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    Il fotovoltaico cresce? Virtualmente sì, realmente molto meno: ecco perché

    Nella sede di Confindustria si è tenuto il 19-01-2010 un nutrito meeting tra Enel e le imprese che potrebbero far parte della partita per il rilancio del nucleare nel nostro paese. L'interesse è alto e altrettanto è il business previsto: 30 miliardi il budget preventivato di cui il 70% potrebbe essere destinato all'indotto, cioè alle aziende non direttamente coinvolte nella tecnologia atomica ma operanti in settore che vanno dal cemento all'elettronica.
    26 gennaio 2010 - Lucia Venturi
    Fonte: greenreport.it - 20 gennaio 2010

    GROSSETO. Nella sede di Confindustria si è tenuto il 19-01-2010 un nutrito meeting tra Enel e le imprese che potrebbero far parte della partita per il rilancio del nucleare nel nostro paese. L'interesse è alto e altrettanto è il business previsto: 30 miliardi il budget preventivato di cui il 70% potrebbe essere destinato all'indotto, cioè alle aziende non direttamente coinvolte nella tecnologia atomica ma operanti in settore che vanno dal cemento all'elettronica.

    Le imprese sono pronte, quindi, ma il problema che ha segnalato la presidente di Confindustria è però quello della certezza delle regole, che non riguarda solo il settore nucleare ma in generale tutta la politica energetica.

    «Serve - ha detto Emma Marcegaglia - un disegno di politica energetica serio, di medio termine, magari con pochi incentivi ma con regole chiare che non cambiano negli anni. Perché se si cambia continuamente si scoraggiano gli investimenti». Mentre queste regole e le procedure autorizzative «lunghissime e diverse da regione a regione» creano una situazione d'incertezza troppo penalizzante per le imprese.

    E l'affondo a titolo esemplificatorio la Marcegaglia lo ha fatto sul comparto delle energie rinnovabili dove si è arrivati «ad avere impianti sulla carta pari al 140% del consumo di punta nazionale» quando «in realtà oggi non riusciamo a produrre nemmeno il 6% delle'energia da rinnovabili».

    Un problema che pare rivelarsi in particolare per l'energia fotovoltaica e che era stato sollevato qualche giorno fa anche da Anie-Gifi (le imprese che lavorano nel fotovoltaico aderenti al sistema confindustriale) nel loro Position Paper, sostenuto anche da Ises Italia: Energia fotovoltaica verso il 2011. In questo documento segnalano che alla data del 12 gennaio 2010 il GSE ha registrato 795 MWp di impianti collegati alla rete che potrebbe aumentare al momento in cui tutte le richieste valide per il 2009 saranno valutate.

    «A dicembre 2008, infatti,- scrivono Anie e Gifi- sono stati collegati alla rete circa 140 MWp. Un simile risultato nel 2009 porterebbe la potenza cumulativa installata in Italia molto vicino ad 1 GWp, rispettando ampiamente le previsioni e confermando la sostenibilità dello sviluppo del mercato fotovoltaico in Italia».

    Ma i problemi non mancano e ci sono su diversi fronti: dalla scadenza degli incentivi sul conto energia alla mancanza di linee guida nazionali per le autorizzazioni sino alle reti di distribuzione e trasmissione delle linee elettriche nazionali. E proprio questi ultimi due sarebbero i nodi per i quali si avrebbe la discrasia tra la potenza dichiarata e l'energia effettivamente prodotta. 

    Si attendono, infatti, da ormai sette anni le linee guida in merito all'autorizzazione unica per le realizzazioni di impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile e questa carenza di  un quadro normativo nazionale ha indotto diverse regioni a decidere autonomamente su come impostare lo sviluppo delle fonti rinnovabili nel loro territorio.

    Ciò ha comportato che dove si è optato per autorizzazioni semplificate per  l'installazione degli impianti fotovoltaici (come in Puglia dove è sufficiente una sola dichiarazione di inizio attività per impianti fino a 1 MWp) si è ottenuto senza dubbio un risultato notevole in termini di potenza istallata ma anche una proliferazione di autorizzazioni e diritti di connessioni per impianti che non sono poi stati realizzati, perché l'interesse primario delle aziende che le hanno ottenute era quello di rivenderle anziché di realizzare davvero gli impianti.

    Nel position paper di Gifi si parla addirittura di 12 GWp di impianti per energie rinnovabili (un dato ricavato da  Enel Distribuzione) a fronte di una potenza davvero istallata di quasi 100 MWp (dato Gse)

    «Il risultato - si legge nel documento- è che le migliaia di MWp di impianti fotovoltaici sono solo sulla carta e sicuramente verranno effettivamente costruite solo in piccolissima parte».

    Con doppio effetto negativo: la mancata realizzazione degli impianti e il rischio dietrofront da parte della regione Puglia che potrebbe pensare ad un blocco delle installazioni a terra e in aree

    agricole. Ed effetto emulativo anche in altre regioni, con  serie ripercussioni per le imprese che lavorano seriamente nel settore.

    L'altro problema riguarda le richieste di connessione alla rete elettrica nazionale per impianti da energie rinnovabili a Enel Distribuzione che secondo la stessa azienda sarebbero circa  40 GWp. Una cifra che starebbe saturando le linee elettriche e che devono comunque essere valutate nei programmi di utilizzo delle linee di media e alta tensione. Ma la saturazione sarebbe al momento del tutto virtuale, dato che rispetto a quanto autorizzato si sarebbe in realtà realizzato una minima parte di impianti e quindi di energia da immettere in rete.

    Se ciò non bastasse a rendere incerte le attività future del settore ci sono poi da mettere in conto il sistema degli incentivi in scadenza a fine anno (31 dicembre 2010) e la nebbia che avvolge il nuovo sistema d'incentivazione che entrerà in vigore dal 1 gennaio del prossimo anno.

    Su questo il documento di Gifi riprende quanto già espresso assieme alle altre aziende del fotovoltaico Assosolare e Aper, ovvero che numeri inferiori agli 8.000 MWp incentivabili con il prossimo Conto energia (nel periodo 2011/2015 )  e ai 15.000 MWp al 2020, non garantirebbero lo sviluppo nel tempo del settore, mettendo seriamente a rischio i 15.000 preziosi posti di lavoro che si sono creati in questi ultimi 2 anni e che si presume aumenteranno in futuro.

    Incentivi che permetterebbero di lavorare per raggiungere un'ulteriore diminuzione dei costi della tecnologia fotovoltaica per arrivare all'obiettivo della grid-parity, ovvero la competitività con gli altri sistemi energetici senza più bisogno di aiuti economici da parte dello stato.

    Un obiettivo che a detta delle aziende del settore non potrà essere raggiunto prima dei prossimi 5-10 anni, il tempo per cui si richiede,appunto, di mantenere il sistema incentivante ai valori indicati.

     

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