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    Si moltiplicano i Gas "Gruppi di acquisto solidali"

    A censirli ci ha pensato la Retegas nell’ultima edizione di “Fa’ la cosa giusta!”, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. In Italia oggi ci sono 374 Gas cui aderiscono oltre 25mila famiglie, più del doppio di tre anni fa, quando i gruppi si attestavano a quota 146
    12 maggio 2008 - Redazione Rees Marche
    Fonte: CONSUMER il portale dei consumatori
    http://www.ermesconsumer.it - 02 maggio 2008

    Loro se ne vergognano quasi, “non lo facciamo mica per risparmiare” dicono, ma se oggi assistiamo a una proliferazione dei Gas, i “Gruppi di acquisto solidali”, forse lo si deve anche all’aumento dei prezzi di beni alimentari e petroliferi di cui siamo inermi testimoni e vittime.

    A censirli ci ha pensato la Retegas nell’ultima edizione di “Fa’ la cosa giusta!”, la fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. In Italia oggi ci sono 374 Gas cui aderiscono oltre 25mila famiglie, più del doppio di tre anni fa, quando i gruppi si attestavano a quota 146. Un fenomeno molto forte al Centro-nord, dove la Lombardia ha il primato con 98 Gas, Piemonte e Toscana superano i 40, Emilia-Romagna e Veneto sono intorno a quota 30, il Lazio ha 24 gruppi, le Marche 17.

    In verità, secondo chi opera da anni nel settore, come Annalisa Gallucci, responsabile della filiera corta dell’Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica), “i Gas (non biologici) in Italia sono molti di più di quelli censiti, almeno il 50% in più, probabilmente arrivano anche al migliaio”.

    Spesa etica e collettiva

    Ma cosa si nasconde dietro questa sigla, ancora sconosciuta a molti, nonostante il successo? C’è una rete fatta di gruppi di persone che, animate da questioni etiche, si organizzano per fare la spesa collettivamente con il chiaro obiettivo di saltare tutti i costosi intermediari e rifornirsi direttamente dai produttori locali.

    Alla base di tutto questo sforzo, però, non c’è l’aspetto economico. I Gas si orientano verso beni prodotti nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Ed è così che preferiscono l’agricoltura biologica che esclude l’uso di agenti chimici, fertilizzanti e pesticidi, e fornisce solo prodotti di stagione. È per questo che i Gas si orientano verso i produttori locali che, tra l’altro, forniscono alimenti privi (sia in fase di produzione che di smaltimento) di costosi imballaggi.

    Gli acquisti avvengono su Internet o per telefono, e una volta a settimana in un luogo stabilito, a casa di uno dei “gasisti” o anche il luogo di lavoro, arriva quanto ordinato. Non solo. Stabilito un contatto stabile con il produttore, tra le due parti si “comunica”: in tempi di semina, per esempio, è lo stesso agricoltore a consultare i “gasisti” per sapere cosa vogliono per la prossima stagione. L’unica incombenza, per gli “adepti”, è occuparsi di recuperare gli ordini e comunicarli al produttore, ma in genere lo fanno a turno.

    Oggi i Gas sono nuclei composti da non più di 30 famiglie che spendono in media mille euro l’anno. E il business complessivo è stato stimato attorno ai 30 milioni di euro annui.

    A cosa è dovuto questo exploit? Secondo Annalisa Gallucci sono due i fattori fondamentali: “Da quando come Aiab abbiamo attivato la campagna Godo (Gruppi organizzati di domanda e offerta) siamo riusciti ad aggregare i produttori permettendo loro di allargare il paniere di prodotti offerti. Così adesso con un solo ordine è possibile rifornirsi per un’intera settimana”.

    Effetto cassettone

    Poi c’è il cosiddetto effetto cassettone. Da 5 o 10 chili, si acquista una cassa di frutta e verdura di stagione. Senza sforzarsi di organizzare incontri con altre persone, magari solo comunicando via mail, si riceve una selezione di frutta e verdura di stagione anche in punti di appoggio dove si può ritirarla e pagarla con comodo. È la via semplice ai gruppi di acquisto e per questo sta decollando.

    Cosa c’è dentro i “cassettoni”? Ad esempio, ci sono la verza, l’insalata, la patate o la zucca, il cavolo nero o i finocchi o i cardi, le cipolle, le carote, i limoni, la bieta e la frutta di stagione. Il tutto al prezzo complessivo di 7,5 euro per quello da 5 chili, di 14 euro per 10 chili. A queste cifre vanno aggiunti i 3 euro delle spese di trasporto.

    “Il cassettone ormai è un modello - spiega la Gallucci - e ha davvero favorito il proliferare dei Gas. Al punto tale che adesso c’è anche chi propone la busta della spesa”.

    L’esperienza di Forlì e delle città

    Di esperienze, insomma, ormai ce ne sono tantissime. Come quella del gruppo d’acquisto solidale “Ingasati” di Forlì le cui consegne avvengono con un’auto elettrica, e che si è organizzato anche per scambiare roba per bambini, attrezzature sportive, libri, film, elettrodomestici, accessori per auto. A Torino il Movimento consumatori nel 2004 ha creato un “Gruppo d’acquisto di prodotti per l’infanzia” che compra mensilmente in Germania latte, pannolini e omogeneizzati a prezzi decisamente inferiori a quelli praticati in Italia.

    E ha davvero dello straordinario quanto fatto dal Gas “Retina”, in Brianza, con il progetto Spiga&Madia. Per combattere il caro-pane gli irriducibili “gasisti” non si sono accontentati di farlo in proprio. Prima hanno affittato due terreni a Cernusco sul Naviglio e a Bussero, poi li hanno fatti seminare con frumento “bio”. A Capriano di Brioso hanno trovato il mugnaio. A Robbiate, infine, hanno recuperato un panettiere che adesso sforna un quintale di pane biologico alla settimana per oltre cento famiglie.

    “A prescindere dall’indiscutibile qualità - spiega una gasista del gruppo - pago il pane appena 2,67 euro il chilo, quando in un negozio lo stesso prodotto non si trova a meno di 4 euro ”.

     

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