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    Il giorno della giustizia climatica

    Il Governo Boliviano ha gia' proposto anche in sedi istituzionali che venga istituito il crimine ambientale equiparato a crimini contro l'umanita'...
    Questo tribuinale per ora e' "simbolico" ma si spera che presto i potenti della terra sappiano ascoltare le grida di aiuto di Pacha Mama e sia istituito un tribunale con piu' poteri internazionalmente riconosciuto
    22 ottobre 2009 - Redazione Rees Marche
    Fonte: asud.net - 15 ottobre 2009

    Il Governo Boliviano ha gia' proposto anche in sedi istituzionali che venga istituito il crimine ambientale equiparato a crimini contro l'umanita'...
    Questo tribuinale per ora e' "simbolico" ma si spera che presto i potenti della terra sappiano ascoltare le grida di aiuto di Pacha Mama e sia istituito un tribunale con piu' poteri internazionalmente riconosciuto

     

    Cochabamba, Sebastián Ochoa  - Un tribunale etico internazionale giudica le denunce contro imprese e governi -

    Rappresentanti di organizzazioni sociali e per la difesa dei diritti umani sono riuniti in questi giorni in Bolivia per dibattere casi di inquinamento ambientale in America latina. Le sentenze avranno una portata morale e politica. Uno dei casi presentati riguarda lo scioglimento del ghiacciaio dell'Illimani, in Bolivia.

    Gli abusi di una transnazionale minatrice in Perù, l'espansione di monoculture nei paesi del sud affinché le potenze industriali continuino ad inquinare senza rimorsi, lo scioglimento dei ghiacciai del monte Illimani o l'aumento della produzione di agro combustibili a danni della popolazione sono alcuni dei temi che vengono dibattuti in questi giorni nella prima sessione del Tribunale Internazionale di Giustizia Climatica.

    Il Tribunale si riunisce in questi giorni a Cochabamba per ascoltare le denunce contro governi nazionali ed imprese. Le sentenze del Tribunale avranno una portata morale, politica ed etica, mirano a sensibilizzare opinione pubblica e comunità internazionale e per fare pressioni in vista della costituzione di un tribunale internazionale che giudichi effettivamente i colpevoli della distruzione del pianeta. Le otto giurie appartengono ad organizzazioni sociali e di diritti umani provenienti da Salvador, Perù, Cile, Stati Uniti, Germania, Costa Rica, Argentina ed Irlanda. Tra essi Nora Cortiñas, una delle Madri di Plaza de Mayo.

    "Il dibattito internazionale discute di come tendere a che in 10 o 20 anni l'economia del pianeta emetta zero carbonio. Ma ci sono imprese e paesi che vogliono continuare ad emettere diossido di carbonio, allora propongono di pagare altri paesi affinché piantino alberi. Vogliamo che la popolazione sia consapevole di questi meccanismi al fine di denunciare questi delitti e portarli in tribunale. Il nostro tribunale è morale, non abbiamo potere giuridico vincolante. Vogliamo generare la pressione necessaria affinché le Nazioni Unite istituiscano un tribunale che punisca i responsabili", ha affermato Ricardo Navarrese Pinelda, componente di una delle giurie e presidente del Centro Salvadoregno di Tecnologia Appropriata (Cesta). >

    Navarrese esemplifica col caso del  Salvador. "Nel mio paese è sempre la stessa storia. Le imprese transnazionali hanno utilizzato sempre le risorse in maniera irrazionale. Costruiscono immense centrali idroelettriche e non importa loro se inondano comunità e territori. Ora abbiamo problemi gravi con le imprese minerarie. Ci sono compagni che si stanno opponendo alle attività estrattive e3 vengono perseguiti e criminalizzati per questo. Questo è inconcepibile e quello che ci preoccupa è che abbiamo un governo di sinistra."

    Altri componenti delle giurie sono Miguel Palacín Quispe, del Perù, coordinatore generale del Coordinamento Andino di Organizzazioni Indigene (CAOI); Alicia Muñoz, del Cile, presidentessa dell'Associazione Nazionale di Donne Rurali ed Indigene (Anamuri); Beverly Keene coordinatrice di Jubileo Sur; Joseph Henry Vogel, del Costa Rica, specialista in economia della biodiversità, e Brid Brennan, Irlandese, investigatrice del Transnational Institute.

    Del lato dei querelanti c'è Azione Ecologica, dell'Ecuador, che accusa la fondazione olandese Forest Absorbing Carbón Emissions (Foreste per l'Assorbimento di Emissioni di Diossido di Carbonio) FACE, che vuole piantare 150.000 ettari di piantagioni forestali in paesi "in sviluppo", per compensare le emissioni di una nuova pianta termica di carbone che si costruirebbe in Olanda. Da parte sua, la Fondazione Ponte Tra Culture denuncerà dodici governi sud-americani, varie banche ed imprese per la realizzazione del progetto IIRSA, Iniziativa per l'Integrazione Regionale del Sud-America la cui finalità è la costruzione di circa 500 mega infrastrutture tra reti viarie, dighe, porti etc.

    José Oney Valencia Piani presenta invece il caso del governo della Colombia e l'Associazione di Coltivatori di Canna di Zucchero contro le coltivazione industriale della canna di zucchero per ottenere etanolo. Secondo Valencia, "questo modello di produzione non risponde alla crisi energetica, perché promuove un maggiore uso di acqua, di agenti chimici, di tecnologia che rimpiazza la manodopera, criminalizza la protesta, sfolla intere comunità e porta fame, povertà e malattie."

    José Sacro Guevara denuncia invece lo Stato del Salvador, per "omissione di responsabilità e per la sua complicità con imprese transnazionali nella depredazione del territorio". Il Centro di Cultura Popolare Lavoro accusa la compagnia mineraria Vulcano e lo Stato del Perù per l'inquinamento subito dalle popolazioni vicine al Dorso di Pasco. Il Foro Indigeno della Bolivia denuncia invece la mala gestione del ciclo di rifiuti.

    La comunità Khapi ed Acqua Sostenibile accusano vari paesi  firmatari della Convenzione Quadro sul Cambio Climatico, per la violazione dei diritti umani a causa dello scioglimento del ghiacciaio dell'Illimani i cui 6400 metri lo rendono uno dei punti più alti della Bolivia. Dell'Illimani dipendono gli abitanti da Khapi, tra gli altri, poiché le sue acque servono sia  all'approvvigionamento idrico ai fini agricoli sia per l'uso domestico.

    CooperAcción ha accusato infine il governo peruviano e l'impresa per la produzione di metalli  Doe Run Perú, DRP, per l'inquinamento nella regione di Junín che avrebbe causato decine di morti. Per questo caso, il governo del Perù ha già subito una denuncia interposta presso la Commissione Interamericana di Diritti umani (CIDH).

    La sessione del TJC - Tribunale di Giustizia Climatica - è stata organizzata dalla Piattaforma Boliviana contro il Cambiamento Climatico che riunisce le segreterie per le Risorse Naturali di cinque organizzazioni indigene e contadine. Il 16 e 17 di ottobre nella stessa città di Cochabamba si riuniranno inoltre gli otto presidenti dell'Alternativa Bolivariana per le Americhe (Alba). A loro saranno consegnate le sentenze del tribunale.

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