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    QUESTA CRISI

    Questa crisi è una crisi di valori, di sistema, di società, di umanità, di coscienza. E' una crisi che chiama a un rinnovamento globale.

    14 luglio 2009 - Loris Asoli (Redazione Rees Marche)

    Questa crisi è una crisi di valori, di sistema, di società, di umanità, di coscienza.  E' una crisi che chiama a un rinnovamento globale.

    Dal punto di vista economico alcuni parlano di "crisi da sovrapproduzione". Ed è vero che l'umanità attuale ha una immensa capacità di produzione.  Ma a causa dei meccanismi del sistema economico e sociale, la grande capacità di produzione, che dovrebbe essere un elemento portatore di ricchezza per tutti, si traduce nel suo contrario: un elemento di debolezza, di squilibrio, di crisi.

    Altri parlano di "crisi della domanda", ed è ancora più vero.  Nonostante l'immensa capacità  produttiva, nonostante ci siano le persone per realizzare tutto quello che è necessario e buono, bisogna bloccare la produzione e licenziare perché si verifica l'assurdo fatto che la gente che produce non ha il denaro per comprare quello che produce!  E si verifica anche il fatto che quello che è stato prodotto non corrisponde a quello che serve.  Come mai tutto questo?!

    Diventa chiaro che la vera crisi è  UNA CRISI DI CONCENTRAZIONE DEL DENARO, E DEL POTERE CHE NE CONSEGUE, NELLE MANI DI POCHE PERSONE, che orientano la produzione soltanto per perpetuare il proprio status di dominatori e non per il bene collettivo.  I dati sono conosciuti, sulle poche persone che hanno un reddito superiore a quello di una sommatoria di stati e di popoli.

    E' questo che deve essere reso illegale!

    Occorre semplicemente che il sistema bancario e quello di censimento dei beni, siano resi trasparenti e che siano passati al bene comune e rese pubbliche ricchezze superiori ad un massimo tollerabile.  Questa norma da sola porterebbe un grande risanamento a tutta l'economia e a tutto il sistema sociale mondiale.

    Altri parlano di "crisi finanziaria", con la finanza "virtuale" che sovrasta e danneggia l'economia "reale".  Anche questo è del tutto vero. Già da molto tempo i gruppi elitari, che puntano al controllo e al dominio del mondo, si sono accorti che c'è un sistema di dominio e di schiavizzazione occulta, molto più potente degli eserciti, molto più discreto e quasi invisibile, che la gente subisce senza rendersene conto: controllare la moneta, la finanza, i grandi gruppi bancari e il sistema valutario (i valori di scambio fra le monete).   Siamo stati per vari decenni e siamo ancora in un assurdo sistema monetario internazionale in cui un solo stato ha il potere di emettere ingenti quantità di moneta per gli scambi internazionali, incassandone il valore e usando questo potere per accumulare privilegi intollerabili, produrre ingenti quantità di inquinamento, sostenere schiere di golpisti, costruire immensi arsenali di guerra, sostenere ingenti eserciti e fare guerre in varie parti del mondo, avocando a sé il diritto di fare il gendarme del mondo, per imporre la propria visione del mondo e soprattutto i propri interessi; vedremo se la nuova amministrazione saprà fare meglio! Siamo in un sistema in cui molte banche centrali degli stati, che regolano l'emissione del denaro ed esercitano il controllo del sistema bancario, sono possedute in larga misura da banchieri privati ultrapotenti, per accrescere i loro utili e il loro potere; siamo in un sistema in cui viene inventato ogni tipo di strumento finanziario per imbrogliare e fare utili massicci sulla pelle dei risparmiatori; siamo in un sistema in cui la valuta di alcuni stati vale carta straccia e le imprese degli stati con moneta forte possono permettersi di comprarne i beni per pochi spiccioli e far lavorare la loro gente quasi gratis al di fuori di ogni tutela! Un vero e proprio sistema di schiavizzazione occulta. Sembra quasi impossibile che possiamo essere arrivati a questa situazione di ingiustizia planetaria!  Ingiustizia sostenuta dai "grandi della terra" (i vari G8, G14, G20 e compagnia bella e i vari Fondo monetario internazionale, Banca mondiale, Organizzazione mondiale per il commercio), che si arrogano il diritto di decidere per tutti e che nonostante le belle parole che periodicamente pronunciano e la parata mediatica che periodicamente organizzano a nostre spese, in pratica si danno da fare solo per mantenere e potenziare le ingiustizie dell'attuale sistema, con l'abbattimento di tutte le protezioni per i popoli deboli e costruendosi mezzi sempre più sofisticati ed efficaci per una più facile devastazione e depredazione del bene altrui.

    Altri parlano di intollerabile "crisi ecologica", per risolvere la quale occorre diminuire la crescita e lo sviluppo, orientandosi verso la "decrescita".  La crisi ecologica è evidente a tutti,  devastante ed incontestabile, ma la sua soluzione non è la "decrescita" assolutizzata, quanto la decrescita di tutte le attività inquinanti, mortifere e dissipative delle risorse non rinnovabili, mentre occorre contemporaneamente una potente crescita di tutte le attività ecologiche e vivificanti, con in testa la tutela, il risanamento e la cura dell'ambiente e della natura.  Decrescita delle attività insane e distruttive e crescita delle attività per il risanamento e la vitalità del pianeta e delle comunità sociali.  Certamente occorre uscire dall'assurdo consumismo di prodotti sempre più vuoti di contenuto e da quelli pieni di sfarzo, per voler testimoniare uno status sociale superiore, e andare invece verso una civiltà di sobrietà nei riguardi dei beni materiali dei singoli, per curare maggiormente arte, cultura, relazioni, scienza, conoscenza, spiritualità. E se grandi beni ed opere devono esserci, che siano inni alla Vita, da parte delle comunità e per le comunità e non per le singole persone.

    E' tempo di andare verso una civiltà più equilibrata e felice, non spinta dai meccanismi economici, intrinsecamente conflittuali e distruttivi, dell'attuale sistema economico, ma da nuovi processi intrinsecamente collaborativi, che noi chiamiamo "Economia solidale".

    Alcuni, per non coinvolgersi con questa civiltà distruttiva della natura e generatrice di inquinamento, tendono a rifiutarne in blocco tutti gli aspetti, compresa la moderna tecnologia, in tutte le sue espressioni, e a cercare di rifugiarsi in isole indipendenti ed ecologiche cercando di sostenersi con l'autoproduzione individuale o di gruppo. Questi tentativi sono nobili e degni di ogni rispetto, soprattutto nella attuale società, tuttavia non rappresentano la soluzione per il futuro.  Tendono a risolvere soltanto il problema ecologico, ma non quello sociale e di civiltà.  Rudolf Steiner, il veggente fondatore dell'agricoltura biodinamica, nelle sue conferenze sul sociale, spiega con chiarezza che l'autoproduzione proviene da impulsi di tipo egoistico e che la vera fraternità sociale si ottiene con la divisione del lavoro, in cui ognuno si estrania dal prodotto del proprio lavoro e lo offre alla comunità.  Produce per gli altri, beni o servizi, e riceve da tutti gli altri.  Questo modalità di organizzazione economica e sociale produce per tutti maggiore ricchezza in beni materiali, culturali e relazionali, in benessere e benvivere.  Il problema non sta nella specializzazione e nella divisione del lavoro, quanto nel controllo di tutto il sistema da parte di pochi a svantaggio dei molti e nel tipo di sistema economico in cui la divisione del lavoro viene inserita.  Non sta neanche nella tecnologia, in quanto esiste sia una tecnologia distruttiva, con in testa le armi di distruzione di massa, sia una tecnologia positiva per la vita, che viene chiamata "tecnologia appropriata", a partire dalla leva e dalla ruota.

    Altri parlano di "crisi sociale".   Per affermarsi in questo sistema l'individuo deve lottare contro gli altri, essere egoista, farsi spazio nella giungla della concorrenza conflittuale.  I più deboli, i "semplici" e i più onesti, inesorabilmente vengono emarginati; il conflitto dall'economia passa nella sfera sociale e individuale, fino agli omicidi, ai suicidi e agli atti di terrorismo, che sono figli legittimi del sistema che li combatte.  La povertà invece di diminuire sta aumentando, sopratutto nei paesi più emarginati e sfruttati. Le ultime statistiche danno un miliardo di persone sotto la soglia della povertà.  La distanza fra i più poveri e i più ricchi tende ad aumentare.

    L'economia solidale che desideriamo sviluppare ed affermare, rappresenta un nuovo paradigma, una nuova modalità  in divenire, un nuovo sistema  economico e sociale, non dominato dalle spinte egoistiche dell'interesse personale, contrapposto a quello sociale e comunitario, ma diretto da  liberi accordi dal basso, nei territori locali, fra i soggetti economici, fra i consumatori, i lavoratori, i finanziatori, le persone con talenti creativi e imprenditoriali e le imprese, che tutti insieme prendono in mano i processi economici del loro territorio, in accordo e sintonia anche con le istituzioni locali. Attraverso accordi associativi liberi verranno guidati dal basso non solo la produzione, la distribuzione e il consumo locale, ma anche la produzione ai livelli più alti (regione, stato, insieme di stati, continente, mondo), per mezzo di reti associative e coordinamenti via via più vasti.  E l'azione sarà rivolta non solo alla produzione di beni e servizi, ma anche alla "produzione" di un ambiente equilibrato e vitale, in armonia con la natura.  E non solo ci si occuperà di cosa produrre, ma anche e soprattutto della qualità di ciò che verrà prodotto e della qualità del lavoro di chi produce.  Tutto questo è possibile e i primi processi e le prime pratiche che vanno in questa direzione sono stati avviati.

    Tuttavia ci troviamo non solo di fronte ad una crisi economica, ma ancor più ci troviamo entro  una gravissima crisi di democrazia.   L'una e l'altra sono legate insieme.

    Per una trasformazione positiva della società occorrerà perciò non modificare soltanto i processi e il sistema economico, ma anche quello politico e istituzionale, instaurando una vera democrazia, al posto di quella fasulla attuale, attraverso nuovi processi in cui il potere decisionale sia attuato, delegato e controllato dal basso in alto e non viceversa.  Deve finire l'epoca della delega in bianco per favorire l'esercizio quanto più diretto del potere del  cittadino, fornendo, a questo fine, i presupposti istituzionali, culturali e di disponibilità in tempo. Come al lavoro deve essere dedicato il suo tempo allo stesso modo deve essere assegnato tempo, per legge, all'esercizio diretto della democrazia sul territorio. Quattro giorni per il lavoro, uno per  l'esercizio della cittadinanza e della democrazia, su tutte le questioni che riguardano la vita sociale, due per gli aspetti personali e spirituali!  Basta con questo tipo di specialisti della politica che servono a concentrare il potere e a deresponsabilizzare i miliardi di cittadini sulla propria vita!  Serviranno anche degli specialisti delle istituzioni e della politica, ma al di sopra di un vasto basamento di pratica democratica diretta e sotto il controllo dal basso.  Il che significa, per le decisioni, meno gente al centro e più alla base,  e inoltre centralizzazione di servizio e non di potere.  In un sistema economico e sociale ben fatto quattro giorni di lavoro sono più che sufficienti per il benessere e il benvivere di tutti.  E una buona e vera democrazia avrà senz'altro molte ricadute positive anche sulla produzione, in quantità e qualità, per cui nei quattro giorni si produrrà più che nei cinque attuali e si produrranno beni più durevoli e più significativi.

    Non sarà facile realizzare tutto questo, ma nonostante il caos e la crisi attuale, da un punto di vista spirituale, siamo in un'epoca di grazia! Con più rapidità ognuno riceve ciò che ha seminato.   Sia il positivo che il negativo si manifestano con più intensità. Chi semina catastrofi riceve catastrofi, chi semina nuova vita più fraterna, armoniosa e felice, riceve nuova vita!  Positivo e negativo tendono a separarsi. I violenti si ritrovano con i violenti, gli egoisti con gli egoisti, gli altruisti con gli altruisti e i giusti con i giusti.  Come tendenza storica del momento sempre più ognuno riceverà il proprio specchio e vedrà in quanto gli accade il proprio essere e avrà la possibilità di cambiare e migliorarsi.  Il passaggio da un campo all'altro sarà possibile con un mutamento della coscienza.  La coscienza individuale può evolvere positivamente o negativamente attraverso tutte le esperienze della vita terrestre.  Evolve positivamente quanto più diviene cosciente della propria parte di vita che sta entro i cosiddetti "disvalori" (orgoglio, superbia, violenza, odio, invidia, sfiducia, codardia, ingiustizia, egoismo...), e quanto più accompagna questa parte di vita verso i valori universali positivi (amore, verità, giustizia, libertà, bellezza....), sia nel proprio mondo interiore di pensieri e sentimenti che nelle proprie azioni nel mondo.   Una umanità costituita da individui più evoluti nell'intimo della propria coscienza, non potrà che costruire una nuova società e civiltà che ne esprima i valori e che permetta di fare uscire gradualmente alla luce le infinite potenzialità che sono ancora in lei racchiuse.

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