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    12 settembre 2006 - Fabio Ragaini (Gruppo Solidarietà Volontariato Marche)
    Fonte: Bollettino Res Marche N°2 Anno 2 - 08 agosto 2006

    Verso la riorganizzazione dei Servizi Sociali

    nella regione Marche

    Tratto da n. 2/2006 Volontariato Marche

    Da diversi mesi l’assessorato alle politiche sociali della regione Marche sta lavorando alla predisposizione di Linee guida per la riorganizzazione istituzionale degli ambiti territoriali sociali. La motivazione della riorganizzazione, è specificata in premessa al documento “A seguito dell’esperienza maturata con l’istituzione degli Ambiti Territoriali Sociali e con la sperimentazione dei Piani Sociali di Zona 2003, è emersa la possibilità di costituire un sistema organico e funzionale di integrazione e rafforzamento istituzionale degli A.T.S. e di caratterizzare secondo modalità più efficaci il ruolo e le competenze del Coordinatore d’Ambito”.
    Da più parti, dopo l’avvio degli Ambiti sociali e l’istituzione del Coordinatore d’ambito si chiedeva alla regione di avviare un percorso che determinasse il passaggio da ambito di coordinamento ad ambito di gestione dei servizi sociali, con l’assegnazione alla figura del Coordinatore di ambito anche di responsabilità gestionali e non solo di coordinamento.
    Tali richieste partono dalla necessità di realizzare a livello territoriale la rete di servizi essenziali prevista dalla legge di riordino dell’assistenza sociale (legge 328/2000); condizione perché tale rete si realizzi è un ambito territoriale di riferimento che preveda la gestione associata dei servizi sociali da parte dei Comuni appartenenti all’Ambito.
    Le gestioni associate diventano dunque condizioni indispensabili per la realizzazione di quella rete di servizi (domiciliari, diurni e residenziali) essenziali in risposta ai bisogni della popolazione più fragile del territorio. La situazione attuale - che le linee guida intendono superare - è caratterizzata da una libera collaborazione dei Comuni appartenenti all’Ambito sociale nella realizzazione degli interventi e dei servizi sociali. Se tale collaborazione non si trasforma in gestione associata dei servizi è facile prevedere che quegli interventi (diurni e residenziali) che richiedono un bacino minimo di popolazione e dunque associazionismo dei comuni con ogni probabilità non si realizzeranno e conseguentemente gli utenti che ne hanno bisogno non potranno beneficiarne (vedi ad esempio, una comunità per minori o per persone disabili). E’ allo stesso modo evidente che la previsione di ambiti di gestione dei servizi sociali deve conseguentemente prevedere il superamento della sola funzione di facilitazione del Coordinatore con la responsabilità della direzione dei servizi sociali a livello di ambito.
    E’ inoltre opportuno non prevedere un automatismo nel passaggio di tutti gli attuali Coordinatori nella nuova funzione; è evidente che un conto sono funzioni di coordinamento; ben diversa è la responsabilità gestionale che richiede competenze specifiche.
    Le Linee guida per la riorganizzazione istituzionale degli ambiti territoriali sociali, segnano dunque un passaggio fondamentale ai fini del rafforzamento del sistema dei servizi sociali. Saranno poi i Comitati dei sindaci dell’ambito a stabilire quale sarà la modalità più adeguata (Unione dei Comuni, Consorzi, convenzione intercomunale, ecc…) per la riorganizzazione istituzionale dell’ambito. Va inoltre tenuto conto che tra gli attuali 24 Ambiti ce ne sono diversi di piccole dimensioni (intorno ai 20.000 abitanti) una dimensione che si concilia a fatica con la possibilità di realizzare una rete di servizi territoriali imponendo la realizzazione di servizi sovra zonali.
    Ciò che si ritiene imprescindibile è l’inserimento dei seguenti punti:
    - definizione dei tempi entro i quali il processo di gestione associata all’interno di ogni ambito prende avvio;
    - impossibilità che all’interno di un Ambito si possano prevedere diverse gestioni associate;
    - incentivi economici per la realizzazione delle gestioni associate dei servizi;
    - chiara distinzione tra organo politico e organo tecnico, con chiaro indirizzo e controllo da parte dei Comuni;
    - Chiarezza circa l’impossibilità della presenza di due figure all’interno dell’ambito (direttore dei servizi e coordinatore d’ambito). Nessun passaggio automatico dalla funzione di coordinamento a quella di gestione.
    Non va inoltre dimenticato un altro aspetto rilevante connesso con la riorganizzazione degli Ambiti; ed è quello della possibilità dello sviluppo di figure dirigenziali del settore sociale. L’attuale situazione della realtà marchigiana caratterizzata da un gran numero di piccoli comuni ha determinato l’impossibilità di crescita di figure dirigenziali del settore se non in quei pochi comuni che per dimensioni hanno una figura specificatamente dedicata al solo settore sociale.
    Se l’ambito gestionale è condizione indispensabile per la creazione della rete dei servizi il passo successivo che la regione Marche deve fare è quello di offrire indicazioni perché in ogni ambito venga assicurata una rete di servizi essenziali, in ciò dando attuazione alle indicazioni della legge 328 nella parte in cui stabilisce che i soggetti in condizioni di povertà o con limitato reddito o con incapacità totale o parziale di provvedere alle proprie esigenze per inabilità di ordine fisico e psichico, con difficoltà di inserimento nella vita sociale attiva e nel mercato del lavoro, nonché i soggetti sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria che rendono necessari interventi assistenziali, accedono prioritariamente ai servizi e alle prestazioni erogati dal sistema integrato di interventi e servizi sociali.
    Questi e molti altri aspetti dovrebbero essere ricompresi all’interno di una legge di settore applicativa della legge nazionale che porti al superamento della legge regionale 43 del 1988 e raccordi la notevole produzione legislativa regionale successiva al piano sociale del 2000.
    Il rafforzamento del sistema dei servizi sociali territoriali può inoltre porre le condizioni per un maggior riequilibrio del rapporto con la sanità a livello locale; la crescita delle figure dirigenziali sociali dovrebbero supportare e sostenere le Conferenze dei sindaci che con grossa difficoltà adempiono alle funzioni assegnate riguardo le politiche sanitarie e sociosanitarie territoriali.
    Ma perché il sistema dei servizi sociali e sociosanitari possa svilupparsi è necessario che la regione non aspetti ancora a stabilire altri aspetti:
    a) la definizione del finanziamento dei servizi sociali e sociosanitari che prevedono compartecipazione della spesa tra settore sociale e settore sanitario. Ritardare ancora l’emanazione di questi atti significa continuare a bloccare lo sviluppo dei servizi territoriali dei quali molti cittadini hanno assoluta necessità;
    b) la definizione del fabbisogno dei servizi da realizzare (domiciliari, diurni e residenziali) che si pone come base per la programmazione degli interventi.
    Su questi ultimi punti, purtroppo, continuano a non arrivare segnali incoraggianti. Si tratta di scelte. Non farle significa privare migliaia di cittadini marchigiani di interventi e servizi di cui hanno necessità e diritto..
    * Per un maggior approfondimento sui temi trattati si rimanda alla rivista del Gruppo Solidarietà “Appunti sulle politiche sociali” e al sito http://www.grusol.it ai link informazioni e voce sul sociale.

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