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    Il Social Forum mondiale di Montreal 2016

    14 settembre 2016 - Marco Moroni

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    Alla fine di agosto si è tenuto a Montreal il World Social Forum. Rispetto agli appuntamenti del passato, quello di quest’anno ha avuto minore attenzione da parte dei media internazionali e, secondo molti osservatori, anche una minore partecipazione da parte dei movimenti di base.

    Dal primo World Social Forum che si era svolto a Porto Alegre nel 2001, ogni anno si sono succeduti eventi che hanno coinvolto i movimenti della società civile più impegnati nella critica alle decisioni prese negli incontri dei cosiddetti “grandi” (i G8) o nei forum delle autorità economiche internazionali.

    Per anni le critiche si sono concentrate sugli effetti della globalizzazione liberista che si è imposta in tutto il mondo a partire dagli anni Ottanta del Novecento. Le campagne mondiali promosse su quei temi hanno avuto grandi adesioni. Poi, però, il clima politico e sociale è cambiato. Anche le grandi forze politiche progressiste hanno di fatto accettato la globalizzazione, tentando soltanto di ridurne gli effetti più dirompenti dal punto di vista sociale.

    Il Social Forum ha risposto a questa tendenza lanciando vertenze globali su temi come il diritto al cibo, all’acqua e alla salute, la lotta per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici e la richiesta di misure in grado di bloccare la speculazione finanziaria.

    Con il sopravvenire della crisi, si è manifestata l’incapacità della politica (partiti nazionali, ma anche Unione europea) di affrontare adeguatamente fenomeni come l’esplodere della disoccupazione, la crescita delle disuguaglianze e la diffusione della povertà. Si è così approfondito il solco fra i cittadini e le istituzioni, con due conseguenze contrapposte. Da una parte si sono imposti partiti populisti e xenofobi e sono riemerse posizioni nazionaliste, tanto che si è arrivati all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Dall’altra in varie parti del mondo nuovi movimenti politici hanno inserito nel loro programma molte delle idee elaborate nei Social Forum degli ultimi quindici anni. Espliciti sono i riferimenti, ad esempio, di Podemos in Spagna e di Syriza in Grecia.

    A Montreal sono state rilanciate le critiche a un’economia che ha ridotto milioni di persone in povertà, sta distruggendo l’ambiente naturale, crea insicurezza rispetto al futuro e svuota progressivamente la partecipazione democratica alle decisioni politiche. I media spesso ritengono che tali critiche siano fumose o massimaliste e che manchino le proposte per risolvere le grandi questioni di oggi. Un dato è certo: i maggiori Paesi al mondo e i grandi organismi internazionali fino ad oggi non sono stati in grado di risolvere quei problemi. Intanto i costi sociali della crisi sono pagati dai più poveri.

     

     

    Marco Moroni

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