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    Il nucleare francese abbandona la borsa di Parigi. Un fallimento annunciato

    Questo addio alla Borsa è la naturale conseguenza di una ristrutturazione drammatica di Areva, a sua volta figlia di gravi rovesci finanziari dovuti scelte strategiche azzardate e soprattutto alla inarrestabile crisi dell’energia nucleare.
    19 agosto 2017 - Orlando Marchetti (Redazione Rees Marche)
    Fonte: greenreport.it - 17 agosto 2017

     

    Il ministro dell’economia francese: «Un vero scandalo repubblicano»

     

     

     

    [17 agosto 2017]

    Il 21 agosto Areva, il gigante del nucleare francese che decideva i destini di interi Stati Africani, abbandonerà definitivamente la Borsa di Parigi. Come scrive Liberation, si tratta di «Una nuova tappa simbolica nella ristrutturazione dolorosa dell’ex fiore all’occhiello del nucleare francese».

    Oggi l’Autorité des marchés financiers (Amf) ha annunciato di aver autorizzato lo Stato ad avviare un retrait obligatoire per recuperare il resto delle azioni non ancora in suo possesso, che verranno acquistate a 4,50 euro ad azione, che rappresentano l’1,64% del capital». Le zioni su cui punta il governo francese sono quelle rimaste dopo l’offerta pubblica di acquisto del governo per ritirare dal mercato il 5% delle azioni di Areva appartenenti in gran parte a Kuwait Investment Authority, Bpifrance Participations, Edf e Total.

    La borsa di Parigi ha confermato: «Le azioni Areva saranno radiate da Euronext Paris il (lunedi) 21/08/2017».

    Un ritiro dalla Borsa che ha un valore meramente simbolico, visto che lo Stato controlla il gigante nucleare malato e che gli investitori erano già fuggiti. E pensare che nel luglio 2007 un’azione di Areva valeva più di 83 euro, mentre la capitalizzazione aveva raggiunto i 28 milirdi di euro contro gli 1,7 attuali.

    Questo addio alla Borsa è la naturale conseguenza di una ristrutturazione drammatica di Areva, a sua volta figlia di gravi rovesci finanziari dovuti  scelte strategiche azzardate e soprattutto alla inarrestabile crisi dell’energia nucleare.

    areva

    Areva, che era una multinazionale che rappresentava la potenza della Francia  nel mondo, è diventata una struttura fallimentare che ormai conserva solo qualche attività, come il disastroso cantiere della centrale nucleare finlandese di Olkiluoto 3, che colleziona ritardi, incidenti e sovracosti.

    A metà luglio, lo Stato ha dovuto ricapitalizzare con 2 miliardi di euro Areva per evitare un crollo che avrebbe travolto l’intera filiera del nucleare francese. Intanto il settore dei rettori (New NP) è passerà sotto il controllo di un altro gigante con i piedi di argilla nucleare: Edf, mentre  l’attività legata al ciclo del combustibile è ora in mano alle filiali New Areva o NewCo, controllate dallo Stato, una manovra cha apportato 2,5 miliardi di euro ad Areva. Le compagnie giapponesi Japan Nuclear Fuel Limited (Jnfl) e Mitsubishi Heavy Industries (Mhi) dovranno metterci altri  500 milioni di euro.

    Finora lo Stato francese  ha sborsato 4,5 miliardi di euro per salvare Areva, proprio mentre si invita i francesi a risparmiare per rispettare gli impegni europei.

    La cosa ha mandato su tutte le furie il ministro dell’economia Bruno Le Maire, che ha definito la gestione di Areva «Un vero scandalo repubblicano». Ma quel che è davvero scandaloso è che nessuno di quelli che contano  nel governo Macron  metta davvero in discussione il modo più costoso, pericoloso (e corrotto) di fare energia: il nucleare.

     

     

     

     

     

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