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    Influenza suina, commercio di malattie e comparaggio.

    Relazione della V Commissione consiliare permanente ai sensi dell'art. 73 del Regolamento Interno del Consiglio Regionale delle Marche, proposta dal Consigliere Michele Altomeni
    20 novembre 2009 - Michele Altomeni (Consigliere Regione Marche)

    Relazione della V Commissione consiliare permanente

    ai sensi dell'art. 73 del Regolamento Interno del Consiglio Regionale

    Proposta dal Consigliere

    Michele Altomeni


    La necessità  di una nuova politica farmaceutica

    La medicina, in questo secolo, ha fatto enormi progressi:

    pensate a quante nuove malattie ha saputo inventare.

    (Enzo Jannacci)

    L'emergenza creata attorno alla cosiddetta pandemia di Influenza A/H1N1 rappresenta un paradigma dei meccanismi perversi che guidano l'azione di alcune grandi case farmaceutiche, a fronte della quale si pongono la connivenza o la complicità di Istituzioni pubbliche che dovrebbero essere votate all'interesse generale.

    A partire da questa ultima vicenda il mondo politico e la società tutta dovrebbero aprire una seria riflessione e a prendere severi provvedimenti.

    Influenza A/H1N1 (Influenza suina)

    La cosiddetta influenza suina rappresenta l'emergenza sanitaria del momento. Attorno ad essa si concentra l'attenzione dei mezzi di informazione e delle strutture sanitarie e, di conseguenza, la preoccupazione dei cittadini.

    Pandemia

    Una delle motivazioni dell'allarme risiede nel fatto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità abbia classificato questa malattia come "pandemia" di rilevante importanza.

    Pandemia è una parola che spaventa facilmente i cittadini. Infatti siamo stati abituati a pensare che essa indichi un pericolo sanitario molto grave e diffuso. E così era fino a pochi mesi fa, quando la definizione dell'OMS di pandemia richiedeva queste tre caratteristiche in una malattia:

    1. la comparsa di un nuovo agente patogeno;
    2. la capacità di tale agente di colpire gli uomini, creando gravi patologie;
    3. la capacità di tale agente di diffondersi rapidamente per contagio.

    La cosa come molti non sanno è che, poco dopo la comparsa del virus in Messico (aprile 2009), nel maggio 2009 l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di eliminare il criterio della gravità da quelli necessari a dichiarare la pandemia, e sulla base di questa nuova definizione ha affermato che l'influenza suina rappresentava una pandemia del massimo livello.

    Si veda, a questo proposito, un passaggio dell'intervista di "Euronews" a Margaret Chan, direttore dell'Oms.

    Chan: "Il numero dei decessi causati da questo virus fino ad ora non é così grande. Ma non dobbiamo misurare l'impatto di un virus solo in base al numero dei morti".

    Euronews: "E' per questo che abbiamo deciso di cambiare la definizione di pandemia in maggio? Perché é stato deciso che il numero delle vittime non sarà più determinante per stabilire se si tratta di pandemia?

    Chan: "La pandemia è l'apparizione di un nuovo virus dell'influenza e questo virus ha la capacità di viaggiare nel mondo. La dimensione della gravità è molto importante ma non è davanti a questo criterio che lanceremo un allarme. Annunceremo una pandemia quando vedremo un nuovo virus capace di spargersi nel mondo".

    Euronews: "Mi pare che un livello di pandemia 5 o 6 sia necessario per dare il via libera alla produzione di un vaccino nelle case farmaceutiche - L"allarme era massimo in giugno appena dopo aver cambiato la definizione di pandemia. E' allora che i vostri detrattori hanno sollevato dubbi sulla vostra integrità morale. Siete stati accusati di fare il gioco delle case farmaceutiche. Cosa risponde a questo? "

    Chan: "Naturalmente ascoltiamo le varie voci, ma quando si tratta di stendere le raccomandazioni dell'Oms restiamo indipendenti e non ci lasciamo influenzare da alcun settore. Questa é la prima pandemia nella storia umana che siamo in grado di individuare prima che sia il caos1.

    In pratica oggi per usare la parola pandemia e creare un emergenza non occorre che la malattia sia grave, è sufficiente che possa facilmente diffondersi.

    La realtà  dei fatti

    A fronte del panico generato dalla sequenza di azioni dell'OMS (prendere atto del nuovo virus, modificare la definizione di pandemia, dichiarare il nuovo virus pandemia del massimo livello, ben sapendo che non si tratta di una malattia grave e pericolosa), vediamo qual è la realtà dei fatti.

    L'epidemia è iniziata in Messico, ossia nell'emisfero australe, dove l'inverno è finito. Oggi siamo quindi nelle condizioni di verificare l'impatto reale del virus A/H1N1.

    Tale virus si è  dimostrato meno aggressivo della comune influenza stagionale. Si manifesta come qualsiasi forma influenzale: febbre, mal di testa, dolori muscolari, nausea, diarrea, tosse.

    La mortalità, ossia il numero di persone morte rispetto ai casi segnalati, registrata finora nei paesi dove l'A/H1N1 è circolato ampiamente è dello 0,3% in Europa e dello 0,4% negli USA, dato tra l'altro considerato sovrastimato.

    Si è sempre morti di influenza. Si può morire di una semplice influenza stagionale se si soffre di una patologia cronica, di una malformazione organica, di una malattia immunitaria, o se si è anziani.

    Ma per capire veramente cosa sta succedendo, bisogna guardare i dati dell'A/H1N1: ad esempio in Gran Bretagna sono stati registrati 30 morti su centomila casi e negli USA solo 302 su un milione di casi. Nell'emisfero australe, ad inverno concluso, sono morte circa 350 in Argentina, 128 in Cile e 16 in Nuova Zelanda. In totale, nel mondo, ad inverno australe concluso, si contavano 2500 decessi.

    Come termine di paragone, si pensi che in Italia, durante un inverno, i decessi per influenza stagionale sono circa 5000. In tutto il mondo sono circa mezzo milione.

    In generale, la mortalità  connessa all'influenza è in costante diminuzione da anni, come mostrato dal grafico qui sotto. E non grazie ai vaccini, che anno cominciato a diffondersi solo di recente.

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    Nonostante questi dati, i mezzi di informazione, con la complicità di una parte del mondo scientifico e istituzionale, hanno creato l'emergenza. Ogni giorno nei pronto soccorso di tutto il mondo si presentano persone terrorizzate che non stanno correndo nessun rischio reale, ma che quei pronto soccorso li intasano creando problemi a chi avrebbe davvero bisogno di cure urgenti.

    Rincorrendo l'emergenza, le istituzioni sanitarie si sono affrettate ad investire ingenti somme nell'acquisto e nella distribuzione di vaccini e medicinali. 

    I farmaci

    Il sottosegretario alla Salute Ferruccio Fazio ha vissuto sulla sua pelle la contraddizione del sistema. Da un lato ha affermato in più occasioni che non si tratta di una malattia grave e pericolosa e che lui stesso non intende vaccinarsi. Dall'altra, però, si è accodato al branco dei politici di mezzo mondo riempiendo i magazzini di vaccini e farmaci antivirali pagati a caro prezzo alle imprese del settore.

    Per quanto riguarda gli antivirali l'Italia disporrebbe di:

    • 10 milioni di dosi di Zanamivir (Relenza della britannica GlaxoSmithKline);
    • 60 mila dosi di Oseltamivir (Tamiflu della svizzera Roche)
    • 30 milioni di dosi sempre di Tamiflu, sotto forma di polvere che potrebbero essere incapsulate dall'Istituto Militare di Firenze, oppure in estrema urgenza, rilasciate per essere prese in soluzione liquida.

     

    Questi farmaci antivirali non prevengono la malattia e su individui già ammalati l'azione dimostrata di questi farmaci è di poter accorciare di mezza giornata la durata dei sintomi dell'influenza.

    Per contro gli antivirali possono causare effetti collaterali importanti. Il 18% dei bambini in età scolare del Regno Unito, a cui è stato somministrato l'Oseltamivir contro l'A/H1N1, ha presentato sintomi neuropsichiatrici e il 40% sintomi gastroenterici.

    Ad agosto, sul sito web della Roche è stato pubblicato un comunicato scritto su indicazione della Food and Drugs Administration:

    "Non è dimostrato che il Tamiflu abbia un effetto positivo sulle possibili conseguenze (ospedalizzazione, mortalità o impatto economico) di un'influenza stagionale, aviaria o pandemica"2

    Nonostante questo i Governi fanno scorta del farmaco e i medici sono incoraggiati a prescriverli.

    Per quanto riguarda i vaccini si parla di 48 milioni di dosi.

    Ma i vaccini contro il nuovo virus A/H1N1 sono ancora in fase di sperimentazione. Nessuno è  in grado di sapere se e quanto saranno efficaci e sicuri, ma vengono pubblicizzati e somministrati con gran clamore.

    Il vaccino contro l'influenza stagionale, sappiamo che ha un'efficacia del 33% tra bambini e adolescenti e che è assolutamente inutile nei minori di due anni. Esistono anche dubbi circa la sua efficacia negli adulti e negli anziani.

    La fretta e i gattini ciechi

    Su vaccini somministrati in fretta senza adeguata sperimentazione abbiamo tristi precedenti che dovrebbero indurre a maggiore prudenza.

    Il 27 aprile 2009 la rivista Time ha pubblicato un articolo3 su una vicenda che ci ricorda proprio come la storia tenda a ripetersi in forma di farsa. Nel 1976 negli USA si diffuse l'allarme per la possibile diffusione di una influenza. Casualmente anche allora si trattava di una "influenza suina".

    Sulle onde del panico anche allora le case farmaceutiche produssero in gran fretta un vaccino senza testarlo a sufficienza. Il governo di Gerald Ford decretò la vaccinazione obbligatoria. La storia finì in maniera tragica, ma non a causa del virus, che non fece nemmeno una vittima, ma a causa del vaccino che provocò diverse reazioni avverse gravi, tra cui la sindrome di Guillan-Barrè (una malattia neurologica che provoca una  progressiva paralisi agli arti) che colpì alcune centinaia di persone. Ci furono oltre 30 morti. Le vittime chiesero al governo oltre 1,3 miliardi di dollari di danni. La campagna di vaccinazione fu subito sospesa e probabilmente questo salvò molte vite.

    In campo farmaceutico la fretta non è mai utile, tanto più per fermare un'influenza come quella A, la cui pericolosità è così bassa.

    Rischi del vaccino

    E infatti ci sono già  diversi casi in cui il vaccino avrebbe prodotto reazioni avverse, tra cui alcune morti sospette. Diversi i casi di reazioni allergiche e casi sospetti di sindrome di Guillan-Barrè.

    Molti medici e scienziati denunciano il rischio che si sta correndo a causa della fretta. Non sono stati effettuati studi indipendenti per mettere a prova la sicurezza a lungo termine per nessuno dei vari e nuovi vaccini contro l'influenza suina. A rassicurare i cittadini ci soni solo i comunicati delle multinazionali, ma i test delle case produttrici sono durati da pochi giorni a poche settimane, un tempo assolutamente insufficiente per determinare, a lungo termine, qualsiasi realistica e potenzialmente pericolosa reazione del sistema immunitario.

    Sarà per questo che i contratti con cui le case farmaceutiche hanno venduto ai vari Stati i vaccini fanno ricadere su questi ultimi tutte le responsabilità per eventuali reazioni avverse. Vedremo, poco più avanti, l'esempio del nostro Paese.

    Proprio accusando le case farmaceutiche di voler scaricare le responsabilità del proprio lavoro, il primo ministro polacco Donald Tusk ha rifiutato di acquistare i vaccini per il proprio paese.

    "Sappiamo che le società farmaceutiche che vendono questi vaccini contro l'influenza H1N1 non vogliono assumere la responsabilità degli effetti secondari di questi preparati.

    Rifiutano di lanciare esse stesse sul mercato questi vaccini, perché  sanno che la loro responsabilità  giuridica sarebbe più importante. Queste società  ci chiedono delle clausole che non sono conformi alla legislazione polacca, e che fanno ricadere tutta la responsabilità sul governo del paese: gli effetti secondari e le indennità eventuali".4

    Altri capi di Governo sono stati meno coraggiosi e meno ligi alle legislazioni nazionali.

    Con i virus il pericolo è rappresentato spesso dalla mutazione. Questo deve farci pensare due cose:

    • se il virus muta, i vaccini risultano del tutto inutili;
    • in alcuni casi possono essere proprio le vaccinazioni di massa a indurre il virus a mutare in una forma più aggressiva.

     

    In realtà l'influenza A si cura come qualunque altra influenza stagionale: riposo, una buona idratazione, una alimentazione adeguata, una igiene corretta.

    Anche Silvio Garattini,  direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche "Mario Negri" di Milano, si è detto perplesso da questa corsa al vaccino, affermando:

    "c'é, certamente, una grande pressione da parte delle industrie, che da tale corsa trarranno molte risorse economiche"5

    Invece di promuovere una campagna di vaccinazione di massa si sarebbe dovuto affidare ai medici il compito di valutare caso per caso ed individuare quelli (ad esempio coloro che soffrono di malattie croniche a carico dell'apparato respiratorio) per i quali il vaccino potrebbe essere realmente utile, sconsigliandolo invece a chi ha un sistema immunitario attivo ed adeguatamente rispondente.

    Ma un medico può  agire serenamente di fronte ad una campagna istituzionale e mediatica che ha seminato il panico?

    Se un paziente a cui ha sconsigliato il vaccino dovesse subire dei danni dalla malattia, la responsabilità sarebbe attribuita personalmente al medico. Se invece il paziente riceve dei danni dal vaccino non se la prenderà direttamente con il medico, che non ha fatto altro che seguire la massa, e allora le responsabilità si perderanno nella catena dei rimpalli e dello scarica barile in cui, in un paese come il nostro, nessuno paga.
    [...]
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    Allegati

    • Relazione completa (241 Kb - Formato doc)
      Relazione della V Commissione consiliare permanente ai sensi dell'art. 73 del Regolamento Interno del Consiglio Regionale delle Marche, proposta dal Consigliere Michele Altomeni

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