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    24 giugno 2007 - associazione CRE-SOL
    Fonte: Bollettino di primavera Rees Marche

    Un manifesto francese sull'economia solidale
    (Associazione CRE-SOL)

    Traduzione dal francese di Stefania Mancini e Jean Paul Rizzi

    Nota della redazione:

    Questo manifesto è senz’ altro interessante, tuttavia, mettendolo in relazione con le esperienze che stiamo portando avanti in Italia, si può osservare che per “economia solidale” si intende principalmente l’economia sociale del “terzo settore” e che gli obiettivi sono più limitati. In fondo si può leggere esplicitamente la seguente frase: “L'economia solidale di prossimità ha l'ambizione, non sicuramente di sostituire l'economia di mercato, ma di attaccarsi ai problemi dei meno abbienti e ai bisogni individuali e collettivi abbandonati dal mercato e dallo Stato.”
    Va tenuto presente che in Francia ci sono varie altre associazioni che si occupano di economia solidale.

    Il profitto non può essere l'unica finalità dell'attività economica

    Dominata dal capitalismo finanziario, drogata dalle nuove tecnologie, i progressi folgoranti del commercio mondiale, la sovramoltiplicazione degli scambi finanziari, l'economia tende a liberarsi da ogni costrizione sociale in nome della competitività. Produce delle ricchezze impressionanti, ma molto iniquamente ripartite. Crea dei posti di lavoro, ma genera anche precarietà, insicurezza e a volte l'esclusione delle persone. Ignora i bisogni individuali e collettivi pressanti, se non le sembrano abbastanza redditizi. Fa dipendere l'avvenire degli uomini, il loro lavoro, il loro reddito, il loro ruolo nella città, da decisioni spesso prese sotto la pressione di imperativi finanziari.
    Possiamo ridare un senso al nostro impegno personale e alla nostra vita collettiva? Possiamo ricreare un triangolo virtuoso tra impiego (lavoro), coesione sociale e democrazia partecipativa? Possiamo permettere ai più fragili di vivere degnamente del loro lavoro senza dipendere dalle prestazioni assicurative (assistenza sociale)? Siamo convinti di si. Pensiamo che l'economia solidale costituisca una potente resistenza contro l'individualismo mercantile che mina la società e che possa avere capacità d'influenza sull'economia di mercato.

    L'economia solidale esiste, la pratichiamo tutti i giorni e aspiriamo al suo rapido sviluppo, il che presuppone che sia portata da uno slancio collettivo e che disposizioni concrete ne incoraggino la sua riuscita. Tali sono gli obiettivi di questo manifesto.

    Che cos'è l'economia solidale?

    È un movimento che raggruppa migliaia di iniziative locali per produrre, consumare, impiegare, risparmiare e decidere diversamente. Le imprese solidali lottano sul mercato come le altre e devono dunque essere concorrenziali. Ma in più, impiegano persone escluse o che rischiano di esserlo, forniscono servizi individuali a persone con basso reddito, assicurano servizi collettivi per vivere meglio e insieme, mettono in opera forme di governanza democratica. Producendo contemporaneamente valore aggiunto mercantile e valore sociale. Sono sostenute da risorse miste, che comprendono il pagamento dei clienti, gli aiuti nazionali e locali e gli investimenti personali volontari.

    Certe attività dell'economia solidale sono ben conosciute: imprese adattate ai portatori di handicap, alloggi per gli esclusi, educazione popolare, aiuto alle persone, accesso alle attività del tempo libero per i meno abbienti, riciclaggio, protezione dell'ambiente. Ma da tre decenni, di fronte alla crescita delle esclusioni, nuovi settori sono stati esplorati. L'inserimento tramite l'attività economica, che reinserisce nel mondo del lavoro disoccupati di lunga durata, impiega oramai dalle 250 000 a 300 000 persone. Il commercio equo sostiene i piccoli produttori del terzo mondo. Donne immigrate si lanciano insieme nella produzione di servizi. Delle regie di quartiere si creano in città dove la redditività non è assicurata, etc.

    L'economia solidale è presente ovunque si promuova la ricerca del bene comune, l'impiego dei più svantaggiati. È un'economia di prossimità in piena espansione, dalla quale gli impieghi non possono essere delocalizzati. È figlia di due lunghe tradizioni, quella del movimento operaio e quella dell'economia sociale (mutue, cooperative, associazioni) con le quali condivide una comune aspirazione ad una società di uomini liberi e uguali nei diritti. Si coniugano e si sostengono reciprocamente. Così, le banche, le assicurazioni mutualistiche, le casse pensionistiche, ecc. sono degli attori importanti del finanziamento dell'economia solidale che prende spesso lo statuto giuridico dell'economia sociale.

    Alla vigilia di importanti scadenze elettorali, vogliamo puntare i proiettori su questo vasto "Terzo settore"; non ha la visibilità delle aziende quotate in borsa, ma occupa un numero considerevole di salariati che non vengono assunti né dal settore pubblico né dal settore privato. Aspiriamo al suo rapido sviluppo, ma questo presuppone uno slancio collettivo e delle disposizioni concrete per incoraggiare la sua riuscita. Il nostro obiettivo? Raddoppiare il suo campo in cinque anni per rinforzare l'impiego, la coesione sociale e la democrazia partecipativa. Per farlo, ecco dieci proposte concrete.

    1. Cittadini, vivete solidali. Investitevi in tutte le iniziative che si preoccupano dell'uomo e del suo ambiente. Accostatevi al commercio equo che remunera i produttori al loro giusto prezzo. Partecipate ai gruppi di consumatori e di produttori privilegiando così le filiere corte dal produttore al consumatore. Rivolgetevi alle aziende di servizio, di produzione, di riciclaggio (vestiario, elettrodomestici, ecc.) che impiegano molte persone a rischio di esclusione o handicappati. Riconciliate l'atto di consumo con il desiderio di solidarietà. Date un senso solidale ai vostri risparmi. Date del vostro tempo a quelli che ne hanno bisogno.

    2. Dipendenti, risparmiate solidale. Dal 2001, potete dare una parte delle vostre remunerazioni a dei Fondi salariali solidali creati nelle grandi aziende o gruppi di aziende. Il loro volume complessivo è già raddoppiato tra il 2004 e il 2005. Una frazione di questi fondi -5 a 10%- è investita in aziende solidali, percentuale sulla quale il risparmiatore ritrova il suo capitale iniziale ma rinuncia ai suoi interessi. Questa capacità di investimento solidale potrebbe raggiungere 200 milioni di euro da qui a cinque anni. E' possibile andare ben oltre. A due condizioni: assicurarsi della sua promozione e migliorare la regolamentazione.

    3. Studenti, attivisti, sindacalisti, militanti delle associazioni, diventate imprenditori solidali. Prepariamo i candidati a questi mestieri difficili, proponendo loro delle formazioni di qualità, affiancandoli nei loro progetti. Sono queste delle sfide decisive: nessuna impresa senza imprenditori qualificati.

    4. Collettività pubbliche, acquistate solidale. La legge permette di fare eseguire una parte degli appalti pubblici dello stato, delle collettività locali, dei finanziatori sociali da imprese solidali. Ma queste clausole sociali sono spesso ignorate per mancanza di volontà politica e anche per mancanza di comprensione reciproca. Create la figura del facilitatore sociale che concili gli obblighi tecnici di chi da ordini e le capacità operazionali delle aziende di costruzione, dei lavori pubblici, della manutenzione degli spazi verdi, delle pulizie, della sorveglianza, della restaurazione.

    5. Regioni, contribuite allo sviluppo dell'economia solidale. Forti della vostra doppia competenza in sviluppo economico e in formazione, appoggiate gli operatori che orientano e accompagnano i portatori di progetti attraverso la selva amministrativa e finanziaria. Facilitate il dibattito democratico attorno ai loro progetti. Organizzate l'assegnazione degli aiuti regionali allo start-up del progetto e i sostegni duraturi alla loro messa in cantiere. Assicurate una valutazione periodica dei risultati ottenuti. Badate a destinare il 15% del vostro budget di azione economica all'economia sociale e solidale stipulando contratto di progetto con lo Stato e lavorando strettamente con i dipartimenti e i comuni.

    6. Dipartimenti, appoggiatevi sull'economia solidale per assumere le persone in grande difficoltà. Aldilà dell'imperativo morale di ridare loro uno spazio nella società, tutto dimostra che il sostegno all'economia solidale è un investimento redditizio per le finanze pubbliche. Ritrovando un lavoro, queste persone diventano dei produttori di ricchezza e dunque di imposte e contributi sociali

    7. Investitori, assumete dei rischi sull'economia solidale. La "Caisse des Dépôts" (Casse di Risparmio) ne ha la tradizione e le banche mutualistiche lo fanno da lunga data, perché è conforme alla loro vocazione sociale e perché ci guadagnano clienti stabili. Le reti di finanza solidale, come France Active, sanno investire i risparmi solidali in progetti dei quali la validità è stata valutata e consolidata. Il capitale-rischio solidale è soltanto ai suoi inizi. Tutte le banche possono dimostrare che sono socialmente responsabili iscrivendo delle loro azioni in tal senso, nel loro rapporto annuale.

    8. Imprese, cooperate con l'economia solidale. Le aziende solidali non sono delle concorrenti ma delle partner che possono dare un senso al vostro impegno sociale e possono rafforzare il vostro ancoraggio al territorio. Lavorate con loro sotto forma di cooperazione, con ricorso ai loro servizi e al loro personale o facendo degli accordi di co-appalto o di subappalto. Incoraggiate e spingete i vostri salariati verso il risparmio solidale. Tutto questo vale particolarmente per le aziende dell'economia sociale che possono stipulare dei fruttuosi accordi con l'economia solidale.

    9. Sindacati, coinvolgetevi nell'economia solidale. Sviluppate il risparmio salariale solidale nelle imprese. Sensibilizzate gli organismi rappresentativi dei salariati (comitati d'impresa, ecc.) alle iniziative dell'economia solidale. Infine, siate innovatori affinché i dipendenti delle aziende solidali abbiano le stesse possibilità di rappresentazione dei lavoratori delle aziende classiche.

    10. Allo Stato infine di lanciare un Piano a favore dell'economia solidale e rispettarlo. Questa economia si sviluppa con la sperimentazione, il volontariato e l'iniziativa locale. Ma ha anche bisogno della solidarietà nazionale, ciò che la rende molto vulnerabile ai cambiamenti incessanti delle direttive pubbliche. Ecco perché lo stato deve definire un quadro giuridico snello e stabile, sostenere l'economia solidale con degli aiuti alla persona, con dei co-finanziamenti delle iniziative delle Regioni e dei Dipartimenti, che si inserirebbero molto naturalmente nei contratti dei progetti pluriennali in corso di negoziazione. Deve anche vegliare alla perennità e allo sviluppo dell'economia solidale facendosi garante, a lungo termine, dei finanziamenti che le sono destinati (economia solidale).

    L'economia solidale di prossimità ha l'ambizione, non sicuramente di sostituire l'economia di mercato, ma di attaccarsi ai problemi dei meno abbienti e ai bisogni individuali e collettivi abbandonati dal mercato e dallo Stato. Attraverso questa solidarietà attiva, vogliamo manifestare la nostra resistenza alla fatalità e la nostra fiducia nel progresso sociale e la democrazia. Questa ambizione vale anche per l'Europa e per il mondo. L'Europa non può costruirsi sulle sole forze del mercato. L'Europa aspira a più solidarietà, con dei risultati fin qui contrastanti e fragili. L'equilibrio economico mondiale è minacciato se non prende la via delle relazioni eque e se non si decide a risparmiare e a condividere le risorse.

    Ai nostri concittadini che temono di perdere ogni sicurezza sul loro futuro e sull'avvenire dei loro figli, inviamo loro un messaggio di fiducia: l'economia solidale è creatrice di nuovi posti di lavoro e portatrice di grandi speranze.

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