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    Riforme sulla scuola ed incontri "saltati"

    Stamani, alla scuola, Liceo Forteguerri di Pistoia, la redazione di /Uno mattina in famiglia/, programma di Rai 1, ha contattato la nostra collega Antonella Brillante invitandola a partecipare in diretta alla puntata di sabato[...]
    All' interno il testo della lettera della prof. Antonella Brillante
    29 ottobre 2012 - Redazione Rees Marche
    Fonte: Sociale-edscuola una delle Mailing List di Educazione&Scuola© - La Rivista telematica della Scuola e della Formazione - 29 ottobre 2012

    *Stamani, a scuola, Liceo Forteguerri di Pistoia, la redazione di /Uno
    mattina in famiglia/, programma di Rai 1, ha contattato la nostra
    collega Antonella Brillante invitandola a partecipare in diretta alla
    puntata di sabato. *

        *Avendo letto la sua lettera al ministro Profumo, pubblicata dal
        blog di Panorama, i redattori Rai hanno proposto ad Antonella di
        confrontarsi con un funzionario del MIUR e di far conoscere il punto
        di vista degli insegnanti.*

        *Alle 14.25 la nostra collega è stata nuovamente contattata da Uno
        mattina e informata che il programma è saltato, semplicemente perché
        nessuno del Ministero ha accettato di confrontarsi in diretta con lei.*

        *Che vergogna!Questo dimostra che il Ministro e i suoi sapendo di essere
        in torto, temono un confronto con gli insegnanti e soprattutto hanno
        paura di far brutta figura. Per favore, che questa notizia sia
        diffusa, perché dà il polso della situazione*





            /*Questo il testo della lettera della prof. Antonella Brillante*/
            Signor ministro,
            mi piacerebbe che questa mail arrivasse fino a Lei e non ad uno
            dei suoi segretari o membri del suo staff, per poterLe
            trasmettere, con le mie parole, tutta l'indignazione che provo
            per le Sue ultime dichiarazioni e per i provvedimenti che il Suo
            governo intende prendere riguardo alla scuola.
            Mi presento: mi chiamo Antonietta Brillante; sono dottore di
            ricerca in filosofia politica; ho ottenuto tre abilitazioni
            all'ultimo concorso indetto alla fine degli anni 90; sono
            entrata di ruolo nella scuola pubblica nel 2004 e attualmente
            insegno filosofia e scienze della formazione presso il Liceo
            Forteguerri di Pistoia.
            In base a quanto ho appena letto su alcuni quotidiani, Lei ha
            argomentato la proposta di portare a 24 ore settimanali
            l'attività di insegnamento dei docenti della scuola secondaria,
            sostenendo che "bisogna portare il livello di impegno dei
            docenti sugli standard dell'Europa occidentale".
            Mi chiedo e Le chiedo se Lei è mai stato in una scuola di un
            Paese dell'Europa occidentale, possibilmente del nord-Europa. E'
            un interrogativo che non mi pongo da oggi, ma che oggi, a fronte
            delle Sue ultime dichiarazioni, si fa più impellente ed esige
            una risposta precisa.
            Ebbene, io Le posso dire che ci sono stata. Quattro anni fa,
            sono stata in Danimarca, in un paesino dello Jutland, Skive, per
            due settimane. Ho accompagnato una classe ad uno scambio e, dal
            momento che insegno in un Liceo pedagogico, abbiamo visitato,
            full-time, per 14 giorni, scuole di ogni ordine e grado: dai
            Kindergarten ai Licei. Le posso anche dire che le nostre scuole,
            per quanto riguarda le strutture, i materiali didattici, gli
            spazi e i tempi della didattica, sono proprie di un Paese
            arretrato e sottosviluppato: e di questo, la responsabilità è di
            chi ha deciso, da vent'anni a questa parte che, prima, per
            entrare in Europa, poi, per far fronte alla crisi, bisogna
            tagliare la spesa pubblica, cioè la scuola, la sanità, le
            pensioni (sia mai le spese militari - vedi acquisto degli F 135
            - o le missioni militari all'estero). Per inciso, "ricette" per
            le quali non è necessario un governo di "tecnici", né lo
            stipendio di ministro o di parlamentare: le saprei proporre pure
            io, che mi occupo di altro e ho ben altre competenze.
            A Skive mi sono resa conto che, per quanto riguarda il
            curriculum di studi e la didattica, con eccezione di quella che
            prevede l'uso di laboratori, noi non abbiamo niente da invidiare
            ai Paesi europei. Non solo il livello di preparazione dei
            colleghi danesi non era certo superiore al mio o a quello di
            molti colleghi italiani, ma ho anche rilevato che, per quanto
            riguarda lo studio analitico dei testi e delle fonti (siano essi
            letterari, storici o filosofici), mediante il quale gli alunni
            conseguono diverse competenze, molti docenti italiani potrebbero
            avere qualcosa da insegnare a quei colleghi.
            A Skive ho anche scoperto che i colleghi danesi, che lavorano 18
            ore alla settimana, per un anno scolastico di 200 giorni,
            percepiscono uno stipendio medio di 3.000 euro (parlo di 4 anni
            fa), a fronte di uno stipendio, quale è il mio, di 1.380 euro ,
            che tale resterà fino al 2017. Non solo: i colleghi di Skive,
            quando hanno compiti da correggere, inviano una copia in un
            ufficio a Copenaghen, che calcola il tempo medio di correzione
            per il numero di alunni e computa, su quelle basi, un compenso
            aggiuntivo. I docenti di Skive non devono controllare gli alunni
            durante i lunghi intervalli e neppure hanno l'obbligo di
            incontrarsi con i genitori, perché il rapporto privilegiato è
            quello diretto: docente-discente (unica eccezione: 5 minuti di
            colloquio a quadrimestre, concessi ai genitori degli alunni che
            frequentano il primo anno).
            Ministro, sono questi gli standard europei!
            Io sono un'ottima insegnante: non solo perché ho un livello di
            preparazione nelle mie discipline persino superiore a quello che
            è richiesto ad un docente di scuola superiore, ma perché ho la
            capacità - lo attestano i riconoscimenti degli ex alunni e delle
            loro famiglie - di coinvolgere gli studenti, di sollecitare la
            loro attenzione, il loro interesse e la loro curiosità. Sono una
            professionista e come tale voglio essere considerata e trattata.
            Questo significa anche, signor ministro, che io non lavoro 18
            ore, perché, quando torno a casa, leggo, studio, mi
            auto-aggiorno; preparo nuovi percorsi didattici e di
            approfondimento adeguati alle classi nelle quali mi trovo ad
            insegnare, che sono diverse ogni anno, e per le quali è
            prevista, proprio dal Suo Ministero, una programmazione ad hoc .
            Correggo i compiti, tanti compiti e non faccio test a crocette,
            "a risposta chiusa", per i quali la correzione richiederebbe
            meno tempo e fatica, perché ritengo che con quei test i ragazzi
            imparerebbero poco e la stessa valutazione non sarebbe adeguata,
            ma propongo quesiti a risposte aperte e saggi brevi. E quando
            correggo, non mi limito a fare segni rossi, ma suggerisco
            alternative corrette. Ha idea di quanto tempo ci voglia?
            Io non sono un'eccezione tra i docenti della scuola italiana,
            perché, fortunatamente, le nostre scuole possono contare su una
            grande maggioranza di professionisti, che credono nel loro
            lavoro e lo svolgono con passione ed impegno: che lo praticano
            come Beruf .
            Quanto all'aumento delle ore di insegnamento: Lei sa cosa
            significa insegnare, cioè svolgere attività didattica per lo più
            frontale o lezione guidata, perché non abbiamo altri strumenti a
            disposizione, per 24 ore alla settimana? Lo ha mai fatto? Le
            posso dire una cosa: ho svolto diversi lavori prima di
            incominciare ad insegnare e nulla è più faticoso che guidare un
            gruppo di alunni sulla strada della conoscenza, del sapere. E'
            una fatica fisica e mentale. E quello che affermo non ha niente
            a che vedere con il problema della disciplina, con il fatto di
            dover alzare la voce per farsi ascoltare: un problema che non ho
            mai avuto, neppure quando svolgevo supplenze temporanee o
            insegnavo nella scuola secondaria di primo grado a ragazzini più
            piccoli.
            E a proposito di standard europei, signor Ministro, mi fa
            piacere informarLa che a Skive, e nelle altre scuole danesi che
            ho visitato, i miei colleghi non solo non hanno cattedre di
            formica verde, ma hanno un piccolo studio dove possono fermarsi,
            nelle ore libere tra un impegno e l'altro, e correggere compiti,
            studiare, riposarsi. Hanno in dotazione computer; hanno
            sale-professori attrezzate con cucine, salottini con tavolini e
            divani, distributori gratuiti di bevande calde e fredde. Vuole
            venire a Pistoia, signor ministro, a vedere che cosa ho a
            disposizione io, nella mia scuola, quando devo restare intere
            giornate, perché ho riunioni pomeridiane, e non posso rientrare
            a casa, non tanto perché la mia abitazione dista 40 km dalla
            scuola, ma perché il servizio di trasporti regionale è talmente
            disastroso sulla linea Firenze-Pistoia, che sono costretta a
            trascorrere intere giornate fuori casa?
            Venga, e le mostrerò volentieri la sala-professori, i bagni per
            gli insegnanti e, se vorrà vederli, anche quelli per gli
            studenti; se viene quando il freddo sarà arrivato, si copra
            bene, perché lo scorso anno, a gennaio, per diversi giorni, la
            temperatura, nelle aule, non superava i 10°. Le mostrerò
            volentieri le lavagne di ardesia, dove tento di presentare mappe
            concettuali con gessi talmente scadenti che le cimose polverose
            non riescono a cancellare i segni. Le mostrerò le poche aule che
            hanno carte geografiche degne di un mercato del modernariato e
            quelle invece ancora più spoglie, dove, però, può darsi che
            penzoli un crocifisso privo di una gamba o di un braccio.
            Lei afferma che i soldi risparmiati aumentando le nostre ore di
            lezione, cioè impiegando meno personale docente e aggravando le
            difficoltà di una scuola già stremata, verranno investiti in
            futuro per creare scuole di standard europeo. Non le credo. Sono
            false promesse e pure offensive per chi nella scuola pubblica
            lavora e per chi crede nella sua funzione e importanza. Se
            quella fosse stata la Sua intenzione e l'intenzione del Suo
            governo, avreste dovuto cominciare perlomeno a darci dei segnali
            nel corso di questi mesi: non solo questi segnali non ci sono
            stati, ma quelli che abbiamo visto e vediamo vanno in direzione
            opposta: l'affossamento e la distruzione della scuola pubblica
            (per non parlare dell'università).
            Il demagogismo non mi attira, né mi attraggono le pulsioni
            anti-casta. Eppure, signor Ministro mi sento di dirLe che Lei,
            come molti uomini e donne che hanno responsabilità politiche,
            siete, parafrasando il titolo di un bel libro di Marco
            Belpoliti, "senza vergogna": ed è ora, invece, che la vergogna
            venga riscoperta come virtù civile, e diventi il fondamento di
            un'etica pubblica, per un Paese, la cui stragrande maggioranza
            di cittadini e di non-cittadini non merita di essere
            rappresentata e guidata da una classe politica e "tecnica",
            ammesso che questa parola abbia un senso, weberianamente miope,
            non lungimirante, sostanzialmente incapace di pensare
            all'interesse pubblico e di agire per esso.
            Domani sarò in piazza, signor Ministro, a gridare con la poca
            voce che ho la richiesta delle Sue dimissioni!
            Antonietta Brillante

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