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    10 febbraio 2008 - Luca Ceccacci

    La lumaca è più razionale degli uomini!

    Incontro con Serge Latouche alla Scuola di Pace di Senigallia

    Nella riflessione finale del Professor Latouche - quella nel titolo - è riassunto molto di quanto ha ascoltato il folto pubblico che la sera di giovedì 7 Febbraio ha gremito l´Auditorium San Rocco di Senigallia.
    Serge Latouche, docente all´Università di Parigi Sud, uno dei massimi portavoce mondiali della Teoria della Decrescita, è stato ospite della Scuola di Pace di Senigallia, portando la sua testimonianza ed esponendo le sue teorie.

    Il pensiero di Latouche, e del suo maestro Ivan Illich, nasce da considerazioni molto semplici, ma che raramente, purtroppo, siamo comunemente portati a fare: si parte dall´esempio dell´alga in uno stagno, che nasce ed inizia a crescere, aumentando ogni anno del 100% in volume.
    Crescendo, non crea più di tanto scompiglio nel sistema-stagno ed è utile al sistema stesso, ma dopo 250 anni, crescendo del doppio ogni anno, l´alga è arrivata ad occupare il 12% dello spazio nello specchio d´acqua... Poco male, si penserà: dopo tutto si è arrivati a questo in 250 anni!
    Invece l´anno dopo l´alga raddoppia ancora, raggiungendo il 24%, poi il 48%: il sistema-stagno è ormai compromesso e prossimo al collasso! L´acqua pulita non c´è più, i pesci non ci sono più, altre forme di flora non ci sono più.
    L´alga nella metafora di Latouche è l´umanità: la nostra società in cui si è troppo insinuata la logica della crescita a tutti i costi.
    Lo stagno è il nostro pianeta, la Terra che stiamo occupando e sfruttando: certo, la nostra società non cresce nei consumi con tassi annui del 100%, ma del 3%, questo significa che un raddoppio è previsto in circa 30 anni.
    Il periodo di 250 anni è già passato: è il tempo passato da quando il nostro mondo ha imboccato la logica della crescita geometrica, l´aumento incondizionato, che assurdamente tende all´infinito, di produzione, consumi, scarti, rifiuti.
    Il problema principale di questa folle corsa alla crescita sta per l´appunto nell´aggettivo: folle. Razionalmente non si può pensare di sfruttare ogni risorsa che la natura ci dà, come se fosse infinita: le risorse non sono infinite, anzi stanno finendo!
    La gente purtroppo è stata progressivamente ingabbiata in questa logica dai produttori, risultando ormai "drogata di consumo". La tecnica con cui la nostra società viene resa dipendente dal consumo è stata sintetizzata da Latouche sotto tre aspetti: la pubblicità, l´obsolescenza programmata ed il credito.
    Con la prima abbiamo la maggiore confidenza: continuamente siamo bombardati di messaggi il cui solo scopo è renderci bisognosi di cose per la maggior parte superflue; la pubblicità ci rende tossicodipendenti del consumo, del dover avere, colpisce più forte dove la volontà è più debole: sui bambini, nelle fasce più giovani, che sono ancora più malleabili ed educabili al consumo incondizionato; la pubblicità, inoltre, aggiunge inquinamento: sonoro, materiale, visivo, oltre che mentale in coloro che la "subiscono".
    L´obsolescenza programmata è forse il trucco più diabolico architettato da chi "droga" il consumatore: perchè gli oggetti prodotti anni fa duravano di più? Perché aggiustare un qualsiasi utensile o apparecchio è (spesso) più costoso che comprarne uno nuovo? Perché i produttori devono vendere, obbligarci a spendere, consumare, buttare il vecchio, avere sempre il nuovo.
    Comprare, appunto: come comprare se i soldi sono sempre meno? Beh, per quello c´è il credito, meccanismo a spirale che le banche riescono a generare facendo spendere alla gente oggi soldi che guadagneranno tra un anno o due o tre... E tra un anno che soldi spenderemo? E tra due? Beh, che problema c´è? Ci sono le banche ad anticipare, no? La verità e che una volta dentro la spirale, è difficile uscirne...
    Quello che Latouche propone per sfuggire a questa situazione di insostenibilità rientra in ciò che viene chiamato Teoria della Decrescita: decrescita non intesa come un tornare indietro all´infinito, prassi che sarebbe altrettanto folle, ma più che altro come una acrescita, una non-crescita, uno stabilizzare i consumi, un fare un passo indietro.
    La proposta può essere sintetizzata in otto punti, chiamati le 8 ERRE: Rivalutare, Riconcettualizzare, Ristrutturare, Ridistribuire, Rilocalizzare, Ridurre, Riutilizzare, Riciclare.
    I primi punti riguardano il cambiamento che deve avvenire nel pensare l´arricchimento non come crescita monetaria, che oltretutto ora si materializza solo nelle tasche di pochi, ma come ritrovamento di valori che abbiamo dimenticato, di armonia con la natura, di sviluppo sostenibile.
    Partendo da questo ragionamento, occorre ripensare il sistema: ristrutturarlo, costruirlo in modo da ridistribuire la ricchezza, non permettere più che il 20% della popolazione mondiale (il Nord) consumi l´86% delle risorse planetarie, perché in questo modo sono i paesi più poveri, quelli del Sud, che stanno aiutando quelli più ricchi, non il contrario come tanti vanno dicendo riempiendosi la bocca di buone azioni.
    Occorre tornare a quando la produzione era più localizzata, a quando non occorreva spedire i gamberetti dalla Danimarca in Marocco per pulirli e poi farli tornare in Danimarca prima di essere commercializzati, a quando i pomodori spagnoli venivano consumati in Spagna e quelli olandesi in Olanda, non viceversa, come avviene ora, a quando le mucche venivano nutrite con l´erba del luogo in cui nascevano, non con soia prodotta in Brasile, mescolata con farine animali che hanno creato solo danni e malattie.
    C´è bisogno di ridurre, che non significa necessariamente mangiare meno, ma mangiare meglio, non affidarsi a cibi che vengono dalla grande distribuzione, imbottiti di troppo sale, troppi zuccheri, troppi ingredienti manipolati da aziende che in nome del profitto mettono a rischio la vita dei loro consumo-dipendenti. Ridurre è da intendere anche come lavorare meno, per vivere meglio, per lavorare tutti, per tornare a godere della propria vita, della famiglia, della propria città, per poter concorrere alla vita comunitaria e sociale, partecipando, proponendo, discutendo sulle problematiche del posto in cui viviamo, che deve tornare ad essere il centro del nostro mondo: perché è dove poggiamo i piedi che inizia il nostro universo, è da lì che, per ognuno di noi, tutto si snoda, non dalle metropoli, dai centri mondiali di commercio e di produzione, come i media intendono mostrarci.
    Uno dei metodi più intelligenti per ridurre i consumi, ovviamente, è riutilizzare ciò che già abbiamo, non accettare di produrre indiscriminatamente rifiuti, reimpiegare fino ad arrivare alla sana pratica del riciclo e della trasformazione per ciò che non può essere riutilizzato.
    Quello che Latouche auspica, infine, non è che si dia vita a movimenti politici, ma che questo modo di pensare, anzi di ripensare il nostro modo di vivere, contagi, o meglio fecondi trasversalmente i grandi partiti, gli amministratori, coloro che hanno la possibilità di dare una svolta al sistema.
    Per concludere, il professore usa l´aneddoto della lumaca, creatura che nel corso della sua vita aggiunge progressivamente spire al suo guscio, crescendo, poi arriva ad un certo punto in cui le spire non aumentano più ed il guscio si stabilizza, perché un´ulteriore crescita sarebbe insostenibile per il corpo della lumaca e richiederebbe un dispendio di energie inutile e sovradimensionato: la lumaca, inconsciamente, applica la Teoria della Decrescita, l´uomo invece sta dissennatamente facendosi crescere addosso quella spira in più che significherebbe tracollo.

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