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    Beni comuni

    30 settembre 2006 - Michele Altomeni
    Fonte: Comportamenti Solidali

    Il quinto elemento: l’essere umano

    Nei primi quattro capitoli ci siamo occupati degli elementi naturali e di come l’essere umano abbia rotto alcuni importanti equilibri, mettendo a rischio la vita sul pianeta. L’uomo è causa del problema, ma è anche vittima delle sue stesse azioni. Così come le responsabilità non possono essere attribuite ugualmente a tutti i popoli e a tutte le categorie umane, allo stesso modo anche le conseguenze sono pagate in maniera diversa e accade spesso che siano proprio i meno responsabili dello squilibrio a pagarne maggiormente il prezzo.

    La nascita dell’individuo e dell’economia liberale

    Ogni essere umano è il frutto delle sue relazioni e della società in cui è inserito, da cui apprende linguaggio, valori e conoscenza. Solo nel Seicento l’uomo occidentale ha “inventato” l’individuo, cioè l’idea dell’essere umano come entità separata dal contesto. Nel tempo questa idea è stata esasperata, fino a schiacciare quella di collettività e comunità. D’altra parte, chi si è opposto a questa idea ha fatto spesso l’errore contrario, dimenticando che, pur essendo frutto di relazioni, ogni essere umano ha anche una sua soggettività, essa stessa maturata nella vita sociale.
    Sul concetto di individuo si è affermata l’idea della proprietà privata che ha soppiantato quella di bene comune. I valori e le norme sociali sono stati sostituiti dal contratto e dalle leggi e la comunità si è trasformata in mercato; è nata l’economia moderna liberale per cui violare la proprietà equivale a violare la libertà di una persona; ogni bene o servizio si è trasformato in merce, e la merce può passare da un individuo all’altro attraverso lo scambio economico; la condivisione e il dono sono state relegate a stravaganze marginali e tutto ciò che non produce ricchezza (il lavoro domestico, la cura dei cari, l’amicizia e così via) è privo di ogni interesse per la nuova scienza economica.
    Questa mutazione ha profondamente modificato anche il linguaggio: vocaboli ricchi di significato sono stati trasformati in termini economici con un senso molto diverso da quello originale, come valore, scambio, bene, interesse. Quando un’idea si impossessa del linguaggio significa che ha conquistato le coscienze, infatti la nostra società è stata profondamente trasformata dal pensiero economico, tanto che l’economia non è più una delle dimensioni umane, ma è la sola che abbia piena dignità.
    Da bambini impariamo il senso del denaro e della proprietà e ci viene insegnato che il luogo in cui si soddisfano i bisogni è il mercato, dove si trova tutto. Al mercato si accede con la moneta che a sua volta va procurata sul mercato vendendo il proprio lavoro. Siamo del tutto permeati da questo pensiero e solo se riusciremo a sfuggire a pesanti condizionamenti culturali potremo restituire un senso più umano dell’esistenza.
    Le relazioni che, come abbiamo detto, sono ciò che ci plasma, nella nostra società sono state stravolte. Mercato e istituzioni condizionano i rapporti umani svuotandoli di contenuto, relegandoli in tempi e spazi sempre più marginali. Le persone sono parte del meccanismo economico: lavoratori, consumatori, utenti, materie prime. In ultima analisi, merce.

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