L'acqua privata resta di tutti, come la sabbia
Repubblica difende l'idea che l'acqua debba per legge essere gestita da
società private.
Andrea Ronchi, ministro per le politiche comunitarie, in un'intervista a
Repubblica difende l'idea che l'acqua debba per legge essere gestita da
società private. Lo fa spiegando che l'acqua resta di tutti.
Assolutamente pubblica. Verrà solamente gestita dai privati. Per dare
un miglior servizio. Ottima spiegazione, che ci fa capire perfettamente
come sarà la situazione.
Pensando, ad esempio, alle spiagge assolutamente pubbliche (ci mancherebbe) ma gestite dai
privati. Dove ad esempio troviamo cancelli, muri, palizzate, steccati. Edifici, anche. Quindi
possiamo arrivarci solo con una certa agilità ed intraprendenza, spesso anzi è necessaria anche
una notevole capacità dialettica. Tutto ciò senza minimamente intaccare il fatto che quelle
spiagge siano totalmente pubbliche, e quindi nostre, e così pure il mare lì davanti.
Al quale potremmo ad esempio arrivare con il teletrasporto. È un meccanismo perfetto, senza
punti deboli. Quindi, lo si potrebbe applicare a infiniti altri beni che sono indubbiamente
pubblici. L'aria è quello che viene in mente per primo: farla gestire ai privati sarebbe geniale.
Resterebbe nostra naturalmente, ma potremmo pagare per averla con più servizi. Poi ci
sarebbero la luce solare, la forza di gravità, la schermatura dell'ozono.
Non ci sarebbero limiti. Anzi, ci sarebbero e resterebbero pubblici, per carità. Ma in fondo
potrebbero essere dati in gestione.