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    28 settembre 2006 - Michele Altomeni
    Fonte: Comportamenti Solidali

    Aria Viziata


    Nell’aria viviamo immersi ogni istante della nostra vita. Di aria siamo fatti, oltre che di acqua e cellule. L’aria entra ed esce dal nostro corpo, ben 8000 litri ogni giorno, con la respirazione e attraverso la pelle. Senza cibo possiamo vivere qualche giorno, senza acqua pochi, senza aria solo alcuni minuti.
    La respirazione è così naturale che non abbiamo bisogno di pensarci, come invece facciamo per bere un bicchiere d’acqua. L’acqua dobbiamo cercarla, l’aria ci sta attorno in ogni luogo.

    Inquinamento atmosferico

    L’aria pura è un composto di azoto e ossigeno, ma in realtà non la si trova mai in questa forma, bensì mescolata ad altri gas o particelle, alcuni dei quali necessari alla vita (vapore acqueo e anidride carbonica) e altri dannosi. Tra questi ultimi ve ne sono alcuni di origine naturale (emissioni dovute alla vegetazioni, ai vulcani, a incendi naturali…), ma la maggior parte hanno origine antropica.
    Tra i principali responsabili dell’inquinamento vi sono gli idrocarburi3, gli ossidi di azoto4, il monossido di carbonio (CO) e i composti dello zolfo. Con i movimenti dell’aria anche le sostanze inquinanti tendono a spostarsi raggiungendo anche luoghi lontani da quelli di emissione.

    Effetto serra

    Tutti gli animali (compreso l’uomo) respirando, assorbono ossigeno ed emettono anidride carbonica (CO2). L’anidride carbonica è fondamentale per la sopravvivenza della vita sulla terra: i vegetali la assorbono e la usano come parte costruttiva di cellule e tessuti, e in questo processo liberano ossigeno. Il sistema era in equilibrio finché l’uomo, con le sue attività, ha cominciato a produrre una quantità di CO2 superiore alla capacità di assorbimento delle piante.
    L’anidride carbonica forma attorno alla terra una specie di cappa che trattiene una parte del calore solare. Senza questa cappa la terra sarebbe fredda ed invivibile, ma una quantità eccessiva di CO2 sta provocando il problema opposto: come in una vera e propria serra, il calore resta imprigionato provocando un graduale surriscaldamento della superficie terrestre. Si calcola che, in virtù dell’effetto serra, a metà del nostro secolo, la temperatura media sul nostro pianeta potrebbe passare da 1,5 a 4,5° C, mentre in 10.000 anni era aumentata di solo 4° C.
    L'innalzamento della temperatura terrestre determina gravi conseguenze ambientali, come siccità sempre più prolungate in diverse aree e inondazioni in altre. Inoltre causa una serie di effetti a catena, come lo scioglimento di ghiacciai e calotte polari, provocando un innalzamento del livello dei mari che potrebbe sommergere città come Amsterdam e Venezia. D'altra parte zone temperate si avviano progressivamente verso un clima tropicale, diventando soggette alla diffusione di malattie da cui le popolazioni non sono protette.
    Prima della rivoluzione industriale la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera non superava le 280 parti per milione in volume (ppmv). Oggi è arrivata a circa 350 ppmv e continua ad aumentare ad un ritmo dello 0,5% all’anno, cioè 23 miliardi di tonnellate (dati L'IPCC - Intergovernmental Panel on Climate Change - il gruppo delle Nazioni Unite di ricerca sul clima). Secondo il World Energy Outlook 2000 dell’International Energy Agency, entro il 2012 le emissioni di gas-serra aumenteranno del 45% ed entro il 2020 addirittura del 60%, mentre si calcola che per affrontare il problema climatico sarebbe necessaria una riduzione delle emissioni tra il 60 e l'80% .
    Oltre all’anidride carbonica, che incide per il 55%, all’effetto serra contribuiscono il metano proveniente dai liquami di allevamento e dalla decomposizione dei rifiuti organici per il 15%; i Cloro Fluoro Carburi e gli halon per il 24%, il potassio di azoto (N2O) per il 6%. Questi gas vengono emessi dagli scarichi dei mezzi di trasporto, dalle caldaie domestiche, dalle industrie e da altre attività umane.
    Il fatto che tutto il pianeta sia soggetto ad una massiccia deforestazione accentua ancora di più il problema in quanto riduce i polmoni naturali che trasformano in ossigeno l'anidride carbonica tramite la fotosintesi clorofilliana.
    La soluzione del problema richiederebbe azioni coordinate tra tutti i governi del pianeta. Eppure, a parte grandi proclami e impegni, si è fatto ben poco. I paesi occidentali debbono essere i primi a farsi carico di questo problema in quanto la maggior parte dei gas serra sono liberati nell'atmosfera da Stati Uniti, da paesi dell'ex Unione Sovietica e dell'Unione Europea, che rappresentano solo un 1/5 della popolazione mondiale. I paesi del sud ne emettono appena il 28%.
    Si calcola che il pianeta sia in grado di assorbire tra le 13 e le 14 tonnellate di CO2 all’anno, quindi, ogni abitante della terra non dovrebbe superare le 2,3 tonnellate. Invece uno statunitense ne produce in media 20,5, un giapponese 9, un italiano 7,6.

    Buco nell’ozono

    Nella stratosfera, la parte più alta dell’atmosfera (tra i 15 e i 40 km dal suolo), si trova un sottile strato di ozono. Questa sostanza è dannosa per l’essere umano, ma la sua funzione nella stratosfera è cruciale in quanto filtra i raggi ultravioletti attenuandone la violenza.
    A causa di alcune sostanze inquinati lo strato di ozono si sta progressivamente assottigliando. I principali responsabili sono i Cloro Fluoro Carburi (CFC), sostanze chimiche usate nei frigoriferi, nei condizionatori e come propellenti nelle bombolette spry. A questi si aggiungono sostanze presenti negli estintori, alcuni solventi e anche il protossido di azoto (N2O), derivante dalla decomposizione dei fertilizzanti. Questi elementi, a contatto con l’ozono della stratosfera, reagiscono chimicamente con esso, snaturandolo. Negli ultimi 20 anni la concentrazione media dell’ozono sopra le latitudini nordiche temperate è diminuita del 3 - 5%.
    Le conseguenze sono tutt’altro che trascurabili. Sul piano sanitario provocano il cancro della pelle e malattie degli occhi. Altre conseguenze si possono avere per la vegetazione, la fauna e l'agricoltura. Ad esempio il plancton, principale alimento dei pesci, è molto sensibile alle radiazioni ultraviolette.
    Cause ed effetti dell’assottigliarsi dello strato di ozono erano conosciute già negli anni ’70, ma gran parte della comunità scientifica, come spesso accade in questi casi, non volle credere all'allarme, finché nel 1985 fu scoperto un vero e proprio "buco" nella fascia di Ozono sovrastante l'Antartide. Così, solo nel 1987, alcune nazioni industrializzate hanno firmato un protocollo per la riduzione delle emissioni di CFC del 50% entro il 2000 e un successivo incontro ha programmato il definitivo blocco della produzione, ma i danni già provocati continueranno a farsi sentire fino al 2050 circa. Vecchi frigoriferi e apparecchi possono continuare a fare danni se non vengono usati e smaltiti con la dovuta cautela.

    Smog e piogge acide

    Le nuvole di smog sono ormai una caratteristica delle grandi città. Sono prodotte dalla reazione fotochimica tra gli ossidi di azoto e i componenti organici volatili emessi da veicoli a motore, impianti industriali e di riscaldamento. Si tratta di una miscela chimica, il cui principale elemento è l’ozono, che risulta pungente agli occhi e dannosa ai polmoni. Abbiamo detto dell’importanza dell’ozono nella stratosfera, ma se viene respirato è dannoso per la salute umana, e anche per la vegetazione. La concentrazione di ozono nella parte più bassa dell’atmosfera è raddoppiata negli ultimi 100 anni. In alcune nazioni si sono presi provvedimenti per ridurre questo tipo di emissioni e sono stati creati impianti capaci di limitare l’inquinamento, ma questi progressi sono spesso vanificati dall’aumento dei consumi e dell’uso dell’auto.
    Le piogge acide interessano in massima parte il Nord Europa ed il Nord America a partire dalla fine degli anni ’70. Sono causate dall'emissione di anidride solforosa, ossidi di azoto e altri gas prodotti principalmente dalle industrie e dal traffico. In Italia si producono ogni anno circa due milioni di tonnellate di anidride solforosa e più di un milione e mezzo di tonnellate di ossidi di azoto, provenienti per circa la metà dalle centrali termoelettriche.
    Le piogge acide provocano danni gravissimi agli ecosistemi, a partire da quelli acquatici che sono particolarmente delicati: diverse specie di pesce sono scomparse, altre sono fortemente diminuite. I danni più evidenti riguardano le foreste: la pioggia acida danneggia la vegetazione mentre cade, ma anche penetrando nel suolo e provocando la morte o l’atrofizzazione tramite le radici. Alcune foreste sono state completamente distrutte e si stima che il 10% dei boschi italiani sia già danneggiato da questo fenomeno. Altri danni riguardano la salute umana ed i monumenti. La gravità dei danni dipende dalla quantità di sostanze dannose e dalla capacità dell’ecosistema di tamponarne gli effetti.

    Monumenti

    L'inquinamento è un importante fattore di degrado del nostro patrimonio artistico. Le croste nere che spesso ricoprono i monumenti sono il risultato più evidente, formate per deposito di particelle carboniose. Queste croste nere, in presenza di anidride solforosa, determinano una reazione chimica che trasforma la pietra in gesso. Le polveri acide, emesse dalle auto e spesso trasportate dalle piogge, provocano l'erosione. Dopo secoli e millenni di resistenza i monumenti sono sconfitti dall'inquinamento.

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    Note: 3) Composti organici formati da atomi di carbonio e di idrogeno in quantità variabili
    4) Monossido (NO) o biossido di azoto (NO2). Vengono indicati complessivamente con la sigla (NOX)

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