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    12 settembre 2006 - Loris Asoli
    Fonte: Bollettino Res Marche n°2 Anno 2 - 08 agosto 2006

    Individuo e comunità

    Questi due termini sono spesso usati come contrapposti fra di loro. Ma è vero questo?
    Viviamo in tempi in cui l’individualità umana vuole affermarsi compiutamente. I talenti individuali vogliono venire alla luce ed esprimersi in tutti i campi. Le esigenze individuali vogliono affermarsi. Nessuno vuole essere compresso in pensieri e azioni che non gli corrispondono. Può sembrare che questo affermarsi dell’individualità possa portare ad un caos sociale.
    In realtà, però, il massimo della Socialità, della Comunità e dell’unità è possibile solo perseguendo il massimo dell’affermazione e realizzazione individuale.
    Se non si darà la massima importanza allo sviluppo dell’individualità, non potrà essere costruita una vera ed avanzata comunità sociale.
    L’individuo è la cellula basale della comunità. Ogni individuo è un tassello indispensabile nel “puzzle” della vita e della comunità.
    Non esiste la comunità, avulsa dagli individui, dai loro aspetti, tendenze, caratteristiche, talenti, potenzialità, specificità, diversità.
    Quanto più la Comunità coltiva la ricchezza potenziale che è racchiusa nelle individualità e nelle diversità, tanto più essa raggiunge la pace, l’armonia e la creatività. Infatti, ogni individuo che può scoprire, coltivare ed essere sé stesso, nella propria specificità ed originalità, e nei propri compiti di vita, tende ad essere appagato ed in pace nel proprio intimo e con gli altri e più disposto a dare il massimo di quanto sente di possedere di specifico. E inoltre è felice di migliorarsi per dare ancora di più.
    Una comunità che non si basi sul rafforzamento dell’individuo è come una casa costruita con mattoni frolli, che si sfaldano in se stessi sotto il peso, e fanno sfaldare l’intera costruzione.
    Affinché la comunità funzioni in modo sano e non si creino meccanismi di dipendenza e di potere, di sfruttamento e di sopruso, è assolutamente necessario coltivare il sano sviluppo dell’individualità. Ogni progetto comunitario sano non può che avere la sua base nella valorizzazione delle individualità.
    I due termini, di individualità e comunità, non sono dunque contrapposti, ma complementari, come il polo negativo e positivo che generano il flusso della corrente elettrica. Anche il massimo di possibilità per l’individuo, si può avere soltanto dove si realizza il massimo della Comunità. Se non si darà la massima importanza allo sviluppo degli aspetti comunitari e sociali, si limiterà certamente lo sviluppo delle individualità, si impedirà che le individualità possano esprimersi nella loro pienezza e nei loro aspetti più sani e fecondi. Una Comunità fiorente ed equilibrata è la culla della sana crescita dell’individualità. Nella Comunità di tanti diversi, l’individuo impara a riconoscere e a coltivare le proprie specificità e potenzialità e le proprie affinità, così come impara a riconoscere ed apprezzare la ricchezza complementare delle altre individualità e a gioirne. Solo a contatto della comunità l’individuo può riconoscere e sviluppare se stesso nei propri talenti, potenzialità, desideri di formazione ed evoluzione ed anche negli aspetti negativi e antisociali, da eliminare.
    Nel fiorire sempre più intenso della socialità e della Comunità si generano le premesse perché al suo interno fioriscano le individualità ai massimi livelli.
    L’individualità può rivelarsi pienamente solo nel massimo splendore della Comunità sociale come, a sua volta, la Comunità sociale si afferma pienamente solo se lascia risplendere nel loro fulgore tutte le individualità che porta nel suo seno. L’individuo nutre la Comunità e la Comunità nutre l’individualità. L’ individuo non esiste al di fuori della comunità, né esiste comunità se non come espressione della molteplicità degli individui che in essa trovano la loro forma sociale e la loro vita relazionale. La Comunità è l’armonizzazione e valorizzazione di individualità distinte.
    Se guardiamo come esempio al nostro corpo umano, vediamo che la suprema intelligenza, l’intelligenza divina, che è attiva nel nostro organismo, per il suo magico funzionamento complessivo, opera incessantemente affinché l’intero organismo sia al servizio di ogni cellula ed ogni cellula al servizio dell’intero organismo. Così deve essere anche il sano rapporto fra l’individuo e la comunità umana.
    Comunità non significa che tutti sono in commistione o che hanno la stessa sensibilità e gli stessi bisogni individuali. Ogni individualità è diversa. e anche ogni gruppo di individualità affini è diverso dagli altri gruppi.
    L’individuo si sviluppa al meglio quando si trova fra “affini” nella sensibilità e nei costumi. Ma anche la diversità è per l’individuo un grande stimolo di conoscenza e di crescita. L’umanità è chiamata ad essere come una grande orchestra in cui si suonino vari gruppi di strumenti diversi e in cui il tutto forma l’armonia.
    L’individuo deve avere la possibilità di portare a realizzazione i propri impulsi interiori, e non deve essere represso, anche se fa errori. Bisogna però metterlo di fronte alle sue responsabilità per le sue azioni.
    Va in ogni caso evitato un equivoco: favorire l’individualità non significa favorirla nello sviluppo dei suoi aspetti egoistici, ma nei suoi aspetti più profondi e divini, i quali non agiscono mai in modo egoistico, cioè contro gli altri esseri Infatti gli aspetti profondi sono proprio la capacità di aprirsi agli altri, comunicare con sincerità ed equilibrio, farsi capire e capire, accogliere la diversità, essere liberi e lasciare libertà, dare e ricevere con spontaneità, saper chiedere perdono per errori e torti e saper perdonare.
    Al giorno d’oggi però ci troviamo in una situazione in cui né l’individualità né la comunità sono state coltivate in modo sano e giusto. Infatti è stata coltivata una individualità egoistica, che cerca la propria affermazione contro gli altri, ed è stata coltivata una “comunità” troppo spesso al servizio degli interessi dei più forti, invece che al servizio di tutti.
    Anche se questa è ancora l’epoca dell’affermazione dell’individuo, contro la sua oppressione da parte di poteri vari, si è ormai stanchi dell’individualismo esasperato, della mancanza di comunicazione profonda fra gli individui, perché minata alla base dai meccanismi sociali basati sulla competizione e sul conflitto, e si è stanchi della lotta di tutti contro tutti, propria del nostro modello economico. Urge ormai anche l’esigenza di comunità e di solidarietà fraterna. Se in passato può essere stato giusto il processo di emancipazione dell’individualità dal gruppo che lo opprimeva, oggi, nella sua libertà, l’individuo è chiamato a scoprire e creare dal basso tutte quelle forme di associazionismo, di comunitarietà e di solidarietà che corrispondono alle sue più intime esigenze.
    L’uomo del futuro non può che essere un uomo pienamente sviluppato nella propria individualità, ma anche pienamente permeato dal più profondo spirito comunitario, capace non solo di amare se stesso e il proprio compito nel mondo, ma anche di apprezzare ed amare ogni altra singola individualità e di scorgerne la bellezza e l’indispensabilità nel tutto.
    E’ un uomo che sempre più avrà l’impulso a creare forme sociali e comunitarie, a mettersi insieme ad altri in vario modo, a sentire la bellezza della relazione con gli altri come terreno di crescita di se stesso e di tutta l’umanità.
    Quando tutta la comunità lavorerà per il bene dei singoli e tutti gli individui lavoreranno per il bene della comunità, allora sarà sceso il cielo sulla terra.

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