervosi. I pericoli maggiori riguardano i bambini e le leggi sono del tutto inadeguate.
    Grandi nemici della salute umana sono gli aditivi di cui i nostri alimenti sono ricchi. Si tratta di conservanti, coloranti, acidificanti, addensanti, antiossidanti, emulsionanti, umidificanti, gelificanti, aromatizzanti, dolcificanti. Sono il risultato di un’alimentazione sempre più artificiale, basata più sull’immagine che sulla sostanza, in cui i veri sapori, perduti in un processo produttivo industriale, sono reintrodotti attraverso sostanze di sintesi. Le conseguenze sono svariate, dalle allergie alle difficoltà di apprendimento, dall’innalzamento del colesterolo a stati di irrequietezza.
    L’esasperazione del modello alimentare occidentale ha portato alla nascita del cosiddetto “cibo spazzatura”. Sono prodotti di multinazionali praticamente privi di valore nutritivo: merendine, barrette, hamburger, bibite sintetiche, caramelle. Sono la base della dieta “fast food”, troppo calorica, ricca di aditivi e poco nutriente, che fa ampio ricorso a cibi precotti, surgelati e a grandi quantità di imballaggi che riempiono i cestini della spazzatura.

    Ambiente

    I risvolti ambientali dell’alimentazione sono diversi: dall'impatto delle coltivazioni e degli allevamenti alle modalità di cattura dei pesci, dall'inquinamento dei corsi d'acqua da parte delle industrie alimentari alle montagne di rifiuti formate dai contenitori degli alimenti e dai residui dei pasti.

    Qualità sociale

    Il cittadino solidale non può dimenticare che dietro ogni prodotto c'è una storia, quella di chi ha estratto le materie prime, di chi le ha lavorate e trasportate, di chi le vende e le compra. Sugli scaffali dei supermercati come negli spot pubblicitari domina un'immagine di serenità, sicurezza e tranquillità, i prodotti ci parlano di un mondo ovattato dove tutti sono felici e senza problemi, ma sappiamo che si tratta di pura finzione.
    Conoscere la storia di un prodotto è il presupposto per valutarne la qualità sociale che sempre più dovremmo affiancare a quella merceologica nei nostri criteri di scelta. Maggiore giustizia sociale produce una società migliore per tutti.

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