Costruzione della nuova base militare USA a Vicenza
I rischi ambientali legati alla costruzione della nuova base militare USA a Vicenza, più volte denunciati dal movimento contrario al progetto, sono ora ben visibili, con centinaia di alberi sradicati e con la scomparsa di quella fauna che, fino a poco tempo fa, popolava i prati circostanti.
Il blitz del 31 gennaio del Presidio "No Dal Molin" ha ora confermato quello che era il timore maggiore, l'impatto dei lavori con la falda acquifera sottostante, una delle più importanti del nord Italia. Il cantiere è completamente allagato, come risulta evidente dalle foto pubblicate sul sito www.nodalmolin.it.
Lorenzo Altissimo, direttore del Centro Idrico di Novoledo, società di servizi che ha il compito di rilevare la qualità delle acque del sistema idrologico "Astico ‐ Bacchiglione" (da cui si approvvigionano Vicenza e Padova), in una recente intervista ha confermato il rischio che, con i lavori, la falda potrebbe essere danneggiata irreparabilmente.
Un'ipotesi che richiama alla mente i disastri avvenuti con i lavori per l'alta velocità al Mugello, dove vi fu il prosciugamento di torrenti e falde acquifere.
La pacifica invasione di cinquanta attivisti del Presidio "No Dal Molin" ha finalmente mostrato il volto del cantiere più contestato (e nascosto) della storia vicentina: l'area di ciò che un tempo era l'aeroporto Dal Molin ora è una distesa di gru, camion, operai. Gli effetti collaterali del cantiere fanno venire un groppo alla gola a quei tanti che, non solo a Vicenza, avevano dimostrato in tutte le maniere la loro contrarietà al progetto.
Il Consigliere regionale dei Verdi Gianfranco Bettin, già in passato autore di numerose interrogazioni sulla vicenda Dal Molin, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Vicenza perché si indaghi su quanto sta avvenendo alla falda, mentre il Sindaco di Vicenza, Achille Variati, si è detto estremamente preoccupato per quanto emerso dall'iniziativa dei No Dal Molin, annunciando la propria intenzione di approfondire la questione con i vertici militari statunitensi e con il commissario governativo Paolo Costa, che si era adoperato in passato per impedire una rigorosa Valutazione d'Impatto Ambientale.
Come si legge in una sua missiva spedita all'allora Ministro della Difesa Arturo Parisi, "...l'assoggettamento o meno del progetto di ampliamento dell'insediamento americano a Vicenza alla VIA (Valutazione di impatto ambientale)... rappresenta un'insidia fin troppo evidente alle possibilità di procedere in tempi definiti; ed è capace addirittura di compromettere la decisione finale...
Dal che non possono che derivare intuibili ostacoli - la vicenda del progetto MOSE è un precedente assolutamente indicativo al riguardo - capaci di essere superati con l'estremo rimedio della delibera del Consiglio dei Ministri, ma con le conseguenti lacerazioni che in un momento come questo penso sia preferibile evitare."
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