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    La povertà nell'Unione Europea

    L'Europa, il vecchio continente che in Africa, in America Latina e in Asia ha colonizzato estesi territori, da cui ha estratto ricchezze che hanno consentito lo sviluppo dei suoi Paesi e delle sue società, si presenta nei censimenti di questo XXI secolo con oltre 80 milioni di abitanti poveri.
    13 febbraio 2010 - Hedelberto López Blanch
    Fonte: dalla newsletter di Attac

    L'Europa, il vecchio continente che in Africa, in America Latina e in Asia ha colonizzato estesi territori, da cui ha estratto ricchezze che hanno consentito lo sviluppo dei suoi Paesi e delle sue società, si presenta nei censimenti di questo XXI secolo con oltre 80 milioni di abitanti poveri.

    Come segnalano alcuni analisti a proposito di un nuovo progetto che sembra più propagandistico che effettivo, l'Unione Europea (UE) ha informato che il 2010 sarà l'anno della lotta contro la povertà e l'esclusione sociale, lotta che è iniziata con un'azione pubblica a Madrid il 21 gennaio scorso.

    Esiste una grande affinità con i mai raggiunti Obiettivi del Millennio concordati dall'Organizzazione delle Nazioni Unite nell'anno 2000, in cui i membri, fra le altre azioni, venivano sollecitati a diminuire la povertà, c'è anche somiglianza con le proposte fatte 10 anni fa dalla stessa UE che prese l'impegno di ridurre questo flagello entro il 2010. La realtà è che fino al 17% della popolazione dell'Unione vive senza risorse base, compresi 19 milioni di bambini.

    L'UE è composta da 27 nazioni con una popolazione che si aggira sui 500 milioni di persone e un Paese su sei soffre la povertà.

    Per Jacques Diouf, direttore generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Agricoltura e l'Alimentazione (FAO), le politiche neoliberiste e di esclusione sociale hanno fatto sì che in queste ricche nazioni un'immensa quantità di abitanti si trovi senza protezione e abbandonata.

    Diouf allega altri dati, ancora più preoccupanti di quelli ufficiali emessi dall'ufficio di statistica dell'UE, Eurostat, indicando che nei 27 Paesi la povertà, stimata sulla base di redditi inferiori ai 2 dollari al giorno, colpisce il 21% della popolazione, mentre il 5% soffre a causa dell'insicurezza alimentare.

    Tra i fattori che hanno contribuito all'aumento della povertà negli ultimi quindici anni, compaiono l'eliminazione dei sistemi di pianificazione centralizzata e il passaggio all'economia neoliberista, la diminuzione dei programmi sociali a beneficio delle privatizzazioni, la diminuzione della produzione agroalimentare e la disoccupazione.

    La stessa Eurostat, in un recente rapporto, ha segnalato che questa percentuale della popolazione europea vive male o sopravvive all'ombra dell'immagine "idilliaca" che le autorità comunitarie proiettano verso l'esterno.

    In diversi Paesi si concentra un maggior numero di persone che sopravvivono con quantità di denaro irrisorie. Audrey Gueudet, della Rete Europea Anti Povertà (EAPN), ha spiegato che in Romania gran parte della popolazione sopravvive con meno di 2 euro al giorno, mentre in Bulgaria, Lituania e Lettonia lo fa con meno di 4 euro, che non sono sufficienti per pagare gli alti costi delle case, né i servizi per la fornitura d'acqua e riscaldamento e l'alimentazione.

    Dati del 2008, gli ultimi a disposizione dell'Unione che non recepissero ancora gli effetti nocivi della già prolungata crisi economica mondiale, stimavano che in Spagna la percentuale fosse del 2%, in Grecia del 21% e in Lettonia del 23%.

    Nella misura di questo indice, risultano anche abissali le differenze tra i vari Paesi, poiché la soglia della povertà in Romania coincide con la somma di 558 euro, mentre in Lussemburgo è di 17.887 euro.

    Ovviamente, la povertà nell'UE non equivale a quella esistente in altri Paesi in via di sviluppo, che per secoli sono stati saccheggiati, prima da regimi coloniali e poi dalle misure neoliberiste e di privatizzazione imposte loro dalle nazioni ricche e dagli organismi finanziari internazionali come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale (BM).

    Tuttavia, queste popolazioni europee emarginate non partecipano alla vita economica, sociale e culturale della società e pensano soltanto al modo di sbarcare giornalmente il lunario per nutrire le proprie famiglie.

    I gruppi sociali più minacciati dalla povertà sono i disoccupati, i genitori single (specialmente le donne), gli anziani, gli immigranti e le minoranze etniche.

    Gli immigranti, la cui mano d'opera è fondamentale in questi Paesi per le attività agricole e per i servizi, devono affrontare numerose barriere al momento d'integrarsi in un Paese, soprattutto in 5 settori: impiego, alloggio, salute, educazione e partecipazione alla vita pubblica.

    Essi soffrono di ogni tipo di discriminazione: fra le altre limitazioni non possono accedere a numerosi posti di lavoro presso le imprese, il loro salario è minore rispetto a quello di un cittadino nato sul territorio, non hanno diritto alla sicurezza sociale, devono vivere in determinate case e zone.

    L'Organizzazione Non Governamentale "Caritas Europa" alla fine del 2009 ha pubblicato uno studio su questa situazione, citando la Spagna come esempio di certe pratiche crudeli, tipo quella di "affittare stanze e divani per 8 ore, tre volte al giorno, a immigranti provenienti dal Sudamerica e dal Centroamerica". Aggiunge che, in Belgio, molte case dichiarate inabitabili vengono affittate a chi è privo di documenti con i conseguenti pericoli che l'azione comporta.

    Un altro problema che incide sulla povertà sono gli elevati indici di disoccupazione che riguardano circa il 20% della popolazione economicamente attiva di tutta l'Unione, a cui sono potuti sfuggire soltanto alcuni Paesi come l'Olanda e il Lussemburgo.

    Quando in questo XXI si parlerà di povertà e di disuguaglianze non si dovrà guardare soltanto alle regioni del Sud, ma anche a quelle del Nord, come sta succedendo nel vecchio continente europeo.

     

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