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    24 giugno 2007 - Loris Asoli
    Fonte: Bollettino di Primavera Rees Marche

    Inceneritori: Si Contano I Morti

    Nel mese di marzo 2007 è stato presentato in conferenza stampa a Forlì il Report finale dello studio "Enhance Health - sistema di sorveglianza ambientale e sanitaria in aree urbane in prossimità di impianti di incenerimento e complessi industriali".
    Lo studio, finanziato dalla Comunità Europea, ha riguardato diverse aree in Europa, ed in Italia è stato condotto nell' area di Coriano (nel comune di Forlì) in cui sono ubicati, uno vicino all'altro, due impianti di incenerimento: uno per rifiuti solidi urbani (RSU) da 60.000 ton/anno e uno per rifiuti ospedalieri da 16.000 ton/anno, per i quali si è già avviato il raddoppio.

    E' stata identificata la popolazione residente per almeno 5 anni in un'area delimitata da un cerchio di raggio 3,5 km avente come centro i due inceneritori. L'area di interesse è stata divisa in 7 cerchi concentrici con l'incremento lineare di 500 metri, utilizzando la concentrazione di metalli pesanti nell'aria, come indicatore (parziale) dell'inquinamento da inceneritori.

    Per le donne (che sono ragionevolmente da ritenere la popolazione più esposta all'inquinamento ambientale della zona, data l'usuale minor mobilità lavorativa rispetto ai maschi) abbiamo stimato il numero di decessi per tutte le cause - neoplastiche e non neoplastiche - attribuibile all'inquinamento atmosferico da inceneritori. Per fare questo calcolo abbiamo utilizzato la formula del Rischio Attribuibile nella popolazione esposta (RA) che è direttamente ricavabile dal Rischio Relativo (RR). Sono emerse evidenze più che allarmanti: in media ogni anno il numero in più di decessi era compreso tra 8.3 (stima puntuale) e 14.5 (stima massima, assumendo un intervallo di confidenza del 95%) nei 14 anni esaminati (periodo 1990 - 2003), in pratica un numero di morti fra 116 e 203.

    Per il totale dei tumori è stato riscontrato un evidente aumento puntuale della mortalità, rispettivamente del 17%, 26% e 54%, in relazione all'incremento dell'inquinamento da metalli pesanti (nei 3 livelli l'inquinamento è compreso tra 2 e 52 microgrammi per m3). Per gli stessi 3 livelli la stima massima del rischio aggiuntivo risultava compresa tra 47% e 108%.

    Per le patologie cardiovascolari il rischio in eccesso era compreso tra 20 e 38%.

    Gli alti rischi osservati sembrano estremamente coerenti con le ipotesi e le conoscenze scientifiche già note come l'aumento della mortalità complessiva nelle donne, dei tumori totali, dei linfomi non Hodgkin, leucemie, tumori alla mammella ed altri tumori ancora.

    Ma l'allarme non si ferma qui. Infatti si deve constatare che lo studio "aggiusta" per età e stato socio economico, ma non analizza i gruppi di età, né la durata della residenza. Quindi nulla si conosce ancora degli specifici e più fragili sottogruppi di popolazione (giovanissimi ed anziani, specialmente) così come dei sottogruppi maggiormente esposti in termini di durata.

    Inoltre è verosimile una sottostima del reale rischio di morte dato che, nel consistente gruppo di riferimento, che dovrebbe essere formato da donne non esposte e costituito da 538 decessi per tutte le cause, sono state incluse anche persone residenti in aree esposte fino a 1.9 microgrammi per m3 di metalli pesanti.

    Alla luce di queste veloci considerazioni ed in attesa di approfondire con urgenza questa importante indagine epidemiologica (perfezionando il disegno dello studio, individuando il gruppo di riferimento non esposto e studiando nel dettaglio le specifiche sotto popolazioni di bambini, anziani e lungo esposti), appare urgente interrompere le emissioni in atmosfera.

    Nel contempo vorremmo suggerire di attivare immediatamente sia i monitoraggi ambientali e biologici, sia nuovi studi epidemiologici su altre popolazioni sottoposte ad inquinamento atmosferico da inceneritori (Brescia, ecc..).

    L'urgenza è anche suggerita dalla considerazione che la piramide degli effetti avversi sulla salute umana attribuibili all'inquinamento atmosferico (come riportato da Martuzzi e coll., WHO, 2006) ricorda che limitarsi alla quantificazione dei soli decessi da inquinamento atmosferico, produce una vistosa sottostima dell'enorme dimensione delle patologie acute e croniche, a breve, medio e lungo termine a carico delle popolazioni esposte ed innalza contemporaneamente i costi sopportati della collettività.

    Infine appare urgente pianificare un sistema di riduzione dei rifiuti, raccolta differenziata, riciclo, ecc. che non includa il sistema di incenerimento che comporta continui ed ingenti emissioni di sostanze inquinanti sia in atmosfera sia in discarica.

    Bibliografia Martuzzi e coll: http://www.euro.who.int/document/e88700.pdf

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