Metti l'orto in salotto
Il progetto si chiama Capital Growth e ruota intorno a una cifra: 2012. Che indica l'anno in cui Londra ospiterà i prossimi Giochi olimpici, ma anche il numero di orti urbani che entro quella data il sindaco della capitale britannica, Boris Johnson, metterà a disposizione dei suoi concittadini in aggiunta a quelli già esistenti. Fazzoletti di terra che saranno ritagliati negli spazi condominiali, nei parchi pubblici, nei cortili e sui tetti di scuole e uffici, oltre che nelle poche aree abbandonate e miracolosamente sfuggite al massiccio sviluppo edilizio. Il terreno dei nuovi appezzamenti verrà analizzato a spese dell'amministrazione municipale e, se necessario, bonificato, mentre per gli aspiranti contadini saranno organizzati corsi nei quali si illustreranno le virtù di alcune tecniche orticole a basso impatto ambientale: perché l'auspicio è che i cavoli e le insalate che ognuno vorrà coltivare per la cucina di casa o per le bancarelle del mercato siano allevati con un consumo d'acqua ridotto al minimo e senza pesticidi e concimi da combustibili fossili.
Londra segue l'esempio di Vancouver dove, per rimpinguare il già ragguardevole 14 per cento di famiglie che coltiva frutta e verdura in giardino, si è deciso di accogliere le prossime Olimpiadi invernali con 2010 nuovi orti. Tanto che nelle diverse zone della città, da quelle più popolari a quelle più chic, le liste di attesa per affittare un orto si stanno allungando di giorno in giorno, incrementate non solo, come avveniva fino a ieri, da pensionati intenzionati a procurarsi verdure a basso costo o da professionisti rampanti disposti a zappare la terra durante il weekend per scaricare lo stress, ma anche da cittadini che hanno deciso di inventarsi agricoltori per contribuire alla messa a punto di un sistema sostenibile di produzione alimentare.
Neo coltivatori metropolitani convinti che piantare un orto e produrre anche solo una piccolissima parte di quello che si mangia sia un po' come decidere di spostarsi il più possibile in bicicletta invece che in macchina, o consumare meno carne rossa, o abbassare il termostato dei caloriferi: piccoli gesti quotidiani che sembrano insignificanti di fronte all'enormità dei problemi ambientali che incombono, ma che invece concorrono a ridurre l'impronta di carbonio di chi li compie, e spianano la strada all'affermarsi di stili di vita più rispettosi della salute del nostro pianeta.
A Londra, come pure in molti altri centri urbani grandi e piccoli, soprattutto al di là dell'Atlantico, i vecchi orti di città aumentano di numero, diventano un modello dell'ecologicamente corretto e si propongono come avamposti microscopici di un trend che, secondo alcuni esperti, in un futuro ormai prossimo è destinato a cambiare il volto degli agglomerati metropolitani: quello dell'agricoltura urbana, una pratica che fa coincidere il luogo in cui si coltiva frutta e verdura, o si allevano polli e conigli, con quello del loro consumo, azzerando così i costi economici ed energetici legati al trasporto del cibo dalla campagna alla città. Una forma di agricoltura che finora sembrava riservata ai programmi per alleviare la fame negli slums, bidonvilles e favelas delle città più povere, ma alla quale si dovranno convertire anche le ricche metropoli del Nord del mondo se vorranno nutrire a costi sostenibili i loro abitanti in continuo aumento.
A New York, nell'ambito di programmi come East New York Farms, oppure Greenthumb, questi orti spuntano sempre più numerosi a Brooklyn, nel Queens, nel Bronx, sui tetti e sulle terrazze di edifici pubblici di Manhattan, e non vengono scartati nemmeno i cortili coperti da asfalto e cemento, perché bastano quattro assi di legno inchiodate e un po' di terra per ricavare un'aiola sopraelevata dove coltivare carote e pomodori.
Per dimostrare l'efficienza di questi piccoli pezzi di campagna ritagliati fra le case nella centralissima Civic Center Plaza di San Francisco, la scorsa primavera è stato piantato, con il sostegno di Slow Food, un orto di 5 mila metri quadrati che, prima di essere smantellato alla fine dell'autunno, è riuscito a produrre mezza tonnellata di verdure. Mentre nel Grant Park, il più grande parco pubblico di Chicago, quello che nella notte del 4 novembre ha ospitato la mega festa per la vittoria elettorale di Barack Obama, l'associazione Growing Power ha tolto da un'aiola viole e petunie per sostituirle con 150 varietà di ortaggi che vengono piantati ogni anno e al momento opportuno raccolti e venduti ai ristoranti o nei mercati della zona: un modo per incoraggiare chi ha un giardino a fare altrettanto. A Milwakee, invece, lungo la strada principale della città, funziona a pieno ritmo una micro fattoria metropolitana che farebbe la gioia di Michael Pollan, convinto assertore dell'insostenibilità del nostro modello di produzione alimentare: verdure coltivate biologicamente, recinti popolati da anatre e polli, alveari per le api, vasche per i pesci, stagni per il riutilizzo delle acque grigie e scarti organici tramutati in terriccio reso ancora più fertile da un esercito di lombrichi .