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    Green Economy: Sfide ed opportunità della grande crisi

    Le sfide della grande crisi ambientale, sociale ed economica offrono anche grandi opportunità per le persone e per le imprese di avviare un cambiamento positivo
    9 giugno 2010 - Giordano Mancini (Attivo nella green economy)

    Stiamo vivendo un periodo storico veramente particolare, dove le emergenze planetarie ambientali ed economiche sembrano mostri inarrestabili. I temi dell’ecologia ci arrivano filtrati dai media quasi sempre affiancati a catastrofi, rischi presenti e futuri, costi sociali ed economici. Di fatto viviamo questi temi solamente come un coacervo di grandi problemi da risolvere. Invece le nuove sfide veicolano anche l’opportunità di uscire da vecchi schemi e da abitudini consolidate, che si stanno rivelando sbagliate e controproducenti, per noi stessi e per l’ambiente. Abbiamo quindi nuovi stimoli per cambiare in meglio.
    La sensibilità verso il rispetto dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile era fino a poco tempo fa appannaggio di una minoranza di persone, generalmente appartenenti ad un specifica area politica. Oggi tale sensibilità sta rapidamente diventando un patrimonio comune, una questione che interessa un numero sempre maggiore di persone.
    La cosiddetta “Green Economy” sta diventando importante per il livello di diffusione dei temi trattati e per il volume di lavoro che ne deriva. Tali nuove opportunità di lavoro, visto anche il perdurare, e il probabile aggravarsi, della grande crisi economica, implica la necessità, per persone e imprese, di cogliere le nuovi occasioni. Non è però sempre facile comprendere ed adeguarsi rapidamente alle esigenze di questo nuovo approccio alla produzione ed al consumo. Va considerata la non trascurabile difficoltà culturale legata alla necessità per gli imprenditori di cambiare mentalità e “paradigma di eccellenza”, se vogliono competere con successo nei mercati della Green Economy. Anche i professionisti ed i lavoratori devono avere un approccio nuovo per avere le meritate soddisfazioni.
    D’altro canto il gioco vale la candela. Cambiare in questo caso porta al miglioramento per la propria azienda e, spesso, anche per se stessi e la propria famiglia. Proviamo quindi ad approfondire il tema. Le istituzioni di tutto il mondo prendono lentamente coscienza delle emergenze ambientali planetarie: riscaldamento globale, eutrofizzazione dei mari, assottigliamento dell’ozono, ecc.. I consumatori esprimono una crescente domanda di beni la cui produzione, utilizzo e smaltimento sia sempre meno impattante sull’ambiente. Tutte queste esigenze messe assieme portano ad un nuovo mercato ed alla nascita di nuove imprese (o alla trasformazione di quelle esistenti) in grado di realizzare produzioni eco compatibili. In una parola “Green Economy”, appunto!
    In sintesi, i principali ambiti di mercato che generano sempre crescenti opportunità possono essere classificati in tre grandi aree. La prima è legata alla “Fondazione del Carbonio”. Il Carbon Trust è un ente parastatale nato nel 2001 in Inghilterra per la diffusione presso le aziende di tutto il mondo di metodi e soluzioni per la riduzione delle emissioni di CO2 e degli altri gas serra. Oggi decine di importanti multinazionali fanno parte del Carbon Trust e promuovono marchi e labelling, come il Carbon Footprint, che prevedono il coinvolgimento di intere filiere produttive allo scopo di consentire al consumatore finale di scegliere i prodotti meno inquinanti. In Italia, ad esempio, la Coop ha coinvolto oltre 100 imprese nella riduzione dei gas serra emessi durante i loro processi produttivi. Questo nuovo approccio è in rapida espansione porta alla selezione anche dei piccoli fornitori e dei terzisti sulla base di criteri ambientali. Inoltre sono sempre più richieste nuove professionalità in grado di fornire informazioni, formazione, consulenza e competenze sui temi in discussione.
    Un'altra area è quella del PAN GPP, sigla che indica il Piano d’Azione Nazionale per il Green Public Procurement (acquisti verdi per la pubblica amministrazione) e rappresenta una grande opportunità per le imprese che vi si vogliono impegnare. In Italia ogni anno la P.A. effettua acquisti (al netto della Difesa) per oltre 50 miliardi di euro. Già oggi almeno il 30% degli acquisti della P.A. deve rispettare i dettami delle linee guida del GPP. Sono all’opera diversi gruppi di lavoro per la definizione, per tipologia di prodotto, delle specifiche tecniche per la limitazione dell’impatto ambientale. Le pmi e gli artigiani sono naturalmente avvantaggiati per via del radicamento sul territorio (uno dei pilastri della cultura della sostenibilità) e per la minor emissione di gas serra (CO2) dovuti ai trasporti per via della poca distanza fra produttore e consumatore. Sono già presenti in Rete portali e siti con elenco di fornitori “eco-qualificati”.
    Infine ci sono i consumatori consapevoli, detti anche consum-attori, che si aggregano spesso nei Gruppi di Acquisto Solidali (GAS) e sono una realtà sempre più rilevante nel panorama nazionale. Oltre agli acquisti di prodotti alimentari biologici a filiera corta e a “km 0”, i GAS acquistano sempre più massicciamente beni durevoli, purché prodotti secondo le loro logiche. Già numerose aziende si sono riconvertite al nuovo modo di produrre e sono state rivitalizzate (e a volte proprio salvate) dal loro rapporto con i GAS. Spesso i GAS viaggiano in parallelo alle Reti di Economia Equo-Solidale e su molti territori si stanno formando i DES, Distretti di Economia Solidale, dove le imprese partecipano in maniera del tutto nuova a tutte le decisioni. Inoltre sempre più numerosi sono i consumatori consapevoli individuali che desiderano acquistare o ristrutturare la casa utilizzando la bio edilizia, o impiantare pannelli solari o impianti geotermici, oppure acquistare prodotti e servizi dal basso impatto ambientale. Internet facilita l’aggregazione dei consumatori e l’individuazione e la selezione dei fornitori che producono in maniera ecocompatibile. In definitiva il consumatore consapevole è il “pilastro centrale” della Green Economy.
    Tutti i soggetti coinvolti nella Green Economy, malgrado la crisi, crescono e si affermano sui mercati di riferimento. Anche alcuni soggetti finanziari sono in contro tendenza. Mi piace citare il caso di Banca Etica, che nell’annus orribilis 2009, mentre tutte le altre banche chiudevano i rubinetti, ha aumentato i propri finanziamenti del 30 %.
    Credo ce ne sia abbastanza per suscitare l’interesse delle piccole e medie imprese che, affrontando seriamente il cambiamento senza approcciarlo in termini di sola immagine, possono diventare protagoniste sui nuovi mercati della sostenibilità ambientale. Stesso discorso vale per chi si vuole cimentare nelle nuove professioni legate alla Green Economy.

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