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    Pressioni americane sull’Europa per introdurre colture Ogm

    A lanciare l'allarme è il commissario Ue all'Agricoltura Dacian Ciolos, certo che "i consumatori sono contrari agli organismi geneticamente modificati". La denuncia dopo che Wikileaks aveva già rivelato tentativi Usa di influenzare anche la politica del Vaticano sugli Ogm.
    14 maggio 2011 - Alessio Pisanò
    Fonte: ilfattoquotidiano.it - 09 maggio 2011

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    A lanciare l'allarme è il commissario Ue all'Agricoltura Dacian Ciolos, certo che "i consumatori sono contrari agli organismi geneticamente modificati". La denuncia dopo che Wikileaks aveva già rivelato tentativi Usa di influenzare anche la politica del Vaticano sugli Ogm.

    ”Gli Stati Uniti fanno pressioni sull’Ue affinché adotti la loro stessa politica aperta nei confronti delle coltivazioni Ogm”. A lanciare l’allarme è Dacian Ciolos, commissario Ue all’Agricoltura che in un’intervista rilasciata al quotidiano rumeno Adeverul si dice certo di una cosa: “I consumatori europei sono contrari a prodotti alimentari geneticamente modificati”.

    A Bruxelles gli Ogm sono da sempre un argomento molto delicato. Il responsabile in materia è John Dalli, commissario Ue alla Tutela dei consumatori, ma le parole di Ciolos non possono essere ignorate. E le pressioni Usa per fare entrare dalla porta principale nel mercato europeo gli organismi geneticamente modificati, secondo gli ambientalisti, non sono certo una novità.

    A fine 2010 aveva generato scalpore la pubblicazione sul quotidiano francese Le Monde di alcuni dispacci Wikileaks sulle “forti pressioni statunitensi pro Ogm” perfino nei confronti della Santa Sede. Secondo quanto rivelato dal quotidiano francese, l’ambasciata americana avrebbe fatto pressing sul Vaticano per la promozione degli organismi geneticamente modificati, “insistendo sui benefici economici per gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo”, alla vigilia della settimana di studio della Pontificia accademia delle scienze su “Transgenic Plants for Food Security in the Context of Development”. Un altro dispaccio, datato dicembre 2007, riportava le preoccupazioni dell’ambasciatore americano a Parigi, Craig Stapleton, per i “passi indietro dell’Europa sugli Ogm”, soprattutto a causa della “contrarietà della Francia”.

    Unico alleato degli Stati Uniti in Europa sembra essere la Spagna. Un dispaccio pubblicato dal giornale spagnolo El Pais aveva rivelato che il segretario di Stato spagnolo all’Ambiente,Josep Puxeu, aveva chiesto all’ambasciata americana di “mantenere la pressione” su Bruxelles in merito agli Ogm. Proprio la Spagna, infatti, costituisce il maggior produttore europeo di mangimi Ogm, con 76mila ettari di terreno coltivati sui 95mila totali in Europa. Gli Ogm nei prodotti alimentari per consumo umano restano invece proibiti, almeno per ora.

    Ad oggi in Europa solo due tipi di Ogm possono essere coltivati per uso industriale: il mais Monsanto Mon810 e la cosiddetta “patata Amflora”, approvata nel marzo 2010. Nel frattempo dieci altri prodotti hanno già iniziato la procedura d’autorizzazione europea, che una volta rilasciata è valida in tutti i 27 Stati Ue, nonostante questi possano porre restrizioni circostanziate alla loro coltivazione dentro i propri confini.

    All’apertura dell’Europa agli Ogm cercano di opporsi in molti. Nell’ottobre 2010 Greenpeace ha consegnato alla Commissione europea un milione di firme per mettere al bando gli Ogm in tutta Europa, la prima petizione della nuova “legge di iniziativa popolare” prevista dal trattato di Lisbona. Ma gli interessi in gioco, si sa, sono molti. Le dichiarazioni del commissario Ciolos ribadiscono infatti quanto sia interessante il mercato alimentare europeo per le multinazionali statunitensi.

    Intanto a Bruxelles il Parlamento europeo dovrà votare a giugno la possibilità per gli Stati membri di regolamentare direttamente la coltivazione Ogm, come già approvato in commissione Ambiente. I singoli Paesi potrebbero così imporre più restrizioni all’introduzione degli organismi geneticamente modificati. “La politica europea – commenta il commissario Ciolos – non dovrebbe intaccare la fiducia che i consumatori Ue e internazionali accordano ai prodotti alimentari europei”.

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