Italia ultima negli aiuti allo sviluppo
Ad aprile di ogni anno escono i dati del DAC sull’aiuto allo sviluppo e gli
addetti al settore, siano essi funzionari della Banca Mondiale o militanti
no-global, dovrebbero studiarseli con attenzione e soprattutto cercare di interpretarli.
Cos’è il DAC? È il Development Aid Committee, raggruppa 22 paesi ricchi e
industrializzati e ogni anno ci fa sapere quanti soldi sono stati spesi durante
l’anno precedente per i cosiddetti “aiuti allo sviluppo”.
Secondo questi dati, i 22 paesi del DAC nel 2004 hanno speso 78,6 miliardi di dollari
raggiungendo il livello più alto della storia. Anche tenendo conto
dell’inflazione e della svalutazione del dollaro questa cifra rappresenta un
aumento del 4,6 % in termini reali.
Ma quali sono le cause di questo aumento?
- I contributi alle organizzazioni internazionali sono aumentati di 3,7 miliardi
di dollari.
- L’aiuto all’Afghanistan e all’Iraq è aumentato di almeno 1 miliardo e
mezzo di dollari.
- Le donazioni per interventi di “cooperazione tecnica” (vale a dire i
profumati stipendi degli esperti internazionali) sono cresciute di un miliardo e
200 milioni di dollari.
- Le operazioni di cancellazione del debito sono invece diminuite di 2 miliardi e
100 milioni, come pure il bilancio netto dei prestiti che è diminuito di
1miliardo e 300 milioni.
A questo punto si possono fare diversi commenti. Se da un lato può essere
considerato positivo che le organizzazioni internazionali vedano accresciuti i
trasferimenti, bisogna poi vedere come vengono spesi i soldi e
l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dove i paesi del Sud hanno più voce,
non è certo la Banca Mondiale, dove decide solo chi mette i soldi. Se invece
guardiamo il secondo dato credo che ci possono venire i brividi. Che cosa è
stato conteggiato in questa cifra? A spulciare nei bilanci si troveranno
sicuramente molte operazioni che hanno ben poco di cooperativo ma sono
finanziamenti neanche troppo nascosti all’intervento militare.
I miliardi di dollari spesi in “cooperazione tecnica” simboleggiano uno dei
punti più problematici della cooperazione internazionale. Da un lato è giusto
puntare sulla professionalità e l’esperienza degli esperti internazionali, ma
nei paesi del sud del mondo ci sono moltissimi professionisti estremamente
qualificati e se si spendono soldi per esperti esteri bisogna che questi portino
veramente un valore aggiunto ai progetti.
Dall’altro lato la preparazione non giustifica i livelli a volte esagerati di alcuni
compensi. Inoltre spesso succede che gli esperti esteri vengano inseriti in
posizioni chiave nei ministeri dei paesi del Sud del mondo e facciano, di fatto,
gli interessi del paese donatore invece di contribuire allo sviluppo del paese
ricevente.
Spiace infine scoprire che le tanto sbandierate operazioni di cancellazione del debito
siano diminuite nel 2004 rispetto al 2003. Vedremo l’anno prossimo quale sarà
stato l’effetto reale delle riduzioni decise e pubblicizzate nel giugno scorso
al summit del G8.
L’aumento della spesa negli aiuti allo sviluppo, ci dice il rapporto del DAC, è
l’effetto combinato di molti paesi che hanno aumentato l’aiuto e pochi paesi
che lo hanno diminuito. Come si è comportata l’Italia? Malissimo! Già era il
penultimo paese per percentuale del Prodotto Interno Lordo dedicata agli aiuti
allo sviluppo, è riuscita nel 2004 a superare anche gli Stati Uniti (che hanno
aumentato il loro bilancio del 14 % e rafforzano quindi la loro posizione di
primi donatori in termini assoluti, pur essendo i penultimi in termini di
percentuali del PIL).
In questa poco esaltante gara al ribasso siamo passati allo 0,15 %!
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