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    8 dicembre 2006 - David Fiacchini
    Fonte: Bollettino Res Marche Anno 2 N°3 - 04 dicembre 2006

    Commercio di animali:Il caso dei Rettili

    Ovvero... Quando una "passione" diventa un problema di ecologia quotidiana!

    Potremmo scrivere un libro dal titolo “Cronache di una vergogna che non appare. Il commercio illegale di animali esotici”.
    Forse vi sembrerò esagerato in questo breve articolo, ma credo in pochi principi fondamentali in ambito naturalistico, e uno di questi è proprio legato al concetto di “libertà” che mal si sposa con la “cattività”.
    Partiamo da un dato: sapevate che il settore della “terraristica” (allevamento e/o detenzione in casa di animali selvatici) ha un volume d’affari che è seconda solo al commercio di droga (dati estrapolati dai rapporti annuali del network internazionale “Traffic”, http://www.traffic.org, che si occupa di monitorare i molteplici aspetti del commercio di fauna e flora) ?
    Tra le tante specie animali esotiche detenute in casa un posto di rilievo lo occupano i rettili: oggi sembra proprio che avere in casa, nei pochi metri quadri di giardino o in una teca super-tecnologica che può riprodurre habitat estremi (dal deserto del Gobi alla foresta pluviale), sia un qualcosa di più di una "semplice" passione, di una moda o di un hobby, divenendo una vera e propria forma di commercio (…spesso ai limiti della legalità).

    Serpenti, iguana, gechi, tartarughe e altre specie vengono strappate dai luoghi d'origine o da allevamenti privati per finire nei negozi di animali e soddisfare la "fame" di esotico dell'Occidente. Merce vivente e senziente, milioni di animali all'anno, fra legale e illegale: l’ultima frontiera del pet-trade, che fonda la propria “filosofia” sulla credenza che sia possibile l'allevamento "sostenibile" dei rettili (così come di molti altri animali), credenza alimentata da una lobby economica internazionale che va dai cacciatori locali agli allevatori, passando attraverso gli importatori, i grossisti e molti negozianti di animali.
    Non dobbiamo fermarci a pensare che “…ci sono allevamenti autorizzati che non incidono più sul prelievo in natura …”, che “…tanto l’animale è nato in cattività…”, o che “…nel mio terrario starà meglio che altrove, perché la vita in condizioni di semi-cattività è meno stressante…”, o ancora che “…è il solo modo per osservare da vicino animali rari…”. Sono tutti luoghi comuni da sfatare, se partiamo dal principio che ogni animale ha una sua storia biologica ed evolutiva che ha selezionato un habitat, una nicchia ecologica, un ciclo riproduttivo specifico. Perché l’uomo deve intervenire in questi delicati equilibri e modificarli a proprio piacimento, per soddisfare una sua passione, una sua visione egoistica o, peggio, per meri interessi economico-commerciali?
    Poi succedono enormi pasticci, sociali ed ecologici: specie esotiche sfuggite accidentalmente alla cattività o liberate volontariamente in ambienti fuori dal loro areale di distribuzione diventano dominanti, causano inquinamento genetico ed estinzione di specie autoctone, creano problemi di convivenza.... Un esempio attuale è dato dalla Testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemys scripta), la comune "tartarughina" acquatica che si trova nei negozi di animali: liberata in stagni, laghi e fiumi, dove riesce a sopravvivere va in competizione diretta con la nostra Testuggine palustre autoctona, quasi estinta in molte zone del suo areale di distribuzione (nel sito www.noturtle.org si possono trovare ulteriori spunti interessanti a proposito del problema delle testuggini acquatiche).
    E allora in questi casi bisogna intervenire, con spreco di denaro pubblico, per risolvere nuovi problemi ecologici, spesso causando ulteriori danni ambientali perchè chi interviene non sa quasi nulla della biologia di questi animali…

    La realtà, dunque, è questa: tantissimi animali esotici ogni anno vengono allevati, trasportati, venduti per scopi commerciali e per lucro: molti di questi muoiono nei vari passaggi, altri sviluppano patologie infettive trasmissibili alle specie nostrane, altri ancora vengono abbandonati. Ci sono, ovviamente, delle eccezioni positive, che però non possono giustificare questa situazione che definire vergognosa ... è dir poco.
    Oggi è necessario porsi delle domande e cercare di dare, con un approccio etico ed ecologico, risposte chiare e concrete che possano essere di stimolo anche e soprattutto per i politici locali e nazionali, affinché si possa una volta per tutte far cessare - con una normativa ad hoc e sanzioni severe - questo “mercato” di esseri viventi.

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