Misure contro i gas serra, l'Italia agli ultimi posti
L’Italia dà cattivi, anzi pessimi, risultati non solo sul piano economico. Anche per quanto riguarda l’impegno per l’ambiente e in particolare per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. A dirlo è il rapporto annuale presentato alla Conferenza di Poznam non più tardi di una settimana fa e pubblicato mercoledì 10 dicembre dal German Watch, una ong tedesca, che insieme al Climate Action Network European mette in relazione le performance ambientali dei 57 paesi più industrializzati del mondo. L’Italia risulta al 44esimo posto, in discesa. L’indice che posiziona l’Italia in fondo alla classifica non mette in relazione soltanto la quantità di C02 – siamo responsabili dell’1,60 delle emissioni mondiali con lo 0,90 percento della popolazione – ma soprattutto delle politiche ambientali messe in atto o anche solo in via di attuazione per diminuirle.
L`Italia perde terreno rispetto alla scorso anno quando era al 41esimo posto e precede di poco un paesi come la Polonia e la Cina, che in termini assoluti –naturalmente – inquina molto di più, avendo la responsabilità del 20 percento del Co2 prodotto nel mondo ma con una fetta altrettanto vasta di popolazione mondiale.
Dei 57 paesi maggiormente industrializzati, che tutti insieme producono oltre il 90% dei gas serra, ai primi posti nell’impegno ambientale risultano la Svezia, la Germania e la Francia. In quarta e quinta posizione, a sorpresa, ci sono India e Brasile. Mentre tra le ultime posizioni -Arabia Saudita,
Canada e Usa – come fa notare Matthias Duwe, direttore del Climat Action European, vengono evidenziati segnali incoraggianti su una nuova politica ambientale da parte del nuovo presidente Barack Obama anche se ancora non tradotti in misure concrete .
L’Italia invece dalla conferenza di Pozdam ad oggi non ha fatto che confermare la volontà di non investire nelle azioni di contrasto alle emissioni di Co2. Ha chiesto la moratoria sul Protocollo di Kyoto e nelle ultime ore il governo Berlusconi e il ministro Prestigiacomo hanno cercato di sfilarsi anche dall’accordo europeo 20-20-20: venti percento di taglio alle emissioni entro il 2020 e aumento del 20 percento delle energie rinnovabili.
La performance disastrosa dell’Italia, sottolinea Legambiente che ha collaborato alla stesura del rapporto, «rispecchia il cronico ritardo del nostro Paese nel raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto». A spingerci così in basso in questa graduatoria sono l`assenza di una strategia complessiva per abbattere le emissioni di Co2, una politica energetica che punta sull'aumento dell'uso del carbone, il deficit di trasporti a basse emissioni. A 11 anni dalla firma del Protocollo di Kyoto c'è la constatazione che l`Italia è uno dei Paesi europei dove i gas serra sono cresciuti rispetto ai livelli del 1990 (+9,9%), nonostante il trattato internazionale imponga un taglio del 6,5%».
«A salvare l`Italia dagli ultimissimi posti della classifica - sottolinea ancora Legambiente - le poche ma importanti misure adottate in questi anni, come il conto energia per la promozione del fotovoltaico o gli incentivi del 55 per cento per l`efficienza energetica. Misure che paradossalmente sono proprio quelle finite nel mirino dell`attuale governo, che dopo aver eliminato l`obbligo della certificazione energetica degli edifici, ha tagliato il 55 %. E «la situazione dell`Italia, come sottolinea il rapporto, potrebbe presto diventare ancora peggiore, anche per il ruolo all`interno dei negoziati internazionali in corso. Insieme alla Polonia l`Italia è il paese che merita il giudizio più negativo sul piano internazionale per i ripetuti tentativi di sabotare il pacchetto energia e clima dell`Unione europea».