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    5 marzo 2007 - Michele Altomeni
    Fonte: Bollettino Rees Marche Anno 3 N° 1 - 04 marzo 2007

    Enti pubblici, boicottaggi e consumo critico

    Il 16 gennaio, il Consiglio Regionale ha approvato una mozione, presentata dal gruppo di Rifondazione Comunista, che rappresenta un atto di grande importanza per il movimento del consumo critico e dell’economia solidale in genere. In sostanza si tratta di una mozione che fa proprie le motivazioni della campagna di boicottaggio della Nestlè.
    Riportiamo integralmente il testo della mozione che si conclude con gli impegni assunti dal Consiglio.

    Mozione di iniziativa del consigliere Altomeni Michele


    Oggetto: Condanna Nestlè, allattamento al seno e codice etico della Regione

    Il Consiglio Regionale delle Marche


    Premesso


    Che grazie alle analisi dell’ARPAM è stato sollevato il caso relativo alla contaminazione del latte in polvere per neonati commercializzato dalla multinazionale Nestlè con colorante Itx non autorizzato;

    Che questo caso si aggiunge a numerosi altri misfatti compiuti dalla multinazionale svizzera, più volte condannata da OMS e UNICEF per le modalità con cui promuovere la commercializzazione del latte in polvere, soprattutto nei paesi del sud del mondo, dove gli stessi organismi dell’ONU stimano che tale attività è causa della morte di un milione e mezzo di bambini ogni anno (vedi allegato 1) e recentemente condannata dall’antitrust, assieme ad altre multinazionali del settore, per avere costituito un cartello al fine di vendere il latte in polvere in Italia ad un prezzo di molto superiore al prezzo di mercato determinato in altri paesi;

    Che a causa di questi comportamenti Nestlè è sottoposta da decenni al boicottaggio da parte di movimenti, cittadini e associazioni in tutto il mondo (vedi www.ribn.it) e che ha anche recentemente vinto il premio “Public Eye Award 2005” come peggiore impresa a giudizio del pubblico (www.evb.ch/p5224.html) con il doppio dei voti della seconda classificata Monsanto.

    Ritenuto


    Che non è accettabile che una multinazionale pretenda di dettare legge su scala planetaria ignorando le più elementari norme giudiziarie e del vivere civile e che anche un ente come la Regione Marche ha il dovere morale di prendere una posizione netta e decisa per riaffermare i valori che dovrebbero guidare una comunità ben al di sopra dei principi economici e della speculazione senza scrupoli;

    Contestato


    Che la Regione Marche il 21 novembre u.s. ha firmato a Firenze con altre regioni italiane un impegno “Per la protezione, promozione e sostegno dell’allattamento materno”

    Riafferma


    La supremazia delle norme e dei valori umani rispetto alla logica economica puramente speculativa adottata da numerose imprese multinazionali

    L’assoluta superiorità dell’allattamento al seno rispetto a quello artificiale e la necessità di una corretta informazione indipendente volta a contrastare tecniche di marketing scorrette e false messe in atto dalle imprese del settore al fine di promuovere l’allattamento artificiale anche in situazioni in cui non vi è alcuna motivazione medica o fisiologica (Vedi allegato 2).

    Condanna


    Il comportamento della multinazionale Nestlè per la vicenda del colorante Itx, per la vicenda dell’antitrust e ancor più per le motivazioni apportate da UNICEF e OMS.

    Impegna la Giunta Regionale


    A dar seguito con azioni concrete agli impegni assunti il 21 novembre per la promozione dell’allattamento al seno con azioni rivolte alle strutture sanitarie della Regione e alla cittadinanza;

    Ad aderire alla campagna di boicottaggio della Nestlè considerando la multinazionale “non gradita” sul territorio regionale finchè non modificherà radicalmente i suoi comportamenti e non cesserà definitivamente di adottare tecniche di marketing scorrette in tutto il mondo. In particolare a negare qualunque forma di collaborazione ad iniziative promozionali, a non ricercare e a rifiutare qualunque tipo di sponsorizzazione ad iniziative di qualsiasi tipo e ad escludere espressamente da qualunque capitolato di appalto, anche di enti collegati, l’acquisto di prodotti che fanno capo alla multinazionale (Vedi allegato 3)

    Ad elaborare un codice etico, da sottoporre al Consiglio Regionale, con cui si individuino precisi criteri per definire imprese “non gradite” e le forme di “boicottaggio” da applicare ad esse.

    La campagna di boicottaggio alla Nestlè risale agli anni Settanta ed è stata periodicamente riproposta in relazione alle continue e ripetute violazioni della Nestlè e della altre multinazionali del settore del codice sulla promozione dell’allattamento artificiale. Questo codice, approvato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Unicef, parte dal presupposto che l’allattamento al seno è di gran lunga migliore di quello artificiale, il quale va inteso solo come surrogato quando quello al seno non sia possibile. In questa ottica non deve esistere alcuna promozione dell’allattamento artificiale, per cui sono vietate pubblicità e altre forme di marketing.
    Le violazioni del codice sono periodicamente documentate da un rapporto curato dall’organizzazione Ibfam in collaborazione con Unicef. Ogni rapporto ribadisce che le violazioni sono numerose e sono proporzionali alle quote di mercato delle varie imprese, quindi, Nestlè, che è in testa nel settore, è anche la principale responsabile delle violazioni.
    Non si tratta di una questione di poco conto dato che l’Unicef stima che a causa di un cattivo uso e una cattiva promozione del latte in polvere nel mondo muoia ogni anno 1 milione e mezzo di bambini.
    Le violazioni e le disastrose conseguenze riguardano soprattutto i paesi del sud del mondo

    La mozione propone, in primo luogo, di condannare apertamente questa multinazionale e quindi di assumere anche degli atteggiamenti conseguenti, ed in particolare di escludere questa multinazionale da capitolati d’appalto e da eventuali sponsorizzazioni per qualunque evento che la Regione organizzi.

    Tuttavia la mozione tratta anche più nello specifico il tema dell’allattamento: richiamando il fatto che alcuni mesi fa la Regione ha sottoscritto un protocollo per la promozione dell’allattamento al seno, la mozione chiede sostanzialmente che la Regione dia seguito a quell’impegno, ad esempio anche nel piano sanitario regionale e in generale nelle scelte della sanità.

    Il terzo impegno della mozione è forse il più importante. Prevede che la Regione si doti di un proprio codice etico rispetto ai capitolati d’appalto e all’utilizzo di sponsorizzazioni. Questo codice dovrebbe sostanzialmente affermare l’esclusione di tutte le imprese che in qualche modo sono responsabili di pesanti violazioni dei diritti umani, sindacali, ambientali ecc.

    La mozione ha avuto una eco di stampa a livello nazionale ed ha stimolato interventi di sostegno da parte di Rete Italiano Boicottaggio della Nestlè, Centro Nuovo Modello di Sviluppo e una serie di persone e organizzazioni marchigiane che hanno sottoscritto un appello promosso dalla Rete dell’Economia Solidale.
    Nel concreto la Nestlè ha sollevato l’inapplicabilità della mozione sulla base delle normative sugli appalti. Ora si sta verificando se in effetti sia così. In ogni caso questo non fa che alzare il livello dell’iniziativa. Nelle settimane scorse c’è stato un incontro che ha visto la partecipazione, oltre al primo firmatario della mozione, dei referenti nazionali delle campagne di boicottaggio della Nestlè e della Coca Cola. Non erano presenti all’incontro, ma hanno espresso il loro interesse, Francuccio Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo e Marco Calabria di Carta Cantieri Sociali.
    L’idea è di organizzare una riunione a Maggio, nell’ambito di Terra Futura, per affrontare il tema “Enti locali, consumo critico e boicottaggi”, coinvolgendo, oltre alle associazioni ed ai movimenti impegnati sul consumo critico, anche reti di enti locali come la Rete del Nuovo Municipio, gli Enti locali per la pace e il coordinamento dei Comuni virtuosi. Da questo incontro potrebbe nascere una campagna di sensibilizzazione degli enti locali perché nelle loro scelte quotidiane (appalti, acquisti, scelta di sponsor ecc.) adottino i criteri del consumo critico, escludendo imprese e prodotti con la coscienza sporca e privilegiando quelli dell’economia solidale. Altro obiettivo della campagna, se si dovesse confermare l’inapplicabilità della mozione votata nelle Marche, potrebbe essere proprio la modifica delle leggi nazionali per lasciare agli enti pubblici la facoltà di boicottare imprese responsabili di gravi comportamenti lesivi dei diritti umani e dell’integrità ambientale.

    Per restare aggiornati sulla vicenda:
    http://www.altomeni.info

    Per approfondire:
    http://www.ribn.it
    http://www.ibfamitalia.org

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