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    8 settembre 2006 - Carlo Dore
    Fonte: Bollettino Res Marche N°2 Anno 1 - 04 aprile 2005

     

    Dopo lo Tsunami:

    una proposta di lavoro per un nuovo turismo

     

    Il turismo internazionale di massa, principalmente europeo e statunitense, è cresciuto in modo vertiginoso a partire dalla metà del XX secolo: da poche decine di milioni di turisti negli anni 50, si è passati agli oltre 700 milioni nel 2000, con una previsione di più di un miliardo e mezzo per il 2020.
    Il Nord America e l'Europa da sole occupano oltre l'80% del movimento turistico.
    Nell'economia mondiale il turismo è una delle prime industrie in termini di fatturato e di utile, e per alcuni Paesi è la risorsa fondamentale e ad esso sono collegati lo sviluppo economico locale.
    Il turismo, divenuto fenomeno di massa, ha dato vita nei paesi meta di turisti ad una serie di cambiamenti derivanti dalla “necessità di soddisfacimento” dei bisogni del turista; tali bisogni, come vedremo, derivano dal senso che oggi viene attribuito, nel mondo occidentale, al viaggio.
    Oggi raramente il viaggio è uno strumento di conoscenza e di crescita personale, spesso invece si viaggia per assecondare una moda, quella della vacanza o per manifestare il proprio status.
    Così si costringono le comunità locali ad adeguarsi alla “domanda” del turista che è quella di poter disporre di “comfort” analoghi a quelli del paese di provenienza. Per questo la comunità locale deve “importare” materiali, cibi, abitudini dall’occidente, abbandonando la propria cultura per uniformarsi a quella turistica. I villaggi turistici e le grandi catene alberghiere possono garantire ai propri ospiti di trovare tutto quello che hanno lasciato a casa, dal cibo ai giornali, alla televisione per seguire gli avvenimenti sportivi.
    Per dirla con il filosofo tedesco Hans Magnus Enzensberge “l'elemento di base che regola il viaggio è la sight, la cosa da vedere classificata, a seconda del suo valore, con una, due o tre stelle".

    Correttamente Jean Chesneaux [1] osserva:
    “lo spostamento del turista spesso mira soltanto a verificare l'esattezza delle informazioni fornite dalla guida e, se possibile, a darne una testimonianza fotografica."
    E’ l’andare “altrove” in modo da non vedere più questo nostro “qui” che è insopportabile o annoia e dal quale si vorrebbe dunque evadere. Il turista deve imperativamente fare il turista e il viaggio organizzato corrisponde al non luogo, cioè ad andare nello spazio altrui senza esservi presenti.
    Il turismo è la fase monetarizzata e commercializzata della storia dei viaggi. L'incontro casuale ,è in questo caso, impossibile, non fa parte del programma
    Il turista consuma non-stop. Consuma paesaggi, architettura, cultura decontestualizzata e deterritorializzata. Va in giro, ma i suoi spostamenti devono essere “redditizi”. Il minimo contrattempo è vissuto come un malfunzionamento della compagnia organizzatrice ed è allora che scatta la minaccia di un ricorso legale.
    Il turista sembra a suo agio solo tra altri turisti. Circondato da turisti, non ha più paura e si lancia in comportamenti che normalmente non osa avere, compreso il sarcasmo rispetto alla qualità del servizio o al pagamento delle escursioni extra.
    Desidera ritrovare la stessa camera e lo stesso menù che ha a casa propria per evitare di trovarsi disorientato ed essere costretto ad acclimatarsi. Del resto, il ritmo del circuito impedisce soluzioni alternative. Ha allora bisogno di un ambiente quanto più possibile neutro e familiare.”
    Le conseguenze di questa pratica di turismo sono molteplici

    - impatto ambientale: distruzione di delicati equilibri ambientali, cementificazione, inquinamento, produzione di rifiuti

    - sradicamento di comunità locali che vengono allontanate da zone turistiche

    - negazione di abitudini e tradizioni locali che vengono asservite ai modelli occidentali

    In una gestione sempre più gobalizzata del turismo, a dividersi i profitti sono lobbies di grandi tour operator internazionali che gestiscono il traffico aereo e le grandi infrastrutture alberghiere e, in alcuni casi sono gli stessi proprietari dei terreni dove vengono costruite le strutture.
    Di fatto i locali vengono espropriati dalla gestione del territorio e si impedisce la valorizzazione sostenibile delle tradizioni locali, dell'artigianato e di tutto ciò che rende particolare quell’area, determinando invece squilibri socio-economici e diseguaglianze.
    Per rompere questo circuito perverso non è sufficiente fare generiche campagne di moralizzazione, predicare il rispetto per le popolazioni locali e l’ambiente, pagare il prezzo giusto, condannare il turismo sessuale, e così via, ma è necessario opporvisi organizzando e proponendo il viaggio nella sua giusta dimensione culturale, temporale e spaziale.
    Cosa avverrà nelle zone colpite dallo Tsunami?
    Il rischio concreto è che la ricostruzione avvenga come in Iraq, ossia da parte delle multinazionali alle quali verranno affidati gli appalti.
    Al contrario noi riteniamo indispensabile che i soggetti attivi della ricostruzione siano le popolazioni locali, che esse si riprendano la terra sottratta negli ultimi decenni e che venga data loro la possibilitaà di auto sostenersi.
    Gli aiuti devono essere gestiti sotto forma di co-assistenza, le aziende, i tecnici, gli ingegneri, le scuole e le universitaà locali dovranno ricevere i fondi e scegliere le strategie più appropriate per la ricostruzione.
    Il turismo in questo contesto riveste un ruolo importante:
    può rappresentare una grande opportunità per lo sviluppo locale.
    Un turismo gestito principalmente dai locali, nel rispetto della dignità umana (con pene severissime per chi favoreggia la prostituzione, con giusti contratti di lavoro, con grande attenzione al rispetto ambientale), potrà ospitarci in un modo nuovo. In cambio riceveremo una accoglienza che sa di vero, godremo del piacere di confrontare il nostro sapere con quello locale, imparando ad incontrare culture diverse, e non a negarle o a svilirne il valore.

    Che cosa si può fare?

    Lo sviluppo del turismo deve essere basato sul criterio della sostenibilità, ciò significa che deve essere ecologicamente sostenibile nel lungo periodo, economicamente conveniente, eticamente e socialmente equo nei riguardi delle comunità locali.
    Il contributo attivo del turismo a uno sviluppo sostenibile presuppone necessariamente solidarietà, rispetto reciproco e partecipazione da parte di tutti gli attori coinvolti nel processo, e in particolare degli autoctoni dei paesi coinvolti. Solidarietà, rispetto reciproco e partecipazione devono basarsi su meccanismi efficienti di cooperazione a ogni livello: locale, nazionale, regionale e internazionale.
    Tutte le opzioni per lo sviluppo turistico devono servire effettivamente per migliorare la qualità della vita della gente e devono produrre effetti e interrelazioni positive per quanto riguarda l'identità socio-culturale (Conferenza Mondiale sul turismo sostenibile (Lanzarote-Canarias, Spagna, 24-29 aprile 1995) .
    E’ evidente che la cooperazione tra il settore turistico tradizionale e l’imprenditoria locale comporta benefici per le comunità locali tramite la fornitura di beni e servizi aggiuntivi al prodotto turistico tradizionale. Tuttavia l’obiettivo di fondo per i governi nazionali e per le organizzazioni internazionali impegnate nella lotta contro la povertà deve essere quello di favorire il sorgere di una vera e propria offerta turistica locale.
    Il coinvolgimento delle comunità locali nell’organizzazione e nella gestione dell’offerta turistica consentirebbe di massimizzare i benefici economici e minimizzare i “leakages”.
    Già da alcuni anni vengono promossi progetti di sostegno all’imprenditoria locale nel settore turistico da parte delle organizzazioni che operano nel settore della cooperazione allo sviluppo.
    Nel contempo, nei nostri paesi, è importante avviare alcune azioni con il duplice obiettivo di sensibilizzare i consumatori e gli agenti di viaggio.
    In particolare si ritiene necessario:

     

    1. intraprendere azioni per promuovere la “certificazione” dell’offerta turistica. Come per i prodotti alimentari i consumatori sono riusciti ad ottenere che nell’etichetta ci siano le informazioni relative al contenuto e al produttore, così per i prodotti turistici dovrebbero esserci analoghe informazioni che consentirebbero al turista di poter compiere una scelta consapevole. Tutti dovrebbero essere in grado di avere informazioni sul tipo di prodotto turistico che stanno acquistando

    2. creare una rete di “agenti turistici” (certificati “turismo sostenibile”) sensibili e attivi nel dare la massima visibilità a prodotti turistici “equi” e nella offerta prioritaria degli stessi. Per questo è necessario un impegno da parte degli enti locali e nazionali, internazionali, delle associazioni, delle Università, degli operatori del turismo sostenibile.
    L'impegno di Imaran Voyages (Algeria), CTS (Ancona), Sci (Ancona) e Senza Confini (Ancona), si sta concretizzando nella promozione del turismo sostenibile mediante la realizzazione (negli anni 2004 e 2005) del progetto "Promozione della professione di operatore turistico per i giovani dell'oasi sahariana di Djanet (Algeria)" sostenuto dall’Assessorato alla Politiche Sociali, Della Solidarietà, Della Pace della Provincia di Ancona, dall’Ente Parco del Conero e dalla Regione Marche.

    Noi associazioni autrici di questo manifesto, intendiamo raccogliere le adesioni di tutti coloro che intendono partecipare ad un dibattito sulle azioni da intraprendere per favorire il turismo sostenibile nei paesi poveri.

    CTS Gruppo autonomo di base Controvacanze

    Via XXIX Settembre 4/C, Ancona

    tel. 0712070963 fax 204503

    ctsandue@tin.it

     

    Servizio Civile Internazionale - Gruppo Locale Ancona

    Via Cialdini 10, Ancona

    sciancona@libero.it

     

    Associazione Senza Confini/ONLUS

    indirizzo Via Veneto 11, Ancona

    senzaconfiniancona@yahoo.it

     

    Imaran Voyages

    Djanet (Algeria)

    Djanet, 33100, B.P. 103

    Tel/fax 00213 29475328

    djaba@fastnet.it

    [1] Jean Chesneaux, L'Art du Voyage, Bayard, Parigi, 1999; Marc Augé, L'impossibile voyage. Le tourisme et ses images, Rivages, Parigi, 1997

     

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