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    Un libro americano racconta le contraddizioni del biologico industriale

    Un interessante riflessione sul consumo di prodotti biologici e di pratiche ecosostenibili, è contenuta nel libro "Green Gone Wrong", della giornalista americana Heather Rogers. La Rogers dopo diversi viaggi in giro per il mondo presenta una critica che, a suo parere, smonta diversi luoghi comuni
    26 giugno 2010 - Redazione REES Marche

    Un interessante riflessione sul consumo di prodotti biologici e di pratiche ecosostenibili, è
    contenuta nel libro "Green Gone Wrong", della giornalista americana Heather Rogers. La
    Rogers dopo diversi viaggi in giro per il mondo presenta una critica che, a suo parere, smonta
    diversi luoghi comuni tra cui il principale: l'idea che basti consumare i prodotti giusti, mangiare
    biologico, guidare auto ibride e comprare crediti ambientali per fermare l'inquinamento globale.
    In un'intervista di Miriam Tola per D di Repubblica, Heather Rogers sostiene: "Siamo
    sommersi da invenzioni ecologiche che promettono di salvare il pianeta. Sembra che basti
    sostituire i prodotti inquinanti con quelli green. Ma non è così semplice: ci sono limiti, e risultati
    imprevisti che il nuovo "ambientalismo pigro" preferisce ignorare. [...] Il consumo di alimenti
    biologici è diventato di massa, c'è un domanda gigantesca e le grandi aziende coinvolte nel
    business fanno affari in Cina e America Latina, dove la manodopera costa meno e le regole
    sono aggirabili. In Paraguay ho visitato una delle piantagioni di canna da zucchero bio più
    grandi del mondo, la Azucarera Paraguaya.
    Producono un terzo dello zucchero usato in prodotti biologici negli Stati Uniti. La piantagione si
    è espansa a vista d'occhio, e a farne le spese è stata la foresta dell'Alto Paranà, dove vivono
    giaguari, tapiri, rettili, anfibi e centinaia di specie di uccelli. [...] Molti piccoli coltivatori
    americani, per esempio, non se la passano bene. Ho visitato diverse fattorie vicino a New York.
    Vendono nei mercati della città a prezzi alti, ma hanno spese enormi. Invece i giganti dell'agro-
    business godono di sussidi federali.
    Ma nel mio libro non parlo solo dell'ambientalismo che non funziona: racconto anche progetti
    con una visione di lungo termine, che conciliano salvaguardia dell'ambiente e qualità della vita.
    [...]C'è un movimento internazionale di contadini che dopo aver guidato la rivoluzione biologica
    ora cerca alternative a Big Organic. Nel libro racconto la storia di Morse Pitts, che ha ereditato
    un pezzo di terra nella valle dell'Hudson e ci lavora da trent'anni.
    Nella sua azienda, la Windfall, ha sempre usato metodi olistici, e senza mai richiedere la
    certificazione biologica disegnata per agevolare le grandi aziende. Un altro contadino della
    zona, Ron Khosla, ha lanciato Certified Naturally Grown, un sistema in cui sono gli stessi
    coltivatori a verificare i metodi dei colleghi. Un modello simile esiste anche in Brasile, Ecovida:
    unisce 13mila coltivatori che garantiscono cibo, a costi accessibili, alle comunità locali".

    (da Bioagricultura Notizie - giugno 2010)

     

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