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    Una campagna contro il fotovoltaico sui terreni liberi: ma non era meglio a favore del fotovoltaico distribuito?

    Che l'impatto zero sia una chimera lo diciamo da sempre. Questo vale, of course, anche per le fonti rinnovabili, nessuna esclusa. Altrettanto noto è che le rinnovabili per essere davvero alternative alle fossili devono essere distribuite e il meno possibile concentrate
    11 dicembre 2009 - Redazione Rees Marche
    Fonte: greenreport.it - 10 dicembre 2009

    LIVORNO. Che l'impatto zero sia una chimera lo diciamo da sempre. Questo vale, of course, anche per le fonti rinnovabili, nessuna esclusa. Altrettanto noto è che le rinnovabili per essere davvero alternative alle fossili devono essere distribuite e il meno possibile concentrate. Detto questo, lanciare una campagna diretta contro il fotovoltaico sui terreni liberi in nome del consumo di territorio - lanciata oggi da Movimento e la campagna nazionale per lo "Stop al Consumo di Territorio" - rischia di essere, per contro nostro, un boomerang. Sia ben chiaro: il consumo di territorio è un argomento validissimo, ma riteniamo che dal punto di vista della comunicazione passi il messaggio fuorviante che allora non si debba fare proprio niente. Con la lista della spesa dove si cancella, nell'ordine, l'eolico per un motivo; la geotermia per un altro: il fotovoltaico per un altro ancora ecc ecc. Questa campagna, infatti, ha nella seconda parte della sua iniziativa fior di argomenti per ribaltare completamente la questione, ovvero schierarsi a favore di una generazione di energia rinnovabile distribuita. Sostengono infatti gli organizzatori, nell'invito a amministrazioni comunali, provinciali e regionali, l'importanza di "promuovere, anche tramite l'istituzione di un apposito sportello, l'installazione di piccoli impianti familiari al fine di creare una sensibilità diffusa nei confronti del problema energetico, nonché favorire un'equa e collettiva distribuzione degli utili resi possibili dagli incentivi distribuiti grazie a una tassa che colpisce tutti i consumatori"; viene inoltre raccomandato di "modificare eventuali vincoli urbanistici che vietino o ostino l'installazione di pannelli fotovoltaici/solari sui tetti delle abitazioni comunali, disciplinandone l'utilizzo corretto".   E ancora le stesse pubbliche amministrazioni sono invitate a "consigliare ad eventuali società proponenti di ricercare siti in aree a destinazione produttiva, su superfici coperte già esistenti o, in alternativa, siti all'interno della perimetrazione dell'abitato. Il fotovoltaico deve essere sensatamente installato su superfici già compromesse in termini di suolo perso, quali tetti di case e capannoni, aree adibite a parcheggio, altre superfici. Solamente una volta sfruttate tutte le opportunità di questo tipo ci si potrà indirizzare verso ex cave ed ex discariche, se non prioritariamente recuperabili a zone umide o a verde. Un'alternativa interessante, sull'esempio di altre realtà nordeuropee, potrebbe essere quella di installare, nei modi più consoni, impianti fotovoltaici lungo i bordi già compromessi dei percorsi autostradali".   Posizioni, queste, condivisibili. Ma che senso ha, però, partire a spada tratta contro "il pericoloso dilagare di impianti fotovoltaici su terreni liberi e, addirittura, agricoli"?
     
    Quale argomento è "benché la tecnologia fotovoltaica consenta di produrre energia "pulita", utilizzando una fonte rinnovabile, non la si può considerare priva tout court di impatto sull'ambiente, in quanto occorre distinguere tra le diverse tipologie di impianto"? Non che sia una bugia, ma questo vale per tutto e senza un bilancio ambientale vero e proprio si può sostenere tutto e il contrario di tutto.   Poi sarà pure vero che "gli impianti fotovoltaici posti su terreni rischiano di ridurre fortemente l'attività fotosintetica e la biodiversità, con impoverimento progressivo del tenore di carbonio nel suolo e di biomassa emergente: la conseguenza più evidente è l'emissione anziché la fissazione di CO2 climalterante (il suolo rappresenta il maggior pozzo di assorbimento di carbonio): questione paradossale, per una tecnologia che punta a ridurre le emissioni climalteranti", ma, riconfermando che siamo in linea generale concordi nell'opportunità di preferire i piccoli impianti ai grandi, ci si dimentica del contesto. Di fronte alle scellerate scelte del governo italiano di puntare sul carbone e il nucleare, siamo certi che sia il caso di portare avanti una battaglia così frontale che dà argomenti buoni soprattutto a chi considera boiate le rinnovabili?   Ci scusino gli organizzatori che sono mossi certamente da motivazioni valide, ma questa campagna - così impostata - non ci convince più di tanto.

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