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    Beni comuni

    12 agosto 2006 - Fabio Ragaini (Comitato Ass.ni Tutela CAT)
    Fonte: Bollettino Res Marche N°1 anno 2006 - 04 aprile 2006

    Politiche Sociali:

    Le proposte ai candidati presidenti della regione Marche

    Di seguito si riportano alcune parti del documento che il Comitato Associazioni Tutela ha presentato alla nuova amministrazione regionale (sono state stralciate le parti riguardanti la disabilità e la salute mentale). Le richieste e le proposte fanno riferimento soprattutto ad interventi e servizi sociosanitari rivolti a soggetti in particolare situazione di debolezza. Il testo integrale del documento così come altri interventi sugli stessi temi si trova nel sito del Gruppo solidarietà www.grusol.it

    Per quanto riguarda i primi mesi della legislatura regionale in tema di politiche sociali il giudizio rimane sospeso. L'attenzione principale della amministrazione regionale è rivolta alla riorganizzazione della sanità regionale (avvio a pieno regime dell'Azienda sanitaria unica regionale, riorganizzazione dell'Agenzia regionale sanitaria). Aspetti organizzativi che sono sicuramente fondamentali ma che devono essere accompagnati da una effettiva attenzione ai problemi che le fasce più deboli della popolazione pongono. Nel documento allegato ne sono elencati alcuni. Su questo versante non valgono le dichiarazioni rassicuranti occorrono atti amministrativi e finanziamenti che accompagnino le dichiarazioni verbali. Il Piano sanitario 2003-2006, approvato dalla precedente amministrazione, per la gran parte non è stato applicato. Per quanto riguarda i servizi territoriali rivolti a soggetti con disabilità, malati d'Alzheimer, anziani non autosufficienti, persone con patologia psichiatrica, ecc, molti degli interventi previsti dovevano realizzarsi attraverso il recupero dei finanziamenti derivanti dal riordino ospedaliero che prevedeva oltre 1000 posti letto in più rispetto agli standard previsti. Tale riconversione è avvenuta in maniera del tutto parziale, così che gli interventi da realizzare a livello territoriale (domiciliari, diurni, residenziali)

    rimangono inattuati. Il problema è che questi interventi sono non solo necessari, ma indispensabili per la qualità di vita di soggetti che hanno permanentemente bisogno di assistenza per le attività della loro vita quotidiana. Tra tutti vale la situazione - assolutamente indecente - dell'assistenza sociosanitaria residenziale rivolta ad anziani malati non autosufficienti. Una regione che in due anni ha ridotto drasticamente il suo deficit sanitario (da 156 milioni di euro nel 2003 a 47 milioni nel 2005) ma che non è riuscita e non riesce ad offrire una dignitosa rete di servizi socio sanitari per soggetti non autosufficienti, spesso gravemente malati, non curabili a domicilio. Ad oggi circa 4000 anziani non autosufficienti sono ricoverati in Case di Riposo destinate a soggetti autosufficienti. Per queste persone - sono dati della regione Marche - attualmente l'assistenza sociosanitaria erogata varia da 12 minuti a 40 minuti giornalieri. Cosa si può offrire in questo tempo ad una persona dipendente in tutte le sue attività? Contiamo cosa sono 12-20-30-40 minuti di assistenza al giorno per un ospite non autosufficiente, magari demente, e solo allora possiamo capire il perché del ricorso considerevole all'interno delle strutture all'assistenza privata, delle contenzioni non motivate, del massiccio ricorso ai sedativi.

    Nei giorni scorsi il Presidente della regione Marche ha dichiarato che "la sicurezza dei cittadini e in particolare di coloro che vivono situazioni di sofferenze, marginalità e non autosufficienza rappresenta un'attenzione prioritaria di questo governo regionale. La concreta integrazione delle politiche sanitarie e sociali si indirizza specificatamente a questo obiettivo. Siamo tra le prime regioni d'Italia per quantità e qualità di spesa con riferimento a queste azioni". La situazione sopra illustrata non sembra confermare quanto affermato dal presidente Spacca. Ma a legislatura appena iniziata ha tutto il tempo per rimediare e dimostrare con i fatti (e dunque con i finanziamenti) che l'p obiettivo della tutela dei soggetti fragili è davvero irrinunciabile, che come affermato nel PSR in "un sistema sanitario universalistico e solidaristico, una discriminazione nell'accesso alle cure appare ingiustificabile". Un primo impegno può essere quello di rispettare, a riguardo dell'offerta residenziale, le pur insufficienti previsioni del Piano sanitario regionale 2003-06 e di prevedere per gli anni a venire finanziamenti adeguati per assicurare dignitose prestazioni a tutti gli anziani non autosufficienti ospiti delle strutture residenziali.

    Per quanto riguarda il settore sociale si chiede:

    • l'adozione di una legge di riordino del settore in sostituzione della legge regionale 43/1988, fortemente datata e già abrogata in grandissima parte dai provvedimenti emanati nell'ultima legislatura; la legge dovrebbe, in particolare, dare attuazione ad alcune delle indicazioni contenute nella legge di riordino nazionale dell'assistenza sociale, l. 328/2000 (art. 2, comma 3: i soggetti in condizioni di povertà o con limitato reddito o con incapacità totale o parziale di provvedere alle proprie esigenze per inabilità di ordine fisico e psichico, con difficoltà di inserimento nella vita sociale attiva e nel mercato del lavoro, nonché i soggetti sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria che rendono necessari interventi assistenziali, accedono prioritariamente ai servizi e alle prestazioni erogati dal sistema integrato di interventi e servizi sociali ; art. 22, al comma 4, nel quale vengono elencate le prestazioni da assicurare all'interno di ogni Ambito Territoriale al fine di realizzare la rete dei servizi essenziali). Ciò al fine di garantire ai soggetti in maggior difficoltà la fruizione di essenziali interventi e servizi. Dunque prevedere l'obbligatorietà di alcuni interventi e servizi (ad es: prestazioni economiche per garantire il minimo vitale alle persone ed ai nuclei familiari non in grado di provvedervi da soli, rete di servizi domiciliari, diurni e residenziali per minori, disabili, ecc…), per tutti coloro che hanno permanente necessità di interventi di assistenza sociale;

    • la previsione di gestioni associate obbligatorie dei servizi sociali proprio al fine di assicurare la realizzazione di una rete territoriale di servizi con il passaggio da un Ambito di coordinamento ad un Ambito di gestione. Ciò potrà così mettere fine alla attuale situazione in cui la gestione associata dei servizi ha carattere discrezionale determinando nei fatti l'impossibilità di realizzare reti di servizi territoriali;

    • di trasferire ai Comuni le residue competenze socio-assistenziali delleProvince, in modo da unificare gli interventi e superare le attuali discriminazioni fra minori nati nel e fuori del matrimonio, e fra i ciechi ed i sordi "poveri rieducabili" e gli altri soggetti colpiti dagli stessi handicap o da altre menomazioni; assegnare, inoltre, ad alcuni enti gestori delle attività socio-assistenziali le funzioni relative al sostegno delle gestanti e madri in condizioni di disagio individuale, familiare e sociale, compresi gli interventi volti a garantire il segreto del parto alle donne che non intendono riconoscere i loro nati, nonché le prestazioni a favore dei neonati nei primi sessanta giorni di vita;

    • di stabilire che le eventuali partecipazioni ai costi dei servizi socio assistenziali siano calcolate dando applicazione del decreto legislativo 130-2000 nel quale si stabilisce che per le prestazioni " erogate a domicilio o in ambiente residenziale a ciclo diurno o continuativo, rivolte a persone con handicap permanente grave di cui all'articolo 3 della legge 104/1992,nonché a soggetti ultrasessantacinquenni la cui non autosufficienza fisica o psichica sia stata accertata dalle Aziende Unità Sanitarie" verrà presa in considerazione la situazione economica del solo assistito.

    Per quanto riguarda gli interventi e servizi sanitari

    • si chiede l'impegno a garantire il diritto alla tutela sanitaria (interventi di prevenzione, cura e riabilitazione) in tutte le fasi della malattia e in particolare per tutte le persone in situazione di grave fragilità: gravissime disabilità, malati di Alzheimer, anziani malati cronici non autosufficienti, persone con malattia mentale.
    • Si chiede l'impegno - attraverso un percorso partecipato che veda coinvolte anche le organizzazioni di rappresentanza degli utenti - a definire, in applicazione della normativa nazionale in tema di integrazione sociosanitaria, quali prestazioni interventi e servizi sono riconducibili all'intera competenza del settore sanitario, quali quelli integrati tra settore sanitario e quello sociale e quali quelli di esclusiva competenza sociale. Per quelli sociosanitari nei quali la competenza finanziaria ricade sia sul settore sociale che su quello sanitario devono essere definite le quote di compartecipazione dei due enti. Ricordiamo che per molte delle strutture previste dal piano sanitario e dalla legge 20/2002 tali aspetti di fondamentale importanza non sono stati stabiliti, determinando una situazione di forte difficoltà nella realizzazione di tali servizi.
    • Si chiede inoltre:

      • al fine di garantire la continuità assistenziale e di assicurare interventi di riabilitazione - come previsto dalla normativa nazionale e dal Piano sanitario regionale - l'attivazione dei posti letto ospedalieri di riabilitazione e lungodegenza (1 ogni mille abitanti: per circa 1400 posti); di non conteggiare all'interno dei posti letto di riabilitazione ospedaliera quelli classificati come " riabilitazione estensiva", che erogano prestazioni riabilitative in alcun modo riconducibili a quelle ospedaliere;

      • la realizzazione dellaUnità Spinale Unipolare (USU), già prevista dal Piano sanitario regionale (6 p.l. da realizzarsi presso l'Azienda Ospedaliera Umberto I-Torrette di Ancona) per la gestione delle gravi lesioni midollari;

      • al fine di prevenire o ritardare il ricorso all'istituzionalizzazione il potenziamento delle cure domiciliari così come indicato dallo stesso Piano sanitario 2003-2006 con l'effettuazione in tutte le Zone territoriali degli interventi previsti dalle Linee guida regionali sulle cure domiciliari. In particolare attraverso l'erogazione (compreso festivi e prefestivi) in tutte le Zone sanitarie delle prestazioni previste (assistenza infermieristica, riabilitativa, …), compresa quella riguardante il servizio di igiene alla persona fortemente carente in tutto il territorio regionale. Il fondo ADI non deve essere utilizzato per le spese per operatori sanitari all'interno delle strutture sociali e sociosanitarie che ospitano soggetti non autosufficienti. Tali spese devono ricadere all'interno della voce "assistenza residenziale;

      • l'istituzione in ogni Zona territoriale di un Centro diurno (con apertura di almeno 5 giorni la settimana e per almeno 8 ore al giorno) rivolto a soggetti con malattia di Alzheimer o altre forme di demenza in grado di ritardare l'isituzionalizzazione e di sostenere le famiglie nel gravoso compito di assistenza. Sempre riguardo i soggetti con malattia di Alzheimer, si chiede di realizzare i posti letto regionali" Nuclei speciali Alzheimer " definendone il numero (il PSR li ricomprende all'interno dei 1320 posti letto di RSA anziani) e di definire gli standard di assistenza (non ancora stabiliti).

      • Si chiede inoltre la definizione - all'interno dei 2500 posti di residenze protette previsti dal piano sanitario 2003-2006 - di quelli previsti per soggetti con forme di demenza "che presentano deficit cognitivi senza rilevanti disturbi comportamentali".

    In merito alla Assistenza residenziale rivolta agli anziani non autosufficienti si chiede:

    • il rispetto delle indicazioni contenute nel PSR 2003-06 con la realizzazione dei 3820 posti previsti di Residenza Protette (RP) e Residenze sanitarie Assistenziali (RSA) entro il 2006, con l'impegno di assicurare entro il 2007 a tutti gli anziani non autosufficienti ospiti di strutture assistenziali che hanno i requisiti per essere accolti in strutture protette (oltre 1000) - gli standard assistenziali delle residenze protette.

    • il riordino della normativa regionale riguardante le RSA anziani con la definizione dello standard assistenziale delle stesse e chiare indicazioni alle Zone Territoriali per il corretto utilizzo delle strutture - evitando subdoli cambi di funzioni - spesso utilizzate in sostituzione dei posti letto di lungodegenza ospedaliera.

    Sul numero complessivo dei posti letto si segnala che il numero previsto - e assai lontano dalla realizzazione - nel PSR (3820) è ben lontano dalla stima di fabbisogno (oltre 6000 posti, 2% popolazione ultrasessantacinquenne) presente nel Progetto Obiettivo Anziani. Nel ricordare che ad oggi - nel territorio regionale - non sono più di 800-1000 i posti letto (RP+RSA) attivati si chiede l'impegno prioritario dell'amministrazione regionale a rispondere alle esigenze di cura e assistenza di queste persone arrivando alla copertura dell'effettivo fabbisogno di assistenza residenziale.

    Si chiede inoltre l'impegno a rispettare la data del 31 dicembre 2005 fissata come termine ultimo - per le strutture già operanti - per la richiesta di autorizzazione al funzionamento ai sensi della legge 20/2002 e del Regolamento attuativo 1/2004. Considerato che i termini sono stati già prorogati di 1 anno e mezzo ogni ulteriore slittamento non potrebbe che essere letto come una sostanziale autorizzazione al non adeguamento (che ha forti ripercussioni sulla qualità degli interventi) ed una conseguente scarsa attenzione ai bisogni e alle esigenze degli utenti di questi servizi".

    Per una partecipazione effettiva

    Da ultimo, ma non meno importante ribadiamo la richiesta di reali percorsi partecipati nella programmazione delle politiche, degli interventi e dei servizi; le organizzazioni di volontariato e degli utenti che si sforzano di rappresentare le esigenze e i diritti delle persone, impegnati in un difficile ruolo di tutela non sono interessate - come ben sottolinea il recente documento della Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap (FISH) - a "forme di consultazione confuse o peggio relegate a funzione decorativa", ma reclamano il diritto, non una concessione, alla partecipazione. Una partecipazione che non può essere decisa dalle istituzioni a seconda delle convenienze contingenti. Pertanto - nella chiara distinzione dei ruoli e delle funzioni - chiedono di veder riconosciuto il loro ruolo attraverso un percorso di confronto e consultazione permanente.

    Aderiscono al Comitato le seguenti associazioni:

    Ass. La meridiana, Aism Regionale, Alzheimer Marche, Anffas Jesi, Anglat Marche, Angsa Marche, Ass. Free Woman, Ass.Liberamente, Ass.paraplegici Marche, Centro H, Gruppo Solidarietà, Tribunale della salute Ancona, Uildm Ancona, Ass. La Crisalide. Segreteria: c/o Centro H, Via Mariani 70, 60125 Ancona; tel e fax 0731.703327;

    grusol@grusol.it; www.grusol.it

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