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    Beni comuni

    Michele Altomeni
    Fonte: Comportamenti Solidali

     

    Il turismo responsabile

    Nel capitolo dedicato all’”essere umano” abbiamo visto come il turismo, occasione di incontro e conoscenza, finisca spesso per provocare gravi problemi ambientali, economici e sociali. Con la crescita del fenomeno turistico questi effetti collaterali sono diventati sempre più evidente e negli anni Settanta si è cominciata a diffondere una presa di coscienza che ha portato, negli anni Novanta, alla nascita di un movimento di critica al turismo di massa e alle sue contraddizioni. Questo movimento ha iniziato ad avanzare proposte di viaggi alternativi, per incontrare i paesi di destinazione, la gente e la natura con rispetto e disponibilità, evitando distruzione e sfruttamento e facendosi portatore di principi universali quali equità, sostenibilità e tolleranza.
    Così nacque il Turismo Responsabile il cui principio base è la consapevolezza di sé e delle proprie azioni. Consapevolezza del fatto che lo spostamento in una qualsiasi parte del modo comporta degli impatti che non toccano solo la sfera economica, ma riguardano un luogo nella sua totalità.
    Poiché il turismo si fonda sulle risorse di un territorio, non si può escludere dalla valutazione di una meta turistica la gente che lo abita e le relazioni che queste popolazioni hanno saputo stringere con l’ambiente e tra loro nel corso dei secoli. L’introduzione di nuovi elementi comporta inevitabilmente una ridefinizione del rapporto con il territorio.
    Per coordinare le diverse organizzazioni impegnate in queste attività, nel 1997 è nata l'Associazione Italiana Turismo Responsabile (AITR) che ha adottato un documento di principi chiamato Turismo Responsabile/ Carta d'identità per viaggi sostenibili. La carta contiene istruzioni semplici sui viaggi (prima, durante e dopo), suggerimenti per utenti, organizzatori e comunità dei luoghi di destinazione. Tra gli obiettivi la garanzia dell’equità nella distribuzione dei proventi e il rispetto delle popolazioni ospitanti e dell’ambiente.
    AITR è oggi formata da circa 50 associazioni senza scopo di lucro che si occupano a diverso titolo di turismo, e da diversi soci individuali. Comprende quattro tavoli di lavoro che si occupano rispettivamente di: turismo in uscita dall'Italia, turismo in Italia, scuola e turismo, informazione e turismo. L’associazione ha anche organizzato una campagna di boicottaggio al turismo in Birmania.
    Rispetto alla tematica specifica del turismo sessuale un ruolo importante è stato svolto negli ultimi anni dall’associazione Ecpat (http://www.ecpat.it)

     

     

    Incontrare l’altro

    Il turismo, essendo ormai un prodotto industriale, ha seguito l’involuzione delle altre merci sul mercato: si è massificato, ma diventando sempre meno capace di creare reale soddisfazione, innescando la tipica spirale consumistica (poca soddisfazione, maggiori bisogni, più merce, ancora meno soddisfazione…). Un viaggio dovrebbe essere un’esperienza ricca di significato, di quelle che cambiano la vita. Oggi non è quasi mai così perché il turismo moderno produce esperienze superficiali, quasi mai incontri veri tra le persone e reale conoscenza dei luoghi e delle culture. Potemmo dire che si tratta di un fenomeno di “attraversamento” anziché di “immersione”. Gli abitanti delle località turistiche nel turismo di massa sono pura coreografia, oppure servitori al servizio del turista.
    Il turismo responsabile cerca di riequilibrare il rapporto umano, a partire dal ruolo delle popolazioni ospitanti, che devono essere protagoniste e determinanti nelle scelte sul tipo di turismo e di strutture da realizzare, e non subirle come normalmente avviene. Ogni popolazione deve definire una capacità d'accoglienza che tenga conto dell'impatto ambientale, socioculturale ed economico dei flussi e fissare i propri limiti.
    Sul versante del turista occorre una nuova filosofia del viaggio, che parte dal rifiuto della fretta a beneficio dell’incontro umano e della conoscenza dei luoghi. Una filosofia che incida anche sulla scelta delle strutture ricettive, privilegiando quelle che creano reale beneficio al territorio e circuiti economici positivi, che faccia attenzione alle impronte che si lasciano sull’ambiente. Tutto ciò che si è detto sull’acqua, l’energia, l’inquinamento e i consumi vale ancora di più quando si è a casa di altri.

     

     

    Viaggio responsabile

    I viaggi di turismo responsabile sono spesso flessibili: in accordo con le associazioni organizzatrici è possibile intervenire sull’itinerario. Ogni viaggio è preceduto da riunioni di preparazione, di conoscenza tra i partecipanti e di informazione sui luoghi che si andranno a visitare.
    Spesso ci si appoggia, per le soste, ad organismi di sviluppo, cooperative, associazioni, realtà di artigiani e contadini vicini ai circuiti del commercio equo internazionale; in ogni caso si utilizzano strutture di piccole dimensione, a gestione familiare, radicate nella comunità. I pasti sono quelli della cucina locale e per gli spostamenti si privilegiano i trasporti pubblici. Si evita la dinamica “mordi e fuggi” privilegiando la conoscenza approfondita di pochi luoghi piuttosto che visite fugaci di molte mete.
    Spesso una quota del costo del viaggio è destinata a progetti di sviluppo locale espresso da uno dei gruppi che si visitano. Come nel commercio equo, il prezzo è “trasparente”, cioè suddiviso in voci di spesa.

     

     

    Le crepe del mercato

    Il movimento del turismo responsabile, come già avvenuto con il biologico, il commercio equo e la finanza etica, sta influenzando anche le imprese tradizionali e alcuni organizzatori turistici cominciano ad interrogarsi sul proprio operato. 25 tour operator internazionali, tra cui gli italiani Settemari, Orizzonti e Viaggi del Ventaglio, dal 2000, hanno dato vita ad una rete (http://www.toinitiative.org) a cui partecipano anche numerosi organismi internazionali, che ha l’obiettivo di stabilire principi comuni per la sostenibilità ambientale degli impianti turistici e diffondere la cultura del turismo sostenibile.
    Il cittadino solidale, con la sua capacità critica, sa che deve fare molta attenzione perché dietro alle “conversioni etiche” delle imprese il più delle volte c’è solo la volontà di sfruttare una nicchia di mercato piuttosto che di cambiare realmente le logiche, e spesso nascondono truffe o operazioni fasulle che non sono altri che fumo negli occhi. Informazione e spirito critico sono un vaccino indispensabile.

     

     

    Invece di evadere, smontare la prigione

    Il viaggio è sempre più fenomeno di evasione. Non si va in vacanza per recarsi da qualche parte, ma per fuggire da casa, dalla quotidianità, dai ritmi della vita moderna, dall’inquinamento e da chissà che altro. Buona parte dei mali del turismo nascono da qui, dalle premesse del viaggio. Il viaggio si carica di aspettative magiche, ma è proprio per l’ansia che ci accompagna che questa magia non riesce a compiersi.
    Maggiore è lo stress e l’insoddisfazione per la nostra vita quotidiana, più è grande la voglia di evadere e di andare il più lontano possibile, con l’illusione che molti chilometri possano separarci dal nostro mondo, che in realtà è interiore, e quindi ci accompagna. Spesso sono lo stress, l’ansia, il bisogno di evadere a fare del turista un animale pericoloso che nei luoghi lontani da casa crede di poter sfogare tutte le sue frustrazioni, di violare ogni norma del vivere civile, di infrangere ogni tabù, perché il viaggio è una parentesi nella sua esistenza, una sorta di buco nero capace si assorbire qualunque azione. E’ questo, ad esempio, il meccanismo psicologico che crea alibi al fenomeno del turismo sessuale. Lontano da casa, un padre di famiglia rispettato e ammirato può diventare un animale capace di sfogare i suoi istinti su bambini resi merce da un sistema folle. Senza arrivare a questi estremi, è lo stesso meccanismo che in viaggio ci fa sentire meno in colpa se abbandoniamo un rifiuto per strada o provochiamo dei guasti.
    Se l’evasione è la premessa della partenza, il viaggio non sarà di grande beneficio ai nostri problemi. Ancor prima di tornare ci sentiremo assalire da un senso di insoddisfazione ed arrivati a casa basteranno pochi giorni per provare nuovamente la vertigine dell’oppressione. Invece di programmare periodiche evasioni sarebbe meglio imparare a liberare il quotidiano. Invece di vivere in apnea per undici mesi in funzione di un breve respiro, forse potremmo ricominciare a respirare con dolcezza giorno per giorno. Invece di attendere a lungo la partenza per mete sempre più lontane, potremmo cercare di partire più spesso per luoghi vicini.
    Per cominciare basterebbe, una domenica, uscire di casa e guardare in alto. Conosciamo a memoria le strade attorno alla nostra abitazione, l’asfalto, i marciapiedi, i muri all’altezza dei nostri occhi. A volte basta alzare lo sguardo o imboccare una strada secondaria per scoprire un mondo sconosciuto.
    Il Manuale per viaggiare con il cuore(01), suggerisce di iniziare un viaggio nei luoghi in cui abitiamo a partire dalla biblioteca comunale, consultando gli innumerevoli libri sulla storia, la cultura, la gastronomia, le piante e i fiori tipici, le tradizioni, l’architettura. La lettura di questi testi è già l’inizio di un viaggio che ci porta a scoperte sorprendenti e che ci faranno vedere sotto una luce nuova la realtà in cui siamo immersi.
    Il viaggio, la scoperta di un luogo, l’incontro dell’altro non sono necessariamente legati a grandi spostamenti. Sono più una dimensione dell’anima, un atteggiamento. Si può cambiare un percorso abituale, prendere un caffè in un bar diverso dal solito, salire su un autobus… e si è in viaggio. Quanti sono i luoghi meravigliosi a pochi chilometri da casa, raggiungibili anche in bicicletta? Magari li abbiamo già attraversati senza trovarci nulla di eccezionale, perché la bellezza si manifesta a chi è predisposto per coglierla e apprezzarla. Ce ne accorgiamo quando siamo innamorati, capaci di percepire la magia presente in ogni momento, persona, cosa e paesaggio. Questa capacità è connaturata all’essere umano, ma occorre liberarla.
    Se riusciremo a “liberare il quotidiano” non avremo più bisogno di evadere e la vacanza tornerà ad essere un’esperienza ricca e profonda. Si potrà partire alla scoperta di luoghi nuovi, capaci di assaporare la particolarità di ogni posto, dai piatti tipici alla cadenza della voce e ai modi di dire. Ad esempio ci si potrà immergere in feste popolari e luoghi sacri scoprendo che gli uni come gli altri hanno attraversato i secoli nascendo ben prima delle attuali religioni, radicati nei riti pagani dedicati alla natura.

     

     

    Ecoturismo

    Negli ultimi anni si è molto diffuso l’ecoturismo, un fenomeno che può assumere molteplici forme, con il comune denominatore di favorire il contatto tra l’essere umano e la natura. Per certi versi sta diventando una moda e quindi pullula di proposte fasulle. Occorre imparare a distinguere un viaggio veramente ecologico e naturale dai tanti specchietti per le allodole.
    Piuttosto diffuso è l’agriturismo che crea accoglienza in contesti di campagna, all’interno di fattorie che servono pasti basati sui propri prodotti.
    Un’altra forma è quella sviluppata da associazioni ambientaliste che utilizzano il turismo come occasione per conoscere le bellezze naturali e imparare a rispettarle, ad esempio nell’ambito di parchi naturali e aree protette. Numerosi sono i campi educativi destinati a gruppi di bambini di diverse fasce di età.
    Una vacanza particolare è far visita ad ecovillaggi e comuni che prevedono l’ospitalità, per conoscere persone che hanno fatto una scelta di vita profonda e scambiare esperienze. Oppure si può decidere di fare la vacanza più ecologica, organizzando un itinerario in bicicletta (vedi prossimo paragrafo).
    E’ possibile fare una scelta solidale anche utilizzando le strutture ricettive classiche, preferendo quelle che mostrano più attenzione agli aspetti ambientali e sociali del territorio. Ad esempio, da alcuni anni Legambiente ha avviato un progetto che identifica e segnala le strutture che rispondono a specifici criteri (http://www.legambienteturismo.it), ma esistono anche altri sistemi di certificazione.

     

     

    Campi di lavoro

    Una vacanza diversa è quella dei campi di lavoro. Si tratta di progetti proposti da associazioni di solidarietà internazionale, ambientali o culturali che permettono di unire una vacanza in Italia o all’estero con l’impegno in una concreta esperienza di servizio volontario e di crescita culturale. Spesso accanto alle attività manuali sono previsti momenti di studio, dibattito ed approfondimento di argomenti strettamente legati al progetto.

     

     

    Turisti su due ruote

    Il cicloturismo non è un’attività riservata ad atleti super allenati. Lo praticano sempre più persone, di tutte le età, magari semplicemente per una breve escursione domenicale, ma anche per lunghe vacanze internazionali, magari integrando la bicicletta con il treno. In seguito alla diffusione del fenomeno sono nate specifiche organizzazioni, itinerari, guide, strutture di accoglienza e attrezzature dedicate.
    La lentezza del viaggio è il principale valore di questa vacanza che permette di godere pienamente dei luoghi che si percorrono e di sentirsi pienamente inseriti nell’ambiente, scoprendo posti e dettagli che in auto sfuggono.
    Alcune associazioni e qualche agenzia di viaggio propongono anche viaggi organizzati.
    Per chi vuole organizzare una vacanza cicloturistica molte informazioni si trovano su internet, a partire dal sito della FIAB (http://www.fiab-onlus.it).
    BOX: Bici+treno+bus
    Diversi treni sono ormai attrezzati per il trasporto delle biciclette, contrassegnati da un apposito simbolo sui tabelloni degli orari.
    Alcune amministrazioni pubbliche hanno iniziato a sperimentare l'abbinamento del trasporto pubblico con la bicicletta. In alcuni casi collegando ai mezzi pubblici appositi carrelli su cui caricare la bicicletta, in altri casi prevedendo alle fermate degli autobus un servizio da cui si può prelevare una bicicletta in prestito.

     

     

    Scambio di case

    Una forma di turismo basata sulla reciprocità non monetaria è quella dello scambio di case. In pratica due famiglie da luoghi diversi si accordano per scambiare le proprie case per le vacanze. Generalmente gli scambi vengono fatti per un periodo che va dalle 2 alle 4 settimane e anche l’auto, spesso, è inclusa nello scambio. In questo modo si possono fare le vacanze senza spendere per l’alloggio.
    Con questo sistema ci si cala molto di più nelle abitudini e nella cultura del luogo entrando nella sua quotidianità invece di vivere la dimensione del turista appartato per il quale è stato costruito un mondo a parte. Si scoprono luoghi che spesso non sono presenti sulle guide turistiche, ma che, non per questo, sono meno affascinanti. Inoltre, vivere in una casa vera è molto più confortevole che vivere in albergo.
    Ormai sono diverse le organizzazioni e le reti a cui ci si può rivolgere. La prima associazione a promuovere questa forma di vacanza, a partire dagli anni Cinquanta, è Intervac (http://www.intervac-online.com) che oggi raccoglie 11.000 iscrizioni ogni anno in 50 diversi paesi.
    Una organizzazione particolare è Servas (http://www.servas.it), inventata da gruppi gandhiani che volevano sperimentare il principio della “porte aperte”. In questo caso non ci si scambia la casa, ma l’ospitalità: chi partecipa alla comunità dichiara il proprio interesse a viaggiare ed essere ospitato, oppure ad ospitare o anche semplicemente ad essere disponibile per dei consigli o per fare da guida sul posto.

     

    Note:


    1. Tecnologie Appropriate - Manuale per viaggiare con il cuore. Macro Edizioni, 1996 (torna su)

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