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    L'acqua privata resta di tutti, come la sabbia

    Andrea Ronchi, ministro per le politiche comunitarie, in un'intervista a
    Repubblica difende l'idea che l'acqua debba per legge essere gestita da
    società private.
    28 luglio 2010 - Chicco Gallus

    Andrea Ronchi, ministro per le politiche comunitarie, in un'intervista a
    Repubblica difende l'idea che l'acqua debba per legge essere gestita da
    società private. Lo fa spiegando che l'acqua resta di tutti.
    Assolutamente pubblica. Verrà solamente gestita dai privati. Per dare
    un miglior servizio. Ottima spiegazione, che ci fa capire perfettamente
    come sarà la situazione.
    Pensando, ad esempio, alle spiagge assolutamente pubbliche (ci mancherebbe) ma gestite dai
    privati. Dove ad esempio troviamo cancelli, muri, palizzate, steccati. Edifici, anche. Quindi
    possiamo arrivarci solo con una certa agilità ed intraprendenza, spesso anzi è necessaria anche
    una notevole capacità dialettica. Tutto ciò senza minimamente intaccare il fatto che quelle
    spiagge siano totalmente pubbliche, e quindi nostre, e così pure il mare lì davanti.
    Al quale potremmo ad esempio arrivare con il teletrasporto. È un meccanismo perfetto, senza
    punti deboli. Quindi, lo si potrebbe applicare a infiniti altri beni che sono indubbiamente
    pubblici. L'aria è quello che viene in mente per primo: farla gestire ai privati sarebbe geniale.
    Resterebbe nostra naturalmente, ma potremmo pagare per averla con più servizi. Poi ci
    sarebbero la luce solare, la forza di gravità, la schermatura dell'ozono.
    Non ci sarebbero limiti. Anzi, ci sarebbero e resterebbero pubblici, per carità. Ma in fondo
    potrebbero essere dati in gestione.

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