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    Greenpeace: a Copenaghen hanno fallito, ma devono recuperare

    “L’accordo non è minimamente giusto, ambizioso e vincolante, dunque il lavoro dei capi di Stato non è ancora finito. Oggi i leader hanno fallito nel salvare il Pianeta da cambiamenti climatici catastrofici: con l’attuale testo il mondo andrà incontro a un aumento di +3°C che mina l’esistenza stessa della nostra civiltà”.
    20 dicembre 2009 - Redazione Rees Marche
    Fonte: terranauta.it - 19 dicembre 2009

    Logo Green Peace

    "L'accordo non è minimamente giusto, ambizioso e vincolante, dunque il lavoro dei capi di Stato non è ancora finito. Oggi i leader hanno fallito nel salvare il Pianeta da cambiamenti climatici catastrofici: con l'attuale testo il mondo andrà incontro a un aumento di +3°C che mina l'esistenza stessa della nostra civiltà".

    COPENHAGEN, 19 dicembre 2009 - Commentando gli ultimi sviluppi del vertice a Copenhagen, il Direttore Esecutivo di Greenpeace International, Kumi Naidoo, ha affermato:

    "Ieri sera Copenhagen è stata la scena di un crimine. I responsabili sono stati i primi a fuggire verso l'aeroporto coperti di vergogna. I leader del mondo avevano tra le mani l'opportunità di una generazione che poteva cambiare il destino del Pianeta che sta correndo verso impatti climatici irreversibili. Ma alla fine hanno concluso un misero accordo con scappatoie talmente grandi da farci passare anche l'Air Force One".

    "Nel corso degli ultimi mesi una serie di Paesi in via di sviluppo ha mostrato la disponibilità a fare la propria parte nella riduzione delle emissioni. La vergogna per il fallimento del vertice è dunque dei Paesi industrializzati, e in particolare degli Stati Uniti che non hanno sottoscritto impegni ambiziosi e hanno affossato i negoziati".

    "Anche l'Europa ha la sua responsabilità: di fronte all'accordo al ribasso proposto dagli Stati Uniti, i leader europei non hanno utilizzato la propria forza politica e negoziale, restando a guardare. La vergogna di Copenhagen deve essere rimossa il più velocemente possibile, entro la metà del 2010".

    "Non è ancora finita. Milioni di persone nel mondo hanno chiesto un accordo serio prima che il summit avesse inizio, e continueranno a farlo. Possiamo ancora salvare il futuro di centinaia di milioni di persone nel mondo, ma adesso è molto più difficile. La società civile ora ha il compito di raddoppiare i propri sforzi per portare la lotta ai cambiamenti climatici in ogni angolo della vita pubblica: dai palazzi della politica, a tutti i livelli, alle strade. La scelta è tra cercare di cambiare la nostra società, o accettare di soffrire le conseguenze di questa".

    Ironia della sorte, i tre attivisti che giovedì notte hanno aperto uno striscione all'interno del Gala Dinner dei capi di Stato, dovranno trascorrere tre settimane in carcere lontano dalle proprie famiglie proprio nei giorni di Natale. Non c'è dubbio che loro sono stati dei veri ‘leader', mentre i politici che hanno lasciato Copenhagen sui propri jet privati sono i perdenti.

     

    La lettera integrale di Kumi Naidoo, direttore di Greenpeace International (in italiano)

    Il risultato non è equo, né ambizioso e legalmente vincolante. Oggi, i potenti della Terra hanno fallito l'obiettivo di impedire cambiamenti climatici disastrosi.

    La città di Copenhagen è la scena di un crimine climatico, con i colpevoli che scappano verso l'aeroporto, coperti di vergogna. I leader mondiali hanno avuto un'occasione unica per cambiare il pianeta in meglio, evitando i cambiamenti climatici. Alla fine hanno prodotto un debole accordo, pieno di lacune, abbastanza grandi da farci passare dentro tutto l'Air Force One.

    Il fallimento è dovuto in parte alla mancanza di fiducia reciproca tra nazioni sviluppate e in via di sviluppo. I leader dei Paesi industrializzati hanno avuto moltissimo tempo per fissare obiettivi ambiziosi e impegnativi di riduzione dei gas serra. E, allo stesso tempo, per accordarsi sui miliardi di euro che avrebbero permesso alle nazioni in via di sviluppo di fare la propria parte per ridurre i gas serra da combustibili fossili e arrestare la deforestazione su larga scala.

    Nel corso dell'anno, le nazioni in via di sviluppo hanno mostrato la volontà di impegnarsi in questa direzione. Ma sono le nazioni industrializzate che non si sono mosse a sufficienza. E i meno pronti sono stati gli Usa, che ora meritano la parte del leone nella nostra condanna.

    Ma il fallimento non è un'opzione. I climatologi di tutto il mondo ci dicono che la crescita delle temperature globali deve arrestarsi al più presto, per poi iniziare a tornare sotto i livelli attuali. Anche una crescita della temperatura di 1,5 gradi potrebbe determinare impatti irreversibili, e una di 2 gradi rischia di portare verso cambiamenti climatici catastrofici.

    Per evitare questo, le nazioni industrializzate - che hanno la maggiore responsabilità del problema - devono adottare i tagli più drastici. Inoltre, devono fornire almeno 140 miliardi di dollari all'anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo a fare la propria parte e incamminarsi in un percorso di energia pulita, proteggere le foreste tropicali e adattarsi a quei cambiamenti climatici che - purtroppo - sono ora inevitabili.

    E tutto questo deve essere racchiuso in un trattato legalmente vincolante. Questo è il lavoro non concluso a Copenhagen. Ed è nostro compito - vostro e mio - assicurarci che i potenti della Terra tornino al lavoro e concludano il proprio compito.

    Greenpeace, come molte altre organizzazioni attorno al pianeta, continuerà a premere, in modo pacifico, affinché i nostri leader facciano quello che deve essere fatto ... salvare vite umane e proteggere specie che non possono parlare per sé stesse.

    Non è finita. I cittadini di tutto il mondo chiedevano un vero accordo prima che il Summit iniziasse, e lo stanno ancora chiedendo. Possiamo ancora salvare centinaia di milioni di persone dalle devastazione di un mondo sempre più caldo, ma è solo diventato molto più difficile.

    La società civile, la maggior parte della quale è stata chiusa fuori nei giorni finali di questo Summit sul clima, ora deve raddoppiare i propri sforzi. Ciascuno di noi deve costringere i propri leader ad agire. Dobbiamo portare la lotta per impedire la catastrofe climatica a ogni livello politico: locale, regionale, nazionale e internazionale. E lo stesso per le stanze dei consigli di amministrazione e le strade principali delle nostre città. O lavoreremo per un cambiamento effettivo della nostra società o soffriremo le conseguenze di questo fallimento.

    Come insulto finale, abbiamo appena saputo che i tre attivisti di Greenpeace entrati nel Palazzo Reale danese, nel corso della cena ufficiale dei capi di Stato, aprendo un banner con la richiesta di una vera azione per il clima, sono stati spediti in prigione per tre settimane. Si tratta dei leader sbagliati. I veri leader mondiali che hanno provato ad agire realmente sono ora in cella, mentre i presunti leader stanno abbandonando la scena.

    Kumi Naidoo
    Executive Director
    Greenpeace International

     

    Nota della Redazione di Rees Marche

    GreenPeace si rivolge esclusivamente ai potenti della terra per chiedere una soluzione, Cioè proprio a coloro che sono la causa del problema da risolvere. Otterranno qualche risultato?! A noi è chiaro che i problemi del clima, come quelli dell'ambiante in generale e tanti altri problemi dell'umanità attuale (fame, ingiustizia, guerre, ecc) si risolvono solo cambiando alla radice il sistema economico, politico e sociale e anche con una rivoluzione generalizzata delle coscienze individuali.
    Noi il nuovo sistema lo chiamiamo "Economia solidale" e lo articoliamo di "Distretti di economia solidale", il nuovo mondo possibile prossimo venturo, ecologico e giusto. Invece di rivolgerci ai potenti ci rivolgiamo ai semplici cittadini sui territori locali affinché i potenti se li scrollino di dosso, per una reale democrazia istituzionale ed economica, e affinché si rendano conto che loro stessi sono parte del problema e che possono comportarsi ogni giorno in modo più virtuoso verso l'ambiente con modalità di consumo e di trasporto più consapevoli e sobrie, come dice anche Daniel Tarozzi di Terranauta in un altro degli articoli che pubblichiamo sui risultati di Copenhagen.

     

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