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    O.g.m. 2 Articoli sulla recente sentenza del Consiglio di Stato

    Un fiume di parole - per il 90 per cento contrarie - è seguito alla sentenza del 29 gennaio del Consiglio di Stato che consente per la prima volta in Italia la semina di una varietà di mais OGM, la "Mon 810" della Monsanto, una delle circa 90 varietà registrate in Europa e già usate in Spagna. Ma ciò che conta sono i fatti.
    6 febbraio 2010 - Antonio Felice e Francesco Ferrante
    Fonte: greenplanet.net e greenreport.it - 02 febbraio 2010

    O.g.m. in Friuli: Qualcuno li ferma?

    di Antonio Felice da greenplanet.net

    Un fiume di parole - per il 90 per cento contrarie - è seguito alla sentenza del 29 gennaio del Consiglio di Stato che consente per la prima volta in Italia la semina di una varietà di mais OGM, la "Mon 810" della Monsanto, una delle circa 90 varietà registrate in Europa e già usate in Spagna. Ma ciò che conta sono i fatti. Il primo: la sentenza del Consiglio di Stato obbliga il Ministero delle Politiche agricole a rilasciare entro 90 giorni l'autorizzazione alla semina. Il secondo: su un appezzamento di meno di tre ettari nel Comune di Vivaro (Pordenone), tutto è pronto e a partire da aprile, sarà realtà la prima coltivazione italiana di mais Ogm.
    "Finalmente sono libero di farlo", ha detto infatti ai giornalisti Silvano Dalla Libera, produttore di mais e vicepresidente di Futuragra, l'associazione di imprenditori agricoli che si batte per l'introduzione delle biotecnologie in agricoltura.
    Sentiamolo:"Il campo di Vivaro verrà seminato a un duplice scopo. Innanzitutto si tratta di far vedere ai cittadini, alle scolaresche, ai consumatori e agli agricoltori - ha spiegato Dalla Libera - cosa sono le piante Ogm. Diversamente da quanto è stato fatto credere fino adesso, sono piante normali, soltanto che sono sane
    e producono un prodotto sano, perchè non hanno bisogno di essere trattate con insetticidi, dannosi per l'uomo e per l'ambiente, come il mais tradizionale. Il campo sarà inoltre seguito da scienziati che fanno parte del nostro comitato scientifico - ha aggiunto l'imprenditore - in maniera tale che alla fine si possano fare tutte le analisi possibili e immaginabili e dare dei risultati certi alla pubblica opinione e ai consumatori".

    Cinquecento aderenti all'Associazione agricoltori federati di Pordenone - a quanto si è saputo dal presidente, Giorgio Fidenato - si sono detti già pronti a seminare, a loro volta, mais Ogm. Dietro, come si sa, c'è anche tutta la Confagricoltura. La piccola breccia friulana può essere il varco di un'onda travolgente.
    Sul mais Mon 810, l'unico prodotto transgenico autorizzato per la coltivazione in Europa, i Vas (Verdi ambiente e società) affermano: "La sua pericolosità per l'ambiente e per l'uomo non è più un mistero per nessuno e ben sei Paesi dell'UE, Francia, Austria, Ungheria, Germania, Grecia e Lussemburgo lo hanno bandito dal proprio territorio invocando la clausola di salvaguardia".

    Qualcuno chiuderà la breccia friulana prima che si apra?
    L'ex ministro dell'agricoltura Gianni Alemanno e l'attuale ministro Luca Zaia, assicurano che il caso non è affatto chiuso e i pro-ogm non l'avranno vinta così facilmente. Ci credete?
    Questo è il momento, per chi può, di rimboccarsi le maniche e prendere iniziative serie con decisione. Questo è il momento, per chi ha speso fiumi di parole contro gli OGM, i "killer della biodiversità", di dimostrare con i fatti la propria coerenza. Tutti si debbono chiedere, seriamente, che Italia agricola vogliono, adesso e per il futuro perché, è chiaro, che con gli ogm nulla più sarà come prima, né per il convenzionale né - tantomeno - per il biologico.

     

    Ogm, Ferrante: «Invito Consiglio di Stato è un procedimento pericoloso»

    di Francesco Ferrante (Senatore PD) da greenreport.it

    GROSSETO. Una recente sentenza del Consiglio di Stato, cui aveva ricorso un agricoltore interessato a coltivare prodotti ogm, impone al ministero dell'Agricoltura di procedere all'autorizzazione di questo genere di coltivazioni senza attendere le decisioni delle Regioni, che sono chiamate, con proprie leggi, a regolare la coesistenza, tra coltivazioni tradizionali e quelle transgeniche.  Una decisione non facile tanto che il testo sulle linee guida cui le regioni avrebbero dovuto fare riferimento e che doveva andare in conferenza stato regioni il 28 gennaio è stato respinto ancora prima di arrivarci.

    Una sentenza quella emessa dal Consiglio di Stato che va a forzare quindi su decisioni che dovrebbero essere prese da parte delle regioni e che ha suscitato ampi malumori. «Non si capisce, francamente, il motivo per cui si debbano introdurre coltivazioni ogm in Italia a prescindere dalle regioni e dall'assunzione di regole certe a tutela del prezioso e ineguagliabile patrimonio agroalimentare di qualità che ci distingue nel mondo» ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, che ha ribadito che «l'assenza dei piani di coesistenza dovrebbe impedire qualsiasi passo in tal senso al fine di tutelare le coltivazioni biologiche, le produzioni tipiche di qualità e l'insieme della biodiversità».

    Sconcerto anche da parte di FederBio in rappresentanza delle 34 organizzazioni associate, la quasi totalità del settore biologico, sia a livello nazionale che regionale, e del 40% dei produttori Bio italiani.

    «L'introduzione della coltivazione degli ogm in Italia, in assenza di piani adeguati di protezione per le coltivazioni biologiche, mette a grave repentaglio la stessa possibilità di poter continuare a produrre in modo biologico - scrive l'associazione - in quanto la facile contaminazione che può determinarsi sia per la fecondazione incrociata tra colture biologiche ed ogm che per l'inevitabile contaminazione delle filiere comporterebbe la non possibilità di produrre e vendere prodotti biologici esenti da ogm, come la legislazione comunitaria richiede».

    La sentenza del consiglio di Stato potrebbe innescare inoltre un processo disomogeneo sul territorio nazionale, secondo il senatore Pd Francesco Ferrante (Nella foto), che per cercare di arginare il problema, che questa decisione potrebbe generare, ha presentato un emendamento all'interno del decreto mille proroghe in discussione al senato per la conversione in legge. 

    «L'agricoltura italiana, come dichiarato dallo stesso ministro Zaia  non ha bisogno degli ogm. quindi, l'invito rivolto dal Consiglio di Stato a concludere il procedimento di istruzione e autorizzazione alla coltivazione di mais geneticamente modificato già autorizzato a livello Ue senza attendere la decisione delle regioni è un procedimento pericoloso, che rischia di portare alla composizione di un quadro disorganizzato in un ambito, quello della sicurezza alimentare, che ha invece bisogno della massima omogeneità e trasparenza.- ha dichiarato Ferrante- Sul tema occorre infatti una larga partecipazione, che veda coinvolte le associazioni ambientaliste, dei consumatori e degli agricoltori, per discutere in maniera seria e non dogmatica dei pericoli degli Ogm e dell'uso che potrebbe esserne fatto in un Paese come il nostro dove è la tipicità del prodotto, e non la produzione massiccia, ad essere il carattere distintivo».

    Nell'emendamento (inserito all'articolo 8 bis, sulla proroga di termini in materia di agricoltura)

    si prevede di sospendere le sperimentazioni in campo aperto e l'avvio delle coltivazioni di organismi geneticamente modificati su tutto il territorio nazionale, fino a quando le regioni non abbiamo adottato i piani di coesistenza, con l' obiettivo di completare il quadro normativo regionale che consenta l'attuazione delle misure necessarie per garantire l'effettiva coesistenza tra le diverse forme di colture che attualmente possono essere praticate.

    «La soluzione del problema posto dal Consiglio di stato è a portata di mano- sottolinea Ferrante- basta esplicitare la volontà del Parlamento facendo approvare l'emendamento. In caso contrario significherebbe che le parole del  ministro Zaia non rappresentano la volontà del Governo di cui fa parte».

    Un invito allo stesso ministro Zaia e a tutto il governo a sostenere l'emendamento di Ferrante nel decreto mille proroghe è stato fatto anche da Legambiente «al fine di salvaguardare la peculiarità italiana e difendendola dalle lunghe mani delle multinazionali del Biotech». Oltre a rispettare quella che è ormai la volontà della popolazione che come evidenziano i recenti dati diffusi  dalla Coldiretti  è per il 72% contraria agli ogm.

     

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