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    Scioglimento dei ghiacci del polo Nord e Riarmo

    Il progressivo scioglimento dei ghiacci del polo nord risveglia il virus della guerra fredda e accelera la militarizzazione del Circolo Polare Artico
    25 luglio 2010 - Giordano Mancini (consigliere REES)

    Lo scioglimento dei ghiacci del polo nord, con il record del 2007, sta risvegliando gli appetiti delle nazioni che si affacciano sul circolo polare artico. Si calcola che sotto i mari del grande nord ci sia circa il 25% delle riserve mondiali di idrocarburi; poi comincia a diventare possibile andare a pescare in zone ricchissime di pesce e ancora quasi intatte. Infine si stanno aprendo in maniera stabile nuove rotte commerciali molto importanti, ovvero il cosiddetto “passaggio a nordovest”, fra gli arcipelaghi polari di Canada ed Alaska, ed il “passaggio a nordest” a nord della Russia. Il primo è particolarmente importante perché modifica gli equilibri strategici rendendo meno importante il canale di Panama controllato dagli USA.
    I primi “movimenti” per mettere il cappello sulle risorse del Polo nord li fece la Russia nel 2007. A conclusione di una missione scientifica un sommergibile russo ha posto sui fondali artici, a 4.261 metri di profondità, una bandiera della Federazione Russa, contenuta in un cilindro di titanio. La rompighiaccio atomica Rossya ha spianato la strada ai ricercatori e ai loro sommergibili. La missione voleva trovare le prove per dimostrare che la dorsale Lomonosov – una catena montuosa sottomarina che attraversa la regione polare – è un’estensione del territorio russo continentale. In base alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla Legge del mare, in questo modo diventerebbero russe 460mila miglia quadrate di fondale artico. Da allora ci sono state numerose esercitazioni militari aereonavali complesse nell’artico e la Russia ha ripreso a pattugliarne i cieli con i bombardieri Tupolev -95 e ad inviare sotto la calotta i propri sottomarini, proprio come durante la guerra fredda. Naturalmente tutti gli altri non sono rimasti a guardare. Il 1° agosto 2009 la Difesa norvegese spostava il suo comando operativo da Stavanger portandolo molto più a nord, nei pressi di Bodo. In questo modo potrà meglio seguire le questioni militari inerenti la disputa con i russi nel mare di Barents, attorno alle isole Svalbard. In quell’area ha forti interessi economici anche l’Italia, che con Eninorge sta tentando di acquisire la società Artic Gas (già facente parte del gruppo russo Jucos). Lo scopo è quello di gestire gli importanti giacimenti di gas naturale presenti nell’artico occidentale russo. Al momento le attività nel mare di Barents riguardano le esplorazioni per la stima del potenziale minerario del grande giacimento denominato Goliath, situato a circa 80 km a nord di Hammerfest. Fin dal 2000 Eninorge sta sviluppando un progetto che porterà allo sviluppo di nuove tecnologie per arrivare a produrre 150.000 barili di petrolio al giorno equivalenti, attraverso le fasi di shipment a terra e la reiniezione di gas naturale nel giacimento. Una cosa molto complicata lavorando a bassissime temperature con una profondità di 370 metri di acqua e poi 1.800 metri di roccia. Ci vorrà una piattaforma speciale ancorata con dei cavi. (vi ricorda qualcosa??).
    Tornando alle questioni militari, gli USA che si affacciano sul Circolo Polare Artico grazie all’Alaska, hanno rafforzato il loro dispositivo militare. In Alaska ci sono sempre state basi con i radar di primo avvistamento, perché in caso di attacco portato con missili e/o bombardieri nucleari, ovviamente sarebbero passati sull’Artico, che è la via più breve. Però adesso sono state realizzate esercitazioni aereonavali congiunte, con il Canada in particolare. Gli USA hanno varie basi nel territorio dell’alleato, in particolare nelle isole di Ellesmere e di Baffin. Il Canada, fra le altre cose, ha avviato la costruzione di 8 unità navali rompighiaccio armate della classe “Polar”. Ognuna sarà lunga 100 metri e dislocherà 6000 tonnellate. Ottawa ha annunciato la costruzione di una nuova base dell’esercito a Risolute Bay sull’isola di Cornwallis a 600 km dal Polo e un nuovo porto per il rifornimento delle unità navali militari a Naniskiv. Infine sta trasformando il suo strumento militare per renderlo più agile e pronto alla risposta, su modello di quello USA. Questi ultimi hanno anche una grande base aereonavale a Thule, in Groenlandia. E questo ci porta a parlare dell’ultimo attore di questa nuova corsa agli armamenti nell’artico: la Danimarca. Si ritiene che, all’attuale ritmo di scioglimento, a breve la Groenlandia, terra a sovranità danese, risulterà per una buona metà libera dai ghiacci. Questo porterà ad un aumento dell’importanza della Danimarca in seno alla comunità europea e anche ad un aumento delle responsabilità militari. Copenhagen ha convocato nel 2008 a Llulissat gli stati artici, con il fine politico di inviare un messaggio alle popolazioni locali ed al mondo che tutti i soggetti coinvolti si comporteranno in maniera responsabile quando ci sarà da decidere sul futuro del Mare Glaciale. Con la dichiarazione di Llulissat tutti i firmatari si sono obbligati a risolvere le controversie attraverso la negoziazione, nella speranza di un definitivo abbandono dei miti della “Gara per il Polo Nord”. E la speranza è l’ultima a morire, ma intanto anche la Danimarca fa la sua parte nella militarizzazione dell’Artico.
    Non si deve pensare che la costruzione di nuove unità navali o di nuove basi, o la frequente intercettazione da parte degli F16 statunitensi o scandinavi di TU-95 russi, sia il preludio di una prossima guerra per l’Artico. Nessuno dei contendenti ha l’interesse a portare all’estremo il conflitto, perché la “ricompensa” non pagherebbe i costi e lo sforzo e le guerre si fanno sempre per interesse. Però si vede da queste cose come la mentalità degli stati non cambia affatto e come il vizio di predare le risorse di Madre Terra sia ancora ben presente a oriente come a occidente. Le nazioni dell’Artico, tramite le armi, fanno capire che ci sono e che sono disponibili ed in grado di difendere militarmente i loro interessi.
    Un tempo qualcuno scrisse: “L’aratro solca la terra e il fucile lo difende!”. Oggi si potrebbe scrivere: “La piattaforma estrae il petrolio ed il rompighiaccio armato lo difende!”.

     

     

     

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