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    8 dicembre 2006 - Alessandro Fedeli
    Fonte: Bollettino Res Marche Anno 2 N°3 - 04 dicembre 2006

    Giovani e Volontariato

    L’obiettivo di queste righe vuole essere quello di aprire un confronto e una discussione su un tema che credo stia a cuore a molti di noi: i giovani e la loro capacità di impegnarsi nelle organizzazioni di partecipazione della società civile (associazioni di volontariato, sportive, politiche, di promozione sociale, etc…). In particolare vorrei approfondire il rapporto tra giovani e volontariato.
    Ovviamente l’intenzione è quella di suscitare il vostro interesse e di ricevere in futuro altri contributi che possono allargare il dibattito.
    I miei pensieri non sono certo frutto di studi accademici ma solo riflessioni emerse da vicende ed esperienze concrete.
    La questione giovani ci riguarda ed è quella cruciale del nostro tempo perché investe il futuro della nostra società. Saranno infatti loro i protagonisti chiamati a guidare le nostre comunità di domani, gli unici che possono darci una speranza di un futuro migliore.
    Innanzitutto lasciatemi dire che il comune sentire che i giovani siano vuoti e passivi (e la lista degli aggettivi negativi potrebbe essere infinita) è solo un brutto luogo comune da sfatare. Indubbiamente una minoranza da “ricostruire” esiste, ma questa non deve certo farci dimenticare una maggioranza pura e volenterosa che chiede solo di essere informata e coinvolta.
    In tale contesto diventa irrinunciabile individuare luoghi ove costruire percorsi di sviluppo ed educazione delle giovani generazioni.
    Quali possono essere questi luoghi? Senza la pretesa di essere esaustivo (non me ne voglia chi si sente dimenticato), cosa che questo spazio non ci consente, e con la promessa di rimediare eventualmente nei prossimi numeri, provo a ripercorrerne alcuni dove ho trascorso gli anni della mia infanzia ed adolescenza. La mia memoria corre veloce all’oratorio, a quelli di “una volta” però dove c’erano centinaia di ragazzi e quasi nessuno si “perdeva”. Magari di tutti quelli che erano con me, solo pochissimi frequentano oggi funzioni religiose, ma tutti gli altri sono cittadini attivi ed “in gamba” e credo che questo sia il più grande risultato per i nostri educatori di allora. Oggi conoscete più qualche oratorio “all’altezza” del compito? Si contano sulle dita di una mano. Forse quella Chiesa che spesso si preoccupa di questioni che non la riguardano (e lo dico da cattolico praticante) e che sempre più spesso dimentica le priorità del mandato assegnatole, perché non fa una seria riflessione sull’adeguatezza delle risposte che fornisce alla crescita dei giovani? Certo per gestire un oratorio occorre affidarsi a laici e religiosi adeguati ai tempi (che può significare dover spiegare ad un quindicenne come si usa un preservativo piuttosto che dirgli di pentirsi e fare penitenza). Se così fosse il contributo che la Chiesa cattolica potrebbe dare per la crescita di giovani cittadini sarebbe veramente prezioso.
    Il secondo pensiero riguarda le associazioni sportive. Oggi i nostri ragazzi passano più tempo con il proprio allenatore che con i genitori. Questo dovrebbe stimolare tutte le associazioni sportive che hanno a che fare con bambini e giovani ad attrezzarsi perché i propri allenatori siano soprattutto educatori di vita prima di essere maestri di sport. Qualcosa si sta muovendo ma ancora molto c’è da fare. E se penso a qualche raccapricciante spettacolo a cui ho assistito (e che in molti mi hanno confermato avvenire purtroppo soventemente) dove ai deprecabili insulti dei genitori all’arbitro si aggiungono quelli di pseudo allenatori ai propri giovani atleti semplicemente perché hanno sbagliato un passaggio….bè la strada non è certo facile e breve.

    Concludo con quello che conosco più da vicino e cioè il mondo del volontariato.

    Praticamente tutte le associazioni di volontariato lamentano la carenza di giovani volontari da coinvolgere. Molte sono quelle realtà dove l’età media dei volontari è piuttosto elevata e dove ciò penalizza la volontà di avviare nuovi percorsi ed iniziative. Molti sono quei presidenti che chiedono ripetutamente a gran voce giovani che possano sostituirli. Sono dichiarazione formali, nei fatti però non è raro imbattersi in costoro quando, messi di fronte ad una concreta possibilità di ricambio, si attaccano così saldamente alla loro “poltrona” da far invidia a quella famosa azienda che nella sua pubblicità si affida a ben più sinuose forme. Le associazioni dovrebbero invece preoccuparsi costantemente ed incessantemente di promuovere e curare l’ingresso dei giovani nelle loro realtà. Sono proprio questi che possono garantire un rinnovato entusiasmo ed un futuro a preziose esperienze di solidarietà e volontariato. Ed è proprio questa la scommessa fondamentale che le associazioni di volontariato dovranno essere pronte a giocarsi per il loro futuro: “lasciare spazio ai giovani”. E questo significa di coinvolgerli in cose concrete, piuttosto che in dibattiti culturali, affidare loro compiti e responsabilità, controllando da lontano “a fari spenti” che sappiano sempre mantenersi in carreggiata, accettare qualche “incidente di percorso” ed infine essere pronti a farsi da parte per far posto a giovani che sicuramente possono avere una mentalità ed un modo di agire diverso da quello che l’associazione ha abitualmente adottato, ma che altrettanto sicuramente garantiscono che il fiume del volontariato possa continuare ad irrigare terreni aridi ed assetati.

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