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    Il futuro del cibo: Carlo Petrini e Vandana Shiva a confronto

    riavvicinarsi alla natura, ridurre lo sfruttamento intensivo della terra, proteggere la biodiversità, promuovere la produzione alimentare a Km0, incentivare le produzioni locali, l'autosufficienza alimentare delle comunità, i gruppi di acquisto solidale, l'agricoltura biologica e biodinamica, gli allevamenti non intensivi di animali e le scelte vegetariane.
    1 giugno 2010 - Redazione REES Marche

    Durante Terra futura ci si interroga sulla grande questione che interroga il nostro tempo e la soluzione sembra essere: riavvicinarsi alla natura, ridurre lo sfruttamento intensivo della terra, proteggere la biodiversità, promuovere la produzione alimentare a Km0, incentivare le produzioni locali, l'autosufficienza alimentare delle comunità, i gruppi di acquisto solidale, l'agricoltura biologica e biodinamica, gli allevamenti non intensivi di animali e le scelte vegetariane.

    Sembrano esserci due movimenti uguali e contrari nella grande questione del cibo che interroga il nostro tempo. Due grandi linee di tendenza: l'una che si allontana sempre più velocemente dalle dinamiche naturali per spingersi verso un'artificialità e un'omologazione esasperate, l'altra che tende a riavvicinarsi, finanche a ricostruire una relazione più amichevole verso la natura. Ne parleranno a Terra Futura, in un colloquio sul cibo del futuro, Vandana Shiva e Carlo Petrini venerdì 28 maggio alle ore 18.
    La prima tendenza, quella "artificialista", si fa forte della relazione con la scienza e la tecnologia, promette soluzioni miracolose ad alcuni grandi problemi del pianeta (la carenza alimentare), ma ciò che in realtà (malamente) nasconde è una relazione con l'economia che tende ad interpretare interessi forti di sfruttamento intensivo della terra, dei consumi nei paesi ricchi che assecondano le dinamiche semplificative della globalizzazione.

    Così con lo sviluppo di tecnologie Ogm si promette una radicale risposta ai problemi di penuria alimentare nel mondo, ma in realtà sono gli interessi della grandi multinazionali farmaceutiche e dell'industria alimentare che ne verranno sicuramente beneficiate, assecondando quel preoccupante fenomeno di "neocolonizzazione" con l'acquisto - per il loro sfruttamento intensivo - dei grandi appezzamenti di terreno ancora liberi in Africa o in America Latina. Un fenomeno che implica deforestazione, sradicamento delle culture locali e nuove marginalità sociali, riduzione della biodiversità, inquinamento chimico. Sulla strada dell'esasperazione scientifico-tecnologica, c'è anche il fenomeno del cibo-farmaco, "nutraceutica" si è scritto con orribile neologismo, ovvero quello sviluppo innaturale di cibi chimicamente modificati, addizionati, "gonfiati" di cui un sapiente marketing pubblicizza le funzioni curative, ma che l'Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha denunciato la falsità, ottenendo l'immediata reazione dell'Aiipa (Associazione italiana industrie prodotti alimentare) -guarda caso! - a difesa di un indotto economico e lavorativo imponente; ma cosa ne penseranno i consumatori che sono stati truffati acquistando prodotti promossi come curativi ma che tali non erano? Ecco, i consumatori, tutti noi. Molti, qui in Occidente e in modo diverso molti nei continenti del "sottosviluppo" hanno imboccato un'altra strada, quella che appunto Vandana Shiva e Carlo Petrini così bene hanno tracciato e precorso. Riavvicinarsi alla natura: ridurre lo sfruttamento intensivo della terra, proteggere la biodiversità (pensiamo al "Manifesto sul futuro dei semi" che la Commissione per il futuro del cibo guidata da Vandana Shiva ha elaborato proprio qui in Toscana), promuovere la produzione alimentare a Km0, incentivare le produzioni locali, l'autosufficienza alimentare delle comunità, i gruppi di acquisto solidale, l'agricoltura biologica e biodinamica, gli allevamenti non intensivi di animali, le scelte vegetariane (oggi celebrate anche da un grande scrittore come Safran Foer). Una strada che non preclude affatto il rapporto con la scienza, ma che al contrario riconnette i saperi tradizionali con il sapere scientifico moderno, come testimonia il Manifesto che in proposito la Commissione per il Futuro del Cibo ha elaborato e che, come diciamo in questa newsletter, sarà presentato a Terra Futura. Vandana Shiva scrive nel suo libro "Dalla parte degli ultimi. Una vita per i diritti dei contadini" (Slow Food Editore, 2007) ‹‹I cibi industriali globalizzati non sono economici, ma, al contrario, troppo costosi per la terra, per i contadini, per la nostra salute.››
    Il colloquio che vedrà impegnati Carlo Petrini e Vandana Shiva segna anche la convergenza ideale, ma può essere l'inizio di una collaborazione più strutturale fra Terra Madre (la manifestazione che con cadenza biennale il movimento di Slow Food organizza a Torino) e Terra Futura: il tema delle alleanze che abbiamo posto al centro della nostra manifestazione lo scorso anno passa anche da queste esperienze che mostrano una strada diversa, più sostenibile e responsabile verso il futuro e verso il pianeta, che può diventare il main stream del XXI secolo.

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