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    8 dicembre 2006 - David Fiacchini
    Fonte: Bollettino Res Marche Anno 2 N° 3 - 04 dicembre 2006

    Inceneritori: Energia Rinnovabile ?

    Forse non tutti gli italiani sanno che nella bolletta della luce una parte dei costi (circa il 7%) vanno a finanziare lo sviluppo delle cosiddette "energie rinnovabili" (e cioè eolico, "solare" e biomasse).
    In realtà di quel 7% - come denunciato in più occasioni dall'irriverente comico Beppe Grillo e dall'associazione Greenpeace - una parte preponderante va a finanziare la realizzazione degli inceneritori (o termovalorizzatori), tecnologia tutt'altro che rinnovabile e dalle non poche problematiche ambientali (altamente inquinanti in quanto, dai dati a disposizione, anche gli impianti di nuova generazione emettono più CO2 per chilowattora di un tradizionale impianto a carbone, già considerato inquinante).
    "Come si fa a definire "fonte rinnovabile" il processo di combustione dei rifiuti? Contro questo paradosso - si legge in un comunicato stampa di qualche settimana fa dell’associazione Greenpeace - sono state consegnate ai Presidenti di Camera e Senato quasi 30mila firme da Greenpeace e dalla Rete Nazionale Rifiuti Zero per chiedere l’abolizione del sussidio agli inceneritori".
    La produzione elettrica da incenerimento dei rifiuti è sussidiata, infatti, sia attraverso i costi di smaltimento sia grazie agli incentivi che dovrebbero essere riservati alle fonti rinnovabili di energia, prive di emissioni inquinanti.
    Aggiunge il dr. Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace: “nei rifiuti è presente sia una componente organica, le cui emissioni di CO2 sono considerate nulle, che una componente di plastiche che invece è una fonte fossile a tutti gli effetti in quanto derivata dal petrolio, le cui emissioni vanno conteggiate”.
    Dai dati ufficiali che annualmente vengono presentati alla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, risulta che a parità di energia prodotta gli inceneritori emettono più anidride carbonica rispetto alla media della produzione elettrica.
    Così gli incentivi che dovrebbero essere dedicati alle fonti rinnovabili - che hanno emissioni nulle di CO2 - vengono spesi per aumentarle....
    Per la produzione netta di un chilowattora da rifiuti si emettono infatti circa 940 grammi di anidride carbonica, contro i 530 della media nazionale (che comprende anche la quota da rinnovabili) e i 650 della sola componente termoelettrica. Si tratta di emissioni più elevate di quelle delle fonti fossili: un impianto tradizionale a carbone emette circa 900 grammi di CO2 per chilowattora e uno a gas a ciclo combinato circa 370.
    Secondo Rossano Ercolini, della Rete Nazionale Rifiuti zero, “l’Italia, in ritardo rispetto allo sviluppo delle nuove fonti rinnovabili - solare termico, fotovoltaico, minieolico su tutte - è in gravi difficoltà per rispettare gli impegni di Kyoto, e dovrebbe semmai tassare e non incentivare gli impianti di incenerimento, favorendo invece il riciclaggio ed il compostaggio” (... e il risparmio energetico, e la riduzione a monte dei rifiuti usa e getta, e l'introduzione dei prodotti biodegradabili, ecc., ecc., aggiungiamo noi).
    Da una tonnellata di rifiuti si producono circa 700 chilowattora e si ricevono mediamente circa 70 euro di incentivi per la produzione di elettricità. Ma una tonnellata di rifiuti incenerita emette circa 0,8 tonnellate di CO2 e riceve pure gli incentivi: se gli impianti dovessero acquistare sul mercato i permessi di emissione, dovrebbero pagare una cifra di 10-15 euro per tonnellata.

    Un altro paradosso all'italiana.

    David Fiacchini


    David Fiacchini
    via Brancasecca, 11 - 60010 Ostra Vetere (AN)
    Tel. casa 071.965365 - E-mail: david.fiacchini@libero.it
    Blog: http://blog.libero.it/salamandrina http://naturaetratio.blogspot.com

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