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    3 ottobre 2006 - Michele Altomeni
    Fonte: Comportamenti Solidali

    Il prezzo del trasporto

    La spesa per i trasporti è al terzo posto tra i consumi delle famiglie, copre il 10,3% del totale, circa 215 miliardi di euro, in gran parte spesi per il trasporto privato (85,8%).
    Quando acquistiamo un'automobile ci informiamo sul prezzo e facciamo il calcolo delle rate che dovremo pagare nei mesi successivi e dei sacrifici che saranno necessari. Però trascuriamo spesso una fetta di costi altrettanto consistenti: dal carburante all'assicurazione, dal bollo alla manutenzione. In media si tratta di un fardello di altri 4.000 euro all'anno. E questi sono solo i costi palesi a cui vanno aggiunti i cosiddetti “costi occulti”. Si stima che un'automobile, in 14 anni di vita, costi alla collettività 20.000 euro. Il totale di questi costi sociali in Italia è di circa 60 miliardi di euro, a cui possiamo aggiungere quasi 9 miliardi di euro relativi a moto e motorini e 40 miliardi per il trasporto merci. Sono costi sostenuti dalla collettività, o fardelli che graveranno sulle generazioni future.
    Tutti noi paghiamo, attraverso il fisco, costi come l'asfaltatura delle strade, anche se l'utilizzo, e quindi l'usura, è molto diversa tra chi passa ore e ore sull'automobile e chi invece si sforza di usare i mezzi pubblici e la bicicletta. Un altro costo indiretto lo pagano i proprietari di case, si calcola infatti che la qualità ambientale, soprattutto rumorosità e inquinamento da traffico, può incidere sul valore degli immobili fino al 25%. L'Unione Europa calcola che i costi "esterni" del sistema dei trasporti (congestione, sinistri, inquinamento atmosferico e acustico) ammontano al 4% del PIL continentale.
    I sostenitori del trasporto privato ribattono che attraverso il bollo dell’auto e le tasse sulla benzina gli automobilisti compensano lo stato per gli effetti negativi. Ammesso, e non concesso, che l’idea di monetizzare danni di questo tipo sia corretto, questa affermazione è comunque smentita dai dati del Conto Nazionale Trasporti: nel 2000 sono entrate nelle casse dello stato circa 35 milioni di euro tra tributi sul consumo di carburanti e tributi sul trasporto stradale. Questa cifra ammonta a circa il 50% dei costi occulti generati dall’utilizzo dell’auto. Tra l’altro queste cifre non sono utilizzate per iniziative che potrebbero risarcire o compensare chi subisce i costi esterni.
    BOX: Petrolio e auto
    Nel capitolo dedicato al fuoco abbiamo trattato i problemi collegati al petrolio. Qui è sufficiente ricordare che la filiera del petrolio incrocia quella dell’auto in almeno cinque punti: fornisce energia agli impianti in cui vengono costruite le auto e le loro componenti; è materia prima per la produzione di pneumatici; è materia prima per la produzione delle plastiche che sempre più compongono l’automobile; rifornisce di carburanti e lubrificanti la rete mondiale dei distributori; è alla base della produzione del bitume, legante base dell’asfalto stradale.

    Il costo umano

    Un altro aspetto che dovrebbe indurci a riflettere un po' di più sul modo in cui ci muoviamo è la mole di incidenti che avviene sulle nostre strade con il loro portato di morti, feriti ed invalidi. Si calcola che in Italia una famiglia su 10 abbia avuto un morto o un ferito sulla strada. Tra il 1990 e il 1999 gli incidenti stradali hanno causato 72.000 decessi e 2,4 milioni di feriti. In media 160.000 incidenti all'anno; 18 morti e 1000 feriti al giorno. La maggior parte di questi sinistri, il 75%, avviene sulle strade urbane, con il 71% dei feriti e il 41% dei morti. Nel 50% dei casi sono coinvolti pedoni, biciclette e motocicli. Anche se negli ultimi anni il numero di morti per incidenti stradali si è leggermente ridotto grazie soprattutto ai miglioramenti tecnologici sulle auto e a una maggiore efficienza dei soccorsi, i dati restano spaventosi. Dati che, tra l'altro, sono sottostimati, perché i criteri di rilevazione tengono conto unicamente dei decessi avvenuti entro trenta giorni dall’incidente e molti incidenti senza feriti gravi non vengono nemmeno denunciati.

















    Morti e feriti in incidenti stradali - dati 1999
    Tipo di stradaIncidentiMortiFeriti
    Fonte: Amici della Terra su dati INSTAT
    Autostrade14.14774224.885
    Strade statali19.6901.46466.678
    Strade provinciali13.930995
    Strade comunali extraurbane7.793397
    Strade urbane163.4722.544225.135
    Totale219.0326.142316.698

    In Europa i morti per incidenti stradali sono circa 50.000 all'anno, e nel mondo quasi mezzo milione.
    L'80% degli incidenti è provocato da un comportamento non corretto del conducente: errata condotta di guida o inadatte condizioni psicofisiche. Un inchiesta dell'ACI del 1998 ha rilevato che gran parte di automobilisti e motociclisti non rispetta i limiti di velocità.
    Negli incidenti tra auto e bici in Italia la responsabilità è degli automobilisti nel 79,3% dei casi, mentre è del 76,1% in Germania e del 55% in Francia.












    Responsabilità degli incidenti nel 1999
    AutovettureMotocicli e ciclomotoriBus e pullmanVeicoli merci
    Fonte: Amici della Terra
    Incidenti provocati (totale 219.032)160.68141.3871.96814.996

    Velocità, tempo e spazio

    La velocità è un valore sacro della nostra società. E’ su questa utopia che fa leva la promozione e la diffusione dell'automobile, spacciato come mezzo veloce, capace di portare ovunque in breve tempo. L'illusione della velocità spinge molte persone ad utilizzare l'auto in città nonostante numerose prove dimostrino la lentezza del mezzo per questo tipo di spostamenti. Molto spesso, per spostarsi in città trafficate, la bicicletta e il metrò sono mezzi molto più veloci, tanto più se si considera la difficoltà a trovare un parcheggio. Per raggiungere una grande città da fuori il treno è molto più pratico dell’auto; del resto, il tempo che si guadagna percorrendo una strada ad alta velocità, lo si perdo ogni volta che la si incrocia.
    La velocità di percorrenza media è diminuita del 10% negli ultimi 20 anni (19Km/h), tanto che si stima che a Roma tutte le riduzioni di orario ottenute con 30 anni di battaglie sindacali siano state assorbite dal maggior tempo necessario agli spostamenti da casa al lavoro.
    Un italiano passa in media 7 anni della sua vita nel traffico, per un totale nazionale di 3 miliardi di ore. Sommando questo dato alle ore di lavoro necessarie per acquistarla, pagare il carburante e le spese, si ricava che l'automobilista dedica alla sua auto circa 1200 ore all’anno per una percorrenza media di 10.000 km. Ciò significa che è necessaria un ora di tempo per percorrere 8 km, più o meno la velocità percorsa dalla popolazioni che si spostano a piedi, che però hanno il vantaggio di non dover seguire i tracciati obbligati dell’asfalto.
    Una ricerca dell'ISFORT (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti) ha calcolato che nel 2000 il tempo giornaliero pro-capite dedicato alla mobilità in Italia è stato mediamente di 56,7 minuti. Se si considerano solo le città con più di 20.000 abitanti il dato sale a 58,5, praticamente più del tempo dedicato ai pasti. A livello europeo, il tempo produttivo perso dentro l'auto ammonterebbe a circa il 2% del PIL.
    Il cittadino solidale dovrebbe considerare che l'auto non fa perdere tempo solo a chi la guida, ma anche a tutti gli altri.


    Oltre una velocità critica nessuno può risparmiare tempo senza costringere un altro a perderlo. Colui che pretende un posto in un veicolo più veloce insiste sul fatto che il suo tempo vale di più di quello di un passeggero su un treno più lento. (…) Questo impossessarsi del tempo danneggia chi viene lasciato indietro, e poiché si tratta della maggioranza, nasce una questione etica di natura più vasta di quella riguardante la dialisi renale o il trapianto degli organi (01)

    Quando un amministratore promette di aumentare la velocità del trasporto automobilistico in realtà sta mentendo perché c'è un’incompatibilità tra la velocità di circolazione e la capacità delle strade. Quando aumenta la velocità serve anche maggiore distanza tra un'auto e l'altra.

    BOX: Ingombro statico e dinamico
    Un veicolo in movimento occupa più spazio di uno fermo! Occorre distinguere l’ingombro statico da quello dinamico: al crescere della velocità cresce l’ingombro perché occorre una maggiore distanza di sicurezza per la frenata. Con l'aumento della velocità di scorrimento diventa anche più difficile attraversare la strada o immettersi.














    Ingombro statico di alcuni veicoli
    Mezzomq occupati per persona trasportata
    Automobile: con occupazione media di 1,5 persone/vettura, per 15 persone occorrono 10 veicoli ciascuno occupante un’area di parcheggio di 3,5X4,3 = 15mq
    Autobus: un autobus da 60 posti, riempito per metà, alloggia 30 persone e occupa m 7,5X2,5 = 40mq
    Bici: 10 bici affiancate in una schiera di appoggi, con una distanza di 50 cm tra esse, occupano un area di 5X2 = 10mq
    Fonte: Amica bicicletta - Gianni Catania. Ediz. Gruppo Abele
    Automobile10
    Autobus1,3
    Bicicletta1
















    Ingombro dinamico
    MezzoIngombro dinamico mqPersone che possono transitare in un'ora in una corsia
    Fonte: Amica bicicletta - Gianni Catania. Ediz. Gruppo Abele
    Automobile1603.250
    Autobus17045.000
    Bicicletta4,410.000
    Pedoni1,36.300

    La politica sembra incapace di dare una risposta seria al problema del traffico: più crescono gli ingorghi più si costruiscono strada, più aumentano le strade più crescono gli ingorghi. La nostra società ha ampiamente superato la soglia della “controproduttività”
    In Italia abbiamo una rete stradale di 309.910 km di cui 51.769 di autostrada. La rete ferroviaria è di appena 16.066 km. La continua espansione dell'asfalto nelle città erode marciapiedi ed aree verdi trasformando spazi sociali in aree invivibili. Tra il 1990 e il 1998 oltre 30.000 ettari di suolo sono andati persi per la costruzione di autostrade in Europa, circa 10 ettari al giorno. A questi si deve aggiungere il suolo divorato dalle strutture di servizio come parcheggi, strade secondarie, benzinai.
    Una vettura ha mediamente bisogno di 30 mq nel luogo di residenza, 30 nelle vicinanze della destinazione, una media di 60 metri di superficie stradale e di circa 20 mq supplementari per essere venduta, riparata e mantenuta in buono stato. Quindi ogni automobilista richiede una superficie di suolo equivalente a quella di un appartamento per 4 persone. (02)
    Anche sul piano dell'occupazione dello spazio i mezzi collettivi sono decisamente preferibili alle automobili: la capacità di trasporto di un treno equivale a quella di 10 autobus e di 300 automobili. Per una ferrovia a doppio binario servono 14 metri di larghezza, mentre per un’autostrada ne occorrono 38: chilometri e chilometri quadrati sottratti al bosco e all’agricoltura. Nello spazio richiesto da un'autovettura ci stanno ben 10 biciclette.
    La situazione è ulteriormente peggiorata dall'inciviltà di certi automobilisti. Ad esempio quelli che parcheggiano sul marciapiede, sulle strisce pedonali o in doppia o tripla fila: un parcheggio in doppia fila diventa un ostacolo per altre auto, rallentandole la circolazione; le auto sui marciapiedi, oltre a complicare la vita ai pedoni, spesso impediscono totalmente il passaggio a carrozzine con bambini e carrozzelle per handicappati.
    Il fattore spazio è ampiamente sottovalutato quanto si parla di trasporto, eppure non è difficile immaginare quanto spazio sarebbe a disposizione delle persone nelle nostre città, se non fosse occupate da migliaia di automobili in transito o in sosta. A ciò si collega una grave conseguenza che la diffusione dell'auto ha prodotto sulla vita sociale: la distruzione degli spazi pubblici come luoghi d’incontro tra persone diverse. Marciapiedi, isole pedonali e piazze permettono l’attraversamento pedonale ma anche l’incontro umano. Oggi le auto hanno invaso tutti gli spazi possibili e le città e le strade sono percorribili solo dentro scatole di latta. L’affermazione dell’auto ha comportato l’imposizione di un sistema di mobilità che favorisce l’isolamento: si vive chiusi in macchina, chiusi in casa o negli uffici.

    Box: Se la Cina…
    Se la Cina, un giorno, raggiungesse i livelli occidentali di diffusione della automobili, vale a dire una ogni due persone, avrebbe un parco macchine di 640 milioni di veicoli, a fronte dei soli 13 milioni di oggi. Ipotizzando 0,02 ettari di terreno asfaltato per veicolo, con 640 milioni di auto, la Cina avrebbe bisogno di quasi 13 milioni di ettari di terreno, che andrebbero sottratti all'agricoltura. Ciò significa che non c'è terreno sufficiente a soddisfare contemporaneamente il sistema di trasporto su automobile e sfamare la popolazione.

    Motorini

    La congestione delle città ha incentivato la diffusione dei motorini, mezzi più pratici per circolare nel traffico e per trovare parcheggio. Eppure anche i motorini hanno diverse controindicazioni, a partire dal fatto che il loro enorme numero li rende ormai pienamente partecipi della congestione urbana e dell'inquinamento, sia acustico che atmosferico. In Italia i ciclomotori circolanti sarebbero circa 4 milioni, facendone il paese con la più alta densità di motoveicoli in rapporto alla rete stradale (106 veicoli/km).
    Nel 1997 i ciclomotori hanno contribuito in ambiente urbano per il 7% alle emissioni di CO2, per il 21% alle emissioni di composti organici volatili non metanici e per il 22% alle emissioni di benzene.
    Un sistema per coniugare la comodità del motorino con un minore impatto ambientale è la scelta del motore elettrico. Oltre a non emettere inquinanti lungo la strada è anche più silenzioso. Non consuma energia al semaforo, diversamente dal motore a scoppio, e non richiede un preriscaldamento nella stagione fredda. Inoltre ha una durata maggiore di un motorino convenzionale. Rispetto ai consumi un motorino elettrico in ricarica assorbe più o meno un quinto di una lavastoviglie per un lavaggio, e la ricarica può essere fatta di notte, quando la richiesta di energia è minore.
    Una controindicazione sta nello smaltimento delle batterie che devono essere consegnate ad un recuperatore affidabile. Ma soprattutto bisogna tenere presente che l'elettricità viene in gran parte prodotta con combustibili fossili, e quindi, se anche il motorino non inquina sulla strada, produce emissioni e consumi presso la centrale elettrica. L'ideale sarebbe l'installazione di tettoie fotovoltaiche dove poter lasciare i motorini in ricarica.
    Non tutte queste considerazioni valgono anche per l'auto elettrica i cui vantaggi sono minori.
    Una soluzione meno costosa del motorino elettrico e più flessibile è rappresentata dalle biciclette elettriche a pedalata assistita. In pratica funzionano come normali biciclette con i pedali, ma un motorino elettrico “assiste” il ciclista riducendone la fatica, soprattutto nei tratti in salita. Con questa soluzione si risparmia anche sul bollo, l'assicurazione, il casco ed il patentino. Non inquina sulla strada e non fa rumore, le batterie hanno un'autonomia di circa 60 km in pianura e la metà su tratti misti. Senza comprare tutta la bici nuova è possibile applicare motorini elettrici alla bici che si ha già.

    Trasporto aereo

    Nonostante periodiche crisi e fallimenti il trasporto aereo si diffonde sempre più. I costi negli ultimi anni si sono sensibilmente ridotti e sempre più persone privilegiano l'aereo anche su distanze che potrebbero essere coperte da un treno in tempi ragionevoli.
    Purtroppo il trasporto aereo è molto dannoso: da solo è responsabile dell'emissione del 3,5% dei gas serra, percentuale destinata a crescere. In Europa il traffico aereo causa il 12% delle missioni di CO2 dovute ai trasporti. In un viaggio dall'Italia all'India si bruciano dai 20.000 ai 120.000 litri di cherosene. A questo si aggiunga che la richiesta di voli aerei moltiplica a terra gli aeroporti che consumano superfici enormi e producono alti livelli di inquinamento acustico. Se, nonostante tutto, il prezzo dei voli aerei continua a scendere lo si deve al fatto che gran parte dei costi sociali viene scaricato sulla collettività attraverso numerosi sgravi fiscali e sovvenzioni. Solo in Italia superano i 400 milioni di euro all'anno.
    In cielo non aumenta solo il traffico di passeggeri, ma anche quello di merci, anche se il trasporto via mare avrebbe un impatto ecologico 11 volte inferiore.

    Trasporto merci

    Il consumatore solidale sa di dover fare attenzione non solo ai suoi movimenti personali, ma anche a quelli dei beni che consuma. Sulle strade italiane vengono trasportati ogni anno 130 milioni di tonnellate di merci, cioè il 78% dei beni circolanti. Solo il 15% viaggia su rotaia. In Francia e Germania le cifre sono ben diverse: 57% su gomma e 24% su rotaia.
    Un camion usura le strade più di altri mezzi e provoca vibrazioni dannose per monumenti ed edifici. A ciò va aggiunto l'aumento dei rischi: uno studio in Gran Bretagna ha rilevato che il 40% dei morti in incidenti erano persone scontrate con un camion.
    Sarebbe opportuno scegliere sempre prodotti realizzati nei pressi del luogo di vendita e privilegiare imprese che si affidano ai trasporti su rotaia o via mare. Verso queste soluzioni bisognerebbe spingere anche sul piano politico, ad esempio contabilizzando e facendo pagare alle imprese i costi sociali del trasporto su gomma. Sempre sul piano politico bisogne chiedere alle amministrazioni di ridurre al minimo la circolazione dei TIR creando un sistema di piccole piattaforme ai margini delle città dove far arrivare e poi prelevare le merci con flussi organizzati con mezzi più ridotti.

    Note:


    1. Ivan Illich – La convivialità. Mondadori, 1974 (torna su)


    2. Dati tratti da Jean Robert – Tempo rubato. Red, 1992 (torna su)

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