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    Il mio paese

    Da una poesia di Rabindranath Tagore a versi desolati sul nostro paese, fino a un volo verso l'unità e la speranza
    27 aprile 2010 - Viviana Vivarelli
    Fonte: Newsletter Viviana Vivarelli

    Il mio paese

    Rabindranath Tagore

     

    Dove la mente non conosce paura 
    e la testa è tenuta ben alta; 
    Dove il sapere è libero; 
    Dove il mondo non è stato frammentato 
    entro anguste mura domestiche; 
    Dove le parole sgorgano 
    dal profondo della verità; 
    Dove lo sforzo incessante tende le braccia 
    verso la perfezione; 
    Dove il limpido fiume della ragione 
    non ha smarrito la via 
    nell'arida sabbia del deserto 
    delle morte abitudini; 
    Dove Tu guidi innanzi la ragione 
    verso pensieri e azioni sempre più ampi; 
    in quel cielo di libertà, Padre, 
    fa che il mio paese si desti. 

    25 aprile 2010

    Viviana Vivarelli

     

    Aspirando alla libertà

    davanti alla morte del mio paese

    alla fine degli uomini e degli dei

    dei valori e degli ideali

    nel pianto di una generazione perduta

    nelle secche dell'inganno

    e in un incubo di potere,

    io oggi te commemoro

    Patria mia negletta,

    Patria uccisa ogni notte

    nelle trame dei potenti

    e nelle falsità dei deboli,

    deboli di cuore, di mente,

    di prospettive, di sogni...

    di speranza, di ideali,

    di valori, di progetti

    deboli di umanità

    incapaci di vedere e di sentire

    popolo che non è più un popolo

    fatto di uomini franti

    divisi dentro e fuori

    popolo che non è più niente

    nello spezzettamento degli interessi

    negli egoismi condivisi

    nelle bestialità perpetrate

    negli odi lancinanti

    popolo perso, ingannato, che si inganna

    nella palude dell'egoismo

    rinserrato in case fortezze

    in palazzi prigioni

    in comuni lager

    popolo che ha perso fuori

    la sembiante umanitaria

    popolo che ha perso dentro

    il valore della sua anima

     

    perché quando l'uomo

    rompe i legami

    che ha con gli altri e con Dio

    qualcosa si spezza dentro

    e lo aliena da se stesso

    non si rompe solo un paese

    si spacca l'essere umano

    e allora brancola nel buio

    come un vampiro senza pace.

     

    La tenia

    Viviana Vivarelli

     

    L'Italia è malata

    ma non ci sono medici

    e non si può chiamare il prete

    dagli psicologi ci guardi Iddio

    e non abbiamo stregoni

    Non si vedono medicine

    sul suo capezzale

    e nemmeno elisir di lunga vita

    L'Italia sta male

    l'Italia agonizza

    ma i parenti la ucciderebbero

    e i vicini la perderebbero

    gli amici sono nemici

    i serpenti tramano nell'ombra

    e anche gli animali di casa

    le si rivoltano contro

    L'Italia è sola

    spezzettata

    divisa

    dilaniata in lotte intestine

    dissanguata

    stanca

    E' piena di parassiti

    ha tre tumori in testa

    la pancia piena di vermi

    che mangiano a tutto spiano

    la spina dorsale è debole

    e ora tentano di spezzarla del tutto

    braccia e gambe si dissociano

    le cadono i capelli

    al posto dei globuli rossi

    è piena di globuli neri

    che crescono a tempi impressionanti

    per fagocitare ogni potere.

     

    L'Italia non è più uno stivale

    è un'enorme tenia

    che divora se stessa.

    ..

    Viviana

     

    Il mio paese è il mondo. Il mio corpo l'umanità. Il mio cielo Dio.

    Ma prima di essere mondo, io sono famiglia, amici, vicinato, villaggio, città, regione, nazione, continente.  Una scala di cui io sono o ogni gradino o niente. Prima di essere mondo, io sono ‘prossimità', in una fede che dice di amare il prossimo come me stesso, in un ideale che vuole che veda l'altro in quanto ‘è' me stesso, in un mondo di valori dove nessuno si realizza senza la realizzazione di tutti. Prossimità vuol dire ascolto e aiuto. Vuol dire compresenza e coesistenza. Prossimità è empatia e partecipazione. L'uomo che perde questa capacità decade nella scala umana. Prossimità vuol dire essere l'uomo che mi sta davanti. E capire che non posso evolvere senza di lui.

     

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