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    Ogm: A chi giovano?

    Dopo l'approvazione della coltivazione della patata ogm da parte della Commisione europea, sul sito del nostro Ministero dell'agricoltura biologica è stato aperto un dibattito, con interessanti dichiarazioni e interviste ad esperti
    21 marzo 2010 - Tratto da www.agricolturaitalianaonline.gov.it

    Sono solo sei gli stati europei che hanno coltivazioni Ogm, la superficie totale coltivata ad Ogm nel continente è diminuita del 12% in un anno. La Germania a fine 2008 ne ha vietato la coltivazione. L’Europa sembra schierarsi contro queste coltivazioni, nei Paesi in via di sviluppo, in Cina, in Brasile invece gli Ogm aumentano.

    I sostenitori degli Ogm affermano che utilizzando semi Ogm aumenti la resa dei campi, il rovescio della medaglia è però che i contadini si ritrovano ad usare dei semi brevettati che devono acquistare di anno in anno, dalle Multinazionali. C’è poi il problema della contaminazione: chi decide di essere Ogm-free rischia di avere comunque un raccolto Ogm se nei campi limitrofi vi sono tali coltivazioni.

    La sfida per il futuro non è facile, secondo stime delle Nazioni Unite la popolazione mondiale crescerà del 34% e nel 2050 il pianeta si troverà dover sfamare 9,1 miliardi di persone. Secondo alcuni solo gli Ogm possono soddisfare questo bisogno, secondo altri è necessario puntare sulla qualità e sul benessere alimentare di tutti, solo così il mondo potrà salvarsi.

    Il 2 marzo la Commissione europea ha dato l'autorizzazione alla coltivazione della patata geneticamente modificata Amflora, e all’importazione di alcune varietà di mais Gm.

    In questo dibattito ci proponiamo di approfondire la questione attraverso dichiarazioni e interviste ad esperti, ricercatori, professori universitari e divulgatori scientifici.


    Luca Marini

    Docente di diritto comunitario alla Sapienza di Roma e vice presidente del Comitato nazionale per la bioetica (Cnb) della Presidenza del Consiglio dei Ministri

    L’autorizzazione alla coltivazione di OGM può recepire le esigenze dei produttori e soddisfare, in generale, il mercato, ma lascia certamente irrisolto il problema delle eventuali ricadute di tali coltivazioni sull’ambiente e sulla salute umana. Ricordo, in proposito, che la giurisprudenza federale statunitense, nel giudizio recentemente espresso sul caso Bayer Crop Science, ha statuito che, nel caso di eventuale contaminazione, anche accidentale, di colture tradizionali da parte di colture transgeniche, la responsabilità è in capo all’azienda che produce e coltiva OGM. Tale giudizio, che valorizza la prova scientifica della contaminazione, affronta e risolve la questione sul piano civilistico, e quindi del risarcimento del danno, ma non quella delle garanzie e della tutela di esigenze di carattere generale e costituzionale, quali la salute, l’ambiente, la biodiversità ed i diritti dei consumatori. Si fa stringente la necessità di approntare un’adeguata normativa, anche integrando la legislazione vigente in materia di class action, perché è prevedibile che la diffusione della giurisprudenza e l’aumentata sensibilità dei singoli e della collettività nei riguardi delle questioni sanitarie ed ambientali contribuiscano alla dilatazione del contenzioso in materia.

    Il ministro Luca Zaia

    Non possiamo consentire che l'agricoltura più identitaria del mondo venga omologata e contaminata in nome di un falso progresso che guarda più alle tasche delle multinazionali che agli interessi dei contadini e dei consumatori, che non mi risulta anelino a mangiare mais Ogm.

    A quanti dicono che le colture geneticamente modificate rappresentano il futuro, rispondo che la vera sfida per la nostra economia agricola è quella della tracciabilità e dell'origine, nel rispetto dell'identità e della qualità dei 4500 prodotti tipici italiani e di quelli a denominazione d'origine riconosciuti dall'Ue.

    A chi invece vorrebbe utilizzarli, alla luce dell’attuale crisi economica, ribadisco che questa non è una crisi meramente italiana, come vorrebbero far credere coloro che non si fanno scrupolo di ingannare i contadini raccontando bugie, ma di una congiuntura internazionale provocata da chi ha preferito la finanza all'economia, anteponendo l'interesse delle élite a quello dei popoli. Il cibo è stato fino ad oggi considerato una merce su cui speculare, una terra franca alla mercé del più forte. La risposta a questa crisi, quindi, non sono gli Ogm. Quelli che la pensano così non hanno imparato la lezione e vorrebbero continuare ad usare la terra come un serbatoio inesauribile. I contadini, sulle cui spalle si regge oggi il peso della crisi e le sue soluzioni, perderebbero, con gli Ogm, la loro sovranità sulle sementi, che diverrebbero patrimonio delle multinazionali. Non lo permetteremo.

    Mario Tozzi

    Geologo e primo ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, conduttore del programma di RaiTre Gaia.

    Il dibattito sugli OGM si sta facendo sempre più intenso, lei pensa che in Italia andrebbe permessa la loro coltivazione?

    Diciamo che la cosa che io credo sia importante è che ci siano indicazioni chiare in etichetta che permettano ad un consumatore di sapere se un cibo deriva da questo tipo di coltivazioni o meno. Credo che l’Italia non dovrebbe avere coltivazioni Ogm ma ritengo comunque più importante sapere o meno se un cibo lo è.

    Infatti si sente spesso dire che non c’è abbastanza informazione sull’argomento e che i cittadini non hanno dati certi per poter prendere decisioni al riguardo. E’ d’accordo? Come divulgatore scientifico cosa si dovrebbe fare per dare ai cittadini le informazioni necessarie?

    Credo che informazioni siano poche e ci siano anche molti ‘missunderstanding’ (incomprensioni). Non possiamo pensare che l’insalata che mangiamo adesso sia la stessa di secoli fa. Il cibo è stato modificato dagli umani nel corso dei secoli. Il problema è che quello che si sta facendo adesso è modificare le cose in maniera veloce e senza controllo . I pro Ogm dicono che, per esempio, alcuni semi siano così protetti da alcuni parassiti. Ma solo da alcuni e tutti gli altri?

    Credo che serva molta più informazione sui media ufficiali ma anche che sia importante, come ho già detto, che sui prodotti ci siano le informazioni necessarie . Lancerei l’idea di presentare un opuscolo informativo sugli OGM da distribuire in modo che i cittadini siano informati, la scelta poi diventa personale.

    Comprerebbe cibi OGM?

    Probabilmente l’ho già fatto senza volerlo, perché appunto le etichette non sono chiare. Se potessi scegliere non lo farei. A me piace e trovo giusto che l’insalata che compro dopo un po’ marcisca, mi spaventa il pomodoro che sta due mesi nel mio frigo senza modificarsi.

    Per il 2050 dovremmo sfamare più di 9 miliardi di persone. Qual è la soluzione?

    Penso che il problema mondiale non sia solo la popolazione ed il cibo, il vero problema è la qualità della vita. Non sappiamo quale sarà il prezzo che dovremo pagare per quello che stiamo facendo alla natura adesso. Forse è più importante stabilizzare la popolazione mondiale ed assicurare dignità ed un buon tenore di vita per tutti piuttosto che aumentare a dismisura una produzione alimentare di scarsa qualità.

    Gianni Tamino

    Docente di Biologia presso il Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi di Padova dal 1974.

    Lei è coautore del libro “Ogm, le verità sconosciute di una strategia di conquista”… quali sono queste “verità sconosciute”?

    La verità sconosciuta è la grande opera di lobbying che hanno condotto le Multinazionali per stabilire due principi: quello della sostanziale equivalenza e quello del brevetto.

    Con la sostanziale equivalenza le Multinazionali hanno teso a stabilire che i semi OGM e quelli non sono sostanzialmente uguali, una cosa che non ha alcuna prova scientifica, date le interazioni tra geni.

    Invece con la brevettazione dei semi sono riusciti ad avere enormi vantaggi economici, di fatto andando contro la base di quello che è il concetto di brevetto. I semi sono, infatti, qualcosa di esistente in natura, non sono creati dall’uomo, ed è assurdo pensare che un aggiunta fatta dalle Multinazionali li renda loro proprietà. Sarebbe come dire che se io aggiungo una frase ad un libro già scritto quel libro poi diventa mio.

    In base ai suoi studi sugli Ogm, quali sono i pro e i contro delle manipolazioni genetiche?

    L’unico presunto pro è che si ottengono semi con delle qualità positive (che producono di più o che si coltivano ovunque). Il contro è che questo non è vero perché ogni volta che inserisce un nuovo gene in una cellula, la funzione di molti altri geni è alterata e le conseguenze non sono sempre controllabili.

    Gli Ogm sono in grado di offrire benefici tali per cui possano essere accettati dei rischi?

    Posso dire solo che gli OGM che sono attualmente in circolazione non sono in grado di dare alcun vantaggio né economico, né qualitativo né quantitativo a chi li coltiva. L’unico vantaggio che danno è alle Multinazionali che li hanno brevettati.

    Al momento esistono due tipi di Ogm: quelli resistenti ai diserbanti e quelli resistenti agli insetti. Quelli resistenti ai diserbanti appartengono alle stesse Multinazionali che producono i diserbanti stessi, direi che la contraddizione è evidente. Una società si arricchisce vendendo sia il seme che l’erbicida, entrambi brevettati.

    Per quanto riguarda la resistenza agli insetti la cosa sarebbe anche utile, ma in questo modo si creano solo insetti resistenti a quel tipo di tossina, quindi sempre più forti ed occorrerà creare nuovi semi resistenti a questi insetti più forti, questo porterà inevitabilmente ad avere insetti ancora più forti….allora dove ci si ferma?

    Molti sostenitori degli OGM affermano che le piante geneticamente modificate hanno rese quantitative maggiori e minor consumo di pesticidi e quindi possano rispondere alla maggiore necessità di cibo che ci sarà con l’aumentare della popolazione, cosa pensa al riguardo?

    Come ho già detto gli OGM esistenti oggi non sono in grado di aiutare la fame nel mondo. Forse gli OGM futuri saranno in grado, ma sono trent’anni che se ne parla e non mi pare siano apparsi.

    Il problema non è quantitativo: la FAO stessa ha dichiarato che nel mondo esiste cibo a sufficienza per tutti Il problema è l’accesso al cibo. Il cambiamento deve essere politico non quantitativo. La FAO ha inoltre reso noto che per il prossimo futuro i contadini nel Sud del mondo che saranno in grado di sopravvivere sono quelli che applicano un’agricoltura sostenibile non quelli che sono dipendenti dalle Multinazionali per i semi e per i diserbanti.

    Marcello Buiatti

    Dipartimento di biologia animale e genetica dell’università di Firenze è nel comitato scientifico della Criigen una organizzazione no profit di controperizia scientifica per studiare gli Ogm.

    Quali sono stati i suoi studi in materia di Ogm?

    Io lavoro sugli OGM da quando esistono e la mia ricerca è focalizzata principalmente sulle conseguenze del’inserimento di un filamento di DNA in una pianta. La cosa principale da capire è che un OGM si crea inserendo nel DNA di una pianta, un frammento di DNA di una altra specie. Il frammento inserito sarà copiato in un nuovo RNA che produrrà una proteina nuova per la pianta.

    Questo inserimento non è, al momento, controllato: non si sa né precisamente in quale pezzo di DNA si andrà ad infilare né in quante copie entrerà, né se sarà modificato dalla pianta, né se l’RNA prodotto sarà quello previsto ecc..

    E’ ovvio che occorre avere risposte precise su queste modificazioni, se l’imprevedibilità della mutazione rimane tale noi non abbiamo alcuna possibilità di sapere realmente quali sono le conseguenze di questo inserimento .

    Ad esempio la presenza di RNA totalmente nuovi è stata dimostrata nel nostro laboratorio nel mais MON 810 recentemente bandito in Francia e Germania (anche grazie ai risultati delle ricerche condotte da noi): e ancora non sappiamo quali siano gli effetti che l’inserimento del filamento del DNA avrà sul metabolismo complessivo della pianta.

    E’ per la imprevedibilità che gli OGM, nonostante esistano dal 1987 e si siano impiegate enormi risorse economiche per ampliarne il numero, esistono al mondo solo quattro tipi di coltivazioni OGM (mais, colza, soia e cotone) e queste sono a loro volta modificate solo per due caratteri. In 23 anni non sono stati creati altri OGM con successo di mercato per conseguenze impreviste della trasformazione. Nei laboratori ci sono degli OGM ma che poi sono o non produttivi o non accettabili dal mercato. Le conseguenze riguardano anche l’ecosistema visto nel suo insieme perché ogni elemento nuovo nell’ambiente se non controllato può avere effetti negativi sull’ecosistema. Per esempio si è visto che hanno effetto negativo sulle micorrize del terreno, che sono fondamentali per la crescita delle piante.

    Secondo lei quali sarebbero le conseguenze per l’agricoltura italiana dell’introduzione di Ogm?

    Si rischia di avere un Paese le cui coltivazioni sono in mano alle Multinazionali che tendono ad una agricoltura industriale e a monocultura. Andrà così a perdersi la ricchezza del nostro patrimonio agricolo che è fatto di diversificazione colturale, di qualità dei prodotti, e di tradizioni contadine.

    Ad esempio ’l’Argentina ha dato il permesso di coltivare soia sul suo territorio. Ora si hanno estensioni immense di monoculture, i contadini locali si trovano a dover lavorare per la Multinazionale sottopagati e lavorano solo un mese l’anno. Le conseguenze sono disastrose; perdita della diversità colturale locale, emigrazione verso le città (e conseguente sovraffollamento delle favelas) e distruzione del substrato sociale. Nessuno di noi vuole che in Europa, e tanto meno in Italia questo accada. Nessuno di noi, credo, vuole un Paese in cui le tre grandi multinazionali Syngenta, Monsanto e Dupont guidino le politiche agricole.

    I sostenitori degli Ogm in agricoltura affermano che sono l’unica soluzione alla fame nel mondo. Lei cosa risponde?

    Rispondo che i quattro OGM esistenti al mondo oggi non sono sicuramente in grado di sfamare la popolazione mondiale. E’ dal 1987 che si attendono quei semi miracolosi, tanto declamati, capaci di iper produrre e di salvare il mondo. Questi non esistono. E se dopo 23 anni ancora non sono riusciti a crearli vuol dire che il loro esistere non ha senso.

    Credo fermamente che con i cambiamenti climatici l’unica cosa su cui puntare è la diversità genetica delle piante e questo è possibile solo tutelando un’agricoltura sostenibile, di qualità e diversificata.

    La Commissione Europea ha appena dato l'autorizzazione alla coltivazione della patata geneticamente modificata Amflora, prodotta dalla multinazionale Basf. Cosa ne pensa?

    La patata é veramente, se posso dire così, una patata bollente e una sfida vera a propria alla capacitò di autonomia dell'Europa e dei singoli Paesi. La trasformazione effettuata modifica completamente il metabolismo della patata in quanto cambia l'amido in un altro composto che si chiama amilopectina. Questo comporta modificazioni nel consumo di energia e di acqua della patata e probabilmente la formazione di composti non previsti. Inoltre nella patata stessa sono inseriti due geni di resistenza agli antibiotici che possono passare ai batteri e sono i geni per la resistenza a neomicina e kanamicina, espressamente proibiti dalla direttiva europea 18/2001 che impediva la presenza di resistenze ad antibiotici. Ma soprattutto non sono stati fatti test sul valore nutrizionale di questa patata senza dubbio inevitabilmente molto diverso da come era proprio per la trasformazione subita che incide su una tappa fondamentale della vita della pianta. L'analisi di Efsa, come sempre, è fatta in modo che non si vedano le cose fondamentali per cui non è affidabile. Oggi sono al Parlamento europeo a denunciare queste cose e sarò appoggiato da un gruppo di scienziati di alto livello. Questo anche perché è in progettazione un ulteriore allentamento delle cautele con una modifica delle norme di sicurezza europee che è stata fatta dalla Commissione scavalcando completamente il Parlamento. Su questo c'é già in corso una petizione per ragioni formali (il Parlamento non può essere escluso dal giudizio) e sostanziali in quanto il sistema di EFSA sarà ulteriormente allentato. Tornando alla patata i problemi più grossi derivano dal fatto che come le spiegavo a voce, la patata inquina necessariamente il terreno nel senso che produce piante che si clonano come sempre hanno fatto, facendo delle patatine che restano nel terreno dopo la raccolta ed é praticamente impossibile eliminare perché saranno mangiate da parassiti, da batteri, da animali, con conseguenze al momento non prevedibili. Non é nemmeno affatto chiaro se le patate saranno solo ad uso industriale ma é molto probabile che serviranno per allevare animali con le possibili conseguenze per questi. In sintesi a me sembra veramente una provocazione per saggiare la capacità di reagire dei governi e delle popolazioni.

    Michele Trimarchi

    Psicologo, fondatore della neuropsicofisiologia negli anni ’70-’80, presidente ISN (International society of neuropsychophysyology) di Roma.

    Margherita Hack in un’intervista ha dichiarato che si tende a “demonizzare la scienza” e ha citato al riguardo la paura verso gli OGM. Lei crede che i cittadini abbiano “paura” degli organismi geneticamente modificati?

    Prof. Trimarchi: ”Margherita Hack sa che non è la scienza che viene demonizzata ma l’uso improprio che si fa della scienza per scopi contrari ai fini della scienza stessa.

    Gli organismi non vengono modificati dalla scienza, ma da tecnocrati che pensano di gestire la Natura a proprio uso e consumo con motivazioni che troppo spesso offendono la Logica e l’Evoluzione della Natura.

    La Natura sa come modificare i geni; l’uomo, con il suo empirismo, tenta di farlo e aspetta di vedere i risultati; e tali risultati devono sempre e comunque dare profitto a chi investe danaro su tali manipolazioni.

    Che c’entra la scienza con il profitto, con il potere dell’uomo sull’uomo, quando la scienza dovrebbe produrre conoscenza per tutti?

    Come si fa a non avere paura di organismi geneticamente modificati che vengono resi sterili da tali modificazioni?

    Il buonsenso, o il senso comune, ha in sé una “logica” che spesso sfugge all’intelligenza artificiale con la quale si vanno a modificare organismi evolutivamente perfetti.”

    Lei ha dichiarato “mi viene da sorridere quando ascolto le affermazioni di grandi specialisti come genetisti, biologi, chimici, biochimici, infarciti di un sapere che nega a priori l’intelligenza della Natura e con tali affermazioni decidere il destino dell’ecosistema e dell’intera umanità”, tuttavia è innegabile che la scienza abbia, spesso, “aiutato” la natura stessa. Esiste un futuro possibile in cui la natura e la scienza collaborano senza danneggiarsi?

    Auspico un futuro possibile in cui la scienza possa favorire la Natura senza danneggiarla; e ciò è possibile nel momento in cui gli scienziati scoprono la “sacralità” della memoria genetica di ogni organismo esistente, poiché ogni seme contiene in sé il progetto filogenetico ed ontogenetico della specificità del seme.

    La scienza deve produrre conoscenza e, come tale, avere grande rispetto del Dinamismo e della Logica della Natura.

    Ciò renderà possibile un “dialogo” con la Natura favorendola nella sua opera di fornire a noi umani tutto quello che ci occorre per vivere serenamente. Gli attuali modelli teorici non tengono conto di quella comunicazione dinamica e integrata della “tecnologia” della Natura. E’ per questo che mi viene da sorridere quando si fanno passare i modelli teorici come verità, quando sono soltanto brandelli di verità e non tutta la verità.

    Il discorso è lungo e complesso e non è rispondendo a queste domande che posso esprimere la mia conoscenza di tali processi.

    Io sono uno scienziato che non rompe i “giocattoli” per comprendere come sono fatti, ma li osserva nella loro espressione per comprendere le cause che li hanno prodotti.

    Per il 2050 dovremmo sfamare più di 9 miliardi di persone. Qual è la soluzione?

    Sono tanti anni, ormai che sento fare domande di questo genere. Adesso, addirittura, si ipotizza che nel 2050 dovremmo sfamare più di 9 miliardi di persone. Conosco bene i furbi che pongono questo tipo di domande. Ricordo, tanti anni fa, quando il Club di Roma fece fare una ricerca da cui venne fuori che nel 2000 saremmo stati 6 miliardi di persone e che bisognava ridurre le nascite per evitare la sovrappopolazione della Terra.

    Quanta limitatezza c’è in queste affermazioni!

    Anche attualmente ci sono milioni di persone che muoiono di fame e ce ne sono tante altre che muoiono per eccesso di cibo.

    Invece di porci queste domande, dobbiamo chiederci come mai c’è ancora su questo Pianeta così tanto egoismo da distruggere derrate alimentari piuttosto che distribuirle a chi ne ha bisogno. Forse, perché le leggi di mercato, le organizzazioni nazionali pseudo-democratiche o le multinazionali impediscono il soddisfacimento dei bisogni fondamentali delle popolazioni.

    Chi è che non si sente di affermare che sul nostro Pianeta non c’è abbastanza cibo per tutti? Perché anche quando eravamo 4 miliardi di persone c’erano milioni di persone che morivano di fame?

    Bisogna rispondere a questo tipo di domande se vogliamo risolvere i problemi. Non si può continuare a inventare nuovi problemi, per giustificare azioni contrarie al rispetto per Dignità Umana, senza rispondere ai vecchi, senza rispondere a quelli già esistenti.

    E la soluzione di tutto questo è a portata di mano: educare le coscienze alle Pari Dignità, affinché ognuno impari ad amare il prossimo come sé stesso.

    Questa non è una frase fatta, ma è qualcosa di molto importante su cui dobbiamo tutti riflettere, senza continuare a cercare soluzioni astratte che vìolano i diritti fondamentali, non solo degli esseri umani, ma anche della Natura e dell’ecosistema.

    Roberto Burdese

    Presidente di Slow Food Italia

    La nostra contrarierà agli ogm non deriva da posizioni ideologiche o preconcette, ma per ragioni motivate, peraltro condivise anche da molti ricercatori, e che cercherò di spiegare in queste poche righe. A chi ci accusa di essere illiberale per il nostro no ai transgenici ribatto: è liberale impiantare sul territorio organismi geneticamente modificati mettendo a rischio il patrimonio di tipicità e di biodiversità, il valore aggiunto della nostra agricoltura? La conformazione dei nostri campi, fortemente parcellizzati, rende impossibile proteggere le coltivazioni biologiche e convenzionali da eventuali contaminazioni. Ad oggi, la comunità scientifica ha espresso diverse preoccupazioni sulla problematica della contaminazione, fenomeno che appare quasi inevitabile. Si preclude così la libertà dello stesso contadino a non usare ogm. Allora sono proprio i sostenitori del biotech a essere illiberali.

    Rispondo anche a chi ci taccia di oscurantismo. Gli ogm sono figli di un modo superficiale di intendere il progresso. I “vantaggi” annunciati delle piante gm si concentrano essenzialmente nella loro capacità a resistere ai parassiti e ai diserbanti. Quindi consentirebbero un minore impiego di chimica di sintesi. Ma la resistenza a un diserbante porta a un uso più disinvolto del medesimo nei campi, con conseguenze gravi sull’ecosistema. Inoltre gli ogm vanno a braccetto con il metodo agricolo-industriale che, ormai è sotto gli occhi di tutti, è estremamente insostenibile: sfrutta troppo i terreni favorendone l’erosione, impoverisce le falde acquifere perchè necessita di molta irrigazione e presuppone l’uso di additivi chimici come già detto sopra. Non dimentichiamoci poi che a circa trent'anni dall'inizio dello studio sugli ogm, i risultati in ambito agroalimentare riguardano solo tre prodotti (mais, colza e soia). Le piante infatti mal sopportano le modificazioni genetiche e questa scienza è ancora rudimentale e in parte affidata al caso. Vorremmo ci si attenesse ad atteggiamenti di estrema cautela e precauzione, come hanno fatto, tra gli altri, Germania e Francia, che hanno vietato alcune coltivazioni transgeniche. Fortunatamente, i dati a disposizione fanno ben sperare: secondo il rapporto 2009 dell’Isaaa (International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications) la superficie coltivata a ogm a livello europeo si è ridotta del 12% nel corso dell'ultimo anno. La posizione del Ministro Zaia è su questo argomento molto chiara e noi la condividiamo. E’ una posizione di buon senso, frutto di un ragionamento che mette in primo piano la nostra agricoltura e il bene degli agricoltori e dei consumatori italiani. Nel solco di questa linea politica e alla luce di provvedimenti presi da altre nazioni, auspichiamo che il Ministero, nella pratiche che deve istruire in osservanza di una recente sentenza del Consiglio di Stato, faccia chiarezza sull’argomento vietando la coltivazione di piante ogm (partendo dal mais Mon 810) in campo aperto su tutto il territorio italiano.

    E a chi dice che gli ogm salveranno il mondo dalla fame non mi stancherò mai di ripetere che nel pianeta si produce già abbastanza cibo per tutti, solo che viene sprecato e non distribuito equamente. I relatori Onu dicono che l'agricoltura familiare difende le fasce di popolazione a rischio di malnutrizione. Le multinazionali invece promettono che gli ogm cancelleranno la fame: eppure da quando è iniziata la commercializzazione (circa 15 anni fa) il numero degli affamati non ha fatto che crescere, proprio come i fatturati delle aziende che li producono. In Paesi come l'Argentina o il Brasile la soia gm ha spazzato via produzioni come patate, mais, grano e miglio su cui si basa l'alimentazione.

    Pietro Perrino

    Dirigente di ricerca associato del Cnr di Bari, già direttore dell'Istituto del germoplasma

    In base ai suoi studi sugli Ogm, quali sono i pro e i contro del loro utilizzo?
    Non vedo alcun pro legato all'utilizzo degli Ogm. Secondo me esistono solo contro. In base ai miei studi posso affermare che gli Ogm sono assolutamente inutili. Non è vero che, come dicono i sostenitori degli Ogm, possono rappresentare una soluzione per la fame nel mondo. I dati dimostrano infatti che le colture Ogm non rendono di più, non si ha una maggiore produzione o un aumento dei redditi degli agricoltori, ma anzi fanno aumentare i costi di produzione con un maggior uso di prodotti chimici, venduti dalle stesse multinazionali che producono Ogm, che inquinano l'ambiente, con ricadute negative sulla salute, sulla biodiversità e sugli ecosistemi.
    L'inquinamento causato dall'agricoltura industriale si potrebbe evitare con un altro tipo di agricoltura, quella biologica nelle sue più diverse forme. Alcuni sostengono che questo tipo di agricoltura produca di meno ma ciò non è assolutamente vero. Diversi studi, come il rapporto Fao o quello dei ricercatori dell'università del Michigan, che analizzando i dati ventennali di numerose realtà agricole su tutto il globo hanno dimostrato che l'agricoltura biologia produce tanto quanto l'agricoltura industriale nei paesi sviluppati e molto di più nei paesi in via di sviluppo, procura un maggiore reddito agli agricoltori è molto ma molto meno inquinante, migliora la struttura e fertilità del terreno, fissa tanto azoto che si può fare a meno dei fertilizzanti chimici azotati, dà raccolti più ricchi di nutrienti e microelementi, conserva meglio gli ecosistemi e li rende più resistenti ai patogeni. Lo stesso studio ha dimostrato che se tutte le aziende agricole del mondo si convertissero in aziende biologiche la produzione potrebbe sfamare oltre nove milioni di persone, cioè una popolazione di qualche miliardo superiore all'attuale.
    I dati dimostrano inoltre che dove si coltivano Ogm in maniera massiccia, come nel sud est asiatico, molti agricoltori si suicidiano. Questo avviene perché gli agricoltori sono costretti ad indebitarsi con le banche per comprare semi Ogm, fitofarmaci, erbicidi e, non riuscendo ad estinguere il debito, ricorrono al suicidio. A tutto ciò però, che è dimostrato dai fatti e spesso registrati dai giornali locali, i media continuano a non dare spazio. Quando si verifica uno tsunami la cui colpa non è direttamente attribuita all'uomo, i media si fanno grande concorrenza.
    Lei sostiene che "è sbagliato continuare ad investire per una ricerca che oltre ad essere inutile è anche dannosa", ci spiega cosa intende dire?
    Certo, gli Ogm sono molto dannosi. Il Dna transgenico, contenuto nei cibi transgenici, è dannoso per la salute degli animali, uomo incluso, e questo è dimostrato da numerosi studi di esperti che però fanno fatica ad essere divulgati perché le riviste scientifiche si rifiutano di pubblicare i risultati di queste ricerche.
    I cibi transgenici provocano neoplasie di ogni genere: allergie, tumori, cancri, abbassamento delle difese immunitarie, riduzione della fertilità, aumento della mortalità e ciò per diverse generazioni.
    In che modo?
    Tutto sta nel capire cos'è il Dna transgenico. I geni per essere trasferiti da un individuo (donatore) ad un altro (ospite che diventa Ogm) vengono inseriti in particolari unità, dette costrutti e se non basta un costrutto se ne preparano diversi. L'insieme dei costrutti si chiama cassetta. In pratica, ciascun gene viene legato a due pezzi di Dna, il primo, detto promotore, segnala alla cellula di accendere il gene ed il secondo, detto terminatore, spegne il gene. In questo processo, apparentemente naturale, l'anomalia sta nel fatto che ciascun pezzo del costrutto ha origine diversa, spesso virale e spesso prelevato da virus mortali; il gene stesso o transgene può essere composto da Dna di diversa origine e almeno un costrutto contiene il gene responsabile della resistenza agli antibiotici e medicine, che resta nell'organismo transgenico (Ogm). E' proprio attraverso questo gene marcatore che si riconosce qual è la cellula che è stata traformata o resa transgenica. Servono infatti tantissimi tentativi per inserire il Dna transgenico in una cellula e sono pochissime le cellule che riescono a trasformarsi. Tali cellule possono essere identificate proprio perché hanno il gene resistete agli antibiotici. Ciò vuol dire che quando si mangia un cibo Ogm, si ingerisce anche il gene resistente all'antibiotico e, di conseguenza, quando si assumono antibiotici, questi non hanno più alcun effetto sui patogeni che abitano nel nostro tubo intestinale o più in generale degli animali che vengono alimentati con foraggi transgenici (Ogm).
    Inoltre, i legami che tengono insieme tutti i pezzi del costrutto, sono deboli e quindi i costrutti sono instabili, rispetto al Dna naturale, e tendono alla rottura. Di conseguenza quando l'agricoltore utilizza un mais transgenico, lo può usare soltanto per un anno o due, dopodiché il mais perde le sue caratteristiche. Ciò spiega l'instabilità degli Ogm. L'agricoltore resta quindi legato alla multinazionale perché deve, di anno in anno, riacquistare i semi Ogm.
    C'è poi un altro problema: il costrutto presenta degli "hotspots", cioè dei punti caldi che sono molto suscettibili alla ricombinazione con altro Dna libero, che può anche essere quello dello stesso ospite, Dna che di solito non si esprime direttamente, detto anche "Dna spazzatura" (che spazzatura non è ma che è stato messo da parte e tenuto a bada dal resto del genoma che si esprime più direttamente o rappresenta Dna che si esprime svolgendo funzioni secondarie), nel quale comunque ci sono numerosi provirus, accumulatisi nel corso di millenni di evoluzione. Questa instabilità e fragilità del Dna transgenico aumenta il trasferimento genico orizzontale (il trasferimento genico verticale è quello che avviene attraverso l'impollinazione) e la ricombinazione, con tutti i rischi che comporta: mutazioni geniche, inserzioni casuali, cancro, riattivazione di virus dormienti (provirus) e generazione di nuovi virus, nuovi batteri, nuovi funghi e nuove malattie.
    Ci spiega meglio cosa si intende per contaminazione "verticale" e contaminazione "orizzontale"?
    Nel mondo vegetale il flusso di geni o Dna (nel caso specifico e per ragioni di divulgazione chiamata contaminazione) non avviene solo attraverso il trasferimento genico verticale, cioè da una pianta all'altra della stessa specie (per esempio da una pianta di mais Ogm ad una pianta di mais non Ogm), attraverso la diffusione del polline geneticamente modificato, ma, in forma ancora più subdola, anche superando le barriere tra specie, attraverso cioè il trasferimento genico orizzontale. Questo meccanismo naturale, che avviene attraverso la trasduzione, la coniugazione e la trasformazione, nel caso del Dna transgenico si moltiplica per mille rispetto al Dna naturale. In altre parole il Dna transgenico si diffonde nell'ambiente ad una velocità di gran lunga superiore a quella del Dna naturale.
    I residui delle colture geneticamente modificate rimangono infatti inevitabilmente sul terreno. Questi residui contengono Dna transgenico che, al contrario del Dna naturale è molto più instabile, si rompe e si ricombina, passa in virus, batteri e funghi, e attraverso questi si infila in altri organismi viventi. Così un frammento di Dna di mais transgenico può finire nel frumento piuttosto che nell'orzo o in altre colture, poste anche lontane rispetto alle colture geneticamente modificate. Questo meccanismo è quindi ancora più pericoloso del trasferimento attraverso il polline, che può essere evitato distanziando una coltivazione Ogm da una Ogm-free. Inoltre, ribadisco che il Dna transgenico si trasmette ad altre specie molto più velocemente del Dna naturale.
    Diversi studi dimostrano che questo tipo di trasferimento, molto più subdolo e pericoloso di quello verticale, è reale, ma la sperimentazione per verificarla non viene fatta seriamente, evidentemente perché le multinazionali e i sostenitori degli Ogm non la vogliono.
    Molti dei sostenitori degli Ogm affermano che, da quando sono stati introdotti, essi non hanno causato alcun effetto sulla salute umana, cosa ne pensa?
    Se mangio mais transgenico insieme ad altro cibo non transgenico è chiaro che l'effetto che avrà sul mio corpo è diverso dall'effetto che avrà nei ratti sperimentali che alimento solo con soia transgenica e non transgenica. In una corretta sperimentazione le diete devono essere almeno tre: soia transgenica, soia non transgenica e controllo (dieta normale o completa, cioè fatta da soia non transgenica ed altri alimenti). I risultati mostrano che i migliori ratti in salute, fertilità, natalità, difese immunitarie, ecc. sono i ratti del controllo, poi vengono quelli alimentati con soia non transgenica ed i meno sani sono i ratti alimentati con soia transgenica. Ovviamente gli effetti che si avranno sull'uomo, che si nutre anche di cibi non transgenici, saranno di entità inferiore rispetto a quelli dei ratti alimentati solo con cibo transgenico e si vedranno con il passare del tempo. Non è quindi un caso che molti paesi, come gli Usa, dove gli Ogm sono stati introdotti già da diversi anni, stanno tornando sui loro passi. La probabilità che un cibo transgenico faccia male dipende da quanto ne mangiamo e se lo mangiamo da solo o insieme ad altri alimenti non transgenici e sani. È evidente quindi che il tempo gioca un ruolo fondamentale. La probabilità di vincere al totocalcio aumenta con il numero delle giocate. La probabilità di ammalarsi con il cibo transgenico aumenta con il numero di mangiate di cibo transgenico.
    In conclusione il Dna transgenico dai residui delle piante transgeniche ce lo troviamo nell'aria (quando i residui diventano polvere), nell'acqua e nei suoli. Per cui il Dna transgenico lo possiamo respirare e bere a nostra insaputa, contro la nostra volontà. Solo e soltanto per questo gli Ogm non dovrebbero essere coltivati o diffusi nell'ambiente. Con le colture Ogm si diffondono nell'ambiente bombe biologiche. La coesistenza delle colture biologiche e convenzionali con quelle transgeniche (Ogm) è impossibile, in quanto la contaminazione, cioè il passaggio del Dna transgenico dalle colture transgeniche a quelle non transgeniche di qualunque specie vivente, è materialmente impossibile evitarla. Pertanto, tutta la discussione sulla coesistenza non ha senso e si dimostra di non aver capito che il problema delle colture transgeniche sta nella tecnica. Il Dna transgenico è il vero flagello dell'ingegneria genetica. Non ha senso parlare di soglie di tolleranza e di distanze tra i campi con colture Ogm e colture biologiche o e/o convenzionali. Queste informazioni dovrebbero conoscerle anche i giudici prima di accogliere le istanze di agricoltori che vogliono coltivare piante Ogm. Quanto meno i togati dovrebbero conoscere le sentenze emesse dai loro colleghi di altri paesi, dove ormai la gente incomincia a ribellarsi per danni subiti da Ogm. La sperimentazione sulla nocività degli Ogm non deve essere eseguita solo dalle autorità che possono essere influenzate dalle multinazionali ma devono essere eseguite e controllate da strutture più vicine alla gente.
    La notizia del 2 marzo 2010, che la commissione europea dà il via libera alla coltivazione della patata geneticamente modificata Amflora "per uso industriale" dimostra chiaramente che la commissione è molto influenzata dalle multinazionali e molto probabilmente non sa o non vuole sapere la pericolosità del Dna transgenico indipendentemente dalla pericolosità della patata Amflora come mangime. La colpa è anche dei ricercatori che sanno e che non si espongono a dire in tutte le sedi quello che sanno. Forse perché si perdono occasioni di lavoro o posizioni di prestigio in questa o quella commissione, questo o quel progetto di ricerca, e così via. Quando i ricercatori si toglieranno il bavaglio? Se le cose non cambiano ed alla fine anche la commissione europea cede alle multinazionali, vuol dire che i ricercatori senza bavaglio sono ancora troppo pochi.

    Vandana Shiva

    Attivista ed ambientalista indiana. Si è battuta per cambiare pratiche e paradigmi nell'agricoltura e nell'alimentazione; si è occupata anche dei diritti sulla proprietà intellettuale, di biodiversità, biotecnologie, bioetica, ingegneria genetica e altro.

    Secondo le stime delle Nazioni Unite nel 2050 si dovranno nutrire 9 miliardi di persone. Per molti l'unica soluzione possibile sono le colture Ogm. Per alcuni queste sono anche la soluzione ai cambiamenti climatici. Lei cosa ne pensa?

    Il mito che gli Ogm sono la panacea sia per la fame e sia per i cambiamenti climatici è tale: un mito, e di fatto un mito pericoloso. Gli Ogm non aumentano la resa agricola, sono più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico e lavorano contro gli interessi dell'umanità.
    Contrariamente a quanto sostiene la Monsanto che il loro cotone Bt produrrebbe 1500 kg per ettaro, la nostra ricerca mostra che la resa media è stata di 400 kg per ettaro, che è meno di un terzo di ciò che sostengono. Un rapporto della Union of concerned scientists degli Stati Uniti dal titolo 'La mancata resa' mostra inoltre che non vi è nessun guadagno. In realtà vi è spesso un freno del rendimento. L’aumento del rendimento si basa su un tratto multigenetico. Gli strumenti di ingegneria genetica possono funzionare solo con i tratti di un singolo gene, come la tolleranza agli erbicidi e alla tossina Bt. È per questo che dopo 20 anni di costose ricerche da parte dell'industria, solo questi due tratti sono stati introdotti.

    Il sistema industriale e agricolo per il cibo è responsabile di almeno il 25-30% delle emissioni totali di gas a effetto serra e allo stesso tempo, è estremamente vulnerabile ai cambiamenti climatici. Dall’altro lato abbiamo invece un’agricoltura biologica ed ecologica che è in grado di mitigare e adattarsi al cambiamento climatico, è più resistente e quindi più in grado di garantire la sicurezza alimentare al pianeta.

    Il 2 marzo la Commissione europea ha adottato tre decisioni che autorizzano i mais geneticamente modificati MON863xMON810, MON863xNK603, MON863xMON810xNK603, per alimenti e mangimi e ha anche deciso di autorizzare Amflora. Questa patata Gm sarà utilizzata per la produzione di amido da usare per applicazioni industriali (ad esempio la produzione di carta). Cosa ne pensa di questa decisione?

    Un anno fa la Commissione europea ha cercato di costringere i Paesi a rimuovere i divieti in materia di Ogm. Ho viaggiato a Lussemburgo, Spagna e Germania per lavorare con i movimenti free-Ogm, e, per fortuna, la maggior parte dei Paesi ha votato per il mantenimento del divieto. La multinazionale Monsanto, le cui varietà di mais sono state approvate, avverte il crescente rifiuto degli Ogm da parte del pubblico ed è disperata. In India abbiamo appena vinto una moratoria sulla brinjal Bt. Sorprendentemente, la Monsanto sta ora premendo sul governo per leggi che prevedano il carcere per chi critica gli Ogm. Gli Ogm possono essere diffusi solo distruggendo la democrazia.

    Secondo il recente rapporto “Carattere globale delle colture Gm commercializzate: 2009” a cura dell’ International service for the acqusition of agri-biotech applications, l'India è il 4° Paese al mondo per ettari coltivati (8,4 milioni). Può dirci cosa sta succedendo in India con le colture Gm?

    L’unica coltura Gm introdotta in India, finora, è il cotone Bt. Si è diffusa attraverso una pubblicità fraudolenta. Si è diffusa distruggendo le alternative. Di 200.000 suicidi degli agricoltori in India negli ultimi dieci anni, la maggior parte sono concentrati nei settori del cotone Bt. Gli agricoltori infatti si indebitano per comprare i semi dalle Multinazionali e, non riuscendo ad estinguerli, ricorrono al suicidio. La diffusione degli Ogm significa la scomparsa della biodiversità. L’India aveva 1.500 varietà di cotone. Ora c'è Bt, Bt, Bt. Il nostro studio mostra che i terreni sui quali il cotone Bt è cresciuto hanno perso microrganismi vitali. Ciò è stato anche confermato da una ricerca condotta da scienziati del Consiglio indiano per la ricerca agricola. Quindi il cotone Bt significa anche la morte del suolo. I parassiti sono aumentati e c'è una aumento in volume dell’uso di pesticidi di tredici volte. Per questo motivo Navdanya ha avviato l'iniziativa "semi di speranza”. Abbiamo creato banche del seme, stiamo aiutando gli agricoltori a coltivare biologico e li stiamo aiutando a trovare mercati per il loro cotone biologico. Gli agricoltori biologici guadagnano 10 volte di più degli agricoltori Ogm.

    Che tipo di pericoli vede in un mondo che usa semi Ogm?

    Vedo molti pericoli. Il primo è un monopolio di approvvigionamento di sementi, il primo anello della catena alimentare. Vedo gli agricoltori sempre più indebitati a causa dei costi elevati delle sementi visto che sono brevettate. Vedo la scomparsa della biodiversità. Vedo contaminazione genetica distruggere i nostri agricoltori biologici. Vedo la diffusione di semi tossici e sostanze chimiche tossiche. Vedo la corruzione della scienza che presenta false dichiarazioni di sicurezza. Vedo la fine della democrazia, se gli Ogm sono autorizzati a diffondersi. I semi Ogm sono i semi della distruzione. Abbiamo bisogno di rimanere Ogm-free per la nostra sovranità sulle sementi, per la nostra sovranità alimentare, per la democrazia alimentare.

    Fondazione diritti genetici

    La Fondazione Diritti Genetici è un organismo di ricerca e comunicazione sulle biotecnologie. L'intervento è a firma di Fabrizio Fabbri, direttore scientifico della fondazione e Mario Capanna, suo presidente.

    Sin dagli inizi degli anni ’90, in Europa e non solo, si assiste ad una guerra dei numeri e delle teorie sulle piante transgeniche che non ha subito grandissime evoluzioni di merito nei venti anni intercorsi.

    Le tesi dei sostenitori degli Ogm, infatti, continuano ad essere le stesse di sempre: fame nel mondo, malattie alimentari, micotossine e siccità per citare quelle di moda al momento.

    Se le tesi sono uguali, la strategia di comunicazione è cambiata per lasciare spazio alla promozione degli Ogm attraverso l’informazione scientifica, o qualcosa che le assomigli. Un esempio per tutti: la rassicurazione di importanti oncologi sull’innocuità del consumo di Ogm dimostrata dall’assenza di danni accertati negli USA e in altri Paesi dove si mangiano da oltre un decennio.

    Occorre ricordare, però, che per poter studiare l’impatto di un determinato fattore ambientale è necessario poter disporre di una popolazione esposta agli stessi stress ambientali della popolazione di studio ad eccezione del fattore che si vuole studiare (anche detto “bianco”). È evidente che questa condizione non può essere rispettata dal momento che negli USA tutti i consumatori usano inconsapevolmente Ogm o loro derivati.

    Inoltre, le possibili conseguenze sanitarie che si possono prevedere allo stato attuale riguardano patologie che hanno già altre cause e che possono insorgere dopo lunghissimi tempi di esposizione.

    D’altronde si sa che le conoscenze scientifiche avanzano per prova ed errore, avvicinandosi alla comprensione dei fenomeni per approssimazioni successive che possono richiedere decenni.

    La storia è costellata di rassicurazioni di illustri scienziati sull’assenza del nesso di causalità tra il fumo e tumori o malattie ischemiche, sull’innocuità del Ddt, dei Pcb, del cloruro di vinile monomero o dell’amianto solo per citare nomi tristemente noti al grande pubblico.

    In pratica, si assume che la mancanza della prova di rischio rappresenta la prova della mancanza del rischio, un concetto aberrante sotto il profilo scientifico ancorché largamente usato.

    Non a caso, la normativa europea ha codificato il concetto di principio di precauzione che impone che siano i portatori di interessi economici a dover dimostrare, senza ombra di dubbio, l’assenza del rischio.

    Il problema è che se tra 40 o 50 anni si dovesse avere la prova del danno delle piante transgeniche non basterebbe vietarle in quanto i loro caratteri, nel frattempo, si saranno ampiamente diffusi per mezzo di incroci con le piante non transgeniche compresi i relativi selvatici nei luoghi di origine delle specie commerciali.

    L’insegnamento del passato dovrebbe consigliare maggiore rigore a chi parla a nome di istituzioni importanti o anche solo a nome della “Scienza” evitando di dare per definitive notizie che spesso sono totalmente fittizie e prive di sostanza.

    Chi invece fruisce dell’informazione farebbe bene a tenere a mente che non basta essere famosi per essere nel giusto.

    Riguardo la recente autorizzazione della patata geneticamente modificata Amflora, riteniamo si tratti di un atto di vero e proprio fondamentalismo pro-biotech. Il via libera dell'Efsa, su cui si fonda l'attuale decisione della Commissione è stato infatti concesso nonostante i pareri contrari dell'Agenzia europea del farmaco (Emea) e dell'Organizzazione mondiale della sanità nonché in aperto contrasto con la normativa europea. Pertanto dovrebbe essere considerato completamente illegittimo.

    La patata Amflora contiene un gene marker che conferisce resistenza alla kanamicina e alla neomicina, due antibiotici molto rilevanti per la salute umana ma erroneamente classificati dall'Efsa tra quelli di scarsa o nulla importanza per la medicina. Quando l'Emea e l'Oms hanno diramato la loro opinione sul valore medico dei due antibiotici, considerati antibatterici di cruciale importanza, l'Efsa ha ammesso l'opportunità di preservarne il potenziale terapeutico. Nonostante ciò non ha ritenuto necessario spostare i due antibiotici nel gruppo di quelli necessari alla terapia medica umana e veterinaria, la qual cosa avrebbe impedito il rilascio dell'autorizzazione per semplice applicazione delle norme europee che, dal 2004, vietano l'autorizzazione di eventi transgenici con caratteri di resistenza ad antibiotici importanti per la profilassi umana e veterinaria".

     

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