barralunga

REES Marche

RSS logo

Calendario

    Beni comuni

    Un' Economia solidale per le Marche

    Con l'espressione Economia Solidale si intende un modello economico che mette al centro del proprio operare le persone, la qualità della vita, le relazioni e l'ambiente.
    12 settembre 2006 - Michele Altomeni
    Fonte: Bollettino Res Marche N°6 Anno 1 - 10 novembre 2005

    Cosa intendiamo per Economia Solidale

    Con l'espressione Economia Solidale si intende un modello economico che mette al centro del proprio operare le persone, la qualità della vita, le relazioni e l'ambiente. L'economia solidale assume forme e connotazioni differenti a seconda della latitudine e della cultura. Nel sud del mondo l’Economia Solidale riguarda iniziative spesso legate all’autosostentamento, a posti di lavoro creati nel settore informale del commercio o dell’autoproduzione, al mutuo appoggio in ambito comunitario. Nel nord del mondo è meno legata al sostentamento e comprende iniziative maggiormente rivolte alla solidarietà e alla sostenibilità ambientale, al recupero del legame sociale e all’innalzamento della qualità della vita. Ma anche nei paesi ricchi, in aree particolarmente depresse, nelle grandi periferie o in situazioni particolari, l’economia solidale può assumere connotati simili a quelli del sud. In Italia l’Economia Solidale comprende iniziative come consumo critico, bilanci di giustizia, gruppi di acquisto solidali, commercio equo e solidale, finanza etica, turismo responsabile, agricoltura biologica, cooperative sociali, cooperative di produzione, etc. Si tratta di esperienze che sperimentano nella pratica economica risposte concrete alle diverse problematiche poste dal sistema economico neoliberista. In questo senso l'economia solidale non va considerata un settore dell'economia, ma un approccio trasversale che tocca tutti i settori. In questo intervento ci concentriamo sulla realtà italiana

    Dall’arcipelago alla rete

    Le diverse esperienze che oggi possono essere ricompresse nella definizione di Economia Solidale nascono in momenti diversi, a partire da differenti spinte culturali ed esigenze, spesso scollegate tra loro. In alcuni casi si tratta di una evoluzione del movimento cooperativo che cerca di recuperare le sue radici nella cosiddetta cooperazione sociale; in altri si tratta di applicazioni pratiche della cultura ecologista alla realtà sociale ed economica (agricoltura biologica, produzioni sostenibili, bioedilizia…); in altri casi è l’incontro tra solidarietà internazionale, critica alla società dei consumi e presa di coscienza del potere dei consumatori a generare realtà come il commercio equo, la finanza etica, il turismo responsabile, il gruppi di acquisto solidale e il consumo critico in generale. Questi movimenti negli ultimi decenni hanno rappresentato sperimentazioni di un diverso modello economico e sociale, spesso anche riempiendo il vuoto lasciato dalla crisi della politica. Un po’ alla volta si sono fatte cultura, hanno creato sensibilità e nuove spinte ideali, ossia un terreno fertile per la loro stessa crescita e per l’avvio di ulteriori esperimenti. Nel frattempo i diversi filoni hanno iniziato ad incontrarsi e a intrecciare il loro cammino trovando forme di collaborazione basate sul concetto di rete (1).Concetto che è diventato oggetto di studio e di interesse diffuso, proprio come modello su cui ricostruire un movimento sociale capace di contrastare la disastrosa affermazione del sistema neoliberista. I soggetti dell’economia solidale hanno partecipato a pieno titolo alla costruzione di quella più vasta rete che il movimento dei movimenti, al nord come al sud del mondo.

    Dalla rete ai distretti

    In Italia il processo di costruzione delle reti dell’economia solidale si è intrecciata con la riflessione sul Nuovo Municipio e sull’autosostenibilità locale dando vita alla sperimentazione dei Distretti locali di Economia Solidale. Reti e distretti dell’economia solidale poggiano su alcuni principi culturali maturati e radicati in anni di attività concrete. Alla base ci sono i principi originali da cui questi soggetti nascono: l’equità che deve tenere conto allo stesso tempo delle esigenze del consumatore e del lavoratore, il rispetto per l’ambiente nell’ottica della sostenibilità (con ricadute sul piano sanitario, sulla solidarietà tra territori e tra generazioni), il recupero del legame sociale come presupposto indispensabile della qualità della vita. In questa ottica il distretto è composto da “imprese” che antepongono questi principi alla ricerca del profitto. All’interno dello stesso distretto si trovano i consumatori (di beni e servizi, intesi anche come risparmiatori), intesi sia come imprese che acquistano (o scambiano) beni e servizi con altre imprese, sia come consumatori finali, in genere organizzati in Gruppi di Acquisto Solidale (GAS). L’ambizione del distretto è di sviluppare una relazione tra questi soggetti basata non sulla competizione (principio ispiratore del modello neoliberista) ma sulla cooperazione e la reciprocità. Strumento cardine per arrivare a questo obiettivo è la democrazia partecipativa, ossia modelli decisionali che non si basano sui rapporti di forza, ma sulla ricerca dell’interesse comune. I riferimenti in questo campo sono le esperienze legate al Bilancio Partecipativo e alle pratiche sperimentate e divulgate dai movimenti nonviolenti.

    I distretti che verranno

    Ad oggi non è possibile dare una definizione condivisa dei DES in quanto è un concetto su cui il movimento sta lavorando e discutendo. Per ora possiamo parlare di alcuni principi generali e di sperimentazioni. Queste sperimentazioni di distretto sono laboratori pilota locali che lavorano sull’attivazione di forme di collaborazione e di sinergia tra le varie realtà dell’Economia Solidale. Alcuni dei principi ispiratori di queste sperimentazioni sono:

    • Valorizzazione della dimensione locale, il che significa dare la priorità alla produzione e al consumo delle risorse del luogo, sia in termini di materie prime ed energia, sia in termini di conoscenze, saperi e pratiche tradizionali, relazioni.
    • Economia equa e socialmente sostenibile: i soggetti che appartengono ai distretti si impegnano a comportarsi in modo equo nella distribuzione dei proventi delle attività economiche (lavoratori locali e del Sud del mondo) e nella definizione dei prezzi da attribuire a merci e servizi
    • Sostenibilità ecologica: i soggetti aderenti ai distretti si impegnano a praticare un’economia rispettosa dell’ambiente (sia nell’uso di energia e materie prime, sia nella produzione di scorie) e il più possibile contenuta nell’impatto ambientale.

    Gli obiettivi dei vari soggetti che fanno parte dei distretti sono:

    • utilizzare prioritariamente beni e servizi forniti da altri membri del distretto stesso
    • investire preferibilmente gli utili nelle imprese che fanno parte del distretto
    • diffondere in modo sinergico la cultura dell’economia solidale anche attraverso una promozione comune verso l’esterno
    • studiare strumenti comuni di gestione (ad esempio per la logistica o lo scambio di informazioni)
    • stimolare la nascita di nuove iniziative di economia solidale non ancora presenti sul territorio

     

    Nell’idea della rete che sta alla base di queste sperimentazione c’è già l’ipotesi di mettere in rete le reti, e quindi di connettere tra loro a livello nazionale o internazionale le realtà nascenti.

    La cassetta degli attrezzi

    In questi anni di attività, nell’ambito dell’economia solidale, hanno preso vita alcuni strumenti che nel loro insieme delineano un modello economico profondamente innovativo. Si tratta di una vera e propria cassetta degli attrezzi all’interno della quale i nascenti DES possono trovare stimoli da adottare e adattare alla loro specificità. Un “attrezzo” di grande interesse è quello che raggruppa sotto la definizione di “economia non monetaria” iniziative di varia natura che vanno dalle banche del tempo, ai LET’s (sistemi di scambio di tempo, beni, servizi e saperi, diffusi soprattutto nel mondo anglosassone), dai sistemi di baratto alla socializzazione dei saperi, fino alla condivisione di beni e servizi di vario tipo. Tra questi particolare attenzione merita l’esperienza della moneta locale. Altra esperienza a cui si guarda con interesse è quella della Città dell’Altreconomia avviata a Roma, che potrebbe essere riprodotta in scala in ogni territorio. Strettamente collegata all’idea dei distretti è l’elaborazione avviata attorno all’idea del Nuovo Municipio. Di certo tantissime sono le esperienze locali che faticano ad essere conosciute all’esterno e che potrebbero invece entrare a far parte della cassetta degli attrezzi. Si pensi solo che per diversi anni Grottammare ha sperimentato la sua democrazia partecipativa nel silenzio.

    Il laboratorio marchigiano

    La volontà di avviare un percorso condiviso sull’economia solidale nelle Marche ha portato alcuni soggetti a riunirsi attorno ad un Tavolo che da oltre un anno sta lavorando a questa ipotesi. Del Tavolo fanno parte la cooperativa Mondo Solidale che gestisce 16 botteghe di Commercio Equo e Solidale della ragione, Banca Etica, le centrali cooperative (Lega Coop, Confcooperative, UNCI), organizzazioni del biologico, il consorzio Marche Eque, la rete regionale dei GAS, alcune ONG, associazioni ambientaliste ecc.. La Regione Marche è un territorio particolarmente ricco di esperienze di Economia Solidale. Basti ricordare che rappresenta la culla dell’Agricoltura Biologica, che vi trova sede un’organizzazione di Commercio Equo e Solidale del tutto originale, che vanta forme di cooperazione sociale molto interessanti. Le Marche, prima di essere travolte dalla globalizzazione, avevano costruito un modello economico basato su imprese di piccole dimensione fortemente radicate sul territorio. L’economia dei distretti economici marchigiana è ora in crisi perché non ha saputo mantenere la propria “complessità”, perdendo quel valore che in ecologia chiameremmo biodiversità. L’economia solidale ha la biodiversità nella sua stessa essenza, perché è strettamente legata al territorio e all’economia locale e perché, attraverso processi democratici e partecipativi, tende a creare risposte innovative alle problematiche esistenti. Là dove l’economia liberista produce esternalizzazioni e disgregazione sociale l’economia solidale tende invece a valorizzare le risorse locali e a creare socialità. In questa ottica l’economia solidale non può essere pensata come “competitiva” con il neoliberismo dato che questo significherebbe misurarne il valore con gli strumenti propri del modello economico dominante. Ci sono limiti oggettivi e sempre più visibili allo sfruttamento delle persone e delle risorse e il neoliberismo finirà per essere divorato da se stesso. L’economia solidale, rispetto al neoliberismo, è profondamente alternativa e richiede una revisione nel modo di pensare la società, l’economia, il territorio e il lavoro, processo che per molti versi è già in corso. I soggetti partecipanti al tavolo hanno ritenuto che in primo luogo fosse necessario lavorare sulla mappatura e conoscenza dei soggetti marchigiani operanti nei diversi settori dell’economia solidale. Questa mappatura è stata pensata con un duplice scopo: da una parte creare legami e mettere in rete i diversi attori, dall’altra avviare iniziative per diffondere la conoscenza di questi soggetti tra i cittadini. Da questi obiettivi è nato un progetto tutt’ora in corso che vede la collaborazione della Regione Marche e del Centro Servizi per il Volontariato. Prevede un primo censimento dell’economia solidale; la pubblicazione di un sito internet che contenga tutte le informazioni raccolte e allo stesso tempo diventi uno strumento di comunicazione dell’economia solidale marchigiana; la pubblicazione di una guida chiamata “Comportamenti solidali” composta da una parte teorica che presenta i diversi aspetti dell’economia solidale e una parte (pagine arcobaleno) che raccoglie le schede su tutti i soggetti censiti. In seguito alla pubblicazione il progetto prevede 5 convegni sul territorio della Regione per presentare il lavoro. In questo momento il censimento è stato ultimato ed è in fase di pubblicazione il libro che dovrebbe essere stampato entro novembre. Nel frattempo il Tavolo ha continuato a lavorare alla propria organizzazione anche attraverso la redazione di documenti e regolamenti. Nel tempo è emersa la necessità di articolarlo in organismi specifici, così sono nati alcuni gruppi di lavoro tematici e un primo esperimento di Tavolo locale nella provincia di Pesaro. Il tavolo provinciale di Pesaro sta lavorando su alcuni progetti sperimentali:

    • un ciclo di conferenze divulgative sui temi dell’economia solidale che si terrà a Pesaro a partire da ottobre
    • la creazione di un “centro dell’economia solidale” a Fano. In pratica un luogo fisico in cui sia possibile ospitare diversi soggetti, attività ed iniziative legate all’economia solidale
    • la sperimentazione di un vero e proprio “distretto dell’economia solidale” nella zona di Urbino

    Dei gruppi tematici due sono quelli attivi:

    • Gruppo manifestazioni: nato per dar vita ad eventi di promozione dell’economia solidale quali feste, fiere ecc. Dopo avere seguito l’organizzazione della seconda edizione di “Eco&Equo”, fiera dell’economia solidale promossa dalla Regione Marche, ha lavorato all’iniziativa “I Borghi e le Piazze dell’Economia Solidale” per la quale è stata costituita un’apposita associazione e che ha già visto la prima edizione a Petritoli (AP) a settembre e questo secondo appuntamento ad Urbino.
    • Gruppo Redazione: si occupa degli aspetti informativi e comunicativi. In un primo momento ha dato vita ad una mailing list per la comunicazione interna. Successivamente ha creato un notiziario elettronico di cui sono usciti alcuni numeri sperimentali. In prospettiva si occuperà anche del sito internet.
    • Trovandosi ad operare su un terreno innovativo il Tavolo deve necessariamente procedere per progetti sperimentali. In questa fase è stata avviata anche una riflessione interna sulla capacità e possibilità di creare iniziative economiche vere e proprie capaci di produrre reddito e posti di lavoro. Nello specifico di Urbino l’auspicio è che questa manifestazione possa permettere un passo avanti nel progetto di arrivare a creare proprio qui il primo DES delle Marche, a partire dalla costituzione di un ambito di confronto tra enti pubblici e tutti i soggetti che possono essere interessati alla promozione di un diverso modello economico.

     

    Conclusioni

    Il modello economico neoliberista ha vissuto tanti anni sulla violenza (nelle sue varie forme), e grazie a questa violenza si è tenuto in vita. Oggi nemmeno la violenza, seppure in dosi crescenti, si dimostra sufficiente, e la crisi appare in tutta la sua drammaticità. Tale crisi sembra ancora alla sua fase iniziale e prefigura una situazione ben peggiore negli anni a venire. Stiamo parlando di una crisi che non è solo economica e che attraversa le diverse sfere della civiltà, compresa la politica, sempre più incapace di creare risposte credibili. Il movimento che si è manifestato in questi anni nasce proprio in risposta a questa crisi complessiva. Si tratta di un movimento di persone e organizzazioni che da un lato contesta e rivendica e dall’altro costruisce dal basso esperienza concrete di alternativa economica, sociale e politica. Spesso solo il primo aspetto, quello della contestazione, viene raccontato dagli organi di informazione e percepito dalla collettività. Mentre probabilmente è proprio nel secondo l’aspetto più innovativo e interessante. La costruzione dal basso di risposte a situazioni di crisi sociale ed economica non è un’assoluta novità. Già il primo movimento operaio del Novecento, mentre lottava e rivendicava, costituiva cooperative di consumo, di mutuo soccorso, di educazione, case del popolo ecc. L’Economia Solidale ne recupera lo spirito, adattandolo ai tempi e facendo tesoro degli errori passato.

    NOTE:

    (1) L’idea di rete meriterebbe un approfondimento a parte, nell’ambito della rivoluzione che sta attraversando la cultura occidentale nel passaggio da un sistema di pensiero cartesiano ad uno di matrice sistemica. Tra gli altri si veda “Il punto di svolta” di Fritjof Capra, allievo di G. Beatson

    Torna al testo

    Sito realizzato con PhPeace 2.6.32

    PhPeace è software libero, e ognuno è libero di ridistribuirlo secondo le condizioni dellaLicenza GNU GPL

    A meno di avvisi di particolari (articoli con diritti riservati) il materiale presente in questo sito può essere copiato e ridistribuito, purchè vengano citate le fonti e gli autori. Non si assume alcuna responsabilità per gli articoli e il materiale pubblicato.

    validateXHTMLcclvalidateCSS

    Segnala eventuali errori al WebMaster | RSS logo