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    Intervista ai nonni

    "Se le parole producessero energia elettrica saremmo a posto e il futuro dei giovani assicurato."
    Il seguente questionario è stato rivolto dagli alunni ai nonni per conoscere quali fonti energetiche venivano sfruttate nel passato.
    11 gennaio 2011 - Redazione Rees Marche
    Fonte: arcipelagoscec.net - 03 gennaio 2011

    "Se le parole producessero energia elettrica saremmo a posto e il futuro dei giovani assicurato." 

    Il seguente questionario è stato rivolto dagli alunni ai nonni per conoscere quali fonti energetiche venivano sfruttate nel passato.
    • Ad ogni domanda seguono le diverse risposte ottenute.
    • Le interviste hanno interessato 39 nonni,
    • il nonno più giovane ha una età di 49 anni, il più anziano di 88 anni, con una età media di 68,5 anni.
     
    1) Quando era bambino, esisteva l’impianto elettrico nelle case?

    • No, l’impianto elettrico non esisteva nelle case.
    • L’impianto elettrico esisteva, però in alcune case si usava ancora il lume con il petrolio.
     
    2) Ricorda quando è stato fatto l’impianto elettrico in casa dei suoi nonni o dei suoi genitori? (Quando non c’era l’elettricità)
     
    • L’impianto elettrico è stato fatto verso gli anni 40.
    • L’impianto elettrico è stato fatto circa 50 anni fa.
    • L’impianto elettrico è stato fatto dopo il 40.
    • L’impianto elettrico è stato fatto o nel 1948 oppure nel 1949.
    • L’impianto elettrico è stato fatto negli anni 50.
     
    3) Come erano illuminate le strade, le case, le chiese ecc.?
     
    • Le strade, le case e le chiese erano illuminate da lampade e lanterne.
    • Le case e le strade erano illuminate con i lampioni ad elettricità, mentre nelle chiese con i lampioni a petrolio.
    • Le strade erano illuminate da lampioni a petrolio, le case da lumi a petrolio o candele e le chiese con le candele.
    • Le case, le strade e le chiese erano illuminate elettricamente.
    • Le strade erano buie, le case con lanterne e le chiese con le candele.
    • C’era pochissima illuminazione.
    • C’era solo qualche lampadina.
    • Le persone si dovevano spostare con il lume per illuminare le strade, le case e le chiese.
    • Le strade erano illuminate con pochi lampioni, le case con lucerne alimentate ad acetilene, le chiese con candele e qualche lampione.
     
    4) Come ci si riscaldava in inverno?
     
    • In inverno le persone si riscaldavano col camino e nelle stalle.
    • Col fuoco dove ci si buttava la sansa, le “frunze” (i rami d’ulivo) le “sarmente” (rami della vite).
    • Con la brace.
     
    5) Come si riscaldava l si riscaldava l’’acqua per farsi il bagno ?
     
    • L’acqua per farsi il bagno si riscaldava sul camino.
    • L’acqua per farsi il bagno si riscaldava con le caldaie.
    • L’acqua per farsi il bagno si riscaldava in grandi casseruole dette“cazzarole” lasciandola al sole.
     
    6) Come si faceva il bucato quando non c’erano le lavatrici?
     
    • Il bucato si faceva a mano.
    • Il bucato si faceva con il “cofanu” cioè un recipiente di terracotta con un buco in basso, chiuso con un tappo. Dentro al cofanu ci si metteva il bucato coperto conb una tela, sulla quale veniva appoggiata la cenere bianca mesolata a volte con gusci di uova.
    A parte si bolliva dell’acqua e si versava sulla cenere; poi veniva tolto il tappo e l’acqua che scendeva lavava e sbiancava il bucato, depositandosi in una bacinella e così lo stessa acqua veniva ributtata di nuovo dentro il cofanu. Lo stesso procedimento venivaripetuto quattro – cinque volte.
    L’acqua che usciva dal bucato, chiamata “lessia”, veniva utilizzata per sbiancare, come oggi si usa la candeggina.
    Il bucato si faceva in una grande vasca di creta dove mettevano i panni e dopo due giorni si lavavano. I capi scuri venivano lavati a mano.Il bucato si faceva bollendo i panni con acqua calda e cenere poi strofinati su un tavoletta di legno chiamata “llavaturu”
     
    7) Con quali combustibili (legna,gas,altro) si cucinavano i cibi?

    • I cibi si cucinavano con la legna I cibi si cucinavano sul gas
    • I cibi si cucinavano nella casseruola al fuoco.
     
    8) Ricorda quando ha visto la prima cucina e il primo forno a gas?
     
    • La prima cucina e il primo forno li ho visti nel 1950
    • La prima cucina l’ho vista 50 anni fa, il forno 20 anni fa
    • La prima cucina e il primo forno li ho visti nel 1954
    • La prima cucina e il primo forno li ho visti nel 1970
    • La prima cucina l’ho vista nel 1952-53, il forno nel 1950
    • La prima cucina e il primo forno li ho visti nel 1960
     
    9) In estate come si rendeva l’acqua fresca, come oggi mediante il frigorifero?
     
    • In estate l’acqua si rendeva fresca prendendola direttamente dalla cisterna.
    • In estate l’acqua si rendeva fresca mettendo il ghiaccio nell’acqua, oppure mettendo le bottiglie d’acqua in un pozzo o in una cisterna.
    • In estate l’acqua si rendeva fresca lasciando il secchio pieno d’acqua nel pozzo, sospeso ad una corda.
    • In estate l’acqua si manteneva fresca mettendola in un recipiente di terracotta.
    • In estate l’acqua si manteneva fresca tenendo l’acqua fuori di notte.
     
    10) Si spendeva molto o poco per avere il fuoco, quale era il combustibile più usato?
     
    • La legna non si comprava, i vecchi contadini andavano per le strade di campagna e tagliavano gli alberi.
    • Per il fuoco non si spendeva molto perché prima la legna costava di meno, per accendere il fuoco si usava la legna e il carbone.
    • Non si spendeva niente perché la gente se la procurava da sola. Il combustibile più usato era la legna, ma anche i dorsi del tabacco dopo averli fatti seccare
     
    11) Sempre in estate, come si rinfrescavano le abitazioni?

    • In estate le abitazioni si rinfrescavano aprendo le porte e finestre la mattina presto e la sera.
    • In estate per rinfrescarsi ci si faceva vento con i ventagli.
    • In estate si rinfrescavano imbiancando delle pareti esterne della casa con calce viva.
    • Si soffriva il caldo.
    • In estate si rinfrescavano piantando piante sopra il terrazzo.
    • In estate per rinfrescarsi si usavano i ventilatori.
     
    12) Ricorda da sempre le automobili o ci si spostava con altri mezzi, quali?
     
    • Non ci sono state sempre le automobili perciò ci si muoveva con i cavalli , con carrozze, con biciclette, a piedi, con il traino.
    • C’ erano le automobili, solo che non tutti se le potevano permettere.
    • Ci si spostava con il calesse.
    • Le prime auto arrivarono nel 1945
     
    13) Veniva utilizzato in qualche modo il calore del sole?
     
    • Il calore del sole serviva per essiccare i fichi e il tabacco, pomodori e peperoni.
    • Per far asciugare i panni.
      Per riscaldare l’acqua e lavarsi.
    • Per fare il bucato.
    • Per riscaldarsi direttamente ai suoi raggi.
     
    Così vivevano i nostri nonni, solo 60 anni fa, oggi per soddisfare la metà (sottolineo la metà) del nostro futuro fabbisogno elettrico con l’ energia solare servirebbero 22mila chilometri quadrati di pannelli, un’area grande più o meno come tutta la Sardegna. 
     
    Con l'eolico basterebbe, si fa per dire, una superficie pari a l'intera aera coltivata italiana....
     
    Ma siamo sicuri che produrre energia è la soluzione ?
     
    Sta  emergendo un’attenzione critica non solo verso la qualità, ma soprattutto verso la quantità assoluta dell’energia impiegata. Anche  nella cultura tecnica e nelle sue implicazioni sociali emerge così un principio ben noto a chi studia i viventi e il loro habitat: “there is no free meal in nature” (trad.: in natura non esistono pasti gratuiti). Per quanto oggi indispensabile, diventa quindi insufficiente  limitarsi a distinguere tra energie più sporche o più “pulite”. 
     
    Diffondere inoltre l’llusione che possano davvero esistere energie pulite sembra il modo migliore per eludere il vero problema.
     
    Un esempio facile facile: le lampade a basso consumo.
     
    Derivate dalle classiche lampade fluorescenti, contengono al posto del neon, il mercurio che, surriscaldato, emette un raggio ultravioletto il quale è trasformato in luce dalla polvere fluorescente che va a ricoprire la parete interna del bulbo.
     
    La bolla dell’illuminazione a basso impatto ambientale ha spinto all’acquisto di queste lampade, facendo alzare alle stelle i fatturati delle aziende produttrici. Ancorché non economiche al pari di quelle a incandescenza, ma più accessibili dei LED esse sono diventate il mantra tramite il quale risolvere il problema dell’illuminazione. Consumano un quarto o un quinto dell’elettricità delle loro parenti spendaccione e durano dalle 6 alle 10 volte di più, ma la presenza di mercurio all’interno le rende comunque delle potenziali minacce per l’ambiente.
     
    Secondo alcuni studi, una fuoriuscita di questa sostanza causata dalla rottura della lampadina disperde circa 5 milligrammi di mercurio (l’equivalente di una macchia di inchiostro sulla punta di una penna a sfera) provocando notevoli danni all’ecosistema circostante. A questo proposito, i ricercatori dell'Università di Stanford hanno verificato che 1 milligrammo di mercurio può arrivare a contaminare circa 4 mila litri di acqua con gravi conseguenze sul sistema delle falde acquifere, dell’irrigazione e delle acque comunali.
     
    In caso di mercurio sul pavimento per esempio è necessario procedere con cautela e: aprire le finestre della stanza, pulire con uno straccio bagnato la superficie interessata e non usare l’aspirapolvere. Soprattutto non toccare il materiale con le mani.
     
    La normativa europea aveva previsto la progettazione di forme di raccolta in grado di venire incontro alle controindicazioni del prodotto, ma la spinta forzata all’acquisto di queste lampadine ha fatto alzare le antenne a non pochi ambientalisti. Specie in virtù del fatto che gran parte dell’informazione che doveva mettere in guardia sul contenuto delle lampadine è passata in secondo piano rispetto all’enfasi con cui si è lanciato il programma di attività legate alla nuova illuminazione eco-compatibile.

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